B. Sascha Horowitz
L’ A P P R E N D I S T A D E L L’ A R C A N G E L A D E L L A M O R T E
RACCONTO FANTASTICO
a
M I R T A H O R O W I T Z
in memoriam
l945-1999
“la morte è gratuita
ma ti costa la vita“
(proverbio russo)
Racconto in 10 capitoli
1.
In tempi remoti, Metielle prima di essere elevata al grado di Arcangela della Morte al servizio di una Divinità Suprema ed Unica, si chiamava Metlohim ed era un semplice Angelo della Morte, dapprima responsabile della Regione 257, poi della 321: zona poco popolata, con città piccole e vetuste, villaggi modesti e scarsamente disseminati qua e là nelle vaste campagne, interrotte da boschi ancora più estesi.
Fu infatti nella Regione 321 che Metlohim conobbe un giovane sulla trentina: alto, forte, dai capelli scuri e portamento dignitoso ma poco appariscente.
La loro conoscenza non avvenne immediatamente, perché Metlohim non si rese subito conto della presenza del giovane, o meglio: dapprima non comprese che la sua apparizione non poteva essere puramente casuale.
Difatti, fu soltanto dopo un certo periodo che Metlohim si accorse che il giovane si trovava non di rado nel luogo in cui doveva svolgere il compito di Angelo della Morte e in particolare al momento del decesso dei candidati per l’aldilà.
Il fatto cominciò ad incuriosire Metlohim, perché non riusciva a capire questa ripetuta, quasi ostinata presenza. Non poteva essere parente o amico di tante persone che trapassavano, quindi che cosa faceva in quei luoghi e in momenti così esclusivi? Poiché l’Angelo, quando lo desiderava, poteva apparire agli esseri umani anche non morenti ed essere visto e compreso soltanto da coloro che sceglieva, pensò che fosse il caso d’interpellarlo, soprattutto perché una situazione simile non gli era mai capitata durante tutta la sua vasta attività di Angelo della Morte.
Una sera, durante la quale il giovane era la sola persona presente al capezzale di un morente, decise di apparirgli. Androman, così si chiamava il giovane, si trovò improvvisamente di fronte a un Angelo, impressionante per la grandezza e per il colore delle tenebre che trasmetteva a tutta la stanza. Il giovanotto, almeno a prima vista, non sembrò turbato e accolse l’Angelo con tono familiare:
– Finalmente riesco a vederti…è da parecchio che aspetto che tu ti faccia vivo.., e ciò dicendo si rese conto che la parola “vivo” non era forse la più adatta.
Metlohim, che d’altronde era un Angelo d’azione e ovviamente sembrava non aver paura di niente e di nessuno, venne subito al dunque:
– Chi sei e che cosa fai così spesso nei luoghi dove svolgo il mio compito?
In un primo momento il giovane volle stringergli la mano, ma l’Angelo rifiutò il gesto:
– La tua ora non è ancora giunta e se ti stringessi la mano dovresti morire…
Il giovane non si lasciò impressionare dall’Angelo e lo ringraziò di non avergli stretto la mano, infine si presentò, rispondendogli pacatamente con garbo:
– Mia madre è deceduta alla mia nascita e mio padre si è tolto la vita poco dopo…, ma si corresse subito con un lieve sottotono polemico,…gliel’avrai tolta tu a causa del dispiacere che gli hai procurato derubandolo della moglie!
Dopo un attimo di silenzio, in cui si sentì una certa tensione da entrambe le parti a causa delle ultime osservazioni, Androman proseguì:
– Per quanto concerne la mia presenza nei luoghi della tua attività, avrei due cose da chiederti: la prima è che vorrei capire come procedi, se c’è un nesso logico in quello che fai, oppure se agisci più o meno a caso, addirittura in modo arbitrario. La seconda è che desideravo incontrarti, conoscerti personalmente e chiederti se eri disposto ad assumermi come apprendista, beninteso da vivo!
Il giovane cominciava ad interessare l’Angelo, perché nessuno, ma proprio nessuno prima di allora si era rivolto a lui in quel modo. In passato c’erano stati sporadici incontri a tu per tu con degli esseri umani, ma soltanto prima del loro trapasso e praticamente tutti gli avevano lasciato una misera impressione, tra l’altro per i timori, la rassegnazione, le superstizioni, le scaramanzie, i sotterfugi, le suppliche sia per poter morire che per rimanere in vita.
Nel frattempo, il morente per il quale erano presenti in quel luogo trapassò, poiché l’Angelo gli aveva improvvisamente stretto la mano. Questi propose quindi ad Androman di lasciare la casa e proseguire il colloquio strada facendo:
– E come mai vorresti diventare il mio apprendista e soprattutto ancora da vivo?
– Ho pensato che anche tu un giorno dovrai “morire” e che sarai forse chiamato ad assolvere altri compiti, in altre parole: dovrai trasformarti o sarai trasformato, così come tutto lo è e sarà in questo benedetto Universo…, ponendo un lieve accento d’insofferenza sull’aggettivo “benedetto”, perché frequentemente aveva avuto l’impressione che si idealizzasse troppo la bontà dell’Universo, spesso terrificante e anche crudele nei confronti degli esseri viventi, tutto sommato suoi ospiti loro malgrado.
Poi proseguì ad alta voce il filo del suo pensiero:
– Ciò significa che dovresti avere un successore e secondo me, per un compito così difficile e delicato, ci vorrebbe una lunga e accurata preparazione, mentre ho l’impressione che tu sia più che altro il frutto di una certa improvvisazione. Credo che tu non sia veramente stato preparato per questo ruolo, ma che tu vi sia stato precipitato casualmente da un momento all’altro! Penso inoltre di riuscirvi, ma provo l’impellente bisogno di un lungo e serio tirocinio, ragione per cui trovo che dovrei cominciare sin d’ora, raccogliendo un buon numero d’esperienze da essere umano, visto che tu sei specializzato soltanto nel loro decesso, un po’ come se la loro storia non ti riguardasse e tu dovessi invece dar seguito ad un ordine improvviso che avviene più o meno all’ultimo momento, nella fase conclusiva della loro vita! L’Angelo lo ascoltò con molta attenzione, ma assai perplesso.
Androman si fermò un attimo, poi continuò più cauto:
– Per l’apprendistato ho ancora un’altra ragione e desidero essere sincero. Con una prolungata e assennata preparazione spero di poter modificare il compito dell’Angelo della Morte: non più decessi così improvvisi senza preavviso, morti premature, ingiuste, incomprensibili, strazianti, in massa, di bambini, d’innocenti e altre ancora, ma dei modi più funzionali e armoniosi, più equi e sereni! L’Angelo, fatto inabituale, si spazientì un attimo:
– Come, vorresti diventare un Angelo ribelle?
– Non fraintendermi, ribelle sarei soltanto se volessi abolire la Morte, ma non è questo il mio scopo e credo d’altra parte che ciò sarebbe impossibile. Anzi, suppongo che se venisse abolita la Morte, dopo un certo periodo, più o meno tutti la invocherebbero…addirittura la supplicherebbero di ridiventare operativa, perché il mondo sarebbe talmente sovraffollato che diverrebbe invivibile. Inoltre, l’eccessivo invecchiamento porterebbe tali e tanti disagi che la gente, dopo un certo tempo, proverebbe un’inevitabile saturazione per la vita. Senza la trasformazione radicale che porta con sé la Morte, il deterioramento di un organismo è risaputamente inevitabile e diverrebbe estremo e perciò insostenibile!
Vorrei soltanto cambiare i modi, i luoghi e i momenti della morte e penso quindi sia facile capire che la ribellione non c’entra, bensì il perfezionamento del trapasso…
A dir poco, l’Angelo della Morte rimase sbalordito: aveva già sentito molte cose a proposito della Morte, ma non in questi termini. Se da un lato provava una certa opposizione, d’altra parte questo modo di porre il problema lo attraeva.
Un aspetto al quale non aveva mai pensato, era quello della “sua Morte”, meglio della trasformazione in qualcosa d’altro, magari in un’altra funzione. Inoltre era affascinato da questo giovane che sembrava aprirgli nuovi ed inaspettati orizzonti. Dapprima, fatto inabituale, rimase ammutolito e si lisciò la lunga barba (sì, perché così come aveva dei lunghi capelli aveva pure una lunga barba, già per il semplice fatto che non è risaputo che nel regno degli Angeli ci siano dei barbieri o dei rasoi, anche se è pur vero che molti descrivono gli Angeli come entità asessuate, ma il fatto non è ancora stato accertato e probabilmente non lo sarà mai, mentre per tanti rimane tuttora una pura e semplice ipotesi).
Metlohim si riprese rapidamente:
– Devo pensarci…anche se francamente la cosa mi attira…ma dovrò chiedere, consultarmi…
– A chi, con chi se è lecito chiedere? interferì Androman.
– Ma con gli Arcangeli…, dicendolo come se fosse la cosa più naturale ed evidente di questo e dell’altro mondo,…per certi ordini di realtà sono loro che fungono da intermediari e decidono: noi non abbiamo un accesso diretto alla Legislazione Universale e ai suoi Regolamenti!
Durante questo breve scambio, Androman si rese conto di alcuni punti deboli dell’Angelo:
primo, non poteva stringere la mano a qualcuno senza che avesse delle conseguenze funeste, insomma non poteva scegliere di stringere le mani decidendo in anticipo delle conseguenze di questo gesto;
secondo, non era molto sapiente, visto che ignorava perfino che anche lui avrebbe dovuto “morire”, e questo molto probabilmente perché si identificava con la Morte, travisando che ne era soltanto un rappresentante, uno strumento, mentre la Morte, sempre secondo Androman doveva essere un Principio Universale Eterno, indistruttibile, al quale sia gli Angeli che perfino gli Arcangeli dovevano sottostare. Per il giovane, i Princìpi si caratterizzavano per la loro universalità, ma soprattutto, come nel caso della Morte, per il semplice fatto che la Morte non poteva “uccidersi”, eliminare sé stessa.
Terzo, che l’Angelo aveva poca autonomia, poiché doveva interpellare gli Arcangeli per poter assumere un apprendista, operazione che Androman considerava alquanto banale e subordinata, forse a torto, ma per la quale si aspettava una maggiore indipendenza da parte di un Angelo!
A dire il vero, tutto sommato era un po’ deluso. Chissà quali sorprese lo stavano ancora aspettando…, ma concludendo si disse che quando sarebbe giunto il suo turno, avrebbe cercato di modificare le realtà che riteneva antiquate, riesumandole al momento voluto.
Dopo queste brevi riflessioni, ripropose le sue innumerevoli domande:
– Quando vi trovate, se è lecito chiedere…?
– Questo non è un mistero…il prossimo incontro è previsto per l’equinozio di primavera. Noi utilizziamo sempre gli equinozi e i solstizi, perché sono dei punti di riferimento cardinali: è un patto arcaico che non dobbiamo rinnovare…è ormai sottinteso.
– E se ci sono delle urgenze?
Androman si rese conto che forse aveva esagerato un po’ con questa domanda e volle rimediarvi, ma non fece in tempo:
– Delle urgenze? Gli Arcangeli non conoscono “urgenze”, visto che vivono al di fuori del vostro tempo. Per quanto mi concerne, ogni tanto ne avrei, ma da quel lato non ci sentono, ragione per cui talvolta devo arrangiarmi, cercando ovviamente di rimanere allineato con le Leggi ed i Regolamenti. Talvolta è molto difficile e ci si può anche sbagliare!
”Come” si disse Androman, “anche gli Angeli sbagliano?” e chiese subito a bruciapelo:
– E gli Arcangeli?
Metlohim rimase di nuovo stupito perché questa domanda non se l’era mai posta e di fatto non sapeva che cosa rispondere:
– Non saprei, dovette riconoscere anche se a malincuore, perché aveva la sensazione che questo giovane, con le sue domande e considerazioni, cominciasse a creare in lui uno stato d’incertezza, una sensazione alquanto nuova, ma soprattutto poco piacevole e come se non bastasse, Androman aggiunse:
– Potrei partecipare anch’io al vostro incontro?
A Metlohim, questa richiesta sembrò alquanto invadente, ma essendo un Angelo anche se della Morte, si contenne:
– Mi dispiace, tagliò corto, questo lo potrai ottenere soltanto quando sarai…morto!
Al giovane la risposta sembrò coerente e non insistette cambiando discorso:
– Spero che non ti offenda se ti do del tu…
– No no, sottolineò rapidamente l’Angelo, ma in fondo pensò che i giovani di oggi non avevano neppure più rispetto per la Morte. Chi, in tempi e generazioni passate, avrebbe mai osato chiederglielo? Qui invece ci si prendeva la libertà di metterlo di fronte a dei fatti compiuti, mentre solitamente era lui che metteva gli altri di fronte a situazioni definitive!
Androman suppose d’intuire il pensiero dell’Angelo:
– Sai, gli disse cercando di rassicurarlo, non è per mancanza di rispetto, tutt’altro, è perché mi sei talmente familiare e comincio a conoscerti a tal punto che mi è difficile darti del lei. Se poi guardiamo la cosa più da vicino, in un certo senso tutti ti portiamo dentro di noi sin dalla nascita, anzi da prima ancora, un po’ come un seme che si schiuderà al momento voluto…voluto da te, sottolineò prudentemente il giovane aggiungendo,…anche se è banale dirlo, siamo sempre in pericolo di morte!
All’Angelo, almeno una parte delle considerazioni sembrava un po’ spinta:
– Che cosa significa che mi portate dentro di voi?
– Certo, riprese Androman, se il Principio della Morte non ci abitasse, tu saresti disoccupato, mentre così puoi decidere almeno il dove, come e quando…
Metlohim era di nuovo sbalordito e aveva l’impressione di ridiventare un apprendista, se non addirittura l’apprendista dell’apprendista…e la cosa non gli garbava affatto! Non che fosse orgoglioso, no, questo proprio no, altrimenti non avrebbe potuto assumere il ruolo che stava svolgendo da parecchio tempo: glielo avrebbe impedito soprattutto l’Arcangelo Michael che, con la sua perenne domanda: “chi è come Dio?”, costringeva alla sola risposta possibile (per i più assetati di sapere: “nessun altro al di fuori di Dio stesso”), lo avrebbe immediatamente messo al tappeto, o in altre parole lo avrebbe precipitato negli Stati Inferi dell’Essere, secondo una delle Leggi Fondamentali dell’Universo, quella della “Gravitazione Spirituale”. No, Metlohim era semplicemente “cresciuto e vissuto” in tempi e ambienti che avevano conservato il senso della gerarchia.
Ma Androman non poté fare a meno d’indagare:
– E perché non potrei venire prima di essere morto?
– Quanti perché…, fece notare l’Angelo un po’ come se volesse eludere la domanda ma poi, prevedendo che forse sarebbe dovuto diventare il maestro di Androman, tentò di spiegare ciò che, forse e tutto sommato, rimaneva inspiegabile…
– Sai, disse al giovane, portarti con me senza che tu debba necessariamente essere già morto, sarebbe fors’anche possibile, ma non si è mai visto fare. C’è però un altro punto che mi sembra di massima importanza: quando ci riuniamo nel Grande Cerchio con gli Arcangeli, tutta la cupola circostante è inondata da una Luce eccezionale e unica a cui nulla è comparabile. È questa Luce che da vivente non riusciresti a sostenere e verosimilmente ti distruggerebbe. Io questo rischio non lo voglio correre, perché sarebbe già la fine del tuo apprendistato, ammesso che te lo concedano.., aggiunse prudentemente.
– E quella Luce? chiese con una certa ansia Androman.
– Quella Luce molti la chiamano Dio, anche se con nomi diversi… però sussistono dubbi anche tra gli Arcangeli…
– Vale a dire? insistette il giovane.
– C’è chi suppone che l’Essenziale si trovi dietro la Luce e che questa abbia soltanto una funzione di mascheramento, che esprima qualcosa d’altro…
– Per nascondere che cosa?
– Non si tratta di un celare vero e proprio e soprattutto non intenzionale, bensì del carattere d’impenetrabilità che hanno in definitiva i Princìpi Universali, anche se in superficie si riesce ogni tanto ad afferrarne qualche lembo attraverso le loro Leggi, Regolamenti e Applicazioni!
A questo punto Androman quasi sconfinò con una battuta:
– Insomma, qualcosa come una Direzione Generale!
– No, riprese Metlohim seriamente, molto di più…una Direzione Generale deve solitamente sottostare ad altre entità come quelle economiche, politiche, militari e così via, mentre i Princìpi e le Leggi Universali sono autosufficienti, si completano tra di loro, dirigono tutto, ma proprio tutto e nulla può sfuggire loro, neppure loro stessi, vale a dire che pure loro devono sottostare a ciò che sono e non godono di alcun privilegio, appaiono come qualcosa d’impersonale, seguendo il filo di un perenne ordine immanente!
Questa volta fu Androman ad aver l’impressione che fosse l’Angelo a saperne una più del…”diavolo” e cominciò a rincuorarsi: tutto sommato, la scelta del maestro potrebbe forse essere vincente, contrariamente a quanto sospettava inizialmente, avendo notato le debolezze di Metlohim.
– Ah, è questo che dà loro quel sembiante disumano, insistette il giovane riprendendo le ultime spiegazioni dell’Angelo, ragione per cui diciamo: “è giusto, non è giusto, è crudele, è provvidenziale, meraviglioso, terribile” e così via…
– Può darsi, notò l’Angelo senza attardarvisi, come se la cosa non lo interessasse particolarmente.
Infatti, pensò Androman, gli eventi umani con le loro gioie e le loro sofferenze non dovrebbero toccare l’Angelo della Morte, visto che solitamente procura più sofferenze che gioie, anche se in conclusione sembra risolverle tutte quante.
– Prima hai parlato di Princìpi e Leggi che sono al di là della Grande Luce, potresti dirmi qualcosa di più?
– Ti ho già detto molto, forse più di quanto avrei dovuto: ricordati che non hai ancora cominciato il tuo apprendistato e che devo attendere la decisione degli Arcangeli…sarà quindi per dopo l’equinozio di primavera…
– D’accordo, aspetterò e nel frattempo andrò nella fattoria che i genitori mi hanno lasciato quando trapassarono. È da qualche tempo che non sono tornato e devo controllare che cosa succede. Inoltre devo incassare un po’ di denaro, che comincia a scarseggiare dopo il viaggio che ho fatto per seguirti. Occasionalmente lavoravo qua e là, ma quando ti spostavi troppo rapidamente…
L’Angelo lo interruppe come se di nuovo la cosa non lo riguardasse:
– Se non sbaglio si trova nella regione 257 che ho conosciuto quando vivevano i tuoi genitori…ti troverò là per darti una risposta. Nel frattempo ti saluto e…riguardati!
Androman, dopo essersi stupito del: “riguardati”, espresso da un Angelo della Morte, contraccambiò il saluto con rispetto, cosa che fece molto piacere all’Angelo, il quale dovette riconoscere che questi giovani non erano forse così maleducati come in un primo tempo aveva creduto.
Dopo di che, Androman partì verso ovest, in direzione della sua fattoria, ma strada facendo ripensò a quel: “…riguardati” ed ebbe l’impressione che Metlohim ci tenesse a fare di lui il suo discepolo e che probabilmente avrebbe sostenuto la sua candidatura anche se alquanto inabituale e discutibile.
Rassicurato, proseguì più sereno il suo viaggio, anche se in fondo in fondo non capiva bene perché credeva che fosse così importante diventare l’apprendista dell’Angelo della Morte. Non avrebbe potuto scegliere un altro “mestiere”, magari “più redditizio”, o semplicemente occuparsi della sua fattoria?
Forse era qualcosa che avrebbe dovuto chiarire meglio…
* * *
So long, I am around…
Fine del 1° cap. (continua)
2.
Dopo alcuni giorni di marce forzate, giunse alla meta.
Il fattore, vedendolo arrivare così all’improvviso, temette qualche cambiamento repentino, perfino quello di perdere la sua mansione.
Si rassicurò, quando Androman gli confidò che probabilmente sarebbe ripartito tra non molto per parecchio tempo e che al momento rimaneva soltanto per dargli man forte durante i lavori di fine inverno.
In occasione della prima cena, dopo il ritorno dal prolungato peregrinare alla ricerca dell’Angelo della Morte, Androman si rese conto di quanto fosse cresciuta Evenia, la figlia maggiore di Tusdan il fattore.
Non soltanto era ben sviluppata, ma era diventata molto attraente nella sua genuina e sana bellezza contadina, pur essendo ancora molto giovane.
Si muoveva liberamente senza inibizioni, nonostante la presenza del proprietario della fattoria e metteva mano con grazia ovunque fosse necessario, riuscendo così a sostituire la madre deceduta qualche anno prima, durante il parto del fratellino.
– Mi è veramente di grande aiuto, disse Tusdan notando che Androman stava osservando ammirato l’aggraziata operosità della figlia,…non so cosa avrei fatto senza di lei dopo la morte di mia moglie…!
Evenia ebbe un sorriso imbarazzato:
– Suvvia papà, mi sembra naturale, visto che potevo aiutarti…
– Sì, però hai rifiutato di fidanzarti e sposarti, mentre c’erano diversi pretendenti che ti facevano la corte: sono sicuro che hai rinunciato per amore della famiglia…
– Ma papà, c’è ancora tempo…non ho fretta e troverò qualcuno con cui realizzare una vera unione…non preoccuparti!
– D’accordo…non ne parliamo più…sarai tu a decidere.
– Certo papà, così va meglio, non vorrei che tu avessi l’impressione di essere in debito con me.
La cena si concluse, non senza che Androman fosse rimasto impressionato dalla maturità di Evenia, nonostante i suoi vent’anni.
Ripensandoci durante la notte, il giovane si disse che molto probabilmente la figlia di Tusdan avrebbe potuto diventare una moglie ideale se…se non ci fosse stata quella benedetta vocazione, quel desiderio impellente di seguire l’Angelo della Morte e diventare suo apprendista.
Se il “Cerchio degli Arcangeli” non lo avesse accettato come apprendista, allora…allora…, però a quel punto si addormentò, esausto per il viaggio e i conflitti interiori che cominciavano a tormentarlo.
L’indomani mattina di buon ora, cominciò ad aiutare il fattore nei lavori che la stagione richiedeva. D’altra parte era alquanto ansioso, nell’attesa del momento in cui si sarebbe deciso il suo futuro.
Ciò nonostante, sia nei campi che in casa, sbirciava spesso in direzione d’Evenia, da cui era sempre più affascinato: per il suo modo di muoversi, la sua gentilezza, semplicità, laboriosità e sincerità, nonché l’atteggiamento rispettoso e affabile che esprimeva con gli altri.
Si rese conto che stava per invaghirsene e che anche lei lo ricompensava con degli sguardi discreti ma molto significativi.
Ma una sera, l’idillio nascente venne interrotto quando Androman, ritiratosi nella sua stanza, si trovò improvvisamente di fronte all’Angelo della Morte.
Erano trascorsi pochi giorni dall’Equinozio di Primavera e Metlohim, come d’altronde ci si poteva aspettare, aveva mantenuto la sua parola, informandolo senza mezzi termini:
– Anche se con qualche esitazione, hanno accettato la tua candidatura e quindi d’ora in poi sarai il mio apprendista…, sottolineando un po’ eccessivamente, almeno per i gusti di Androman, il “mio” apprendista.
Il giovane rimase perplessso e si rese conto che avrebbe quasi preferito ottenere un rifiuto: Evenia occupava ormai un posto notevole nel suo cuore e nella sua mente!
L’Angelo si accorse della difficoltà:
– Non sei soddisfatto del verdetto?
– Sì sì, rispose a bruciapelo il giovane.
– Però mi sembri alquanto contrariato…è successo qualcosa di particolare nel frattempo?
– No no, rispose in modo evasivo Androman, va bene…va bene, accentuando il “va bene” come per evitare ulteriori approfondimenti.
– Allora possiamo cominciare subito, propose l’Angelo, perché abbiamo parecchio da fare!
– Lasciami ancora qualche giorno, devo raccogliere un po’ di denaro, sistemare alcune cose con il fattore…
– Vuoi dire con Evenia? interruppe l’Angelo e Androman ne fu alquanto imbarazzato, sentendosi scoperto con tanta facilità. Ne dedusse che se voleva essere veramente l’apprendista dell’Angelo, doveva abituarsi sin dall’inizio ad avere con lui un rapporto di trasparenza.
Per cominciare, Metlohim sottolineò un aspetto importante del tirocinio:
– L’apprendistato è suddiviso in tre fasi…
una prima a partire da questo momento, per un minimo di tre anni e un massimo di sette, a seconda di come procederai nell’approfondimento del processo cognitivo riguardante la Morte; in seguito dovrai vivere una vita da uomo normale ma virtuoso fino alla morte, ossia dovrai realizzare costruttivamente la tua vita personale; dopo la morte ci sarà una terza fase i cui tempi saranno indeterminati, indefinibili e flessibili…
Ma, non volendo metterlo in ulteriori difficoltà sin dall’inizio, gli disse con benevolenza:
– D’accordo…verrò a prenderti tra tre giorni, e scomparve così com’era venuto.
Androman ebbe la piacevole impressione che l’Angelo non fosse indifferente alla decisione presa dagli Arcangeli e che desiderasse stabilire con lui un impegnativo rapporto d’apprendistato, forse anche d’amicizia. Scoprì inoltre il lato umano e una certa tolleranza che fino a quel momento non aveva notato. Probabilmente doveva conoscerlo molto meglio, giudicarlo un po’ meno e soprattutto meno affrettatamente. Utilizzò i giorni seguenti per accordarsi con il fattore su quanto era rimasto in sospeso, in modo da essere pronto per partire al momento pattuito.
Fece capire a Evenia che sarebbe tornato tra non molto, dopo avere assolto certi compiti che si era prefissati, senza specificare quali, lasciando però intravedere, anche se velatamente, che era interessato a lei, anche se in quel momento esistevano altre priorità.
Evenia, seppur discretamente, gli fece capire che lo avrebbe aspettato, come se Androman fosse “l’uomo promesso” dal destino, consolandosi con il fatto che lei era ancora giovane e non c’era alcuna fretta per formare una famiglia.
Esattamente dopo tre giorni, sull’imbrunire, l’Angelo ricomparve:
– Sei pronto?
– Sì, rispose il giovane con una certa titubanza.
– Sempre il problema di Evenia?
Androman non si espresse a parole, ma assentì soltanto timidamente con il capo e di conseguenza Metlohim non si soffermò per approfondire l’argomento che d’altronde non gli sembrava dovesse far parte dell’apprendistato.
– Partiremo domattina, ti aspetto al portale della fattoria… e scomparve di nuovo.
Androman passò una notte molto combattuta: e se Evenia non l’avesse aspettato? se sposandosi avesse abbandonato la fattoria, il padre e i fratellini? se non l’avesse mai più rivista? Poi si abbandonò a una visione alquanto fatalista: se il destino aveva previsto Evenia quale sua futura sposa, presto o tardi l’avrebbe incontrata e avrebbe potuto unirsi a lei anche di fatto e non soltanto nell’immaginazione.
* * *
So long, I am around…
Fine del 2° capitolo, (continua)
3.
Il mattino seguente, salutò la famigliola e si diresse verso il portale, dove lo aspettava l’Angelo della Morte. Fecero un breve pezzo di strada in silenzio, poi Metlohim si rivolse al suo nuovo apprendista:
– Vedi, mio giovane amico…, e Androman non volle credere alle proprie orecchie: l’Angelo, nonostante tutto, lo aveva preso a tal punto in simpatia che già lo chiamava “mio giovane amico” e ovviamente ne fu lusingato, tanto più perché sapeva che l’Angelo non era ipocrita e che le cose dette erano vere, corrispondevano al famoso “che il vostro dire sia sì per sì e no per no”!
Si aveva perfino l’impressione che non conoscesse le menzogne o perlomeno non fosse in grado di esprimerle.
– Sembri stupito, ma non dimenticare che tanto tempo fa sono stato anch’io un essere umano, anche se talvolta quasi quasi lo dimentico. Comunque, so che cosa si prova in quanto tale, anche se non dovrei più tenerne conto…ma ogni tanto una qualche atavica tendenza riemerge…e devo dire francamente che mi sei simpatico, pur avendomi messo in difficoltà all’inizio con il tuo modo inabituale di affrontare le situazioni e porre domande. Ho notato però che questo mi spingeva ad approfondire certi aspetti della vita e della morte che allora “sorvolavo”…, e sorridendo aggiunse in tono scherzoso:
– Anche se non ho ali per volare…e mi sposto grazie al pensiero immediato e unitario.
– Con il pensiero immediato e unitario? volle sapere Androman, ma l’Angelo frenò l’impulso del novizio a voler conoscere tutto e subito:
– Di questo parleremo probabilmente un’altra volta…per ora mi sembra di aver capito qual è il tuo modo di vedere e devo riconoscere che non mi dispiace, anche se suppongo che ci potrebbe creare non poche difficoltà…
Dapprima desidero parlarti di qualcosa che è attinente alla nostra attività: è ovvio che non potrai assistere a tutti i miei interventi, perché c’è troppo da fare, molto da spostarsi e anche rapidamente, insomma un’attività eccessiva per un mortale sia quantitativamente che qualitativamente e diciamolo pure…per tua fortuna!
– Per mia fortuna?
– Sì, vedi… in qualità di Angelo della Morte ho indubbiamente e senza volerlo un notevole potere, ma se ci pensi bene è molto limitato, sono costretto a procedere, non posso far altro e sono quasi operoso ventiquattro ore su ventiquattro: per un comune mortale sarebbe una “vita” impossibile, non fosse che per sostenere le forti e frequenti pressioni emotive con le quali si è confrontati. Quindi è ovvio che mi potrai accompagnare soltanto in alcune occasioni. Questo ti permetterà di vivere più o meno normalmente e nel frattempo io potrò soddisfare le esigenze della mia funzione. Solitamente non conosco in anticipo con chi devo svolgerla e a quanto sembra deve essere così, affinché io non possa essere influenzato o possa influenzare il meno possibile le circostanze in cui sono implicato. Però sono informato anticipatamente in che direzione devo muovermi, in che luogo devo recarmi ed è in questo senso che ti orienterò, per trovarci al momento voluto nel luogo dovuto…
Infatti già mi si chiama e devo andare…ci troveremo tra qualche ora nel prossimo borgo, tu mi aspetterai e io prima o poi ti apparirò per recarci sul luogo dove potrai cominciare ad assumere il tuo apprendistato.
L’Angelo scomparve e Androman s’incamminò verso Tronsten che conosceva sin dall’infanzia: in un primo tempo vi era stato qualche volta da piccolo, accompagnando semplicemente suo padre, in seguito ripetutamente per i più svariati acquisti e al tempo stesso per cercare di vendere certi prodotti agricoli, poiché era il capoluogo più vicino alla loro fattoria.
Appena giuntovi si sedette su una panchina al centro della borgata, pensando che così l’Angelo lo avrebbe trovato più facilmente, dimentico delle capacità del Messaggero della Morte. Infatti non dovette aspettare a lungo, perché Metlohim apparve improvvisamente al suo fianco con l’invito a seguirlo. Si recarono in una modesta casetta dove trovarono una partoriente circondata da alcuni familiari. Erano talmente indaffarati attorno alla giovane donna che non si accorsero neppure della presenza di Androman. Vi si poteva percepire un’atmosfera di estrema inquietudine:
– Ci vorrebbe un dottore…
– Ma no, ce la farà da sola…
– Soccomberà o la madre o il bambino…
– E se non verrà il dottore, ambedue…
In quell’agitazione, Androman lanciò uno sguardo interrogativo e quasi di supplica all’Angelo che invece stava aspettando impassibile. Apparve il neonato che aveva il cordone ombelicale attorcigliato attorno al collo e il volto violaceo. In quel preciso momento l’Angelo si avvicinò al piccolino e gli strinse la mano, finché impallidì e qualcuno esclamò:
– È morto…, è morto!
Seguirono singhiozzi e scene strazianti, mentre altri erano indaffarati attorno alla madre per salvare il salvabile. Ma Metlohim invitò Androman a lasciare il luogo, perché il compito era assolto e non includeva la madre. Il giovane chiese all’Angelo di potersi sedere un momento su una delle panchine al centro del villaggio: era affranto!
– È stato difficile? s’informò Metlohim.
– Difficile?…è stato dolorosissimo, terribile, crudele! esclamò Androman,…si permette di concepire un bambino, lo si fa crescere nel grembo materno, gli si attorciglia una corda attorno al collo e quando lo si estrae dal grembo materno non può vedere né la luce del sole né respirare una boccata d’aria perché lo si è già impiccato in anticipo!
– Impiccato? chiese sbalordito l’Angelo della Morte.
– Sì, è stato impiccato, l’avete impiccato…come lo chiameresti altrimenti?
– Guarda che io non c’entro, io sono giunto soltanto per il tocco finale…
– Allora chi è stato? il piccolo, la madre? Chi gli avrà attorcigliato il cordone attorno al collo? Qualcuno sarà pur stato…per me è come se fosse stato impiccato.
– Non ti sembra esagerata la visione dell’impiccagione? È stato un incidente…
– Bell’incidente! e Androman rincarò la dose diventando più sarcastico:
– Allora diciamo che si è…suicidato! O peggio ancora, come direbbero certe persone che credono in situazioni che in verità nessuno ha mai potuto verificare: ha scelto questi genitori prima di nascere, poi cosa ha fatto? si è autoeliminato durante la nascita per punire i genitori!
Vi fu un silenzio carico di tensione.
Metlohim si rese conto che da un lato l’apprendista era tutt’altro che facile da trattare, dall’altro lato, pur essendo provocatorio, gli apriva delle prospettive inaspettate, delle visioni della realtà che non aveva intravisto prima.
– Vedi Metlohim, questi e altri simili traumi, sono quelli che si dovrebbero poter evitare ai genitori e ai familiari in un prossimo o perlomeno non troppo lontano futuro, così come dovrebbero essere evitate le malformazioni congenite e quant’altro possa compromettere l’inizio della vita di un piccolo essere…Mi sembra assurdo che si debba cominciare la vita così malamente, visto che non si è chiesto di nascere e che ci si trova improvvisamente di fronte a fatti compiuti, decisi e realizzati da altri! E non dirmi che scegliamo i nostri genitori e il nostro destino più o meno a partire dal momento del concepimento, perché francamente, alla luce dei fatti, non ci posso credere! Che senso avrebbe voler nascere…morto: per punire sé stesso, i familiari, al limite Dio? Perché se così fosse, allora la situazione sarebbe semplicemente pazzesca!
– Be’, c’è chi afferma che si scelgono i propri genitori e la propria nascita, o rinascita, disse l’Angelo, cercando di attutire la tensione d’Androman.
– Vale a dire che hanno scelto di nascere impiccati, deformi, handicappati o altro ancora? E chi lo afferma: gli Angeli o gli Arcangeli?
– Da questi non mi risulta, aggiunse Metlohim, ma per certo l’ho sentito dire dagli esseri umani…
– Ah, da quelli…, fu l’insinuazione laconica di Androman…,ma dopo un momento di riflessione ricordò:
– Un mio vecchio maestro ripeteva ogni tanto che: “gli esseri umani amano raccontarsi un mucchio di storie”!
– E secondo te che cosa voleva dire?
– Che, soprattutto quando non sanno veramente qualcosa d’importante concernente la vita e la morte, gli esseri umani interpretano, ossia inventano delle spiegazioni, delle giustificazioni, da un lato per rendere plausibili certi eventi diversamente incomprensibili e almeno apparentemente illogici, dall’altro per consolarsi quando le situazioni sono tremende e per così dire più o meno insopportabili!
– Vorresti dire che con ciò si aiutano a sostenere meglio le difficoltà con le quali la vita li assilla…
– A quanto sembra…tuttavia non sono d’accordo e preferisco che si dica “gioia alla gioia e sofferenza alla sofferenza”, perché credo che in definitiva la veridicità sia più salubre per l’essere umano, anche se comporta sovente delle innegabili difficoltà!
Vi fu una lunga pausa d’ambo le parti, poi Androman riprese il discorso:
– Riferendomi all’evento che abbiamo appena vissuto, ribadisco che non sono d’accordo e se mi sarà possibile cercherò di proporre delle modifiche, delle alternative.
– Ah, le modifiche, le alternative..! esclamò l’Angelo, non so proprio se ci riuscirai…
– Ma tu, tu che cosa pensi veramente?
– A dire il vero…condivido il tuo punto di vista…ma la cosa mi crea delle perplessità…se cominciamo a ritoccare qui, poi là e altrove ancora, dove andremo a finire?
– Vuoi dire che anche a livello cosmico bisogna rimanere a tutti i costi conservatori delle vecchie tradizioni?
– Non proprio: credo che, prima di cambiare qualcosa, si debba soppesare molto bene ed essere particolarmente prudenti…
– Sì, ma non troppo! inserì Androman,…visto che l’Universo è in continua trasformazione, non vedo perché a un livello “superiore” non si dovrebbero cambiare delle abitudini che a me sembrano decisamente contraddittorie: fai nascere un esserino e appena nato già lo uccidi, come d’altronde nel regno animale…scusa…a me la cosa appare completamente priva di senso!
– Nel regno animale i piccoli “uccisi” servono solitamente a nutrire altri animali…
– Grazie…e non si potrebbe fare che si nutrano di altre cose? Presso noi uomini, nessuno si nutre dei propri piccoli, né di quelli di qualcun altro!
Androman era decisamente esasperato…
– Sì, però vi nutrite di altri animali!
– Io no, concluse Androman in modo tagliente.
– Certo, ribatté Metlohim, ma l’Universo non “ragiona” come gli esseri umani…
– A me sembra quasi che non ragioni affatto: ha i suoi Princìpi, le sue Leggi, all’interno dei quali tutto deve muoversi, punto e basta. Talvolta, perfino coloro che cercano d’inserirsi in modo appropriato in questa dinamica, possono rimanere penalizzati!
– Non ti sembra d’essere eccessivo?
– Può darsi…per ora vedo le cose in questo modo: forse con l’esperienza, l’osservazione e la riflessione riuscirò a modificare la mia prospettiva…ma per il momento…
– Va bene, per ora basta, fermiamoci a questo punto…d’altronde sento che mi si chiama, devo andare e ti ritroverò nella prossima borgata all’alba: c’è un buon ostello, rifocillati e riposati, ho il presentimento che domani potrebbe essere un’altra giornata alquanto faticosa…, e l’Angelo scomparve di nuovo.
L’indomani, mentre Androman stava terminando la colazione con una pappa di miglio e una brocca di tiglio addolcito con del miele, Metlohim gli si affiancò:
– Dobbiamo partire, tra poco ci attende un nuovo compito…
– Dove?
– Qua fuori…
Il giovane pagò e uscirono.
In quel preciso istante passò un cavaliere, cavallo al trotto, mentre un bambino usciva da una casa di corsa, per raggiungere un compagno che lo aspettava dall’altra parte della strada. Il piccolo incrociò il cavallo, questo s’impennò, il bambino esitò un attimo e il cavallo gli cadde addosso, colpendolo con gli zoccoli anteriori. Il bimbo si accasciò al suolo e rimase immobile. L’Angelo dell Morte gli si avvicinò rapidamente stringendogli la mano, prima ancora che Androman, completamente allibito, potesse realizzare pienamente quanto era accaduto.
Il piccolo spirò sotto lo sguardo inorridito della gente che si era raggruppata attorno alla scena, mentre il cavaliere stava per essere aggredito dalla popolazione! Androman intervenne con molta decisione:
– No no, gridò, non è stata colpa sua, è stata una terribile coincidenza…l’ho visto con i miei occhi…, poi s’interpose di forza per proteggere il cavaliere ed evitare un possibile linciaggio. La sua robusta natura ebbe la meglio e il cavaliere riuscì a mettersi in salvo nell’ostello.
Mentre i familiari erano indaffarati attorno al ragazzo, Androman seguì il cavaliere per assicurarsi che almeno lui stesse bene. Questi lo ringraziò calorosamente per l’aiuto offertogli così generosamente e gli volle dare alcune monete d’oro che il giovane rifiutò con garbo:
– Era il minimo che potessi fare…dev’essere già abbastanza terribile per lei…, ma Metlohim riapparve e lo interruppe insistendo:
– Suvvia, dobbiamo andare..
– Mi scusi, ma sono di fretta, disse Androman al cavaliere, devo partire…
– Vieni a trovarmi, abito il castello di Morenstatt, se un giorno tu dovessi passare da quelle parti…
– Forse, aggiunse, non lo so ancora…ma lo conosco, so dove si trova…, salutò cortesemente e partì con l’Angelo.
Strada facendo, Metlohim si rivolse al giovane:
– Sai, una particolarità del nostro compito è che non possiamo soffermarci e lasciarci coinvolgere da tutte le contingenze che ruotano attorno alla morte di qualcuno. Dobbiamo svolgere la nostra mansione e proseguire: c’è tanto da fare…!
– Lo capisco, ma non potevo lasciare che la folla linciasse quell’uomo…, poi, dopo un attimo di riflessione,…oppure ho sbagliato perché pure lui era previsto nel piano di uccisione del bambino?
– No, non hai sbagliato, quello era il Cavaliere di Morenstatt e non era previsto nel piano che però non chiamerei “di uccisione”…
– Io sì, interruppe Androman seccato,…un bambino pieno di vitalità che corre gioioso per raggiungere un compagno di gioco, falciato così improvvisamente e assurdamente! Perché non avete preso il Cavaliere, facendolo cadere malamente da cavallo, o il cavallo stesso, invece del ragazzo che ha appena cominciato ad assaporare i piaceri della vita…?
– Perché lo avrebbero atteso pesanti, insopportabili sofferenze, aggiunse l’Angelo della Morte.
– A che cosa alludi?
-Tra qualche tempo alcuni briganti trucideranno i suoi genitori e in quell’occasione lui sarebbe rimasto gravemente ferito, invalido e senza familiari!
Per un lungo momento Androman non seppe più che cosa dire, poi si riprese:
– Ma se avevi detto che non sapevi in anticipo chi era di turno, ma soltanto…
– È vero, ma ci sono delle eccezioni…soprattutto in questo caso, perché il seguito è strettamente legato alla morte del bambino…allora sono già informato, d’altronde dovrò essere presente a quel terribile evento…
– Anch’io? chiese Androman.
– No, tu no…sarà molto arduo e all’inizio ti vogliamo risparmiare certe situazioni…procederemo passo per passo: non ti sembra che sia già abbastanza difficile così? Il giovane annuì, perché fino a quel momento, i suoi sentimenti e i suoi pensieri erano già stati messi a dura prova!
Infatti, se qualcuno lo avesse potuto osservare, si sarebbe reso conto che il volto del giovane esprimeva un certo scoraggiamento, mentre l’apprendistato era soltanto agli inizi. Androman s’interrogò sulle proprie capacità di sopportazione: c’era troppa discordanza tra come molta gente moriva e come lui pensava che dovesse morire! Comunque non decise nulla, tanto aveva pattuito con l’Angelo un periodo di prova, al termine del quale le due parti avrebbero potuto disdire l’impegno assunto.
In realtà, soprattutto gli Arcangeli avevano avuto qualche dubbio, perché sembrava loro che il giovane fosse spesso in disaccordo con le morti avvenute in sua presenza. Eccessive riflessioni e discussioni avrebbero potuto intralciare il normale e ben ritmato decorso dei decessi che fino a quel momento erano avvenuti senza impedimenti particolari e si erano realizzati secondo auspici di Metielle, l’Arcangela della Morte in carica.
Le “statistiche” parlavano chiaro: anche se il numero dei decessi non raggiungeva ancora quello delle nascite, Metielle esortava i suoi Angeli ad essere molto operosi per compensare il lavoro di Leidelle, l’Arcangela delle Nascite che, con la sua coorte di Angeli della Nascita, otteneva dei risultati straordinari, al punto che il Cerchio Nucleare degli Arcangeli, composto da Michael, Gabriel, Raffael e Uriel, era preoccupato, contrariamente a Metielle, per un possibile sovraffollamento del pianeta.
Nel frattempo, Metlohim esortò Androman a proseguire, perché lo avrebbe ritrovato al più tardi verso la fine del pomeriggio in un altro villaggio:
– Ci troveremo sulla Piazza Centrale attorno alla quinta ora, nel frattempo ho ancora parecchio da fare…, e come al solito scomparve improvvisamente.
Con una marcia forzata, da dislocazione di truppe in tempo di guerra, Androman giunse in tempo all’appuntamento e l’Angelo della Morte che apparve subito, lo precedette in una vecchia casa un po’ discosta dal villaggio dove abitava una coppia di vecchietti, proprio vecchi vecchi.
Lui era costretto a letto e si trovava in “zona d’arrivo” ma implorava:
– Non voglio morire, non voglio…è troppo presto…è troppo presto…!
Lei invece piangeva e supplicava, seduta al suo capezzale:
– Voglio morire, voglio morire anch’io…cosa farò senza di lui…abbiamo trascorso tutta la vita insieme…non ci siamo mai lasciati…
Metlohim li guardò per qualche istante, poi strinse la mano del vecchietto che spirò. L’Angelo si girò per uscire dalla stanza, ma fu trattenuto da Androman:
– E lei? chiese quasi in tono di rimprovero…, la lasci così?
– Il suo momento non è ancora giunto, sentenziò impassibile Metlohim.
– Come non è ancora giunto…è quasi vecchia come lui…
– Hai detto “quasi”…
– Suvvia, non hai sentito come pregava per poter trapassare e seguire il marito?
– Sì, ma non possiamo tener conto di tutti i desideri degli esseri umani, ci mancherebbe…creerebbe un caos tremendo!
– Ma ci troviamo già in un caos terribile, che cosa vuoi più di così? Convengo che non si potrà tener conto di tutti i desideri, ma forse stai dicendo che di qualcuno si potrebbe…ciò che chiamiamo poi fortuna!
– Sì, in via eccezionale…
– Certo…allora?
– Non ho ricevuto ordini in merito…
– Come, anche in casi simili hai bisogno di ordini?
– Certo, non posso agire in modo arbitrario…
– Ma potresti chiedere…non vedi che si tratta di una situazione eccezionale? Che senso ha per la vecchietta il sopravvivere alla morte del coniuge?
– Devo ammettere che non hai tutti i torti…
– Allora? insistette Androman.
– Ora chiedo…
Vi fu un attimo di silenzio straordinario: l’Angelo della Morte chiuse gli occhi, si concentrò in un modo mai visto prima dal giovane.
– Hanno accettato! confermò Metlohim riaprendo gli occhi.
– Finalmente, aggiunse Androman con un sospiro di sollievo.
L’Angelo si girò, riavvicinandosi al capezzale e questa volta fece un gesto che Androman non si sarebbe mai aspettato: accarezzò dolcemente la testa della vecchia signora che adagiò il capo vicino a quello del marito, trapassando serenamente.
– Ti ringrazio di cuore, disse semplicemente Androman.
– Devo ammettere che sei un giovane assai particolare, soggiunse Metlohim, e ho l’impressione che anch’io stia imparando cose importanti, come se stessimo facendo uno scambio!
– È proprio ciò che intendo per apprendistato: una via vai d’informazioni e stimoli vari e non qualcosa che procede a senso unico, affermò il giovane,…ma ora dove andiamo?
– Qui vicino e vorrei che tu venissi anche se si è già fatto un po’ tardi…prima però potresti cenare: ti vengo a prendere dopo.
Androman era ben contento di potersi sedere e rifocillare. La giornata si prospettava lunga e ardua.
Appena conclusa la cena, Metlohim riapparve:
– Siamo giusto in tempo…sono già stato richiamato due volte e ora non possiamo più tardare!
Androman si rese conto che l’Angelo aveva protetto il suo tempo e il suo spazio, per lasciare che si distendesse e ricuperasse le forze, fatto che gli procurò un vero piacere, anche perché aveva l’impressione che l’Angelo della Morte si stesse un po’ riumanizzando, cosa tutt’altro che scontata!
Dopo cena si recarono in una fattoria poco distante dal villaggio e nella stanza da letto trovarono una giovane donna in punto di morte. Le persone attorno al capezzale guardarono dapprima un po’ stupite Androman, infine, come succedeva spesso anche altrove, supposero che si trattasse di un lontano parente, amico o conoscente, venuto dai dintorni per accompagnare la morente e non si occuparono di lui, soprattutto di fronte alla situazione della giovane che si faceva sempre più critica. Dopo pochi istanti Metlohim afferrò la sua mano e lei trapassò verso destinazioni sconosciute.
Usciti dall’abitazione, l’Angelo esortò Androman a ritornare al villaggio per passarvi la notte, prendendo appuntamento per l’indomani mattina, promettendogli che avrebbero parlato di quanto era appena successo, poiché in quel momento era chiamato e impegnato altrove.
Essendo molto stanco, Androman fu soddisfatto di questa promessa, perché quel decesso era tutt’altro che così semplice com’era apparso a prima vista, soprattutto per l’età della donna e desiderava commentarlo a tutti i costi con Metlohim.
L’indomani, appena si ritrovarono, Androman affrontò subito l’argomento:
– Ecco, disse quasi con tono di rimprovero, questa è stata una morte che non sono riuscito a capire…
Quale fu però il suo stupore quando, dopo un attimo di ripensamento, l’Angelo della Morte gli disse:
– A dirti il vero, neppure io…
– Quindi sei chiamato ad assolvere il tuo compito e non ne conosci le ragioni?
– No, non è sempre così, talvolta le capisco, ma non perché me lo si dice, ma perché lo intuisco, lo deduco…
– E questa volta niente, insinuò immediatamente Androman, sembri dunque sorpreso quanto lo sono io, perché non mi è affatto chiaro come mai questa giovane donna, d’altronde così carina, con un’espressione così dolce e che non sembrava affatto sofferente, ammalata o accidentata, sia dovuta morire!
– Lo sai anche tu, soggiunse l’Angelo, che ci sono dei malanni che colpiscono gli esseri viventi in modo repentino, senza preavviso e che si concludono così, come si è spenta ieri la giovane di cui stiamo parlando: un’emorragia interna, un cedimento del cuore o altro…
– Sì capisco, ma questa non è una spiegazione…perché proprio lei, perché di questi tempi, così improvvisamente e silenziosamente?
– Forse aveva concluso il suo ciclo terrestre…
– Forse…, ma anche questa non è una spiegazione!
Metlohim cominciava a sentirsi messo alle strette e riconobbe:
– Ci sono delle cose che non so e che mi trascendono, ragione per cui capisco la legittimità delle tue domande, ma non saprei proprio che cosa risponderti, senza incorrere nuovamente nel tuo “anche questa non è una spiegazione”, perché posso soltanto ipotizzare, nulla di più!
– È ciò che intendevo, quando affermavo che c’erano delle cose che andavano cambiate, perché non sono “ben organizzate”…
– E tu sapresti organizzarle meglio?
– Forse…, concluse Androman in modo evasivo, proponendosi di riprendere l’argomento in un’altra occasione, soprattutto perché il tema, complicato e arduo, gli creava qualche imbarazzo.
Continuarono il loro cammino, cambiando il tema del discorso, perché Androman evocò un altro soggetto che gli stava molto a cuore:
– C’è chi afferma che vi siano dei trapassati che ci stanno vicini in una forma sottile, invisibile e inudibile, insomma inafferrabile per i nostri sensi e che talvolta ci accompagnano durante la giornata, nelle nostre azioni o semplicemente nei nostri pensieri, sentimenti e anche durante i sogni…
– E che ci starebbero a fare? chiese Metlohim all’improvviso, lasciando trasparire una certa sorpresa ma pure del disappunto.
– Non lo so, è soltanto per sentito dire…tu ne sai qualcosa?
– Non mi risulta…, e dopo un momento di ripensamento,…ma per quanto tempo ci dovrebbero stare? ventiquattro ore su ventiquattro, ogni tanto un momento, per tutta la vita…e da che cosa dovrebbe dipendere la loro “visita”? Per imposizione superiore, per scelta personale, per necessità e chiamata del vivente, per aiutarlo e in che cosa? A salvare la propria pelle, per non fare delle sciocchezze, per aiutarlo ad evolvere come individuo, a trasmettergli dei messaggi?
– In verità, mi sono pure chiesto attraverso quali strumenti dovrebbero riuscire a comunicare, poiché l’uno è ancora incarnato mentre l’altro non dispone più di un corpo con tutto l’apparato fonatorio e senso- motorio.
Androman proseguì molto assorto e preso da questo tema:
– A dire il vero, non ho mai ottenuto un messaggio da chicchessia che fosse trapassato e anche se si afferma che questo spesso avviene tramite i sogni, mi sono dovuto convincere che nei sogni mi giungono pure dei messaggi da parte di persone tuttora viventi e che in un modo o nell’altro sono presenti nella mia consapevolezza, nella mia memoria…ragione per cui non riuscirei a distinguere in che cosa queste forme possano essere diverse.
Androman fece un’altra tacita e breve riflessione, poi proseguì:
– Questo potrebbe significare che i messaggi che riteniamo provenienti dall’esterno, o meglio da un’altra dimensione, ci giungono semplicemente dall’interno, sotto forma di un fenomeno apparentemente esteriore.
– È molto probabile che sia così, confermò provvisoriamente l’Angelo, ma in verità non ti saprei dare una risposta precisa e attendibile e suppongo che nessuno lo possa fare…, aggiungendo con una certa enfasi,…neppure gli Arcangeli!
Androman stava di nuovo pensando che il suo maestro, pur essendo un Angelo della Morte, non sapesse un gran che a proposito di alcuni misteri celati agli esseri umani, ma non volle dirglielo perché temeva, forse a torto, di offenderlo.
Metlohim intravide il pensiero del giovane apprendista:
– Sai, gli fece notare, la nostra funzione non è quella di essere dei sapientoni, bensì quella di svolgere dei compiti ben precisi secondo le esigenze dei Princìpi, delle Leggi Universali e delle loro applicazioni. Quindi non ti aspettare da me chissà quali rivelazioni su questioni alle quali in verità nessuno sembra saper rispondere al momento attuale…, aggiungendo di nuovo con prudenza:
– Almeno nelle dimensioni a noi accessibili…
– Perché, supponi che sarà possibile un giorno?
– Vedi, anche questo non te lo so dire, ma posso esprimermi soltanto come lo fai tu: “è possibile” e lo è perché le possibilità dell’Universo sono per così dire infinite, sia da un punto di vista spaziale che temporale, formale e funzionale, anche se ci sono dei limiti a tutto, che si potrebbero definire delle “impossibilità”: come per esempio quella che in questo momento tu possa trasformarti in una quadriga in grado di percorrere la strada sulla quale stai camminando!
Ma Androman, continuando a riflettere per conto suo, stava invece già costeggiando nuove vie, anche perché gli sembrava ovvia l’impossibilità di una tale trasformazione:
– E come la mettiamo con la reincarnazione?
– La reincarnazione? fece eco Metlohim un po’ come se la cosa gli fosse nuova, ragione per cui ad Androman venne un dubbio:
– Sai cosa voglio dire…
– Sì sì, certo, ma credo che sia una delle vostre belle invenzioni che utilizzate quando non trovate più delle risposte ai vostri falsi problemi e cercate di consolarvi.
Credo di poter affermare categoricamente: l’Universo non è un luogo di tipo consolatorio, bensì un campo di battaglia con feriti, sofferenti, eroi vittoriosi, magari degli illusi e dei vinti, tutti però in attesa che io giunga presto o tardi per mutare radicalmente la loro condizione.
Che poi lo vogliano o no al momento della scadenza è un altro discorso.
– Ma allora questa mutazione, come tu dici, come avviene?
Così argomentando, giunsero nei pressi di un albero:
– È qui che dovevamo venire, lo interruppe l’Angelo della Morte, riprenderemo il tema in un altro momento…
– Non è che vuoi evitarlo? insistette Androman.
– Anzi, m’interessa, ma ora abbiamo altro da fare…
Infatti, ai piedi dell’albero giaceva un uomo sulla quarantina attorno al quale si stringeva con affanno un gruppetto di donne e bambini. L’uomo stava cogliendo le ciliege ed era caduto malamente.
L’Angelo afferrò la mano del contadino e l’uomo spirò. Le donne e i bambini si misero a singhiozzare in modo straziante e Androman non riuscì a contenere il suo disappunto rivolgendosi a Metlohim:
– Scommetto che era un bravo agricoltore, che svolgeva onestamente il suo lavoro e a quanto sembra ci sono moglie e figli da portare avanti…era ancora giovane, sano, robusto…
– Lo so, ma queste sono le Leggi e le loro applicazioni…è caduto malamente dall’albero e il suo corpo non ha sopportato il colpo…
– Ma allora perché siamo stati costruiti in modo tale, che per una caduta da un albero debba rimaner stroncata una vita, per di più innocente? I gatti, quando cadono da un albero, solitamente non muoiono!
– Perché, preferiresti essere un gatto? chiese a bruciapelo l’Angelo.
– Ora fai anche lo spiritoso, insinuò Androman un po’ esasperato.
– No no, non è una battuta di spirito, è soltanto imbarazzo perché capisco che ti sia difficile accettare che per così poco: un ramo secco, un piede mal appoggiato, una disattenzione qualsiasi, possa venir stroncata una vita promettente e seriamente impegnata…
– È proprio lì che ti voglio…si dovrebbe cambiare se non certi Princìpi e le loro Leggi, che probabilmente non si potranno mai modificare, almeno certe applicazioni. “Lassù” per esempio, e Androman fece un vago e poco convinto cenno con la testa verso l’alto, si dovrebbe perfezionare la struttura del corpo umano…e suppongo che tu sappia benissimo che questa affermazione non corrisponde all’illusorio e perenne sogno d’immortalità di certi individui!
No, vorrei soltanto che il nostro organismo fosse un po’ più resistente, in modo da poter sopravvivere a degli incidenti così fasulli…
E dopo un breve, ma eloquente silenzio:
– Vorrei lasciare un po’ di soldi alla vedova, suppongo che le potrebbero essere utili…
Metlohim intervenne con decisione:
– Prima di tutto non mi sembra il momento più adatto, secondo non conosci i loro bisogni, e terzo, soprattutto in tanto in quanto apprendista, di regola non puoi fare degli interventi che io non debba fare. Ricordatelo, per ora sei il mio apprendista e con un ruolo così delicato non puoi fare ciò che ti pare e piace!
– Hai detto “di regola”, ciò che per me significa che ci potrebbero essere delle eccezioni…
– Sì, ce ne sono state e forse ce ne saranno ancora, ma non in questo caso!
– E come mai proprio non in questo caso?
– Perché sento che non posso concederlo!
– Chiedilo agli Arcangeli…
– Qui non ce n’è bisogno, questa è la mia parte d’autonomia!
Al momento la discussione sembrò chiusa e Androman fece ripiombare il dialogo in un lunga e pensierosa pausa, interrotta però da Metlohim dopo qualche tempo, perché non desiderava bloccare la loro comunicazione:
– Forse sono stato un po’ duro con te, ma…
– No no, ribatté il giovane, ti capisco, capisco benissimo…è soltanto difficile accettare che sia così!
Se non ti dispiace vorrei riprendere il tema della reincarnazione che abbiamo interrotto poco fa, perché m’interessa molto: è così poco chiaro, pieno di affermazioni svariate e contraddittorie che non collimano, sfidando inoltre ogni logica…
– Lo so, disse sommessamente l’Angelo, anche per noi il tema è difficile e controverso…, anche se gli aspetti contraddittori e illogici non sono necessariamente delle prove contrarie nei vari ordini di realtà…ma dimmi dapprima che cosa hai capito finora.
-Vedi, riprese Androman, se osservo quello che succede nell’Universo, sia da un punto di vista spaziale che temporale, i fenomeni si ripetono, ma non sono uguali: le cose, gli eventi sono simili ma non identici e questo mi lascia supporre che ci sia una creatività infinita, a partire dai medesimi Princìpi, che non si ripete mai esattamente allo stesso modo. Ogni fenomeno mantiene una sua unicità e poi scompare, si trasforma, come se ogni cosa unica rientrasse in un calderone, affinché i suoi elementi costitutivi potessero essere di nuovo disponibili per altre forme, magari completamente diverse.
– E se invece gli elementi costitutivi fossero utilizzati per incarnare se non forme identiche, almeno simili: vegetali per vegetali, animali per animali e umani per umani? Intendo incarnare e non reincarnare!
– Si tratterebbe di sapere che cosa sarebbero “gli elementi costitutivi” di cui hai parlato…e se questi elementi hanno consapevolezza, memoria, facoltà decisionale e operativa.
– Come?
– Sì, per potersi reincarnare, mi sembra che ci vogliano come minimo queste quattro capacità, altrimenti come si potrebbe tornare per proseguire il cammino, per rettificare e perfezionare il nostro modo di essere, in rapporto a un passato qualitativamente inferiore?
– Quindi, se ti capisco bene, hai dei dubbi in proposito.
– E come, perché molte domande rimangono senza risposta.
– Per esempio? chiese l’Angelo
– Sto pensando a diversi aspetti: da un lato ci sono pochissime persone che affermano di ricordarsi di una vita passata…ma ciò che le poche ricordano, è poi veramente una loro vita integrale passata, o sono dei “residui di memoria” veicolati da particelle sottili di altre personalità trapassate e che si sono inserite nel nostro organismo già costituito o in procinto di formarsi, per esempio tramite l’aria, l’acqua, l’alimentazione, gli atomi insomma?
Inoltre, abbiamo già il fenomeno della procreazione, che corrisponde ad un’incarnazione dei Princìpi della Vita. Se osservo i bambini e tengo pure conto della mia vita, ho nettamente l’impressione che in verità si ricominci ogni volta da capo. Non ho mai avuto l’impressione che la persona che mi stesse di fronte, soprattutto giovane, avesse importato da un altro luogo e tempo degli elementi estranei nella sua vita attuale.
La maggior parte dei fenomeni attuali mi appare spiegabile attraverso la presente storia dell’individuo, ma l’imperscrutabilità di certi dati vale per tutti…e non si spiega neppure tramite la reincarnazione!
A questo punto intervenne l’Angelo:
– Avrai notato le contraddizioni tra le affermazioni degli uni e degli altri anche a questo proposito…
– Certo, confermò Androman, ed è proprio ciò che m’insospettisce e preoccupa: come mai così tante affermazioni disuguali? Significa che non c’è sicurezza e che probabilmente si tratta di considerazioni soggettive dei singoli che interpretano la realtà ognuno a modo suo.
A Metlohim venne un’idea:
– Forse si dovrebbe chiedere a Leidelle, l’Arcangela delle nascite, lei potrebbe sapere qualcosa più di noi…
– Come, c’è anche un’Arcangela delle nascite? chiese stupito Androman.
– E perché non dovrebbe esserci, visto che c’è quella della Morte! D’altronde te ne ho già accennato in un’altra occasione, ma probabilmente eri distratto o assorto da altri problemi.
Affermazione che mise Androman in un certo imbarazzo, poiché desiderava essere un apprendista irreprensibile. Metlohim non si attardò su questo dettaglio e aggiunse:
– Nell’Universo il Principio di Antagonismo Complementare è molto importante, direi fondamentale!
– Potresti spiegarti meglio?
– La realtà opposta alla morte è la nascita, non la vita poiché le prime due ne fanno parte!
– Quindi questa Leidelle non è più un Arcangelo?
– Infatti è un ruolo che è stato attribuito da poco e rappresenta un’innovazione nel Cerchio degli Arcangeli. Dapprima ci sono state parecchie opposizioni, ma poi la Saggezza ha prevalso su aspetti minori…
A questo punto Androman lo interruppe:
– Chiamali minori…, ma Metlohim non si lasciò distrarre:
– Ha prevalso, perché si ritenne che le nascite appartengono a un alto livello, ossia alla Funzione Femminile nell’Universo, chiamato da taluni “l’Aspetto Femminile della Divinità”!
– E prima cosa succedeva? non poté trattenersi dal chiedere Androman.
– Prima…prima…la situazione era un po’ abbandonata al caso.
– Al caso?
– Sì, ma poi ci si è accorti che in certi periodi morivano troppi neonati, mentre in altri ne nascevano troppi e si è pensato di regolare maggiormente questa dinamica.
– E ci siete riusciti?
– Fino a un certo punto. Va fatto notare che per il momento la situazione non è facile, perché trattandosi di ruoli nuovi, manca ancora un numero sufficiente di collaboratrici dell’Arcangela.
Da noi invece le cose funzionano meglio, siamo in tanti e più rodati da molto tempo.
– Sì, me ne sono accorto…, insinuò Androman con un accento decisamente ironico.
– Suvvia, non essere troppo critico, forse un giorno capirai meglio.
– È ciò che si dice spesso per giustificare qualcosa d’ingiustificabile!
– Ti stupirò forse, dicendoti che è prevista pure un’Arcangela dei Matrimoni!
– Dei Matrimoni?
– Si ritiene che troppe coppie vivano sempre più nel dissenso e si separino creando situazioni traumatizzanti innanzi tutto per i bambini, ma pure per la società; si è quindi pensato di correre ai ripari, almeno per quanto sarà ancora possibile!
– E chi sarebbe prevista?
– Chatunelle, finora un Angelo esemplare alquanto disoccupato: è stato trasformato ed elevato al rango di Arcangela… d’altronde, ma l’avrai notato, il nome delle Arcangele si conclude sempre in “elle”.
Androman non si soffermò su quest’ultima precisazione, o non ne fu attratto perché lo preoccupava un altro problema:
– Ma chi le crea?
– Non vengono create bensì elevate…
– Da chi?
– Dagli Arcangeli Nucleari. Da quelli che già conosci: Michael, Raffael, Gabriel e Uriel.
– D’accordo, ma questi chi li ha creati?
– La Grande Luce…
– La Grande Luce?
– Sì, la chiamiamo così, trattandosi di qualcosa di misterioso e indefinibile, ma soprattutto perché comprende i Tre Principi Fondamentali dell’Universo.
– Vale a dire?
– Quello della Creazione o Edificazione, della Coesione o Conservazione e della Distruzione o Trasformazione.
– E allora?
– È il Principio della Creazione con l’aiuto di quello della Coesione e Trasformazione che produce, grazie alla “Luce Primordiale”, tutto ciò che esiste, compresi gli Arcangeli che hanno una priorità temporale rispetto alla maggior parte delle altre entità create e di conseguenza elevano ciò che ritengono opportuno elevare!
– E i demoni, i diavoli? volle sapere androman
– Vuoi dire gli Angeli Ribelli o Antagonisti?…questi vengono creati dal Principio d’Opposizione, che è soltanto uno degli aspetti di quello Distruttivo, indissociabilmente vincolato agli altri Princìpi Nucleari, creando costantemente una tensione sottostante indispensabile alla vita, perché è soltanto nel movi-mento creato tra gli estremi di questa polarizzazione che la vita può sussistere!
Ma così come ci sono degli Angeli elevati dagli Arcangeli, ve ne sono pure quelli che, se necessario, vengono “precipitati”, degradati a diavoli…ma a dire il vero non vengono neppure precipitati, perché decadono da soli a causa del loro modo di essere!
Qui Androman ebbe l’impressione di aver trasceso le sue capacità di comprensione, anche se qualche scintilla nella sua mente sembrava rischiarargli il percorso e per consolarsi si disse, utilizzando l’abituale schema che aveva già criticato lui stesso, che probabilmente avrebbe capito un po’ più avanti!
Però volle chiarire ancora qualcosa a proposito dell’Arcangela del Matrimonio:
– Ma perché un’Arcangela e non un altro Arcangelo?
– Non hai notato che solitamente sono prevalentemente gli uomini che distruggono i matrimoni?
– Sarà, esclamò Androman, però con l’aiuto di altre donne!
– Cosa vorresti insinuare?
– Mi sembra palese che se non ci fossero altre donne, spesso magari non sposate, a offrire delle occasioni diciamo “collaterali” agli uomini, questi se ne starebbero a casa loro, dove dovrebbero cercare di risolvere i problemi in famiglia, senza poter sfuggire a destra o a manca…, e dopo un attimo di riflessione aggiunse molto seriamente:
– Non trovo che sia molto leale da parte delle “consorelle”…e quindi le donne non dovrebbero lamentarsi soltanto del comportamento indecente degli uomini: a me sembra che per un altro verso, siano parimenti corresponsabili!
Metlohim rimase alquanto stupito da questo punto di vista:
– Temo che molte donne non saranno del tuo parere e ti contrasteranno se esprimerai loro questa interpretazione della realtà!
– Sarà, ma io penso che sia così e suppongo inoltre che spesso le donne a cui sto accennando, credono con troppa facilità alle lamentele sulla presunta insoddisfazione di certi uomini nel loro matrimonio, ragione per cui si sentono quasi investite del ruolo di samaritane che devono salvare l’uomo dalle grinfie di una qualche megera, mentre risaputamene, più o meno ogni rapporto a lungo termine tra uomo e donna è solitamente cosparso di difficoltà, insidie, delusioni, frustrazioni, oltre che di piaceri e di gioie! Un matrimonio non può essere una lunga catena di eventi festosi: la vita è troppo complicata e i rapporti tra gli esseri umani sono troppo difficili per elevare il matrimonio a una consuetudine colma di ore felici…
Così discutendo, giunsero nei pressi del Castello di Morenstatt. Metlohim aveva ascoltato attentamente il suo giovane apprendista, ma in quanto Angelo della Morte si rese conto che il campo nel quale era sconfinato Androman non era di sua competenza, ragione per cui tralasciò di avventurarsi oltre e disse invece:
– Ti ricordo che siamo vicini al Castello di Morenstatt e che il Cavaliere, per il quale eri intervenuto così generosamente, ti aveva invitato nel caso tu ti fossi trovato nei paraggi, potresti dunque passarvi qualche giornata piacevole e riposante.
– Perché, non mi vuoi con te nei prossimi giorni?
– A dire il vero sarebbe preferibile, anzi prudente che tu non fossi al mio fianco nei prossimi giorni, non so ancora quanti, perché non molto lontano, oltre frontiera, un conte e un duca stanno preparando un’assurda battaglia per la contesa di un insignificante territorio sul loro confine, che ognuno pretende essere stato quello dei suoi avi. A nulla sono valse le loro trattative e nulla hanno potuto le mediazioni dei nobili vicini. Ora sono ai ferri corti e tra poco saremo in molti a dover accorrere per assolvere il nostro compito. Ti assicuro che tra coloro che non riescono a morire, quelli che non vogliono, i soldati che stanno per essere uccisi e non lo sanno, i feriti incurabili, i prigionieri che vengono rifiutati come tali ed eliminati strada facendo, dopo aver dato loro l’illusione di una dignitosa prigionia, ci troviamo nella più orrenda delle situazioni che ci possa capitare… Ti suonerà strano e soprattutto contraddittorio, ma le guerre sono le nostre più implacabili nemiche e quelle che ci creano maggiori difficoltà: personalmente le odio!
Questa parola pronunciata dall’Angelo della Morte lasciò Androman senza parole e quasi senza fiato. Questa veemenza e soprattutto la parola “odio”, proprio non se l’aspettava. Ma Metlohim continuò:
– È come se ci trovassimo in uno stato di caos totale, non sappiamo più da che parte girarci, dove andare, a chi stringere la mano…è un inferno…è come una punizione…tutti quei feriti moribondi, morti imprevisti e imprevedibili…sono per noi tutti un vero trauma!
Ora capisci perché non ti ci posso portare: per te sarebbe troppo pericoloso e potresti cadere con i soldati e questo non lo voglio, tu non c’entri!
Non era finita e Metlohim incalzò:
– Osa affermare che questa non sia responsabilità vostra e che i “colpevoli” si trovino soltanto “lassù”!
Androman, pur conscio della responsabilità umana, insistette come sua consuetudine:
– Ma perché ci hanno concepiti così terribilmente bellicosi?
– Di questo e altro avremo forse ancora occasione di parlare, per ora devo andare perché la situazione sta peggiorando, le truppe stanno cominciando ad organizzarsi e fronteggiarsi.
Androman comprese subito la situazione descritta da Metlohim e aggiunse soltanto:
– Va bene, andrò a visitare il Cavaliere e aspetterò che tu ti rifaccia “vivo”…
Come al solito l’Angelo scomparve in un istante.
* * *
So long, I am around…
Fine del 3° capitolo (continua)
4.
Androman si presentò al portale del castello, chiedendo del Cavaliere. L’attesa fu breve e gli venne incontro il Cavaliere stesso a braccia aperte:
– Mio giovane amico, temevo di non vederti più, mentre desideravo tanto farti gli onori di casa. Senza di te avrei passato dei momenti pericolosi e non escluderei che tu mi abbia salvato la vita!
Androman lo salutò con rispetto:
– Non penso che la gente avrebbe osato tanto. Da tempo ormai il vostro casato è tra i più rispettati della regione e non per paura, bensì per il vostro atteggiamento corretto e generoso, così come lo è stato quello dei vostri avi nei confronti della popolazione circostante!
– Forse hai ragione: sono appena rientrato da oltre frontiera, dove si stanno preparando dei momenti squallidi, forse orrendi a causa della stoltezza e della testardaggine di due uomini che non sanno controllare la loro avidità e gestire sensatamente i loro territori…
– Ne sono al corrente e temo che le ostilità siano già iniziate!
Il Cavaliere era sorpreso che il giovane fosse così ben informato, ma non chiese altro:
– Vieni, ti faccio visitare il castello, poi pranzeremo insieme. Ti puoi fermare qualche giorno?
– Volentieri…però non vorrei abusare della vostra ospitalità, o che la mia presenza fosse inopportuna…
– Tutt’altro…farò subito preparare una stanza per te.
Il Cavaliere si allontanò alcuni istanti per dare gli ordini voluti e tornò immediatamente.
I due visitarono il castello e il Cavaliere raccontò parecchio del passato, della storia della sua famiglia. Androman ebbe l’impressione che gente come questa scarseggiasse sulla terra e, se fosse stata più numerosa, il conflitto che si stava preparando oltre frontiera, e tantissimi altri, certamente non avrebbero avuto luogo. Questa famiglia di Cavalieri non sembrava mossa da basse ambizioni, avida di fama, possesso e potere, non erano tiranni e prevaricatori, ma avevano sempre cercato una leale collaborazione con la gente della regione circostante e comunque la comprensione dei loro veri bisogni, anche quando l’attuazione di questi non era sempre possibile.
A pranzo vi fu una duplice sorpresa: da un lato perché il Cavaliere rivelò che era rimasto vedovo da non molto, dall’altro perché aveva una stupenda figliola, suppergiù dell’età di Evenia.
Beldia fu particolarmente affabile con Androman, cosa che egli attribuì al fatto che con molta probabilità la giovane era convinta che egli avesse salvato la vita del padre.
Il Cavaliere, avendo colto alcuni sguardi molto significativi della figlia destinati ad Androman, constatò che era la prima volta che Beldia sembrava interessarsi ad un giovane, soprattutto in modo così manifesto!
A cena fu invece Adroman ad essere interrogato per descrivere alcuni dettagli della sua vita e della sua provenienza contadina. Ma più tardi durante la serata, ci doveva essere stato un serio scambio d’opinioni tra il Cavaliere e sua figlia, perché l’indomani a pranzo, quale non fu la sorpresa del giovane quando, dapprima con una certa circospezione, ma poi in modo sempre più deciso il Cavaliere propose ad Androman:
– Sai, mio giovane amico, dopo ciò che mi hai raccontato delle tue esperienze agricole, ho pensato che potresti assumere il ruolo di soprintendente delle mie terre, visto che il mio fattore si prepara ad emigrare oltre Oceano per cercar fortuna. Vorrebbe diventare molto ricco, anche se ho seri dubbi che l’impresa gli possa riuscire…e poi…e poi…
Era facile rendersi conto delle difficoltà che aveva il conte ad esprimere il seguito:
– E poi, fatto eccezionale, ho notato che mia figlia…è molto interessata alla tua persona!
Androman lo guardò sbalordito e senza parole, per cui il Cavaliere proseguì:
– Ben inteso, non devi decidere dall’oggi all’indomani: prendi il tempo voluto per rifletterci e m’informerai se possibile prima di partire, oppure tra qualche tempo, dato che non penso che il soprintendente voglia andarsene da un giorno all’altro.
Dopo questa proposta, Androman si trovò alquanto in difficoltà, soprattutto perché si rese conto che c’erano alcuni problemi che lo assillavano da qualche tempo e, dopo la proposta del Cavaliere, pure un altro anche se in modo più velato: da un lato il ruolo d’apprendista dell’Angelo della Morte con il quale si sentiva già molto impegnato, seppure a titolo di prova, dall’altro l’imprevista e forte inclinazione per Evenia, infine il futuro della propria fattoria che gli era tutt’altro che indifferente.
Ora si aggiungeva questa offerta indiscutibilmente allettante: diventare marito di un’affascinante figlia unica e ricca erede, poi castellano e con il passar del tempo forse anche Cavaliere. Chi non si sarebbe buttato a capofitto in una tale opportunità senza pensarci due volte?
Androman invece aveva le sue radici altrove. Egli scrutò a lungo i suoi sentimenti e i suoi progetti, infine la storia della sua vita e si rese conto che non sarebbe stato corretto accettare l’offerta: aveva l’impressione di tradire la terra dei suoi antenati, l’Angelo della Morte, oppure Evenia e infine tutti quanti! Fu una notte tormentata, ma l’indomani a colazione:
– Caro Cavaliere, disse, la vostra offerta è indubbiamente una proposta straordinaria e ne sono molto lusingato, ma ho già degli impegni che desidero rispettare, ragione per cui, anche se a malincuore, mi vedo costretto a rifiutare. Spero soltanto che né lei, né sua figlia lo consideriate un rifiuto a carattere personale, perché nel mio cuore e nella mia mente occupate entrambi un posto privilegiato!
Belda smise di mangiare, ma pur lasciando trasparire una certa emozione, mantenne un contegno da vera nobildonna.
Il Cavaliere si attardò in un prolungato silenzio che imbarazzò alquanto Androman, ma poi si riprese rapidamente:
– Capisco, mio giovane amico, capisco…ognuno di noi deve fare le proprie scelte e dobbiamo accettare quelle degli altri anche se talvolta ci può dispiacere. Sappi comunque che mi sarebbe stato molto gradito averti al mio fianco come collaboratore e forse anche a quello di mia figlia,…e qui Belda abbassò lo sguardo senza poter evitare di arrossire…, ma sono sicuro che, da come sono riuscito a conoscerti, se non puoi accettare avrai indubbiamente le tue valide ragioni e non voglio né indagare né insistere oltre.
Sappi soltanto che la nostra simpatia nei tuoi confronti…, e qui volutamente utilizzò il plurale, rimarrà immutata, così come lo sarà la mia riconoscenza per il gesto che hai compiuto a mio favore!
Androman non sapeva più che dire e riuscì soltanto a borbottare qualche parola di ringraziamento per l’ospitalità offertagli, nonché qualche augurio per il futuro, finché il Cavaliere aggiunse:
– Sappi che sarai sempre il benvenuto nella nostra dimora quando i tuoi impegni ti porteranno in questa regione.
Androman ringraziò di nuovo, lasciando aperta una possibilità, anche se presagiva che non vi avrebbe mai più fatto ritorno: la situazione gli sembrava troppo delicata e non desiderava né suscitare speranze né provocare delusioni.
Per tutte queste ragioni, l’apprendista di Metlohim, preferì congedarsi dopo colazione, senza aspettare l’appuntamento stabilito con l’Angelo della Morte, sicuro che se questi avesse voluto, lo avrebbe trovato ovunque e in qualsiasi momento nella regione a lui assegnata dall’Arcangela Metielle.
* * *
So long, I am around…
Fine del 4° capitolo (continua)
5.
Infatti, Metlohim gli apparve in un luogo tranquillo in piena campagna, ma sembrava stravolto…era la prima volta che Androman lo vedeva in tale stato e ne fu molto sorpreso:
– Caro amico, te l’avevo detto che paradossalmente le guerre sono il nostro peggiore nemico: tutto va sottosopra! Qui anche la benché minima logica del morire è completamente spazzata via e sono sicuro che la natura non riuscirà probabilmente mai a competere con voi uomini in questo campo, eccezion fatta per i grandi cataclismi dovuti a importanti emergenze terrestri o impatti cosmici, come pure le fasi finali della vita di una stella e dei suoi pianeti, eventi molto rari che avvengono poche volte durante periodi di tempo estremamente estesi.
Sommando i risultati che riuscite ad ottenere nell’uccidervi a vicenda attraverso i millenni, superate qualsiasi quantitativo raggiunto normalmente da Madre Natura, talvolta perfino durante le grandi eccezioni alle quali ho alluso poco fa, quindi…
– So a cosa stai alludendo…, alla nostra responsabilità, e Androman lo sottolineò ripetendo,…la nostra responsabilità!
Poi, quasi per sviare il delicato discorso aggiunse:
– Ti vedo stremato, ciò che mi sorprende assai…
– Anche noi abbiamo i nostri limiti! Sono stati tre giorni e tre notti d’inferno, in cui si sono feriti e uccisi senza sosta, lasciando sul terreno buona parte delle loro milizie. Nulla hanno risolto, ma con ingenti perdite sono tornati al punto di partenza, come nel “gioco dell’oca”. Il conte e il duca sono rimasti sulle loro posizioni; nulla è cambiato e tutto pare debba ricominciare da capo tra qualche tempo, poiché ci è sembrato che ai due poco importassero le vittime nei loro schieramenti, come se fossero dei soldatini di piombo da far cadere e morire a piacimento, come nei giochi dei ragazzini o di certi adulti!
Chinò la testa rattristato, esclamando:
– Che miseria, che vergogna, che assurdità, che ignoranza e poi, come se non bastasse, questi esseri umani osano ancora puntare il dito verso il “cielo” per fargli assumere la responsabilità dei loro obbrobri!
Androman non seppe che cosa ribattere…l’Angelo sembrava avere ragione, ciò nonostante cercò d’insistere:
– Però è “lassù” che ci hanno resi tali…, non siamo stati noi ad inventarci! Il male, il far male, deve essere stato creato quale parte costitutiva di noi stessi…come mai?
Qui Metlohim dovette riflettere un istante, ma soprattutto raccogliere le sue energie, perché pure gli Angeli, anche se in minor misura, registrano dei cali d’energia, soprattutto nei momenti bellicosi dell’umanità, quando si trovavano sotto stress, forse uno stress non previsto da Madre Natura.
Va pur detto che anche gli Angeli, con il tempo esaurivano la loro energia, che alcuni cercavano di ricuperare trasformandosi consapevolmente, per assumere altri compiti nell’Universo, a seconda del loro livello evolutivo.
Ma Metlohim non si attardò a lungo:
– Capisco le tue difficoltà…ma la situazione non è così semplice come sei tentato di credere. Innanzi tutto il bene e il male non sono vissuti come tali a livello dell’Universo che riesce ad assorbirli, integrarli, o se vuoi “digerirli”, rifonderli nell’energia unica da cui prendono inizio. Questo significa che per l’Universo non sono lesivi, come lo sono invece nella realtà che tocca l’essere umano, la sua costituzione e il suo funzionamento. Hanno quindi una vita e una durata relativa all’essere umano e si presentano distinti, con effetti diversi durante il decorso della sua esistenza!
– Ma perché dobbiamo soffrire a causa del male…non potrebbe esserci soltanto il bene?
– Hai già provato ad inspirare soltanto, quando invece dovresti respirare per vivere, oppure a mangiare tutta la giornata senza sosta?
– Ma questo cosa c’entra con la responsabilità, con il bene e il male?
– Comincia a rispondere…sei o non sei il mio apprendista?
– Va bene…no, non l’ho mai provato perché so che è impossibile, è ovvio che in quel modo non si potrebbe continuare a vivere!
– Siamo dunque d’accordo: avete una certa libertà (d’altronde che cosa sarebbe la vita senza questa libertà) e la vita si contraddistingue essenzialmente attraverso il duplice moto esteriore e interiore, senza il quale non potreste vivere molto più di un attimo fuggente. Pensa all’uscita dal grembo materno, alle respirazioni successive, al vostro richiamo per ottenere l’indispensabile calore materno e il latte. Con questo richiamo testimoniate di essere vivi e che ci si deve occupare di voi, per dare continuità alla vita appena creata e collocata su questa terra che, almeno per ora, rimane l’unico punto d’attracco possibile.
Così, essendo mortali, soffrite per tutto ciò che è in contrasto con il vostro quieto vivere, non per ultimo perché vorreste essere immortali, anche se questa non è la sola ragione.
La sofferenza, ciò che solitamente chiamate il “male”, e dite pure che “fa male”, vi serve al tempo stesso come segnale d’allarme: ciò significa che la vostra vita è in qualche modo, a seconda delle situazioni, più o meno in pericolo.
Questo vale sia per la vita esteriore che quella interiore.
Se per esempio il piede non vi facesse male, lo brucereste in prossimità del fuoco, oppure se qualcuno vi dovesse ferire moralmente e voi non ve ne rendereste conto, rimarreste vincolati a un amico o a un coniuge, che forse non sarebbe degno di esserlo e potrebbe continuare a ferirvi e farvi “star male” anche per tutta un vita!
Quindi i due aspetti vi servono per vivere, anche nel loro apparente contrasto ed è perciò importante conoscerli entrambi: d’altronde come credi di potere riuscire a sapere e poi decidere che cosa è il tuo o il vostro “bene”, se non sperimentando il tuo, il vostro “male”?
È a questo punto che puoi fare una vera scelta: soltanto se li conosci entrambi, altrimenti che scelta sarebbe?
– Ma quelli che fanno e continuano a fare soltanto il male? volle sapere Androman, che cosa hanno sperimentato?
– Vedo almeno tre possibilità, intervenne subito l’Angelo:
primo che non hanno forse mai avuto occasione di sperimentare veramente il “bene”, un bene valido per loro;
secondo, magari pensano che il male che stanno facendo sia un bene e quindi fanno una confusione tra i due, oppure il male che stanno compiendo lo vivono soltanto come un bene per sé stessi;
terzo, scelgono deliberatamente il male, per svariate ragioni, come per vendetta, per compensare torti subiti, per ricavarne dei sentimenti di potenza, magari all’interno d’insopportabili situazioni d’inferio-rità e così via…
Come vedi la costellazione può essere molto complessa e le cause molto variate!
– Sì, me ne rendo conto, aggiunse Androman, tacque per un po’ e infine volle saperne di più:
– A me sembra che ci debba essere una ragione più profonda per cui possiamo scegliere il male…
– Forse c’è, ma non so se è ciò che intuisci: si potrebbe dire che a livello dell’Universo il “bene” e il “male” non esistono, o meglio ancora, che vengono come assimilati, fusi, riassorbiti, risolti, per così dire annullati, come se non contassero, mentre sono molto sentiti a livello umano, a causa della vostra consapevolezza e della vostra fragilità!
– Appunto, ci risiamo: siamo troppo fragili, troppo vulnerabili, mi sembra di averlo già detto: per un sì o un no, ci succede qualcosa d’increscioso e talvolta, troppo spesso, si soffre e muore perfino prematura-mente!
– Lo so, ma per il momento il problema è insolubile…forse un giorno lontano…, aggiunse quasi nostalgicamente l’Angelo e concluse con una lieve e per lui rara sfumatura ironica:
– Allora avremo anche meno da fare…, come se ciò fosse per lui la cosa più importante.
– E la natura? insistette Androman.
– Solitamente quella subisce dapprima passivamente le malefatte umane, le trangugia, ma poi un giorno, anche se talvolta lontano, le risputa o addirittura le vomita, colpendo magari il mittente per presentargli non di rado un conto alquanto amaro! Sta quindi a voi esseri umani fare delle vere scelte, soprattutto a lungo termine ed essere in chiaro sugli obiettivi che volete raggiungere e quelli che volete evitare…!
– Però mi sembra che tu stia dimenticando gli aspetti temibili, addirittura crudeli della natura stessa, che può flagellare gli esseri viventi in modo smisurato, tra l’altro con tempeste e fulmini, inondazioni, terremoti, eruzioni vulcaniche, meteore e comete, epoche glaciali ed altro ancora!
– No, contraddisse immediatamente Metlohim, non lo dimentico, vi ho accennato poc’anzi e devo riconoscere che anche a me crea non pochi problemi…
– Ah, aggiunse Androman, finalmente…!
E così discutendo, quasi impercettibilmente si diressero verso nord:
– Ma se continuiamo su questa strada giungiamo a Tronsten, non lontano da casa mia, fece notare Androman.
– Infatti, è pure lì che dobbiamo andare…
– E per chi dobbiamo andarci?
– Non lo so ancora, ho soltanto ricevuto l’ordine di raggiungere la borgata…
– Speriamo che sia un qualche vecchietto, che per la sua età si trovi in modo naturale al termine della sua vita, commentò semplicemente Androman.
L’Angelo non reagì, aggiungendo soltanto:
– Dapprima dobbiamo costeggiare il lago che si trova qui nei paraggi…
– Vuoi dire quello di Sunsival? ma non è una scorciatoia…!
– Lo so, ma mi stanno chiamando.
Affrettarono il passo, se per Metlohim di passo si poteva parlare, e giunsero in poco tempo sulle rive del lago. A una certa distanza videro una barca capovolta e a qualche metro un uomo che gesticolava nell’acqua, chiedendo aiuto.
Androman si tuffò immediatamente, cercando di raggiungerlo il più velocemente possibile…
– Temo che non ci riuscirai, gli fece notare Metlohim, però fai bene a provare…
Androman accelerò le bracciate, ma quando giunse sul luogo l’uomo era già scomparso sott’acqua. Si tuffò e rituffò ma senza esito. Tutt’a un tratto notò che Metlohim, scomparso nell’acqua, riemerse poco dopo.
– Gli hai già stretto la mano? chiese Androman ansioso.
– Sì, fu la semplice risposta di Metlohim, le acque sono melmose e non potevi vederlo; d’altronde è stato un uomo poco prudente, ragione per cui la sua barca si è capovolta, proiettandolo in acqua…
per di più non sapeva nuotare!
– Ho tentato di tutto, intervenne Androman, quasi mi scoppiavano i polmoni…
– Lo so, ed è così che devi fare…credo sia importante che voi esseri umani cerchiate di aiutarvi dov’è possibile e il più possibile, anche se talvolta gli sforzi possono essere vani. Penso sia essenziale sperare e agire, perché gli sforzi possono dare buon esito, come hai potuto notare con il Cavaliere. Qui le circostanze erano sfavorevoli e così non hai potuto fare nulla!
Androman era alquanto sorpreso per questa riflessione: dunque c’erano delle situazioni in cui perfino l’Angelo della Morte sperava e aspettava che si facesse qualcosa per salvare un suo candidato!
– Ora cerca di asciugarti meglio che puoi, perché dobbiamo essere a Tronsten verso la fine del pomeriggio: aspettami sulla piazza principale, nel frattempo ho ancora altri compiti da svolgere…, e così dicendo scomparve.
Androman, dopo aver tentato di asciugarsi, proseguì di buon passo, perché il percorso era tutt’altro che breve. Strada facendo s’interrogò a proposito della persona che sarebbe dovuta trapassare in quella borgata che conosceva piuttosto bene.
Giunto nel bosco che separava il lago Sunsval da Tronsten, scorse da una certa distanza un uomo che giaceva per terra, rantolando e gesticolando come se fosse in gravi difficoltà. Androman accorse immediatamente e gli parve di riconoscere un abitante della regione, di cui non ricordava il nome. Era tutto macchiato di sangue:
– Mi hanno trucidato per derubarmi…ma non avevo quasi niente, disse il malandato a stento,…ti conosco, sei Androman…avverti la mia famiglia, i Grunotan…che vengano a cercarmi…temo di essere alla fine…
In quel preciso istante riapparve Metlohim e strinse la mano dell’uomo che lasciò cadere la testa sul fianco.
– Lo hanno accoltellato barbaramente per pochi spiccioli… lo hanno ucciso per niente…, aggiunse con un certo rammarico che sorprese Androman,…ormai non c’è più nulla da fare!
– Lo colloco in un luogo un po’ appartato e più protetto, disse Androman e così fece.
– Devi affrettarti, perché sei già un po’ in ritardo e dovrai ancora avvertire la famiglia Grunotan dell’accaduto…a presto.
Androman riprese di buon passo il cammino e fece quanto gli era stato chiesto.
La famiglia Grunotan rimase estremamente scossa dal messaggio, ma ciò nonostante riuscì ad organizzarsi rapidamente per andare a ricuperare la salma del parente in tempo, prima del calar della notte e del sopraggiungere dei rapaci.
Il giovane ebbe la netta impressione che non fosse quella la ragione per cui Metlohim lo aveva convocato a Tronsten per la fine del pomeriggio. La morte di Jan Grunotan doveva essere stato un momento imprevisto, come d’altronde quella del pescatore e Androman cominciò a preoccuparsi seriamente della costellazione dei morti attorno a Tronsten!
Per un attimo pensò che erano troppe le morti causate dalla mano dell’uomo, comprese quelle autoinflitte anche se involontarie, come quelle del contadino caduto dall’albero o del barcaiolo!
Chi sarebbe stato il prossimo e per di più a Tronsten?
Conosceva quella persona? Sarebbe stata una morte giustificabile, oppure “arbitraria” e per la quale non erano individuabili le ragioni?
Era evidente che, trattandosi di un abitato che gli stava a cuore e che conosceva bene sin dall’infanzia, fosse alquanto preoccupato. D’altra parte cominciava ad accettare il fatto, anche se con qualche difficoltà, che talvolta le dipartite rimanevano inspiegabili.
Doveva ammettere che, forse soltanto un giorno lontano, avrebbe capito meglio certe situazioni che per ora gli rimanevano oscure.
Assorto nei suoi pensieri, giunse a Tronsten verso la fine del pomeriggio, recandosi immediatamente al centro del villaggio, come pattuito con l’Angelo della Morte.
Ad un certo punto, Androman vide Evenia uscire da una delle botteghe con alcuni pacchi.
“Come al solito avrà fatto la spesa per la fattoria”, pensò Androman, ma nello stesso momento, due ragazzi che si rincorrevano velocemente, si avvicinarono al negozio e a Evenia: il primo dei due riuscì a scansarla, ma il secondo la urtò violentemente. I pacchi volarono da tutte le parti e la giovane cadde malamente, battendo violentemente il capo, dapprima contro il muro, poi per terra, dove rimase immobile, priva di sensi.
Androman, che aveva afferrato la situazione, accorse immediatamente, chinandosi sulla ragazza per tentare di aiutarla. Nel medesimo tempo Metlohim era già sul posto e anche lui stava per chinarsi su Evenia:
– È per lei che sei venuto? ansimò Androman.
– Sì, annuì gravemente l’Angelo della Morte, mentre stava allungando la mano per stringere quella di Evenia.
– No, questo no, questo non me lo puoi fare! urlò Androman, tant’è che tutti si voltarono per vedere che cosa stesse succedendo.
– Questi sono gli ordini, ribatté irremovibile l’Angelo, anche se con un velo di tristezza negli occhi,…sono gli ordini, ripeté Metlohim quasi come se dovesse convincere sé stesso di compiere il gesto conclusivo.
Ma mentre stava per prendere la mano di Evenia:
– No, non puoi, gridò di nuovo Androman, non deve essere…, poi aggiunse subito, come se gli fosse venuta un’ispirazione, consultati con gli Arcangeli, te ne supplico!
Allora Metlohim, già chinatosi su Evenia si raddrizzò, raccogliendosi un attimo in un’immobilità assoluta, chiudendo gli occhi per riaprirli un istante dopo:
– Hanno accettato, però a una condizione: devi scegliere tra la tua vocazione e la ragazza…,se scegli la giovane donna, l’apprendistato dovrà essere interrotto!
– Risparmiala, salvala! non seppe che aggiungere fuori di sé, lasciala qui tra noi, a qualsiasi costo!
– Va bene, se questa è la tua scelta…sappi però che a partire da questo istante il tuo apprendistato dovrà essere sciolto…
– Non ti rivedrò mai più? riuscì a chiedere Androman.
– Verrò stasera sul tardi a trovarti nella tua fattoria, devo intrattenermi con te prima della nostra separazione: ora il momento non è adatto, devi occuparti di lei…la situazione lo richiede…, e l’Angelo della Morte scomparve repentinamente.
* * *
So long, I am around…
Fine del 5° capitolo (continua)
6.
Con la scomparsa di Metlohim, Evenia riaprì gli occhi e colse lo sguardo ansioso di Androman curvo su di lei, nonché quello dell’altra gente conosciuta e sconosciuta che le stava intorno:
– Cosa è successo, dove sono…? e poi ancora, quanto mi fa male la testa, che male..! portandosi le mani al capo.
Nel frattempo Androman le pose un giaccone sotto il capo e il negoziante le rinfrescò le tempie con un fazzoletto inzuppato, pregando la gente che stava curiosando di voler fare spazio in modo che Androman potesse portarla nel retrobottega e adagiarla su un divano.
– Non mi crederai, disse Evenia ad Androman, l’ho vista proprio brutta…ho visto…ho visto…l’Angelo della Morte…voleva portarmi via con sé…ma poi improvvisamente è ripartito…la testa mi fa veramente male…!
– Lo credo, hai fatto una caduta tremenda! confermò in modo alquanto evasivo Androman, per rimanere aderente alla realtà osservata da tutti quanti.
– Ma io volevo dire dell’Angelo, insistette Evenia.
– Posso credere che tu l’abbia visto, con una caduta del genere, probabilmente l’avrei visto anch’io…
– Tu non mi credi…, si lamentò Evenia.
– E come se ti credo! eclamò il giovane, ma pur usando un tono convincente, non riuscì a persuadere Evenia, ragione per cui cambiò argomento…, forse lo avrebbe potuto riprendere un giorno:
– Se te la senti, ti riporto a casa…
– Ho molto male alla testa, ma credo sia meglio che torniamo e penso che ce la farò…ho lasciato il carro dietro il caseggiato.
Il mercante si propose per andare a cercarlo, vi caricò i pacchi di Evenia e Androman la depose con delicatezza sulle coperte che il bottegaio aveva approntato sul fondo del carro.
– Ma non c’è bisogno di tutto questo, cercò di opporsi Evenia.
– Dopo quello che ti è successo, penso proprio di sì, disse Androman molto deciso, al che Evenia non osò più ribattere, rilassandosi sulle coperte.
Androman prese in mano le redini e sotto lo sguardo preoccupato dei convenuti, si allontanò lentamente in direzione della fattoria.
Dopo qualche miglio si fermò in un posto tranquillo per accertarsi delle condizioni di Evenia:
– Sto molto meglio…potrei già sedermi accanto a te…non ho più bisogno di rimanere sdraiata!
Androman non era del medesimo parere e la pregò con insistenza di rimanere adagiata, cosa che la ragazza accettò controvoglia, ma senza opporre più resistenza alle attenzioni del giovane:
– Quando saremo nelle vicinanze della fattoria, mi metterò a sedere vicino a te…non vorrei che papà si preoccupasse troppo!
Dopo aver acconsentito, Androman incitò i cavalli e proseguì verso casa.
Già da lontano Tusdan vide arrivare il carro, gli andò incontro e al suo arrivo, salutò Androman con entusiasmo:
– Pensavo proprio a te, perché c’è un lavoro per il quale avrei bisogno del tuo consenso e se sei d’accordo, anche del tuo aiuto.
Quando vide Evenia scendere con un po’ di difficoltà, chiese alquanto preoccupato:
– Non ti senti bene, figlia mia?
– Ho soltanto un po’ di mal di capo e delle vertigini, niente più…
– Forse sarà meglio che ti riposi un poco, dopo l’intenso lavoro di questi giorni…
– Grazie papà…forse un momentino…penso che tu abbia ragione…, ed entrò subito in casa sdraiandosi sul letto.
Androman s’intrattenne ancora per qualche istante con il fattore:
– Devo concludere un lavoro nei campi del settore ovest, disse Tusdan, ma sarò di ritorno per cena.
Il giovane proprietario entrò in casa per assicurarsi dello stato di Evenia:
– Grazie, va meglio, non preoccuparti…stavo pensando alla fortuna che ho avuto…sei tornato proprio nel momento della mia rovinosa caduta…credevo di morire e ho come la strana impressione che c’è mancato poco!
Poi, con uno sguardo molto tenero:
– Ti sono molto grata per l’aiuto che mi hai dato…non avrei voluto che qualcun altro mi avesse portato sulle sue braccia!
Androman era imbarazzato: quel portarla era stato per lui come un atto di fidanzamento e abbassando gli occhi disse soltanto:
– Ora riposati, alla cena penso io…
– No, no, si oppose Evenia, non posso lasciare che tu…
– Suvvia, per una volta…dirò a tuo padre che per il mio ritorno desideravo cucinare e che ti ho costretta ad abbandonare i fornelli…
– Furbacchione, osò dirgli la giovane sorridente e compiaciuta.
– Ti avviserò quando dalla finestra vedrò sopraggiungere papà, in modo che tu sia alzata quando entrerà in casa.
– Grazie ancora, insistette Evenia con calore, stringendogli affettuosamente e con insistenza la mano.
Anche per lei, quel pomeriggio era come se si fosse stabilito un legame indelebile con Androman e nonostante il gran mal di capo, era felice come non mai!
A serata avanzata, quando il giovane era già a letto e stava per addormentarsi, sopraggiunse Metlohim:
– Sono un po’ in ritardo, disse, ma oggi c’era molto da fare e visto che avevo promesso di venire a parlare con te prima di lasciarci…, fece una pausa poi riprese:
– Vedi, poiché ci tenevi così tanto che Evenia non morisse, e questo lo posso capire perfettamente, da un lato ho dovuto infrangere le regole del mio operato, ma dall’altro ti sei squalificato in quanto apprendista, perché bisogna saper svolgere questa funzione in modo impersonale e al momento gli Arcangeli sono stati quasi irremovibili.
– Spero che con l’andar del tempo questo possa cambiare…comunque è una delle cose che avrei voluto modificare, perché penso che la vita vada gestita con maggior flessibilità!
– È possibile, ma non lo so e non credo molto che le cose cambieranno in futuro…
Ciò che volevo dirti invece, ed è soprattutto per questo che intendevo parlarti…il tuo apprendistato potrebbe anche riprendere…
– Ah sì…e come mai?
– Potrebbe riprendere dopo la tua morte, ma soltanto a una condizione…
– Vedo che non potete fare a meno delle condizioni, insinuò Androman con una certa ironia e amarezza.
– Certo, nella vita ci sono e devono esserci delle regole… nel caos nulla potrebbe edificarsi…stavo dunque dicendo che l’apprendistato potrebbe riprendere dopo la tua morte se la tua vita sarà stata esemplare…
– Esemplare?…da un punto di vista umano potrei avere una qualche idea in proposito, ma per voi che cosa vorrebbe dire?
– Significa che se continuerai a vivere così come in passato, con la tua abituale dirittura, il rispetto che hai dimostrato finora per te stesso, gli altri e la natura, se sarai un marito affettuoso, comprensivo e fedele, un padre che sa essere un valido punto di riferimento per i suoi figli, un vicino leale, disponibile e generoso, un cittadino sulla cui affidabilità e sostegno la comunità potrà contare, mi sarà concesso di ristabilire con te il rapporto d’apprendistato al momento del tuo trapasso, qualora tu lo volessi ancora!
– Dovrei diventare quindi almeno un saggio, insinuò di nuovo Androman con una lieve punta d’ironia.
– Forse di più, ribatté l’Angelo della Morte, dovrai essere un saggio amante e virtuoso, cioè che oltre ad essere saggio, saprà amare e concretizzare le conquiste della sua saggezza!
– Hai detto niente, aggiunse Androman in tono quasi scherzoso, e io dovrei essere in grado di compiere tutto ciò?
– Non lo so, forse…spero, rispose Metlohim molto seriamente.
– Lo speri addirittura?
– Sì, francamente mi piacerebbe riprendere con te il percorso che abbiamo dovuto interrompere!
Questo Androman non se l’aspettava e ridivenne serio:
– Ne sono veramente lusingato…
– Nonostante qualche contrasto, ti ho apprezzato molto e credo che gli scambi avuti con te mi abbiano perfino giovato…
– Giovato? chiese alquanto allibito Androman.
– Sì, sottolineò l’Angelo, mi hai aiutato ad allargare il mio orizzonte e a guardare certe realtà da un altro punto di vista… e gli Arcangeli te lo hanno accreditato!
– Capisco, aggiunse semplicemente il giovane.
– Ora ti lascio: ho detto quanto dovevo e visto che un giorno dovrai trapassare, mi rallegrerò se potremo riprendere il nostro rapporto e se non dovrò venire soltanto per interrompere la tua vita terrena ed accoglierti per integrarti in modo impersonale nella natura dell’Universo!
– Ti ringrazio sinceramente per tutto ciò che mi hai concesso, e spero di poter riprendere i nostri dialoghi, concluse Androman.
– Va bene, auguriamocelo…e l’Angelo scomparve silenziosamente com’era venuto.
* * *
So long, I am around…
Fine del 6° capitolo (continua)
7.
Da quella sera in avanti, gli eventi concernenti Androman si succedettero in modo quasi prevedibile: la sua vita prese un percorso lineare, non monotono e banale come si potrebbe supporre, bensì esemplare come descritto dall’Angelo della Morte, quale condizione per riprendere l’apprendistato al momento voluto.
Non che Androman lo facesse per raggiungere quel preciso scopo, ma perché era il suo modo abituale di essere, anche se con il trascorrere del tempo la sua personalità maturò, completandosi a poco a poco.
In poche parole: Androman continuò a dedicarsi alla sua terra come agricoltore con l’aiuto di Tusdan, al quale chiese il consenso di poter sposare Evenia e formò con lei una coppia invidiabile. Non soltanto i due si amavano veramente, ma erano pieni di riguardo l’uno per l’altro e si aiutavano a vicenda dove e quando potevano.
A questo proposito è significativo quanto affermò Evenia, già in età avanzata, parlando con i propri figli quando Androman non era già più tra i viventi:
“Vostro padre ed io abbiamo dovuto guerreggiare non poco per difenderci, ma sempre verso l’esterno, per assicurare una vita dignitosa alla nostra famiglia.
Non ci siamo combattuti reciprocamente e non abbiamo disperso le nostre energie in dispute sterili o perenni disaccordi, come purtroppo succede in molte famiglie!”
Ebbero alcuni figli che crearono, con il passare del tempo, come un piccolo villaggio attorno alla fattoria, comperando altri terreni perché nessuno, neppure da sposato, volle lasciare la regione: non soltanto provavano il desiderio di rimanere uniti, perché stavano bene insieme, ma sentivano una grande forza che proveniva da questo loro modo di vivere.
Parecchi anni dopo il decesso di Tusdan, il più anziano di tutti, venne anche per Androman il momento di dover lasciare definitivamente i suoi cari.
Furono delle scene commoventi ma serene, perché ognuno accettò l’inevitabile realtà che Androman era giunto al termine della sua vita. Persino Evenia, di una decina d’anni più giovane, riuscì a congedarsi serenamente dal marito: pensò che quel che c’era da compiere era ormai compiuto, che la loro vita era stata piena, edificante e armoniosa, anche se lei avrebbe preferito morire con lui, possibilmente tra le sue braccia. Ma da un lato aveva molti nipotini di cui occuparsi mentre i genitori lavoravano, dall’altro sapeva ormai della vocazione di Androman che era rimasta immutata.
Così egli spirò serenamente circondato dall’affetto e dalla stima della sua grande famiglia.
* * *
So long, I am around…
Fine del 7° capitolo (continua)
8.
Al suo capezzale lo attendeva oh, sorpresa…un Angelo che assomigliava a Metlohim, con un filo di luce dorata attorno ai suoi tratti, cosa che in un primo tempo lo stupì, perché era un fenomeno che non aveva mai notato durante il periodo del suo apprendistato. Il volto era senza barba e Androman ebbe l’impressione che i lineamenti del viso avessero assunto dei tratti femminili. Per un istante pensò: “che strano, ma è proprio Metlohim, oppure un altro Angelo della Morte?”, fino a che, come di consueto, questi gli strinse la mano:
– Ora sei morto, disse senza mezzi termini, questa è la tua nuova realtà e sarà bene che ti ci abitui sin d’ora, per non cadere nell’illusione di trovarti ancora in vita tra gli esseri umani e di esser ancora parte della loro comunità…
Anche la voce di Metlohim gli sembrò più dolce, meno grave, insomma più “femminile”…e infine Androman si guardò intorno alquanto stupito:
– Ma non mi sembra molto diverso da quanto fosse prima, disse con una certa insistenza.
– No, ribatté l’Angelo della Morte, le cose non sono cambiate molto, poiché le porti dentro di te, a parte il tuo punto di vista che d’ora in poi potrebbe modificarsi, sei soprattutto tu che stai cambiando…
– Ma il tuo volto, la tua voce, la tua espressione…e poi cosa sarebbe quella luce dorata che ti circonda?
Qui l’Angelo sembrò quasi imbarazzato:
– Prima di tutto c’è stata una trasformazione e sono diventato Arcangela e anche se non è abituale, ho voluto riceverti personalmente per chiarire le tue intenzioni, poiché dopo la vita che hai condotto sulla terra, sei qualificato per proseguire il tuo apprendistato, direttamente sotto la mia guida. Abbiamo fatto un’eccezione, visto il nostro precedente rapporto!
– Non ti sarai sbagliato, ho udito bene, hai detto Arcangela?
– Sì, nel frattempo ci sono stati dei cambiamenti nel Cerchio degli Arcangeli. Si è pensato ancor più in termini di funzioni e si è deciso che la Morte fosse una forma di Grande e Tacita Accoglienza, in un certo senso simile a quella che la Vita dedica ai bambini che nascono e che quindi aveva un carattere più squisitamente femminile…
– Ah, cominciate a fare delle eccezioni? Significa forse che sta cambiando qualcosa d’importante nell’ordine che concerne la Vita, i suoi Princìpi, le sue Leggi?
– Non i Princìpi e le Leggi, corresse l’Arcangela, ma le Regole e le loro applicazioni…
– E che differenza ci sarebbe?
– I Princìpi sono immutabili, le Leggi sono relativamente variabili, mentre le Regole con le loro applicazioni presentano una certa elasticità e a seconda delle situazioni possono essere modificate, talvolta con una certa facilità, purché non prevarichino i Princìpi e le Leggi, anche se in verità sarebbe molto ma molto difficile, direi addirittura impossibile… Ma forse avremo occasione di riparlarne.
Ora sono venuta soltanto per informarmi sulle tue intenzioni: vuoi o non vuoi proseguire il tuo apprendistato?
– Ma certo che lo voglio, confermò subito Androman, e in quanto Arcangela, mi sembra che dovresti saperlo!
– Infatti lo sapevo, ma la Regola vuole che lo si chieda al candidato stesso, per evitare qualsiasi interpretazione soggettiva da parte nostra!
– Come anche gli Arcangeli, scusa…le Arcangele possono commettere degli errori?
– E perché non dovrebbero: nell’Universo anche noi siamo delle forme transitorie, non assolute!
Androman sembrava deluso, ma poi si ricordò che anche gli Arcangeli e le Arcangele sono perituri, devono trasformarsi e possono sbagliare nelle loro interpretazioni della realtà, seppure molto più raramente dei comuni mortali, poiché hanno al loro attivo un lungo e arduo lavorio interiore.
L’Arcangela intuì la riflessione del suo discepolo:
– Certo, anche noi non siamo eterni e non avendo il carattere d’eternità, non possiamo comprendere il tutto, le sue cause e le sue finalità, qualora ce ne fossero…
– Come, avete pure dei dubbi sulle cause e finalità del tutto?
– Che cosa credevi, è proprio questo uno dei punti più difficili da capire nei Misteri dell’Universo:
ci sono o non ci sono cause e finalità intrinseche? Ecco la questione…,gli fece notare l’Arcangela proseguendo subito:
– C’è un’altra cosa che devo dirti…anche il mio nome è cambiato con la modifica della funzione…ora mi si chiama Metielle…e così dovrai chiamarmi, poiché continuerai ad essere il mio apprendista, come ho espressamente richiesto. Non so per quanto tempo dovrai esserlo, perché questo lo deciderà il collegio degli Arcangeli, anche se con il mio preavviso. Ora il tempo ha meno importanza e ne avrà ancor meno durante le nostre trasformazioni successive.
Quando avrai terminato l’apprendistato, anche il tuo nome cambierà e riprenderai quello che portavo quando mi hai conosciuto durante la tua vita terrena.
– Ma in che stato siamo attualmente? volle sapere Androman.
– Siamo un campo “andromorfoenergetico” e a seconda della personalità passata, di maggiore o minor estensione e intensità.
– E che cosa sarebbe un campo “morfogenetico”?
– Non “morfogenetico”, quello è un’altra cosa, bensì “andromorfoenergetico”, vale a dire un raggruppamento di atomi costitutivi della nostra individualità prima della morte, che sono rimasti associati e portano avanti il nostro passato, preparando il futuro…
– Una specie di reincarnazione dunque?
– Non reincarnazione bensì trasformazione!
– E che cosa succederà con noi in futuro? non poté desistere dal chiedere Androman nella sua insaziabile curiosità.
– Al momento so che dopo essere entrati nel “Regno delle Ombre” e diventati eventualmente Angeli poi degli Arcangeli o delle Arcangele, e ovviamente pochi lo diventano (così come non tutti vita natural durante diventano la medesima cosa), si è aspirati dalla Grande Luce, ciò che corrisponde
probabilmente a una fusione dei nostri atomi che si spersonalizzano, per essere disponibili a un rinnovamento all’interno dell’Universo, o forse anche di un Universo parallelo…non lo so di preciso…
Androman rimase ammutolito, una tale spiegazione non gli era mai stata data.
– E come fai a saperlo?
– Non lo so, rispose Metielle con la sua abituale sincerità, è una pura supposizione, però basata su un tentativo di riflessione analogica, anche se ciò non può valere quanto una certezza: è soltanto un’ipotesi tra le tante e ognuno di noi tenta di avvicinarsi alla verità a seconda delle sue possibilità e soprattutto dei suoi limiti!
– E che cosa sarebbe un tentativo di riflessione analogica?
– Corrisponde a un’attenta osservazione della realtà che cade sotto i sensi e a partire dalla quale si cerca di dedurre un ordine di realtà parallelo, che sfugge però ai nostri sensi, quindi all’indagine oggettiva, alla misurazione e alla verifica soprattutto di tipo scientifico: nessuno, per quanto mi è stato dato di conoscere, è riuscito finora a provare le ipotesi di tipo “metafisico”, come per esempio quella di prima, perché trascendono il codificabile e il verificabile…Può darsi che lo sapremo quando cambieremo di stato, oppure non sarà più possibile, perché saranno cancellate le nostre capacità di ricordare, essere consapevoli e agire.
– Se ti ho capito bene, stai parlando di qualcosa che assomiglia alla metempsicosi dell’antica Grecia, della “migrazione dell’anima” e sarebbe il processo in cui ci troviamo ora e che potrebbe concludersi a favore di un rinnovamento radicale dello spirito-materia, investendo infinite altre forme di vita che saranno create in seguito!
– Qualcosa del genere, ammise pacatamente Metielle.
– Ma non lo trovi fantastico? esultò Androman un po’ deluso dalla mancanza di entusiasmo dell’Arcangela.
– Non lo trovo né fantastico né non fantastico, ribatté subito Metielle, potrebbe forse essere così, che ci piaccia o meno e dobbiamo accettarlo per ciò che è…
– Ed è poco? Tu sapresti inventare qualcosa di più funzionale e sensato? Diversamente come potrebbe funzionare?
– A dire il vero non lo so…
– Vedi, che non hai da proporre alternative? Anch’io non ne ho per un progetto così straordinario, ho soltanto delle proposte di dettaglio da fare qua e là, come ho già accennato all’inizio del mio apprendistato…se te lo ricordi…
– Certo che me lo ricordo…e all’inizio mi dava anche un certo fastidio!
Dopo di che Androman chiese a bruciapelo:
– Ma se io dovessi diventare un Angelo della Morte alla fine del mio apprendistato, dovrei continuare ad esserlo fino a quando, e sottolineo forse, diventerò anch’io un’Arcangela della morte, oppure potrei eventualmente cambiare…”mestiere”, se quello attuale non dovesse più piacermi?
Metielle lo guardò interdetta:
– Come, non ti piace già più l’idea di essere un Angelo, o forse un’Arcangela della Morte?
– No, non ho detto questo…ho soltanto avanzato l’ipotesi: se più avanti non dovesse…
– Capisco, ero già preoccupata…
– Mi sembra che ci tieni tanto che io…
– Certo che ci tengo, intervenne Metielle, mi sono affezionata a questo compito e considero importante iniziarti nel miglior modo possibile a questa funzione che d’altronde, desidero ricordartelo, hai scelto tu e non io!
– Sì, sì, non l’ho dimenticato, ma volevo soltanto sondare le possibilità, l’elasticità dei ruoli, perché anche qui desideravo proporre dei cambiamenti…
– Mio giovane amico, prima di pensare a cambiare l’ordine delle cose, ti suggerisco d’imparare bene il “mestiere” che ti sei scelto per “l’aldilà” e che ormai è diventato un “aldiqua”. Non vorrei essermi proposta inutilmente come tua guida…
– Certo, certo…, si affrettò a rassicurarla Androman, cercherò senz’altro di fare del mio meglio, ma temo che non potrò evitare di farti certe domande o delle osservazioni che non ti saranno sempre gradite…
– Va bene, già in passato ho cominciato a prenderci l’abitudine, ma ora muoviamoci e cominciamo…
– Scusa, ma prima vorrei continuare un attimo il discorso di prima sulla “migrazione dell’anima”…
– E perché mai? chiese Metielle quasi un po’ infastidita.
– Mi è sembrato che sulla terra si confonda spesso la metempsicosi con la reincarnazione.
– Vale a dire?
– Molti pensano che siano la stessa cosa e attribuiscono alla migrazione delle anime il medesimo significato della reincarnazione, mentre da quanto mi risulta, quest’ultima è un fenomeno diverso dal primo. Secondo la metempsicosi, così come sono riuscito a capire, non si passa due volte attraverso il medesimo stato. Per esempio: non ci si reincarna come essere umano, ma si passa ad altre dimensioni, diciamo per esempio ed intenderci, stati come il tuo e il mio oppure altri ancora che mi sono ovviamente sconosciuti: ciò significherebbe evolvere attraverso dei cosiddetti “stati multipli dell’ essere”. Insomma, un eterno migrare, con l’illimitatezza dell’Eternità e non un costante ripetersi del medesimo stato umano, animale, insomma terrestre che sia.
L’apprendista si fermò, come se avesse raggiunto la fine del suo discorso.
– Ti seguo con attenzione…continua…
– Mi sembra di avere concluso…
– Io non ho quest’impressione, sottolineò Metielle.
Androman fece una pausa di riflessione, poi riprese:
– Giusto, volevo concludere con il problema dell’incarnazione. Poiché c’è già il fenomeno della procreazione, da un lato mi sembrerebbe uno strano e inutile doppione, dall’altro qualcosa di più grave: sto pensando all’interpretazione inespressa che la procreazione, ossia la trasmissione di un certo ammontare se pur di “materia”, possa essere privo di animazione. Ci si troverebbe così di fronte al vecchio problema della separazione materia-spirito, come se si trattasse di due entità separate, per cui l’ultima verrebbe ad inserirsi nella prima, mentre ritengo che si tratti semplicemente di “due facciate della medesima medaglia”.
Alcuni pretendono che ciò avvenga al momento del concepimento, addirittura dopo essersi scelti i genitori! Ti puoi immaginare la ressa e le dispute allo “sportello”, quando ci sono dei genitori molto ambiti per svariate ragioni, come ad esempio le comodità o sfide esistenziali che potrebbero offrire. Oppure e non per ultimo a causa di certe altre “utilità” che alcune coppie parentali potrebbero rappresentare per l’evoluzione dei “candidati”.., soggiunse Androman con tono lievemente ironico.
Poi proseguì con serietà il suo discorso:
– Io non credo alla scissione di una realtà che gli esseri umani insistono a voler separare, perché penso che si tratti di un tutt’uno che presenta, a seconda dell’angolazione da cui si osserva, delle sfaccettature diverse! Suppongo che con la procreazione, che è un’incarnazione del patrimonio degli avi, venga trasmesso in modo nucleare tutto quanto sia necessario per sopravvivere biologicamente in un primo tempo e poter costruire la propria vita umana poi. Si possono sviluppare così contemporaneamente l’aspetto somatico e quello psichico a partire dalle basi offerteci dai genitori.
Androman fece una breve pausa per raccogliere i suoi pensieri, poi continuò:
– Dopo la morte, il corpo restituisce a poco a poco i suoi elementi alla natura (come d’altronde lo fa già durante la vita, anche se in un altro modo), mentre l’aspetto psichico, anche quello già distribuito in parte ai singoli e alla collettività umana vita natural durante, continua a sciogliersi e trasformarsi a poco a poco, in relazione al destino dei suoi elementi portanti che sono gli atomi, probabilmente ciò che tu chiamavi i “campi andromorfoenergetici”, che altri interpretano come “residui psichici” o altri ancora “forme sottili”, con svariate appellazioni…
D’altronde se guardiamo bene, i due termini psichico e spirituale si equivalgono, essendo il primo di origine greca, il secondo di provenienza latina, mentre ambedue si riferiscono alla “respirazione”, soprattutto quella interiore, che rappresenta la relazione, lo scambio, vale a dire le trasformazioni che operiamo in noi stessi, con gli altri e la Vita nel suo insieme!
– Ora credo che tu abbia concluso e devo riconoscere che ritrovo una straordinaria concordanza con la mia visione della medesima realtà. C’è però una cosa che vorrei aggiungere, ciò che ovviamente non significa e lo ribadisco, che corrisponda veramente alla realtà, perché mi potrebbe essere sfuggito qualcosa. Durante la mia lunga esperienza non ho mai osservato una forma, se pur sottile, che si potrebbe definire “anima” o “campo andromorfoenergetico”, “tornare indietro” se così si può dire, per occupare di nuovo un altro ovulo fecondato, o un feto umano, fenomeno che, detto tra di noi, corrisponderebbe a una sfida alla Morte: sarebbe come un voler annullare la Morte, che invece deve avere una sua precisa funzione…
– E quale? chiese incuriosito Androman.
– Secondo me, quella di creare spazio e possibilità ad altre nuove vite umane (o altri esseri viventi mai esistiti) di fare l’esperienza di una vita personale, estesa o ridotta che sia. Se non ci fosse la Morte, questa possibilità verrebbe annullata con una proliferazione illimitata di forme viventi sempre uguali o molto simili, che rimarrebbero tali…
La Morte pone dei limiti, affinché “il Vivente possa vivere attraverso le sue infinite variazioni”.
Qui Metielle si fermò un attimo soprappensiero..:
– Inoltre, l’energia che anima tutto, deve potersi rinnovare costantemente “per sopravvivere” e senza la Morte questo non sarebbe possibile, visto che tutte le forme viventi consumano progressivamente la loro energia fino all’esaurimento e che senza una trasformazione radicale un rinnovamento non sarebbe fattibile!
Senza il rinnovamento che introduce la Morte grazie alla trasformazione dell’energia, il cosiddetto “passaggio nell’aldilà”, questo processo non sarebbe più possibile e prima o poi la vita dell’Universo si estinguerebbe come una candela che si è consumata.
Metielle si soffermò di nuovo un istante, forse per permettere all’apprendista di afferrare bene il concetto, ma prima che Androman potesse intervenire con una delle sue inevitabili domande, riprese il discorso:
– Ciò che posso ammettere come molto probabile, sarebbe invece che certe parti di un individuo trapassato, come per esempio degli atomi o sue particelle, possano inserirsi in un organismo vivente e svolgervi una funzione di richiamo, cedendo in certi casi i propri contenuti, ossia dei dati appartenenti a tempi passati. Questo fenomeno potrebbe dar luogo all’impressione del “già visto”, del “già vissuto”!
Ma dopo tutte queste congetture, dobbiamo metterci al lavoro, perché ci si chiama con una certa urgenza, sostituendo per nostro uso e consumo il vecchio detto “prima vivere poi filosofare” con “dapprima aiutare a morire, poi…”, o meglio ancora “ridar vita alla vita, infine filosofare”!
* * *
So long, I am around…
Fine dell’ 8° capitolo (continua)
9.
Per Androman prese così inizio un secondo periodo di apprendistato.
– Andremo là, dove a suo tempo non potevi recarti, perché non ti avrebbero lasciato entrare: da qualche ricco e potente signore, visto che nonostante tutto devono morire anche loro…
– Questa è nuova, fece notare Androman, una volta era diverso… tu sapevi dove andare, ma non sapevi in anticipo per chi e per che cosa esattamente…
– Questi sono i “privilegi” che spettano alle Arcangele, spiegò un po’ scherzosamente Metielle, ma ora dobbiamo spostarci in fretta, siamo quasi in ritardo…seguimi…
– Ma come faccio?
– Utilizza il pensiero…ti sposti pensando…Ma prima che dimentichi, c’è un’altra innovazione che devi conoscere, visto che d’ora in poi sarai tu a compiere il rito del passaggio: non c’è più bisogno di stringere la mano nel modo con cui si procedeva una volta: ora basta soffiare lievemente sul viso del morente, come se si volesse spegnere una candela! Androman non poté fare a meno di commentare un po’ scherzosamente:
– Ah, vi siete finalmente decisi a cambiare almeno dei piccoli dettagli!
Ma Metielle non reagì.
In un attimo giunsero al castello del duca, colui che a suo tempo aveva scatenato una guerra disastrosa con il conte suo vicino, per una banale zolla di territorio già ripetutamente contesa dagli antenati.
Trovarono l’uomo ormai anziano e ammalato a letto, circondato da alcuni familiari che stavano singhiozzando sommessamente. La moglie ancora giovane se ne stava in disparte, come se aspettasse di essere liberata da un pesante fardello. Androman si soffermò alcuni istanti per considerare la scena e osservare quel potente con più attenzione: l’uomo che, con la sua avidità e arroganza, aveva procurato al suo popolo e a quello del vicino, tante inutili sofferenze!
Ora se ne stava lì, fragile, immobile e senza parole, l’ombra di sé stesso, in attesa che la Morte lo liberasse da quella prigionia e ponesse fine alle sue assurde ambizioni!
Androman si rese conto che il suo nome sarebbe cambiato soltanto alla fine dell’apprendistato, a testimonianza dell’avvenuta mutazione, ma che ciò nonostante, a partire da quel momento aveva una nuova funzione da assolvere.
Si fece avanti, soffiò lievemente sul volto del duca, come gli aveva indicato Metielle e il tiranno di una volta, esalando il suo ultimo respiro, fu reso totalmente incapace di volere. Androman continuò a osservare la scena, ma soprattutto la moglie del duca che, contrariamente ai familiari, si ritirò nelle proprie stanze, senza versare una lacrima per il defunto: lo aveva sposato, anzi era stata costretta a sposarlo per i suoi possedimenti e il suo potere, sacrificando diversi anni della sua gioventù, schiava di un uomo senza scrupoli, alla cui volontà tutti dovevano sottostare senza opposizione, pena gravi ritorsioni.
– Quanto sono fragili e perituri anche i più potenti, con i loro atteggiamenti di superiorità che troppo spesso fanno pesare tragicamente sugli altri…, non poté trattenersi dal commentare Androman, pur rendendosi perfettamente conto della banalità della sua osservazione.
– Se fossero veramente consapevoli di quanto possa essere effimera la loro esistenza, quanto provvisori e limitati i loro poteri, come tutto ciò nulla conti al momento del trapasso, forse riuscirebbero a comportarsi diversamente, più umanamente, trattando i loro simili come veri fratelli e non come oggetti da sfruttare, manipolare e sottomettere! sottolineò Metielle, come se le considerazioni di Androman non bastassero.
Però volle sapere qualcosa d’altro:
– Come ti senti dopo avere esercitato per la prima volta la tua nuova funzione?
– Mi è parso qualcosa di molto strano…, fece notare Androman, e devo ammettere che ho provato un certo piacere nel poter liberare la società da un simile personaggio!
– Il nostro gesto liberatorio non dev’essere legato a un piacere, fece notare Metielle, è una funzione che dobbiamo saper svolgere in modo neutro senza essere di parte, perché siamo semplicemente gli strumenti di una “Trascendenza-Immanente”, qualsiasi definizione le si voglia dare, anche se tu volessi chiamarla semplicemente Vita!
– Tu lo chiami “gesto liberatorio”, ma non mi sembra che lo sia sempre, soprattutto se la persona colpita è giovane, “innocente” e ritiene di avere ancora degli impegni nei confronti della famiglia, della società, perfino di sé stessa e non prova, forse a buon diritto, alcun desiderio di essere accolta dall’ Angelo della Morte!
Dopo una breve esitazione, Metielle riprese l’argomento:
– Devo però riconoscere che liberare la società umana da certi personaggi non sia uno svantaggio, anche se spesso e sfortunatamente succede in età assai avanzata, per il semplice fatto che molti di loro sanno difendere la propria vita con notevole caparbietà!
– Sì, continuò Androman con tono lievemente pessimistico, anche se morissero molto prima, i loro seguaci non avrebbero difficoltà a trovare dei subentranti, pare addirittura che abbondino! Poi, come se questo tema ormai scontato non lo interessasse più, s’informò:
– E il Cavaliere? quello sì che era un personaggio…come se fosse di un’altra razza!
– Il Cavaliere l’ho prelevato già diversi anni or sono e la cosa ti stupirà, ma ora svolge la funzione di Angelo della Morte…Può darsi che un giorno tu lo possa incontrare, anche se opera in un’altra zona non molto distante: ogni tanto dobbiamo sconfinare quando la necessità lo impone e più Angeli devono raggrupparsi per compiere il loro dovere in situazioni particolarmente critiche come le catastrofi o come ricorderai durante le guerre…
Dopo una breve pausa continuò:
– Ma suppongo che vorresti sapere qualcosa a proposito di Belda che è pur sempre stata una tentazione sul tuo percorso!
– È vero, confermò Androman, mi sono trovato in serie difficoltà: Belda era una persona molto attraente da tutti i punti di vista e le offerte del Cavaliere, a parte la simpatia e la stima che provavo per lui, erano veramente allettanti!
– Ora Belda è vedova; il suo matrimonio non è stato molto fortunato: l’uomo che aveva sposato non era all’altezza delle qualità della giovane, perché era un marito insensibile ai bisogni della sposa. La prevaricava in continuazione e per finire si perse nel bere, nei giochi d’azzardo e, cosa che spesso va di pari passo, anche nei rapporti con altre donne. Ho avuto l’impressione che tutto ciò abbia accorciato la vita del Cavaliere che, nella sua ineccepibile dirittura, non era mai riuscito ad accettare questo ripugnante stato di cose!
– A dirti il vero mi dispiace veramente per entrambi e devo confessarti che se non ci fosse stata Evenia e la mia vocazione, molto probabilmente avrei accettato le proposte del Cavaliere.
– Lo so, disse spassionatamente Metielle, d’altra parte posso darti una buona notizia: Belda ha avuto due stupendi bambini che ormai adulti, sono la gioia e la consolazione della sua vecchiaia!
– Questa sì che è una notizia rallegrante, per una storia tutto sommato alquanto triste!
– La vita degli esseri umani è fatta così e tu lo sai bene: c’è la parte di soddisfazioni che non può essere perenne e nello stesso modo quella delle frustrazioni che non può essere permanente, anche se sfortunatamente gli accenti e i tempi si spostano in modo molto volubile a favore degli uni e a sfavore degli altri, in modo tale che difficilmente gli esseri umani potranno considerarlo come giusto…
– Sembra quasi un gioco d’azzardo che spesso rimane incomprensibile: è quanto ho sempre affermato e avrei voluto cambiare…, concluse l’apprendista dell’Arcangela.
Dopo una pausa di ripensamento chiese improvvisamente:
– Ma tutto sommato, cosa devo poi imparare?
Si sarebbe potuto supporre che fosse una domanda nata lì per lì, ma in verità già da tempo Androman la stava maturando: era emersa soltanto ora, dopo la prima esperienza della sua nuova funzione, perché non capiva assolutamente che cosa ci fosse da imparare se si trattava semplicemente di soffiare sul volto del morituro, come se si trattasse di una candela da spegnere!
– A cogliere il momento giusto…, fu la risposta perentoria di Metielle.
– Ma a suo tempo non dicevi che eri chiamato in un certo luogo e in un determinato momento per svolgere la tua funzione che consisteva nello stringere la mano del morente?
– Certamente…però anche per cogliere il momento giusto. Non ne avevamo ancora parlato, perché come ben ricordi, improvvisamente si era interrotto il tuo tirocinio e questo aspetto fa parte di un insegnamento che vorrei definire “superiore”.
– Superiore?…c’è anche un insegnamento superiore?
– Come in tutti gli apprendistati, ci sono delle realtà che si affrontano prima, altre poi…, ma torniamo al nostro tema, perché cogliere il momento giusto, come potrai ben immaginare, è tutt’altro che facile…!
Lo rende difficile il fatto che da un lato la sua “maternità” è legata alla causalità, mentre d’altra parte la “paternità” affonda le radici nella casualità. Spesso non è un’incapacità di vedere e capire il nesso causale degli eventi, come pensano certi esseri umani, bensì un’autentica realtà di tipo caotico. Si tratta quindi di qualcosa di casuale in rapporto all’ordine stabilito di certi fenomeni, essendo questi prima o poi più o meno comprensibili e spiegabili!
Androman ascoltava attentamente e volle intervenire come al solito con le sue molteplici domande, ma Metielle non gliene lasciò il tempo, proseguendo secondo il filo del proprio pensiero:
– Nell’Universo, come avrai certamente notato e come già ti ho accennato, c’è spazio per infinite manifestazioni e ovviamente sia per il caso che per le cause, ossia il caos e l’ordine.
Esiste quindi l’imprevedibile e il prevedibile, l’incomprensibile e il comprensibile che sono tutti complementari. Non è pensabile che esistano separatamente: creano dunque la completezza dell’insieme dove tutto sottostà al rigore del Principio portante…
– Vuoi dire che anche il “Supremo Artefice dell’Universo” non sa tutto e si troverebbe periodicamente confrontato, se cosi si può dire, con l’imprevedibile e l’insondabile?
– Credo proprio di sì, perché i Princìpi sono immutabilmente e inesorabilmente quello che sono, ragione per cui troviamo da una parte il caos che tende verso l’ordine, la costituzione del cosmo e quest’ultimo, in senso contrario, tende verso la dispersione, la dissoluzione, lo sfacelo delle forme…e così di seguito.
È soprattutto nei momenti di transizione, spesso detti di crisi, che gli eventi possono assumere indirizzi completamente imprevedibili e dove emerge l’incertezza alla quale anche il “Supremo Artefice”, se così ti piace chiamarlo, dovrà pur sottostare!
Metielle si fermò, come se stesse ascoltando qualcosa, poi continuò:
– Si tratta del Principio di Trasformazione di cui abbiamo già parlato e, ti piaccia o no, è quello che ridà vita alla Vita e senza il quale la vita dell’Universo si bloccherebbe o si esaurirebbe immancabilmente. Si tratta di un processo che non segue la logica abituale, ma quella del contraddittorio ed è, almeno da un punto di vista umano, considerato da molti come irrazionale, dunque inaccettabile!
– Se ti ho ben capito , intervenne Androman, dovrò tenere conto di volta in volta sia del momento causale ossia logico, come pure di quello contraddittorio, solitamente irrazionale, per cogliere ciò che tu chiami il “momento giusto”.
– È proprio così: incontrerai spesso, come la definiscono gli esseri umani e alla cui realtà solitamente si ribellano, certamente innumerevoli “morti assurde”, come per esempio sarebbe stata per te quella di Evenia, del contadino che cadde dall’albero, della giovane donna di cui non si sapeva perché fosse morta, e tantissime altre ancora, ma anche quelle accettabili o addirittura provvidenziali, come quella dei due vecchietti, alla quale hai potuto assistere a suo tempo.
Il loro discorso fece una lunga sosta, dopo di che:
– Ora ci chiamano altri compiti durante i quali dovrai progressivamente intensificare la tua capacità di ascolto, per non mancare alle responsabilità che richiede la tua funzione e poter realizzare il tuo compito nel miglior modo possibile: dovrai quindi imparare ad ascoltare le persone e le situazioni in profondità per cogliere, soprattutto nella realtà spesso velata, le tendenze verso la vita o la morte che sottendono anche inconsciamente l’esistenza degli individui…
– Forse te l’avrò già chiesto, ma non ricordo con precisione: vuoi dire che ci si può sbagliare e creare ciò che prima abbiamo chiamato delle “morti assurde”?
– Infatti, mi pare di averti già risposto: anche noi possiamo sbagliare, nessuno è esente da errori, perché l’errore fa parte di quelle coppie contrastanti ma complementari di cui abbiamo parlato. Anche il Grande Artefice sbaglierà, perché sottostà alle medesime Leggi di precisione e imprecisione (la prima facente parte dell’ordine, la seconda del caos), Leggi consustanziali alla sua presenza nell’Universo.
– Consustanziali…e che vorrebbe dire?
– Che tra l’Artefice, l’Universo e le sue Leggi non c’è differenza fondamentale, essendo Tutt’Uno, anche se questo ci appare via via in modo diversificato…
– Ma insomma, chi sarebbe questo Grande Artefice di cui continui a parlare?
– Ne hai parlato tu in primis: non è qualcuno, è soltanto un nostro modo di dire, per cercare di circoscrivere l’Indefinibile Mistero che sottende la Vita, quindi rimane un concetto simbolico, una metafora che sta per qualcosa d’indefinibile, che taluni riescono talvolta a intuire vagamente… Forse é tutto ciò che è stato, è e sarà, ma pure il potenziale che non si realizzerà mai!… concluse Metielle in modo alquanto ermetico.
– Non ti capisco…
– Lo credo bene, non è neppure ben chiaro per me, ma suppongo che ci sia nell’Universo un potenziale che rimane tale, senza che si realizzi prendendo forma, un po’ come un seme che rappresenta un potenziale, ma non diventa mai pianta, però rappresenta la possibilità del divenire una pianta…
– Ora basta col filosofare, dobbiamo dedicarci al nostro compito, siamo già in ritardo..!
Questa volta fu Androman a rendersi conto del dove recarsi: le sue facoltà stavano crescendo.
Giunsero al castello del conte, il medesimo che aveva scatenato con il duca quella disastrosa guerra di confine, dove parte delle loro milizie aveva perso inutilmente la vita, rimanendo sul nulla di fatto: nessuno aveva vinto, nessuno aveva perso e i confini dei loro rispettivi territori erano rimasti immutati. Il solo risultato raggiunto erano le innumerevoli sofferenze di soldati e civili, le distruzioni di case e campi. Nel castello la situazione era diversa, perché vi era stato un duello all’ultimo sangue tra il conte e suo fratello che, a quanto s’insinuava, aveva offeso il primo, corteggiando sfrontatamente la moglie.
Nonostante l’età avanzata, aveva dovuto chiedere soddisfazione e quando Androman e Metielle giunsero al castello, i due fratelli avevano già incrociato le spade e si accingevano a difendere chi il proprio onore, chi la propria incolumità.
Nel preciso momento in cui Androman, senza esitazione alcuna si avvicinò al conte, il fratello gli inferse una tremenda stoccata nella regione del cuore in modo che il nostro apprendista gli soffiò lievemente sul viso per porre fine al suo percorso terreno.
Nessuna, ma proprio nessuna delle persone circostanti o nel castello, sembrava addolorata per la sua dipartita e non si pianse per questo despota che per tanti anni aveva soggiogato e soprattutto terrorizzato i familiari, i suoi sudditi e quelli dei territori confinanti.
– Credo che questa non sia “una morte assurda”, commentò Androman, riferendosi alle considerazioni precedenti e Metielle lo confermò con un semplice cenno del capo aggiungendo:
– Considero insensata la lite tra i due fratelli: il più anziano non avrebbe dovuto ospitare in casa il più giovane poiché era scapolo e questi non doveva corteggiare la cognata, anche se molto bella e della sua età…
Detto ciò, l’Arcangela concluse salomonicamente:
– Entrambi hanno giocato con il fuoco!
– Comincio a credere, riprese Androman, che la vita ottiene un senso particolare, un suo valore, grazie alla presenza incombente della morte. Diversamente come ci si renderebbe conto che si possiede un dono così straordinario? Può diventare prezioso proprio grazie alle sue limitazioni, i tormenti essendo indispensabili per la presa di coscienza dei piaceri che d’altra parte può procurare!
Mi sembra che senza queste prese di coscienza, gli esseri umani vivrebbero come degli animali…con tutto il rispetto per questi ultimi!
Dopo qualche istante di ripensamento concluse:
– Devo ammettere che sono stato volentieri un essere umano, nonostante tutte le difficoltà incontrate durante la vita, e se potessi scegliere un’altra vita terrena, non esiterei un istante a scegliere di nuovo la condizione umana, anche se ci sono delle morti insensate, anche se mi sembra che la vita umana sia un’invenzione strana e imperfetta!
– Soprattutto, disse Metielle, perché subentrano dei fattori come la fortuna e la sfortuna per complicare le cose. Come ti ho già accennato prima, sono gli aspetti imprevedibili che interferiscono nella vita per favorire gli uni e sfavorire gli altri, dove spesso nulla si può rimediare, dove le buone intenzioni, la buona volontà e le buone azioni non hanno più presa e dove il contrario non ha necessariamente carattere punitivo! Ripeto: fortuna e sfortuna spesso non affondano le loro radici in cause logiche e reperibili, ma sono, anche se ovviamente non sempre, sudditi del caso e di situazioni caotiche!
– Ma ora dobbiamo andare, fece notare Androman, il lavoro ci chiama…
– Noto con piacere che riesci a metterti all’ascolto ogni qualvolta si è chiamati per assolvere la nostra funzione…, ribadì Metielle, dopo di che, i due si diressero verso nord.
In un attimo giunsero ad una piccola fattoria al margine di un bosco e vi trovarono una famiglia molto mesta, raccolta attorno al lettino di un bel bambino che poteva avere al massimo un anno e mezzo.
Tutti sembravano rendersi conto che aveva i momenti contati.
– Non mi dirai che devo congedare questo piccolino? chiese Androman molto preoccupato.
– Purtroppo sì, è molto ammalato e non lo si può più guarire! Gli esseri umani non hanno ancora scoperto i mezzi per poterlo fare…
– Ma di che male soffre? volle sapere Androman.
– È un “male maligno”, rispose Metielle, dapprima colpisce un organo particolare, poi tende a diffondersi in tutto il corpo e a partire da quel momento c’è poco da fare: i dolori aumentano, possono diventare insopportabili e solitamente la malattia non regredisce più, come invece può succedere in diverse altre occasioni!
Androman credette di capire che doveva accettare la situazione anche se molto controvoglia: si avvicinò al piccolo di cui non conosceva neppure il nome, gli soffiò con delicatezza sul volto e il piccolino si spense come una minuta candela, accompagnato dalla costernazione dei suoi famigliari e dallo straziante pianto della madre.
– Andiamocene, pregò Androman, mi è ancora difficile sopportare queste scene!
– Ti capisco, soggiunse Metielle, anche per me dopo tanto tempo non è facile sostenere delle situazioni così drammatiche, soprattutto quando la famiglia ama veramente i propri figli…
Dopo avere lasciato la fattoria, Androman riprese il discorso coerente con i suoi punti di vista:
– Ma come mai gli esseri umani non hanno ancora trovato rimedio a una malattia così grave che falcia perfino i piccoli, quasi senza preavviso?
– Il preavviso c’è, ma è una malattia molto complicata che può avere le sue radici nei problemi ereditari, nelle abitudini di vita, nelle tensioni e depressioni che possono creare gli altri e le circostanze, nei conflitti che covano all’interno di un individuo e che lui stesso tende ad autoalimentare, nell’atteggiamento di un’ epoca, nell’orientamento esistenziale di una società, nella debolezza di un organismo più vulnerabile alle forze distruttive presenti al suo interno e altro ancora.
Sarà molto difficile che gli esseri umani trovino dei rimedi e se li troveranno, ci vorrà sicuramente ancora molto, ma molto tempo. Quando poi li avranno trovati, è possibile che apparirà un qualche altro morbo e un altro ancora…
Certamente – concluse Metielle – l’essere umano fa bene a lottare per la sua sopravvivenza, ma l’importante è che si ricordi che non potrà mai sfuggire alla Morte, perché si tratta dell’applicazione di uno dei tre grandi principi della Vita, ossia quello della Trasformazione che è e rimane eterno, per garantire la continuità della Vita stessa.
È uno dei grandi paradossi con i quali l’essere umano si vede regolarmente confrontato, che bene o male deve e dovrà accettare.
– Ho già detto che sono d’accordo, ribatté Androman, ma non a qualsiasi prezzo! È lì che vi voglio e insisterò pure in futuro, a costo di irritarvi!
– Vedo che ci stai sfidando, fece notare Metielle,…credi di avere un potere sufficiente per riuscire a farlo?
– Non lo credo, ma non lo so…, disse pensoso Androman, vedremo!
Il discorso rimase in sospeso, perché in quel preciso momento non poteva avere un seguito, a causa degli evidenti limiti di Androman che aveva certamente delle ottime intenzioni, ma che non sapeva come procedere per trasformare ciò che riteneva necessario: in questo periodo credeva forse ancora troppo ai suoi propositi e sperava eccessivamente nella forza del suo pensiero.
Proseguendo l’itinerario, Androman affermò tutt’a un tratto:
– Dobbiamo entrare in quella casa bianca sulla destra della strada, ho percepito un richiamo…
Si trovarono in un’abitazione piena di polvere perché era in riattazione, e mentre stava uscendo un muratore, Androman lo seguì, come se si trattasse della persona predestinata a morire. L’operaio sembrava molto robusto, in buona salute, insomma una “roccia” e tutt’altro che un candidato al trapasso. Ma successe qualcosa di strano: il muratore starnutì fortemente, probabilmente per tutta quella polvere, barcollò per qualche passo e poi si accasciò a terra privo di sensi. Androman gli si avvicinò, esitò un istante e poi soffiò sul suo volto, ma rimase perplesso, come se si fosse sbagliato.
Metielle se ne accorse subito:
– Devo rassicurarti…non ti sei sbagliato! Quest’uomo aveva una debolezza congenita dei vasi sanguini e uno di loro si è lacerato a causa dello starnuto…succede raramente, ma sfortunatamente può succedere a seconda delle circostanze…
– Ci risiamo, intervenne Androman, un uomo robusto, probabilmente buon lavoratore, forse anche esemplare padre di famiglia che deve morire per uno starnuto provocato dalla polvere durante il suo lavoro che probabilmente eseguiva con impegno…sinceramente non trovi la situazione completamente assurda?
Metielle si lisciò a lungo il mento come se vi fosse ancora la barba:
– Mio giovane compagno, non potrei affermare che tu abbia torto, ma dimmi, come riusciresti a trasformare un organismo umano per renderlo meno vulnerabile?
– Ma qualcosa, qualcuno, un’entità, un campo di energia o altro ancora, deve pur avere concepito e creato questi organismi…
– E tu sapresti dirmi come e da chi sarebbero stati realizzati?
– Suppongo dagli atomi, rispose Androman come se fosse la cosa più semplice e naturale di questo mondo.
– E se così fosse, chiese Metielle, come potresti comunicare con loro e forse anche imporre l’esecu-zione di quei cambiamenti che ritieni necessari?
– Ancora non lo so, ma suppongo che potrebbe avvenire tramite una forte presa di coscienza e la nostra immaginazione creativa del mutamento!
– Forse…supponi…credi…speri…desideri…vorresti…
– Basta, ho capito…non è escluso che magari riusciremo a chiarirlo con il passare del tempo…
– Magari…, aggiunse Metielle con una velatura di scetticismo che lasciò Androman alquanto perplesso.
Se Metielle aveva dei dubbi, probabilmente dovevano esserci delle buone ragioni.
Ciò nonostante e in cuor suo, Androman si propose di non accantonare i suoi progetti, anche se la loro concretizzazione gli appariva sempre più difficile!
Metielle percepì lo scoraggiamento del suo apprendista:
– Però fai bene a insistere e cercare…visto che in verità non sappiamo quali potrebbero essere i percorsi per raggiungere i tuoi obiettivi…
Androman si sentì alquanto risollevato:
– I nostri compiti ci chiamano, fece notare, questa volta dobbiamo spostarci verso meridione…
– Sono soddisfatta perché rispondi puntualmente agli appelli che ci giungono, lo incitò Metielle, e ho il presentimento che questa volta sarà tutt’altro che facile!
Raggiunsero una casa della borgata più vicina, dove un uomo fuori di sé stava strangolando sua moglie, insultandola con le più abiette parole del linguaggio umano.
Nessuno dei vicini sembrava udire, o voleva intervenire e sia Androman che Metielle, pur desiderando ardentemente di poterlo fare, nonostante la loro condizione angelica, al di là del potere o non potere, non avevano alcun diritto di farlo. Ambedue avevano capito che il marito, morbosamente geloso, accusava ingiustamente la moglie di tradimento, basandosi semplicemente su non meglio precisate accuse di persone estranee, abituate a spargere zizzania.
La presa dell’uomo sulla gola della giovane donna era troppo irruente perché potesse resistere al soffocamento e Androman si trovò in gravi difficoltà nello svolgere il suo rito conclusivo.
– Devi, insistette Metielle, l’istante fatale è stato raggiunto, devi intervenire…, e mentre si sentiva la donna rantolare, insistette ancora…, le prolunghi soltanto l’agonia. Ma Androman non seppe, non osò decidersi…
– Dovrò farlo io…, soggiunse Metielle e chinandosi sulla poveretta, le spense la vita con un soffio. Androman esclamò affranto:
– Era innocente, innocente…, e lo ripeté alcune volte, poi fuori di sé,…ma sono terribili questi esseri umani, orrendi!
– Ne facevamo parte anche noi, sottolineò pacatamente Metielle.
– Sì, ma non così, non così…!
– Tante tragedie che non dovrebbero mai succedere, avvengono per un atteggiamento che accomuna molti esseri umani: quello di accettare senza verificare ciò che affermano terzi, talvolta perfino degli sconosciuti. Inoltre e tra l’altro: gelosia e invidia, difficoltà di comunicazione, mancanza di sincerità, incomprensione e intolleranza, fanno il resto e creano stati infernali nei rapporti tra gli individui…!
I due rimasero assorti nei loro pensieri durante un prolungato e pesante silenzio:
– Ho mancato nei confronti del mio compito! disse Androman con un certo rammarico.
– Non per caso sei ancora apprendista, fece notare Metielle, …e gli apprendisti hanno il beneficio dell’errore, soprattutto in situazioni difficili. Ma vedi, anche se ho capito perfettamente le tue esitazioni e le ho trovate perfino giustificate, quando il momento cruciale è raggiunto dobbiamo intervenire, talvolta è perfino meglio intervenire, perché se abbiamo troppi dubbi, e questo succede anche a coloro che hanno concluso il loro apprendistato, possiamo creare delle complicazioni che peggiorano la vita di certi individui, se così la possiamo ancora chiamare. Infatti si possono creare degli stati comatosi irreversibili e invalidità gravissime!
– Ah, esclamò Androman, di questo non avevo tenuto conto!
– Ora lo sai…, poi dopo un attimo di ripensamento aggiunse improvvisamente, riprendendo il discorso di poc’anzi:
– Penso che dovremo accogliere il marito quando sarà condannato e messo a morte!
– Credo che sia ciò che si merita…, affermò Androman.
– Lo credo anch’io, ma in verità non lo so: è molto difficile giudicare, sia per noi che per gli esseri umani. È quasi certo che la sentenza sarà estrema: forse più tardi, nel corso della storia umana, ci saranno dei cambiamenti, un po’ come li vorresti tu…
Ma Androman intervenne immediatamente:
– I cambiamenti non li pensavo in questo senso, perché dopo un atto così assurdo e barbaro, non sono sicuro che un individuo abbia il diritto di continuare a vivere!
– Sei molto severo…, disse Metielle, ma Androman non le lasciò il tempo di continuare…
– Suppongo che in certe situazioni bisogna esserlo e credo che lo strangolatore di una moglie innocente, dovrà sopportare le estreme conseguenze del suo gesto!
Metielle decise di non insistere, perché ebbe la netta impressione che incalzando, avrebbe arroccato l’apprendista ancor più su posizioni estreme e forse irreversibili, anche se almeno in parte condivideva il suo punto di vista. Le sembrava infatti che dovesse esserci un limite a certi eventi e che un’eccessiva tolleranza avrebbe potuto pervertirsi nel suo contrario: troppa condiscendenza poteva avere effetti distruttivi. D’altronde, chi avrebbe potuto assicurare che un giorno forse anche lontano, una volta liberato quell’energumeno, non avrebbe potuto ripetere il suo folle gesto, mettendo mano alla gola di un’altra donna?
Così assorta, Metielle si ricordò repentinamente che era vicino il prossimo equinozio d’autunno:
– Tra poco, comunicò ad Androman, ci sarà l’incontro con gli Arcangeli!
– E questa volta potrò assistervi anch’io, concluse soddisfatto Androman.
– Sì, però da una certa distanza e non avrai ancora voce in capitolo. Come apprendista dovrai soltanto osservare e ascoltare.
– E se dovessi avere qualcosa da dire che mi sembra importante?
– Allora me lo dovrai comunicare, lo vaglierò e se lo riterrò opportuno lo trasmetterò al Grande Cerchio: non dimenticare che sei sempre ancora apprendista e lo sei sotto la mia responsabilità, visto che ho dato la mia parola ai membri permanenti del Grande Cerchio!
– Ci sono dei membri permanenti?
– A dire il vero ci sono delle funzioni e dei nomi permanenti, anche se le “personalità” (se così si può dire) cambiano. Un giorno prenderai forse tu il mio posto, con il medesimo nome e la stessa funzione, mentre più avanti, lo scambio avverrà pure con te.
Ti ricordo, qualora fosse ancora necessario, che tutto si trasforma eternamente all’infuori dei Princìpi Supremi, senza di loro e senza la loro permanenza, anche le trasformazioni non avrebbe più punti di riferimento e diverrebbero caotiche, trascinando tutto verso la fine della Vita, sia per immobilizzazione che per dispersione estrema!
Androman ascoltò molto attentamente, poi dovette riproporre la sua domanda per ottenere l’informazione voluta:
– E chi sarebbero i membri permanenti del Grande Cerchio?
– I quattro Arcangeli Cardinali: Michael, Gabriel, Raffael e Uriel, nonché le quattro nuove Arcangele: Leidelle, Chatunelle, Briutelle ed io.
Più avanti ti descriverò le loro funzioni, la mia ormai la conosci…
– Non potresti chiarirlo in questo momento?
– Non stai dimenticando qualcosa?
– Hai ragione, c’è un appello…lo stavo ignorando perché certi fatti m’interessano oltre misura…
– Ho avuto modo di rendermene conto…ma la tua curiosità è giustificata e va corrisposta se non trascuri i tuoi compiti…
Androman e Metielle si affrettarono verso un bosco poco distante e dovettero assistere a una scena orrenda: un uomo stava violentando una donna che aveva raccolto delle bacche. A conclusione del terribile gesto, l’uomo afferrò una grossa pietra e colpì ripetutamente al capo la giovane donna che perse conoscenza.
In quell’istante Androman le si avvicinò e pur esitando ancora un attimo, accarezzò il dolce viso con un tenue soffio, per liberarla da un’insopportabile sofferenza, al tempo stesso fisica e morale! Nulla aveva fatto a quell’uomo o ad altri: la sua unica colpa era quella di essere una donna affabile e di piacevole aspetto, che si trovava in quella foresta per arricchire il pasto dei suoi cari con dei frutti di bosco.
Androman cercò implorando lo sguardo di Metielle, ma lei lo tranquillizzò:
– Rassicurati, di fronte a tanta brutalità non ti rimaneva altro da fare: non poteva rimanere in vita. Tutto quanto, ma soprattutto i colpi erano troppo violenti per poter sopravvivere!
– Questo è un altro di quegli uomini che sarebbe meglio non esistessero sulla faccia della terra: spero tanto che venga scoperto al più presto e condannato al patibolo!
– Dopo ciò che abbiamo visto, condivido pienamente la tua indignazione e forse ti sorprenderà se ti dico che per un istante mi è molto dispiaciuto di non essere stato un uomo in carne ed ossa per intervenire nel modo voluto e dovuto!
Androman rimase al tempo stesso sorpreso e compiaciuto: il fatto che pure l’Arcangela della Morte fosse ancora abitata da sentimenti di solidarietà umana lo rassicurò. Oppure si trattava forse di qualcosa che al tempo stesso trascendeva la natura umana e aveva a che fare con la Giustizia Universale?
Metielle si rese conto della perplessità in cui si trovava il suo apprendista:
– Sai, disse con semplicità, credo che vi siano degli aspetti che non sono validi soltanto nell’ambito umano, ma che abbiano valenza eterna ovunque e per tutte le manifestazioni della vita, quindi concernono certamente l’individuo umano, ma probabilmente pure altri stati dell’Essere a noi sconosciuti!
“Dunque”, si disse Androman, “potrebbero esserci delle realtà che sembrano avere significato soltanto nella vita umana, ma vanno invece ben aldilà, affondando le radici nei Principi e nelle Leggi di carattere universale, indipendenti dall’intendere e dal volere umano!”
Metielle percepì il pensiero dell’apprendista:
– Vedo che hai afferrato il concetto…ora dobbiamo però recarci all’incontro stagionale con il Cerchio degli Arcangeli…
– Come, in questa regione nessuno morirà nel frattempo? chiese Metlohim un po’ ironicamente.
– Ci sono molti Angeli della Morte che non partecipano a questo incontro e subentrano automaticamente a quelli che sono presenti nel Cerchio, anche se i decessi avvengono al di fuori della loro zona: è qualcosa che tra noi rimane sottinteso e non abbiamo mai avuto problemi in questo senso! Seguimi, è assai lontano se confrontato ai nostri spostamenti abituali…
Infatti, Androman ebbe una vaga sensazione dello scorrere del tempo, che dopo il suo decesso sembrava scomparsa e credette di capire che cosa volesse dire Metielle con il suo “è assai lontano”…
Metielle aveva un’altra percezione della realtà, mentre per Androman si trattava di una lontananza che rappresentava un suo percorso evolutivo per raggiunger forse un giorno il livello degli Arcangeli, un livello ben al di là delle vicissitudini umane, o comunque al loro punto estremo: per così dire al di là del Bene e del Male, o perlomeno in una zona limitrofa.
Così poté rendersi vagamente conto della distanza che lo separava dal livello degli Arcangeli e, se è concesso dirlo, gli venne il “capogiro”.
Metielle si rese subito conto di questa alterazione:
– Non preoccuparti, le “scalate” di questo genere non si fanno né rapidamente né volutamente, ma sono il risultato di tante esperienze, di un lungo travaglio di chiarificazione e di un’intensa operosità: qui le ambizioni e i tempi non contano…
– Ma allora che cosa conta?
– Soprattutto la qualità dell’essere presente nella Vita!
Questa era un’altra di quelle affermazioni a proposito delle quali Androman aveva dei dubbi, ragione per cui Metielle proseguì senza attendere ulteriori domande:
– Mio caro amico, ciò che intendo per presenza qualitativa nella Vita, è uno stato di Purezza dell’Essere: quando non ti senti né bello né brutto, né buono né cattivo, né grande né piccolo, né ricco né povero, né famoso né sconosciuto, né forte né debole o con tante altre caratteristiche con le quali sono abitualmente alle prese gli esseri umani durante tutta la loro esistenza…
– E se invece mi sento così: invidioso o generoso, avaro o prodigo, orgoglioso oppure umile o altro ancora? non poté fare a meno di chiedere Androman.
– Ciò potrebbe significare che non sei ancora entrato in quello stato di libertà in rapporto alle contingenze che sono mutevoli e passeggere. Dando loro eccessiva importanza, perché non vengono confrontate con l’Infinito e l’Eternità, diventano delle illusioni, mentre sono soltanto degli aspetti periferici della Vita, ragion per cui non devono assumere un ruolo centrale durante l’esistenza terrena.
Si dovrebbe riuscire ad astrarsi da loro, o perlomeno considerarli come complementari, per giungere al vissuto globale del.., e qui Metielle sottolineò particolarmente il:
– “Io sono”, “sono qui ora”, ”partecipo semplicemente alla Vita”, oppure in sintesi “sono cosciente e partecipe a questa Vita”, e non “io sono questo o quello, ho e posso ben altro ancora e così via di seguito”…
Il vissuto globale, potrebbe avere una funzione purificatoria, forse più di ogni altra cosa, perché rappresenta l’integrità dell’essere: è come una forma di presenza “neutra, intermedia”, in cui non si è implicati in alcunché di particolare e si è senza intenzioni, senza velleità, senza desideri, senza aspettative, senza rivendicazioni, senza presunzioni!
Questo non significa che l’individuo umano, oppure qualsiasi altra forma “sottile” che potrebbe trovarsi in un altro stato dell’Essere, non debba assolvere i propri compiti con i rispettivi valori contingenti e relativi, no: ciò che non deve fare è di vivere soltanto per loro, sopravvalutandoli e scordandosi della loro natura effimera!
Così filosofando erano giunti in prossimità del “luogo d’incontro”, se di luogo si può parlare e Metielle si sentì in dovere di dare ancora qualche spiegazione:
– Il significato dei quattro Arcangeli, che durante il nostro incontro si posizionano nei quattro punti cardinali, ormai lo conosci. ma forse non ti è abbastanza chiaro quello delle Arcangele che si collocano
tra gli Arcangeli nelle semidirezioni della rosa dei venti.
Tra Michael, situato all’apice nord e Uriel che si trova a levante, c’è Leidelle l’Arcangela delle Nascite, poi tra Uriel e Rafael troviamo Briutelle l’Arcangela preposta alla Salute, mentre tra Rafael e Gabriel c’è Chatunelle l’Arcangela dei Matrimoni, rispettivamente delle famiglie ed infine per chiudere il cerchio ci sono io, prima di ritrovare Michael…
– Che sarebbe un po’ come un vostro capo? azzardò l’apprendista.
– Non capo, non ci sono capi perché siamo dei pari…ma il termine che più gli si addice è quello di coordinatore, di perno ed è la ragione per cui è situato a nord, un po’ come lo è la Stella Polare per i navigatori, o come colui che dà il la al coro, senza necessariamente essere né solista né direttore d’orchestra, questo perché riusciamo ad autogestirci, pur ammettendo che un punto di riferimento stabile può avere una funzione anticaotica.
– Anticaotica? volle sapere Androman.
– Certo, perché abbiamo dei problemi con il Caos, anche se ne riconosciamo l’importanza fondamentale. Noi siamo più che altro dei rappresentanti dell’Ordine, anche se, in particolare per quanto mi concerne, la mia funzione è situata in una zona limite e talvolta sconfina necessariamente nel Caos, poiché nell’Universo non ci sono veramente delle separazioni nette tra un fenomeno e l’altro, tra una funzione e l’altra, ciò che corrisponde d’altronde alla natura integrale del Tutto!
Ora però devo recarmi all’interno del Cerchio, aspettami qui, ci ritroveremo dopo.
Sappi che farò pure richiesta per la conclusione del tuo apprendistato.
– Come, di già?
– Sì, credo di sapere a che cosa alludi: alle tue incertezze e indecisioni occasionali, ma forse è bene che tu diventi più autonomo, perché si può crescere con i compiti, soprattutto quando presentano difficoltà non indifferenti. In ogni modo, “da vicino o da lontano”, ti assisterò ancora, visto che fa parte dei miei compiti.
Così dicendo, Metielle s’inserì nel Cerchio, lasciando Androman allibito.
Questi si sentiva a disagio di fronte a questa improvvisa svolta del suo itinerario. Non se l’aspettava così in fretta.., ma poi ne concluse che molto probabilmente Metielle doveva sapere quel che faceva e che con questa proposta dimostrava di avere fiducia in lui per il suo futuro ruolo.
Le riflessioni furono però brevi, perché fu affascinato dal Grande Cerchio degli Arcangeli, ma in particolare dalla straordinaria Luce che sovrastava il tutto e faceva da sfondo a quell’eccezionale incontro.
Androman fu colpito dal fatto che gli Arcangeli e le Arcangele non utilizzassero le parole per comunicare tra di loro, bensì lo sguardo e il pensiero, quindi riuscì a carpire soltanto in parte il contenuto dei loro scambi.
Ad un certo momento si accorse che vi fu come un’esitazione tra di loro, dopo la quale Metielle gli fece un cenno con il capo, come per confermare l’accettazione della proposta che lo concerneva.
Gli fu molto difficile valutare il tempo che durò l’incontro ed ebbe la strana sensazione che fosse breve e lungo al tempo stesso, sentendosi più a suo agio quando alla fine, sottolineata da un profondo e prolungato raccoglimento dei Membri del Grande Cerchio, Metielle lo raggiunse immediatamente.
– Penso che tu abbia capito che, anche se con qualche esitazione, per l’esattezza le medesime che hai avuto tu, la mia proposta è stata accettata, soprattutto dopo avere spiegato che meritavi la nostra fiducia, grazie al tuo impegno e alla tua integrità…, e infine aggiunse come per cautelarsi:
– Non ti sto facendo dei complimenti, sto soltanto constatando dei fatti, che d’altra parte sono la premessa minima per lo svolgimento del tuo compito.
Non dimenticare che d’ora in poi ti chiamerai Metlohim, esattamente con il il mio nome al momento del nostro primo incontro e che perciò dovrai assumerti pienamente la responsabilità della tua funzione, anche se in casi estremi potrai sempre appellarti al mio sostegno.
* * *
So long, I am around…
Fine del 9° capitolo (continua con il 10° ed ultimo capitolo)
10.
A partire da quel momento, Metlohim (alias Androman), si sentì come abbandonato, perché era ben consapevole del peso che rappresentava il suo compito, quanto fosse difficile e carico di responsabilità.
Nel periodo successivo cercò di assolverlo al meglio e gli occasionali contatti con Metielle lo rassicurarono che i suoi interventi erano solitamente corretti.
C’era però una realtà con la quale si trovava puntualmente in difficoltà e che periodicamente lo metteva addirittura in crisi.
Durante una di queste, invocò l’aiuto di Metielle che apparve immediatamente:
– Ho percepito il tuo richiamo e mi rendo conto che sei afflitto da una sofferenza non indifferente.
– Sì, confermò Metlohim, alleviato nel suo dolore, vedendola comparire così repentinamente:
– C’è un fatto che mi perseguita e non mi lascia tranquillo…sono le morti premature,in particolare quelle dei bambini e dei giovani, ma ugualmente delle persone di mezz’età, con i loro percorsi incompiuti e gli strazi che provocano attorno a loro…per me sono come delle condanne a morte emanate contro degli innocenti!
Vorrei tanto che tu intervenissi nel Grande Cerchio alla prossima occasione, non fosse che per sondare se non ci sarebbe una qualche possibilità di modificare questo stato di cose!
Vedendo Metlohim quasi disperato, e in cuor suo compiacendosi che il suo exappren- dista non avesse ancora perso alcuni dei suoi migliori tratti umani, lo rassicurò promettendogli che sarebbe intervenuta al meglio, mettendolo però in guardia dal non farsi eccessive illusioni, perché secondo lei il problema era molto più complesso di quanto risultasse a prima vista.
Inoltre, si congratulò esplicitamente con lui, perché non aveva ancora cancellato una delle virtù umane che riteneva di livello molto elevato, come la compassione pura.
– La compassione pura? volle sapere Metlohim.
– Quando si è sinceramente rincresciuti per la malasorte che perseguita qualcuno e si diventa operativi a suo favore, ma in modo neutro, senza che vi sia un’implicazione, un’aspettativa, un tornaconto personale…
Al momento voluto t’informerò della mia intercessione…, e così si lasciarono.
Metlohim rimase assorto per qualche tempo sul concetto della compassione pura, estendendo la sua riflessione alla purezza in generale, rammaricandosi che gli esseri umani l’avessero tanto estraniata dalla loro vita, indubbiamente a loro discapito, creando così innumerevoli situazioni di perversione e sofferenza nelle loro vite personali, nelle relazioni sociali, perfino tra i popoli ed in quelle con l’ambiente naturale.
Dopo di che si affrettò a dar seguito ai numerosi richiami che esigeva la sua funzione…
Poco dopo il prossimo equinozio, Metielle riapparve come aveva promesso:
– È come avevo previsto…la questione che hai sollevato è molto più intricata di quanto possa sembrare. Da un lato c’è senz’altro la natura, con le sue leggi talvolta cieche ed inderogabili, ma pure imprevedibili, che sfuggono ad ogni logica inerente alla natura stessa, come spesso hai potuto osservare: essa reprime il percorso di nascituri appena creati, anche se tutto sommato sono stati proposti per vivere, almeno un certo tempo e non per morire subito…
Dall’altra parte c’è l’essere umano con le sue complicate storie che spesso sfuggono alla nostra visione e comprensione.
Ci sono quindi anche da parte degli esseri umani delle responsabilità non risapute e non volute, che possono influire indirettamente o direttamente in modo nefasto sull’andamento di un destino giovane e spesso innocente: eventi che si potrebbero addirittura definire “degli omicidi voluti da nessuno”!
È in parte nelle mani degli esseri umani cercare e trovare risposte a buon numero dei problemi che la Vita pone loro, poiché sono stati equipaggiati per poterlo fare, anche se ben inteso con dei limiti di capacità e di tempo…
Infine, la collettività umana potrebbe risparmiarsi moltissime sofferenze e morti premature, se smettesse di guerreggiare perennemente con un dispendio enorme di energie e di altri mezzi estremamente onerosi, che potrebbero essere impegnati per elevare il livello della qualità di vita di tutta l’umana specie!
Metlohim rimase assorto e silenzioso: al momento gli mancavano argomenti sufficienti per proseguire il discorso, ma si propose di riprenderlo in momenti successivi, perché questo genere di realtà gli stava particolarmente a cuore.
– Ti vedo molto pensieroso, gli fece notare Metielle, c’è ancora qualcosa di cui vorresti parlarmi?
– No, non per ora…capisco che si tratta di situazioni che sono spesso molto difficili sia da chiarire che da risolvere e che molte vite umane sono dei veri e propri labirinti per così dire insondabili come la Vita stessa!
L’Arcangela annuì, poi concluse:
– Chiamami quando lo ritieni necessario, e svanì nell’apparente nulla.
Metlohim svolse ancora per molto tempo il suo compito con diligenza e secondo le regole del gioco, anche se talvolta con spirito critico e non pochi dissapori interiori.
Ogni tanto invocava Metielle per confidarsi con lei.
L’Arcangela era spesso in grado di attutire e calmare le sue inalterate ambizioni di trasformazione.
Ma nonostante tutte le contraddizioni che gli sembravano inadeguate, continuò imperterrito a svolgere al meglio la sua funzione, sconfinando ogni tanto di poco oltre il limite del lecito.
Quando giunse per Metlohim, alias Androman, il momento della trasformazione, perché Metielle stava per transitare nella Grande Luce, egli pensò di dedicare alcuni momenti ad un consuntivo del passato, partendo dalle sue intenzioni e aspirazioni, in altre parole dai suoi ideali iniziali.
Innanzi tutto si rese conto che avrebbe voluto modificare svariate realtà, ma che almeno a prima vista, poco era cambiato. Guardando però gli eventi un po’ più da vicino, constatò che diverse cose si erano modificate: alcune in meglio, altre in peggio, mentre altre ancora erano rimaste ancorate al passato.
Dovette riconoscere quanto era difficile a tutti i livelli voler modificare leggi, regolamenti, consuetudini, abitudini. Ebbe come una lieve depressione, pensando che tutti gli sforzi fatti per migliorare qualcosa fossero vani…
Ma poi si riprese e improvvisamente gli venne in mente la preghiera di un grande credente
(San Francesco d’Assisi, 1181 o 82 – 1226).
N.B. Se non siete osservanti o perlomeno credenti, mettete al posto del seguente appellativo un’altra, la vostra denominazione: Vita, Innominabile, Immanenza-Trascendente, Supremo Uno, Grande Vuoto, Artefice di tutti gli Universi, Grande Mistero, o quant’altro volete, visto che il nome qui proprio non conta, perché non fa “LA COSA”, ma può al massimo alludervi
” Dio, dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di modificare le cose che posso cambiare
e la saggezza di conoscere la differenza tra le due situazioni.”
Prima di scomparire per l’ennesima, ma conclusiva volta, l’Arcangela Metielle, alias Metlohim, alias..,
si rivolse definitivamente al suo apprendista:
– Carissimo amico, è ormai giunto il momento di lasciarci: desidero però esprimerti il mio affetto e la mia stima, ma per dirti inoltre che è stato per me un vero piacere e onore collaborare con te…
Metlohim, era visibilmente commosso e gli si seccarono le parole in bocca (se così si può dire), ma non dovette aggiunger altro, visto che fu Metielle a proseguire e completare il commiato:
– Continua la tua ricerca, prosegui nei tuoi tentativi di modificare ciò che ritieni dissonante o addirittura assurdo. L’equilibrio, l’armonia sono delle conquiste e corrispondono all’atto creativo nell’Universo che intende edificare delle forme dall’apparente nulla, per poi trasformarle, affinché la Vita possa “sopravvivere”…
Ti ho trasmesso ciò che potevo trasmetterti, nell’ambito di quanto i miei limiti mi hanno concesso, forse meno ma certo non di più, perché sarebbe stata un’altra impossibilità…
Chi lo sa, forse ci ritroveremo di nuovo in un’altra dimensione, ma comunque sia, ci tengo a ribadirlo, detieni la mia stima e il mio affetto…
Addio!…e scomparve nell’Immensa Luce, dietro la quale forse l’aspettava l’Immensa Oscurità e dietro la quale…dietro la quale…dietro la quale…
Contemporaneamente prese inizio la trasformazione di Metlohim, fino al punto che divenne Metielle, l’Arcangela della Morte, per assumerne la funzione.
Ma in cuor suo aleggiava uno strano progetto, in contrasto con la sua funzione attuale: quello di potere un giorno trasformarsi e inserirsi con Evenia al Centro del Grande Cerchio come Arcangelo e Arcangela a difesa delle vite “innocenti” che prematuramente venivano prelevate dagli Angeli della Morte!
Nel preciso momento in cui Metielle (alias Metlohim, alias Androman, alias…) s’inserì nel Grande Cerchio degli Arcangeli e delle Arcangele…,si rese però conto che in verità era stato inserito a sua insaputa, in una storia fantastica che portava il tacito sottotitolo:
“Le Illusioni dell’Apprendista dell’Angelo e dell’Arcangela
della Morte”
e grande fu la sua contentezza di essersene accorto per tempo, perché considerava le illusioni uno degli impedimenti maggiori alla ricerca delle verità accessibili all’essere umano, o ad altre entità a lui affini o magari dissimili ma tuttora sconosciute, così come rimane imperscrutabile il Grande Mistero in cui si tuffò e scomparve il suo Maestro – la sua Maestra…
* * *
So long, I am around…
Fine del 10° e ultimo capitolo
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