L’Apprendista dell’Arcangela della Morte – Racconto fantastico (libricino di ca. 120 pag. form. tascabile)

B.  Sascha  Horowitz
L’ A P P R E N D I S T A   D E L L’ A R C A N G E L A   D E L L A   M O R T E

RACCONTO  FANTASTICO

a
M I R T A   H O R O W I T Z
in memoriam
l945-1999

“la morte è gratuita
ma ti costa la vita“
(proverbio russo)

Racconto in 10 capitoli

1.

In  tempi  remoti,  Metielle  prima di essere elevata al grado di Arcangela  della  Morte  al  servizio  di una Divinità Suprema ed Unica,  si  chiamava  Metlohim  ed  era  un semplice Angelo della Morte,  dapprima  responsabile della Regione 257, poi della 321: zona poco popolata, con città piccole e vetuste, villaggi modesti e   scarsamente  disseminati  qua  e  là  nelle  vaste  campagne, interrotte da boschi ancora più estesi.

Fu  infatti  nella  Regione  321  che Metlohim conobbe un giovane sulla  trentina:  alto,  forte,  dai  capelli  scuri e portamento dignitoso ma poco appariscente.
La  loro  conoscenza  non avvenne immediatamente, perché Metlohim non  si  rese subito conto  della presenza del giovane, o meglio: dapprima  non  comprese  che la sua apparizione non poteva essere puramente casuale.
Difatti,  fu  soltanto  dopo  un  certo  periodo che Metlohim  si accorse  che  il  giovane  si  trovava  non di rado nel luogo  in cui   doveva  svolgere  il  compito  di  Angelo  della Morte e in particolare  al  momento  del decesso dei candidati per l’aldilà.

Il  fatto  cominciò ad incuriosire  Metlohim, perché non riusciva a  capire  questa  ripetuta,  quasi ostinata presenza. Non poteva essere  parente o amico di tante persone che trapassavano, quindi che cosa faceva in quei luoghi e in momenti così esclusivi?  Poiché  l’Angelo,  quando  lo  desiderava,  poteva  apparire agli esseri  umani  anche  non  morenti  ed  essere  visto  e compreso soltanto  da  coloro  che  sceglieva,  pensò  che  fosse  il caso d’interpellarlo,  soprattutto  perché  una  situazione simile non gli  era  mai  capitata  durante  tutta  la sua vasta attività di Angelo della Morte.

Una  sera,  durante  la  quale  il  giovane  era la sola  persona presente al capezzale di un morente, decise di apparirgli.  Androman,  così si chiamava il giovane, si trovò improvvisamente di  fronte  a  un  Angelo,  impressionante per la grandezza e per il  colore delle tenebre che trasmetteva a tutta la stanza.  Il  giovanotto,  almeno  a  prima  vista,  non  sembrò  turbato e accolse l’Angelo con tono familiare:
– Finalmente  riesco  a  vederti…è  da  parecchio  che aspetto che  tu  ti  faccia  vivo.., e ciò dicendo  si rese conto che la parola “vivo” non era forse la più adatta.

Metlohim,  che  d’altronde  era  un Angelo d’azione e  ovviamente sembrava  non  aver  paura  di  niente e di nessuno, venne subito al dunque:
– Chi  sei  e  che  cosa  fai così spesso nei luoghi dove svolgo il mio compito?
In  un  primo  momento  il  giovane volle stringergli la mano, ma l’Angelo rifiutò il gesto:
– La  tua  ora  non  è  ancora giunta e se ti stringessi la mano dovresti  morire…
Il giovane non si lasciò impressionare dall’Angelo e lo ringraziò di   non   avergli   stretto   la   mano,  infine  si   presentò, rispondendogli pacatamente con garbo:
– Mia  madre  è deceduta alla mia nascita e mio padre si è tolto la  vita  poco  dopo…,  ma  si  corresse  subito  con  un lieve sottotono polemico,…gliel’avrai tolta tu a causa del dispiacere che gli hai procurato derubandolo della moglie!

Dopo  un  attimo  di silenzio, in cui si sentì una certa tensione da  entrambe le parti a causa delle ultime osservazioni, Androman proseguì:
– Per  quanto  concerne  la  mia  presenza  nei luoghi della tua attività,  avrei  due  cose  da  chiederti: la prima è che vorrei capire  come  procedi,  se c’è un nesso logico in quello che fai, oppure  se  agisci  più  o  meno  a  caso,   addirittura  in modo arbitrario.  La  seconda è che desideravo incontrarti, conoscerti personalmente  e  chiederti  se  eri  disposto  ad assumermi come apprendista, beninteso da vivo!
Il  giovane cominciava ad interessare l’Angelo,  perché  nessuno, ma  proprio  nessuno prima di allora si era rivolto a lui in quel modo.  In  passato  c’erano  stati  sporadici   incontri a tu per tu  con  degli  esseri umani, ma soltanto prima del loro trapasso e praticamente tutti gli avevano lasciato una misera impressione, tra  l’altro  per i timori,  la  rassegnazione, le superstizioni, le  scaramanzie, i sotterfugi, le  suppliche sia per poter morire che per rimanere in vita.

Nel  frattempo,  il  morente per il quale erano presenti in  quel luogo  trapassò,  poiché  l’Angelo  gli  aveva   improvvisamente stretto  la  mano.  Questi propose quindi ad Androman di lasciare la casa e proseguire il colloquio strada facendo:
– E come mai vorresti diventare il mio apprendista e soprattutto ancora da vivo?
– Ho  pensato che anche tu un giorno dovrai “morire” e che sarai forse  chiamato  ad  assolvere  altri  compiti,  in altre parole: dovrai  trasformarti  o  sarai  trasformato,  così  come tutto lo è  e  sarà  in  questo  benedetto Universo…,  ponendo un lieve accento   d’insofferenza   sull’aggettivo “benedetto”,  perché frequentemente  aveva  avuto  l’impressione  che  si idealizzasse troppo  la  bontà  dell’Universo,  spesso  terrificante  e  anche crudele  nei  confronti  degli esseri viventi, tutto sommato suoi ospiti  loro  malgrado.

Poi  proseguì  ad  alta voce il filo del suo pensiero:
– Ciò  significa  che dovresti avere un successore e secondo me, per  un  compito così difficile e delicato, ci vorrebbe una lunga e  accurata  preparazione,  mentre  ho  l’impressione  che tu sia più  che  altro  il  frutto  di  una certa improvvisazione. Credo che  tu  non  sia  veramente stato preparato per questo ruolo, ma che  tu  vi  sia  stato  precipitato   casualmente  da un momento all’altro!   Penso  inoltre  di  riuscirvi, ma provo l’impellente bisogno  di  un  lungo  e  serio tirocinio, ragione per cui trovo che  dovrei  cominciare  sin  d’ora, raccogliendo  un buon numero d’esperienze  da   essere  umano,  visto che tu sei specializzato soltanto  nel  loro  decesso,  un  po’ come se la loro storia non ti  riguardasse  e  tu  dovessi  invece  dar seguito ad un ordine improvviso  che  avviene  più  o  meno  all’ultimo momento, nella fase conclusiva della loro vita! L’Angelo  lo  ascoltò  con  molta attenzione, ma assai perplesso.

Androman si fermò un attimo, poi continuò più cauto:
– Per  l’apprendistato  ho  ancora  un’altra ragione  e desidero essere  sincero.  Con  una  prolungata  e  assennata preparazione spero  di  poter  modificare  il compito dell’Angelo della Morte: non più decessi così improvvisi senza preavviso, morti premature, ingiuste,  incomprensibili,  strazianti,  in  massa,  di bambini, d’innocenti  e  altre  ancora,  ma   dei  modi  più funzionali  e armoniosi, più equi e sereni! L’Angelo, fatto inabituale, si spazientì un attimo:
– Come, vorresti diventare un Angelo ribelle?
– Non  fraintendermi, ribelle  sarei soltanto se volessi abolire la  Morte,  ma  non  è questo il mio scopo  e credo d’altra parte che  ciò  sarebbe   impossibile.   Anzi, suppongo  che se venisse abolita  la  Morte,  dopo  un  certo periodo, più o meno tutti la invocherebbero…addirittura  la  supplicherebbero di ridiventare operativa,  perché  il  mondo  sarebbe talmente sovraffollato che diverrebbe   invivibile.  Inoltre,   l’eccessivo  invecchiamento porterebbe tali e tanti disagi che la gente, dopo un certo tempo, proverebbe  un’inevitabile  saturazione  per  la  vita.  Senza la trasformazione   radicale   che   porta   con  sé  la  Morte,  il deterioramento  di  un  organismo   è   risaputamente inevitabile e diverrebbe estremo e perciò insostenibile!
Vorrei  soltanto  cambiare  i  modi,   i luoghi e i momenti della morte  e  penso  quindi   sia  facile  capire  che  la ribellione non c’entra, bensì il perfezionamento del trapasso…

A  dir  poco,  l’Angelo  della Morte rimase sbalordito: aveva già sentito  molte  cose  a  proposito  della Morte, ma non in questi termini.   Se  da un lato provava una certa opposizione,  d’altra parte  questo  modo di porre il problema lo attraeva.
Un aspetto al  quale  non  aveva mai pensato, era  quello della “sua Morte”, meglio  della  trasformazione  in  qualcosa d’altro, magari in un’altra  funzione.  Inoltre  era  affascinato  da questo giovane che sembrava aprirgli nuovi ed inaspettati orizzonti.  Dapprima,  fatto  inabituale,  rimase  ammutolito  e si lisciò la lunga  barba (sì, perché così come aveva dei lunghi capelli aveva pure  una  lunga  barba,  già  per  il semplice fatto che   non è risaputo  che  nel  regno  degli  Angeli  ci siano dei barbieri o dei  rasoi, anche se  è pur vero che molti descrivono  gli Angeli come entità asessuate, ma il  fatto non è ancora  stato accertato e  probabilmente  non  lo  sarà  mai,  mentre  per  tanti  rimane tuttora una pura e semplice ipotesi).

Metlohim si riprese rapidamente:
– Devo  pensarci…anche  se  francamente la cosa mi attira…ma dovrò chiedere, consultarmi…
– A chi, con chi se è lecito chiedere?  interferì Androman.
– Ma  con  gli Arcangeli…, dicendolo come se fosse la cosa più naturale  ed  evidente  di questo e dell’altro mondo,…per certi ordini  di  realtà  sono  loro  che  fungono  da  intermediari  e decidono:  noi  non abbiamo  un accesso diretto alla Legislazione Universale e ai suoi Regolamenti!

Durante  questo  breve  scambio, Androman si rese conto di alcuni punti deboli dell’Angelo:
primo,  non  poteva stringere la mano a qualcuno senza che avesse delle  conseguenze  funeste,  insomma  non  poteva  scegliere  di stringere  le  mani  decidendo  in  anticipo delle conseguenze di questo gesto;
secondo,  non  era  molto  sapiente,  visto  che ignorava perfino che   anche   lui   avrebbe   dovuto  “morire”,  e  questo  molto probabilmente  perché  si  identificava  con la Morte, travisando che  ne  era  soltanto  un  rappresentante, uno strumento, mentre la  Morte,  sempre  secondo  Androman  doveva essere un Principio Universale  Eterno,   indistruttibile,  al  quale  sia gli Angeli che perfino gli Arcangeli dovevano sottostare.  Per  il  giovane,  i  Princìpi  si  caratterizzavano  per la loro universalità,  ma  soprattutto,  come  nel  caso della Morte, per il  semplice fatto che la Morte non poteva “uccidersi”, eliminare sé stessa.
Terzo,   che   l’Angelo   aveva  poca  autonomia,  poiché  doveva interpellare  gli  Arcangeli  per  poter assumere un apprendista, operazione   che   Androman   considerava   alquanto   banale   e subordinata,   forse  a  torto,  ma per la quale si aspettava una maggiore indipendenza da parte di un Angelo!
A  dire  il  vero,  tutto sommato era un po’ deluso. Chissà quali sorprese  lo  stavano  ancora aspettando…,  ma  concludendo si disse  che  quando  sarebbe  giunto il suo turno, avrebbe cercato di  modificare  le  realtà  che  riteneva antiquate, riesumandole al momento voluto.

Dopo  queste  brevi  riflessioni,  ripropose  le sue innumerevoli domande:
– Quando vi trovate, se è lecito chiedere…?
– Questo  non  è  un  mistero…il prossimo incontro è previsto per   l’equinozio  di  primavera.  Noi  utilizziamo   sempre  gli equinozi  e  i  solstizi,  perché  sono  dei punti di riferimento cardinali:  è  un  patto  arcaico che non dobbiamo  rinnovare…è ormai sottinteso.
– E se ci sono delle urgenze?
Androman  si  rese  conto  che  forse  aveva esagerato un po’ con questa domanda e volle rimediarvi, ma non fece in tempo:
– Delle  urgenze?  Gli  Arcangeli non conoscono “urgenze”, visto che  vivono al di fuori del vostro tempo. Per quanto mi concerne, ogni  tanto  ne  avrei,  ma  da quel lato non ci sentono, ragione per cui  talvolta  devo  arrangiarmi,  cercando  ovviamente  di rimanere  allineato  con  le  Leggi  ed  i Regolamenti. Talvolta è molto difficile e ci si può anche sbagliare!
”Come” si disse Androman, “anche gli Angeli sbagliano?”  e chiese subito a bruciapelo:
– E gli Arcangeli?

Metlohim  rimase  di  nuovo  stupito perché questa domanda non se l’era mai posta e di fatto non sapeva che cosa rispondere:
– Non  saprei, dovette riconoscere anche se a malincuore, perché aveva  la  sensazione  che  questo  giovane,  con  le sue domande e   considerazioni,   cominciasse  a  creare  in  lui  uno  stato d’incertezza,  una  sensazione  alquanto  nuova,  ma  soprattutto poco piacevole e come se non bastasse, Androman aggiunse:
– Potrei partecipare anch’io al vostro incontro?
A  Metlohim,  questa  richiesta  sembrò   alquanto  invadente, ma essendo un Angelo anche  se della Morte, si contenne:
– Mi  dispiace, tagliò corto, questo lo potrai ottenere soltanto quando sarai…morto!
Al   giovane  la  risposta  sembrò   coerente  e  non  insistette cambiando discorso:
– Spero che non ti offenda se ti do del tu…
– No  no,  sottolineò  rapidamente  l’Angelo,  ma in fondo pensò che  i  giovani  di  oggi non avevano neppure più rispetto per la Morte.  Chi,  in  tempi  e generazioni passate, avrebbe mai osato chiederglielo?  Qui  invece ci si prendeva la libertà di metterlo di  fronte  a  dei fatti compiuti, mentre solitamente era lui che metteva gli altri di fronte a situazioni definitive!

Androman suppose d’intuire il pensiero dell’Angelo:
– Sai,  gli  disse  cercando di rassicurarlo, non è per mancanza di  rispetto,  tutt’altro,  è  perché  mi  sei talmente familiare e  comincio  a  conoscerti  a  tal punto che mi è difficile darti del  lei.  Se  poi  guardiamo  la cosa più da vicino, in un certo senso  tutti  ti  portiamo  dentro di noi sin dalla nascita, anzi da prima ancora,  un po’ come un seme che si schiuderà al momento voluto…voluto  da  te,  sottolineò   prudentemente  il  giovane aggiungendo,…anche se è banale dirlo,  siamo sempre in pericolo di morte!
All’Angelo,  almeno  una  parte  delle  considerazioni sembrava un po’ spinta:
– Che cosa significa che mi portate dentro di voi?
– Certo,  riprese  Androman,  se il Principio della Morte non ci abitasse,  tu  saresti  disoccupato,  mentre  così  puoi decidere almeno il dove, come e quando…

Metlohim  era  di  nuovo  sbalordito  e  aveva  l’impressione  di ridiventare   un  apprendista,  se  non  addirittura  l’apprendista dell’apprendista…e la cosa non gli garbava affatto!  Non  che  fosse  orgoglioso,  no,  questo  proprio no, altrimenti non  avrebbe  potuto  assumere  il  ruolo che stava  svolgendo da parecchio  tempo: glielo avrebbe impedito soprattutto l’Arcangelo Michael  che,  con  la  sua  perenne  domanda: “chi è come Dio?”, costringeva  alla   sola  risposta  possibile (per i più assetati di  sapere: “nessun altro al di fuori di Dio stesso”), lo avrebbe immediatamente  messo  al  tappeto,  o in altre parole lo avrebbe precipitato  negli  Stati  Inferi  dell’Essere, secondo una delle Leggi  Fondamentali  dell’Universo,  quella  della  “Gravitazione Spirituale”. No, Metlohim era semplicemente “cresciuto e vissuto” in  tempi  e  ambienti  che  avevano  conservato   il senso della gerarchia.

Ma Androman non poté fare a meno d’indagare:
– E perché non potrei venire prima di essere morto?
– Quanti  perché…, fece notare l’Angelo un po’ come se volesse eludere  la domanda ma poi, prevedendo che forse  sarebbe dovuto diventare  il  maestro  di  Androman, tentò di  spiegare ciò che, forse e tutto sommato, rimaneva inspiegabile…
– Sai,  disse  al  giovane,  portarti  con me senza che tu debba necessariamente  essere già morto, sarebbe fors’anche  possibile, ma  non  si  è  mai  visto  fare.  C’è però un altro punto che mi sembra  di  massima  importanza:  quando  ci  riuniamo nel Grande Cerchio con gli Arcangeli, tutta la cupola circostante è inondata da una Luce eccezionale e unica a cui nulla è comparabile.  È  questa  Luce  che  da  vivente  non  riusciresti a sostenere e verosimilmente ti distruggerebbe. Io questo rischio non lo voglio correre,  perché  sarebbe  già  la  fine  del  tuo apprendistato, ammesso che te lo concedano.., aggiunse prudentemente.

– E quella Luce? chiese con una certa ansia Androman.
– Quella Luce molti la chiamano Dio, anche se con nomi diversi…  però sussistono dubbi anche tra gli Arcangeli…
– Vale a dire? insistette il giovane.
– C’è  chi  suppone  che  l’Essenziale si trovi dietro la Luce e che  questa  abbia  soltanto  una funzione  di mascheramento, che esprima qualcosa d’altro…
– Per nascondere che cosa?
– Non  si  tratta di un celare vero e proprio e  soprattutto non intenzionale,  bensì   del  carattere d’impenetrabilità che hanno in  definitiva  i  Princìpi  Universali,   anche se in superficie si  riesce  ogni  tanto  ad  afferrarne  qualche lembo attraverso le loro Leggi,  Regolamenti e Applicazioni!

A questo punto Androman quasi sconfinò con una battuta:
– Insomma, qualcosa come una Direzione Generale!
– No,  riprese Metlohim seriamente, molto di più…una Direzione Generale deve solitamente sottostare  ad altre entità come quelle economiche,  politiche,  militari e così via,  mentre  i Princìpi e  le  Leggi  Universali  sono autosufficienti, si completano tra di  loro,  dirigono  tutto, ma proprio tutto e nulla può sfuggire loro,  neppure  loro  stessi,  vale  a  dire che pure loro devono sottostare a   ciò che sono e  non  godono di alcun privilegio, appaiono  come  qualcosa  d’impersonale,  seguendo  il filo di un perenne ordine immanente!

Questa volta fu Androman ad aver l’impressione che fosse l’Angelo a  saperne  una   più del…”diavolo”  e cominciò a rincuorarsi: tutto  sommato,  la  scelta  del  maestro  potrebbe  forse essere vincente, contrariamente a quanto sospettava inizialmente, avendo notato le debolezze di Metlohim.
– Ah,  è  questo che dà loro quel sembiante disumano, insistette il giovane riprendendo le ultime spiegazioni dell’Angelo, ragione per   cui  diciamo:  “è  giusto,  non  è  giusto,  è  crudele,  è provvidenziale, meraviglioso, terribile” e così via…
– Può  darsi,  notò l’Angelo senza attardarvisi, come se la cosa non lo interessasse particolarmente.
Infatti,  pensò  Androman,  gli  eventi  umani  con le loro gioie e le loro sofferenze non dovrebbero toccare l’Angelo della Morte, visto  che  solitamente  procura  più sofferenze che gioie, anche se in conclusione sembra risolverle tutte quante.

– Prima  hai  parlato  di  Princìpi  e  Leggi che sono  al di là della Grande Luce, potresti dirmi qualcosa di più?
– Ti ho già detto molto, forse più di quanto avrei dovuto: ricordati  che  non  hai  ancora  cominciato il tuo apprendistato e  che  devo attendere la decisione degli Arcangeli…sarà quindi per  dopo l’equinozio di primavera…
– D’accordo,  aspetterò  e  nel  frattempo  andrò nella fattoria che  i   genitori  mi  hanno  lasciato  quando trapassarono. È da qualche  tempo  che non sono tornato e devo controllare  che cosa succede.  Inoltre  devo  incassare un po’ di denaro, che comincia a  scarseggiare  dopo  il  viaggio  che  ho  fatto  per seguirti.  Occasionalmente  lavoravo  qua e là, ma quando ti spostavi troppo rapidamente…

L’Angelo   lo  interruppe  come  se  di  nuovo  la  cosa  non  lo riguardasse:
– Se  non  sbaglio  si trova nella regione 257 che ho conosciuto quando  vivevano  i  tuoi  genitori…ti  troverò là   per  darti una risposta. Nel frattempo ti saluto e…riguardati!
Androman,  dopo  essersi  stupito  del:  “riguardati”,   espresso da  un  Angelo della Morte, contraccambiò il saluto con rispetto, cosa   che  fece  molto  piacere  all’Angelo,  il  quale  dovette riconoscere  che  questi giovani non erano forse  così maleducati come in un primo tempo aveva creduto.
Dopo  di  che,  Androman  partì  verso  ovest, in direzione della sua  fattoria,  ma strada facendo ripensò a quel: “…riguardati” ed  ebbe  l’impressione  che  Metlohim  ci  tenesse a fare di lui il  suo  discepolo  e  che probabilmente avrebbe sostenuto la sua candidatura anche se alquanto inabituale e discutibile.
Rassicurato,  proseguì  più  sereno  il  suo viaggio, anche se in fondo  in  fondo  non  capiva  bene perché  credeva  che  fosse   così importante   diventare  l’apprendista  dell’Angelo  della  Morte. Non  avrebbe  potuto  scegliere  un altro “mestiere”, magari “più redditizio”,   o  semplicemente  occuparsi  della  sua  fattoria?
Forse era qualcosa che avrebbe dovuto chiarire meglio…

*          *          *

So long, I am around…

Fine del 1° cap. (continua)


2.

Dopo alcuni giorni di marce forzate, giunse alla meta.
Il  fattore,  vedendolo  arrivare  così  all’improvviso,  temette qualche   cambiamento  repentino,    perfino  quello  di  perdere la sua mansione.
Si  rassicurò,  quando  Androman  gli  confidò  che probabilmente sarebbe  ripartito  tra  non  molto  per parecchio tempo e che al momento  rimaneva  soltanto per dargli man forte durante i lavori di fine inverno.
In  occasione  della  prima  cena, dopo il ritorno dal prolungato peregrinare  alla  ricerca  dell’Angelo  della Morte, Androman si rese  conto di quanto fosse cresciuta  Evenia, la figlia maggiore di Tusdan il fattore.
Non  soltanto  era  ben  sviluppata,  ma  era   diventata   molto attraente  nella  sua  genuina  e  sana  bellezza  contadina, pur essendo ancora molto giovane.
Si  muoveva  liberamente senza inibizioni, nonostante la presenza del proprietario della fattoria e metteva mano con grazia ovunque fosse  necessario, riuscendo così a sostituire  la madre deceduta qualche anno prima,  durante  il parto del fratellino.

– Mi  è  veramente  di  grande  aiuto, disse Tusdan  notando che Androman  stava  osservando ammirato l’aggraziata operosità della figlia,…non  so  cosa  avrei  fatto  senza di lei dopo la morte di mia moglie…!
Evenia ebbe un sorriso imbarazzato:
– Suvvia papà, mi sembra naturale, visto che potevo aiutarti…
– Sì,  però  hai  rifiutato  di  fidanzarti  e  sposarti, mentre c’erano  diversi  pretendenti  che  ti  facevano  la corte:  sono sicuro che hai rinunciato per amore della famiglia…
– Ma  papà,  c’è ancora tempo…non ho fretta e troverò qualcuno con cui realizzare una vera unione…non preoccuparti!
– D’accordo…non ne parliamo più…sarai tu a decidere.
– Certo  papà,  così  va  meglio,  non  vorrei  che  tu  avessi l’impressione  di essere in  debito con me.
La   cena   si   concluse,  non  senza  che   Androman fosse rimasto impressionato  dalla  maturità  di Evenia, nonostante i suoi vent’anni.
Ripensandoci  durante  la  notte,  il  giovane si disse che molto probabilmente  la  figlia  di Tusdan avrebbe potuto diventare una moglie  ideale  se…se  non  ci  fosse  stata  quella  benedetta vocazione,  quel  desiderio  impellente di seguire l’Angelo della Morte  e diventare suo apprendista.
Se  il  “Cerchio  degli  Arcangeli”  non  lo avesse accettato come apprendista,  allora…allora…, però a quel punto si addormentò, esausto  per  il viaggio e i conflitti interiori che cominciavano a tormentarlo.

L’indomani  mattina  di  buon  ora,  cominciò  ad aiutare il fattore nei lavori che la stagione richiedeva.  D’altra  parte  era  alquanto  ansioso,  nell’attesa  del momento in cui si  sarebbe deciso il suo futuro.
Ciò  nonostante,  sia  nei  campi  che  in casa, sbirciava spesso in  direzione  d’Evenia,  da  cui era sempre più affascinato: per il   suo   modo  di  muoversi,  la  sua  gentilezza,  semplicità, laboriosità   e  sincerità,   nonché  l’atteggiamento  rispettoso e affabile che esprimeva con gli altri.
Si  rese  conto  che  stava  per invaghirsene e che anche lei  lo ricompensava con degli sguardi discreti ma molto significativi.
Ma una sera, l’idillio nascente venne interrotto quando Androman, ritiratosi  nella  sua stanza, si trovò improvvisamente di fronte all’Angelo della Morte.
Erano  trascorsi  pochi  giorni  dall’Equinozio  di  Primavera  e Metlohim,   come   d’altronde   ci  si  poteva  aspettare,  aveva mantenuto la sua parola, informandolo senza mezzi termini:
– Anche  se  con  qualche  esitazione,  hanno  accettato  la tua candidatura  e  quindi  d’ora in poi sarai il mio apprendista…, sottolineando  un  po’  eccessivamente,  almeno  per  i  gusti di Androman, il “mio” apprendista.
Il  giovane  rimase  perplessso e si rese conto che avrebbe quasi preferito  ottenere  un  rifiuto:  Evenia occupava ormai un posto notevole nel suo cuore e nella sua mente!

L’Angelo si accorse della difficoltà:
– Non sei soddisfatto del verdetto?
– Sì sì, rispose a bruciapelo il giovane.
– Però  mi  sembri  alquanto  contrariato…è  successo qualcosa di particolare nel frattempo?
– No  no,  rispose  in modo evasivo Androman, va bene…va bene, accentuando   il   “va   bene” come   per   evitare   ulteriori approfondimenti.
– Allora  possiamo  cominciare  subito, propose l’Angelo, perché abbiamo parecchio da fare!
– Lasciami  ancora  qualche  giorno,  devo raccogliere un po’ di denaro, sistemare alcune cose con il fattore…
– Vuoi  dire  con  Evenia?  interruppe l’Angelo e Androman ne fu alquanto  imbarazzato,  sentendosi  scoperto  con tanta facilità.  Ne   dedusse   che   se  voleva  essere  veramente  l’apprendista dell’Angelo,  doveva  abituarsi  sin dall’inizio ad avere con lui un rapporto di trasparenza.

Per  cominciare,  Metlohim  sottolineò  un aspetto importante del tirocinio:
– L’apprendistato è suddiviso in tre fasi…
una prima a  partire  da  questo  momento,   per un minimo di tre anni e un massimo    di    sette,    a    seconda    di   come   procederai nell’approfondimento   del  processo  cognitivo   riguardante  la Morte;  in  seguito  dovrai  vivere  una  vita da uomo normale ma virtuoso    fino    alla    morte,    ossia   dovrai   realizzare costruttivamente  la  tua  vita personale;  dopo la morte ci sarà una  terza  fase  i cui tempi saranno indeterminati, indefinibili e flessibili…
Ma, non volendo metterlo in ulteriori difficoltà sin dall’inizio, gli disse con benevolenza:
– D’accordo…verrò  a  prenderti  tra  tre  giorni, e scomparve così com’era venuto.

Androman  ebbe  la  piacevole  impressione che l’Angelo non fosse indifferente   alla    decisione  presa  dagli  Arcangeli  e  che desiderasse    stabilire   con   lui  un  impegnativo    rapporto d’apprendistato, forse  anche  d’amicizia.  Scoprì  inoltre  il lato  umano  e  una  certa tolleranza che fino a quel momento non aveva  notato.  Probabilmente  doveva  conoscerlo  molto  meglio, giudicarlo un po’ meno e soprattutto meno affrettatamente.  Utilizzò  i  giorni  seguenti  per  accordarsi  con il fattore su quanto  era  rimasto  in  sospeso,  in modo da essere  pronto per partire al momento pattuito.

Fece  capire  a  Evenia  che  sarebbe tornato tra non molto, dopo avere  assolto  certi   compiti  che  si  era  prefissati,  senza specificare   quali,   lasciando   però  intravedere,  anche  se velatamente,  che  era  interessato a lei, anche se in quel momento  esistevano altre priorità.
Evenia, seppur discretamente, gli  fece capire che lo avrebbe aspettato, come se Androman fosse “l’uomo  promesso”  dal  destino,  consolandosi  con il fatto che lei  era  ancora  giovane e non c’era  alcuna fretta  per formare una famiglia.

Esattamente    dopo   tre   giorni,    sull’imbrunire,   l’Angelo ricomparve:
– Sei pronto?
– Sì, rispose il giovane con una certa titubanza.
– Sempre il problema di Evenia?
Androman   non    si  espresse  a  parole,  ma  assentì  soltanto timidamente con il capo e di conseguenza Metlohim non si soffermò per  approfondire  l’argomento  che  d’altronde non gli  sembrava dovesse far parte dell’apprendistato.
– Partiremo  domattina,  ti aspetto al portale della fattoria…  e scomparve di nuovo.
Androman  passò  una  notte  molto  combattuta:  e  se Evenia non l’avesse aspettato? se sposandosi avesse abbandonato la fattoria, il padre e i fratellini? se non l’avesse mai più rivista?  Poi  si abbandonò a una visione alquanto fatalista: se il destino aveva  previsto  Evenia  quale  sua  futura sposa, presto o tardi l’avrebbe  incontrata  e  avrebbe  potuto   unirsi a lei anche di fatto e non soltanto nell’immaginazione.

*          *          *

So long, I am around…

Fine del 2° capitolo, (continua)


 3.

Il  mattino  seguente,  salutò  la  famigliola e si diresse verso il  portale,  dove  lo  aspettava l’Angelo della Morte. Fecero un breve  pezzo  di  strada  in silenzio, poi Metlohim si rivolse al suo nuovo apprendista:
– Vedi,  mio giovane amico…, e Androman non volle credere alle proprie  orecchie:  l’Angelo,  nonostante  tutto,  lo aveva preso a  tal  punto in simpatia che già lo chiamava “mio giovane amico” e  ovviamente  ne  fu  lusingato,  tanto  più  perché  sapeva che l’Angelo  non  era  ipocrita  e  che  le  cose  dette erano vere, corrispondevano  al  famoso  “che  il  vostro  dire sia sì per sì e no per no”!
Si aveva  perfino l’impressione che non conoscesse le menzogne o perlomeno non fosse in grado di esprimerle.
– Sembri  stupito,  ma  non  dimenticare che tanto tempo fa sono stato  anch’io  un  essere  umano,  anche se talvolta quasi quasi lo  dimentico.  Comunque,  so  che cosa si prova in  quanto tale, anche  se  non  dovrei  più  tenerne   conto…ma  ogni tanto una qualche  atavica  tendenza  riemerge…e  devo  dire  francamente che mi sei simpatico, pur avendomi messo in difficoltà all’inizio con  il  tuo  modo inabituale di affrontare le situazioni e porre domande.  Ho  notato  però che questo mi spingeva ad approfondire certi aspetti della vita e della morte che allora “sorvolavo”…, e sorridendo aggiunse in tono scherzoso:
– Anche se non ho ali per volare…e mi sposto grazie al pensiero immediato e unitario.
– Con  il  pensiero immediato e unitario? volle sapere Androman, ma  l’Angelo frenò l’impulso del novizio a voler conoscere  tutto e subito:
– Di  questo  parleremo  probabilmente un’altra  volta…per  ora mi sembra di aver  capito  qual  è  il  tuo  modo di vedere e devo riconoscere che  non  mi  dispiace, anche se  suppongo che ci potrebbe creare non poche difficoltà…

Dapprima  desidero  parlarti  di  qualcosa  che  è attinente alla nostra  attività:  è  ovvio  che  non  potrai assistere a tutti i miei  interventi,  perché  c’è troppo da fare, molto da spostarsi e anche rapidamente, insomma un’attività eccessiva per un mortale sia quantitativamente che qualitativamente e diciamolo pure…per tua fortuna!
– Per mia fortuna?
– Sì,  vedi… in qualità di Angelo della Morte ho indubbiamente e  senza  volerlo un notevole potere, ma se ci pensi bene è molto limitato,  sono  costretto  a  procedere,  non  posso far altro e sono  quasi  operoso  ventiquattro  ore  su  ventiquattro: per un comune  mortale  sarebbe  una  “vita”  impossibile, non fosse che per   sostenere  le  forti  e  frequenti pressioni emotive con le quali    si   è   confrontati.  Quindi  è  ovvio  che  mi  potrai accompagnare  soltanto  in alcune occasioni. Questo ti permetterà di  vivere  più  o  meno  normalmente  e  nel  frattempo io potrò soddisfare le esigenze della mia funzione. Solitamente  non  conosco  in  anticipo  con  chi  devo svolgerla e  a  quanto sembra deve essere così, affinché io non possa essere influenzato  o possa influenzare il meno possibile le circostanze in  cui  sono  implicato.  Però sono informato anticipatamente in che  direzione  devo  muovermi,  in  che  luogo devo recarmi ed è in  questo senso che ti orienterò, per trovarci al momento voluto nel luogo dovuto…
Infatti già mi si chiama e devo andare…ci troveremo tra qualche ora  nel  prossimo  borgo,  tu  mi  aspetterai  e  io prima o poi ti  apparirò  per  recarci  sul  luogo  dove potrai cominciare ad assumere il tuo apprendistato.
L’Angelo  scomparve  e  Androman  s’incamminò verso Tronsten  che conosceva  sin  dall’infanzia:  in  un  primo  tempo vi era stato qualche volta da piccolo, accompagnando semplicemente  suo padre, in  seguito ripetutamente per  i più svariati acquisti e al tempo stesso  per  cercare  di  vendere certi prodotti agricoli, poiché era il capoluogo più vicino alla loro fattoria.

Appena  giuntovi  si  sedette  su  una  panchina  al centro della borgata,  pensando  che  così  l’Angelo  lo  avrebbe  trovato più facilmente, dimentico delle capacità del Messaggero della Morte.  Infatti  non  dovette aspettare a lungo, perché Metlohim  apparve improvvisamente al suo fianco con l’invito a seguirlo.  Si recarono in una modesta casetta dove trovarono una partoriente circondata   da  alcuni  familiari.  Erano  talmente  indaffarati attorno  alla  giovane  donna  che non si accorsero neppure della presenza  di  Androman.  Vi  si  poteva percepire un’atmosfera di estrema inquietudine:
– Ci vorrebbe un dottore…
– Ma no, ce la farà da sola…
– Soccomberà o la madre o il bambino…
– E se non verrà il dottore, ambedue…
In  quell’agitazione,  Androman  lanciò uno sguardo interrogativo e  quasi  di  supplica  all’Angelo  che  invece stava  aspettando impassibile.  Apparve il neonato che aveva  il cordone ombelicale attorcigliato attorno al collo e il volto violaceo.  In  quel  preciso  momento  l’Angelo  si  avvicinò al piccolino e gli strinse la mano, finché impallidì e qualcuno esclamò:
– È morto…, è morto!

Seguirono  singhiozzi e scene strazianti, mentre  altri  erano  indaffarati  attorno alla madre per salvare il  salvabile.  Ma  Metlohim invitò Androman a lasciare il luogo, perché il compito era assolto e non includeva la madre.  Il  giovane  chiese  all’Angelo  di  potersi sedere un momento su una delle panchine al centro del villaggio: era affranto!
– È stato difficile? s’informò Metlohim.
– Difficile?…è stato dolorosissimo, terribile, crudele! esclamò Androman,…si  permette  di  concepire  un  bambino,  lo  si  fa crescere nel grembo materno, gli si attorciglia una corda attorno al  collo e quando lo si estrae dal grembo materno non può vedere né  la  luce  del  sole né respirare una boccata d’aria perché lo si è già impiccato in anticipo!
– Impiccato? chiese sbalordito l’Angelo della Morte.
– Sì, è stato impiccato, l’avete impiccato…come lo chiameresti altrimenti?
– Guarda  che  io  non  c’entro,  io sono giunto soltanto per il tocco finale…
– Allora  chi  è  stato?  il  piccolo,  la madre? Chi gli   avrà attorcigliato  il  cordone  attorno  al  collo? Qualcuno sarà pur stato…per me è come se fosse stato impiccato.
– Non  ti sembra esagerata la visione dell’impiccagione? È stato un incidente…
– Bell’incidente!  e  Androman  rincarò  la  dose diventando più sarcastico:
– Allora  diciamo  che  si  è…suicidato! O peggio ancora, come direbbero  certe  persone che credono in situazioni che in verità nessuno   ha  mai  potuto   verificare: ha scelto questi genitori prima   di nascere,  poi  cosa  ha  fatto?  si  è  autoeliminato durante la nascita per punire i genitori!
Vi fu un silenzio carico di tensione.
Metlohim  si  rese  conto  che  da  un  lato  l’apprendista  era tutt’altro  che   facile  da trattare, dall’altro  lato, pur  essendo provocatorio,  gli  apriva  delle  prospettive inaspettate, delle visioni della realtà che non aveva intravisto prima.

– Vedi  Metlohim,  questi  e  altri  simili traumi,  sono quelli che  si  dovrebbero  poter  evitare ai genitori e ai familiari in un  prossimo  o  perlomeno  non  troppo lontano futuro, così come dovrebbero   essere   evitate   le   malformazioni   congenite  e quant’altro possa compromettere l’inizio della vita di un piccolo essere…Mi  sembra  assurdo  che  si  debba  cominciare  la vita così  malamente,   visto  che  non si è  chiesto di nascere e che ci  si  trova  improvvisamente di fronte a fatti compiuti, decisi e  realizzati  da  altri!  E  non  dirmi  che scegliamo  i nostri genitori  e  il nostro destino  più o meno  a partire dal momento del  concepimento,  perché  francamente, alla luce dei fatti, non ci  posso  credere!  Che senso avrebbe voler nascere…morto: per punire  sé  stesso,  i  familiari,  al limite Dio? Perché se così fosse,  allora la situazione sarebbe semplicemente pazzesca!
– Be’,  c’è  chi  afferma che si scelgono i propri genitori e la propria  nascita,  o  rinascita,  disse  l’Angelo,  cercando   di attutire la tensione d’Androman.
– Vale  a dire che hanno  scelto di nascere impiccati,  deformi, handicappati  o  altro  ancora?  E  chi  lo afferma: gli Angeli o gli Arcangeli?
– Da  questi  non  mi  risulta, aggiunse Metlohim, ma  per certo l’ho sentito dire  dagli esseri umani…
– Ah, da quelli…, fu l’insinuazione laconica di Androman…,ma dopo un momento di riflessione ricordò:
– Un  mio  vecchio maestro  ripeteva ogni tanto che: “gli esseri umani amano raccontarsi un mucchio di storie”!
– E secondo te che cosa voleva dire?
– Che,   soprattutto   quando   non  sanno  veramente  qualcosa d’importante  concernente  la  vita  e la morte, gli esseri umani interpretano,    ossia   inventano   delle   spiegazioni,   delle giustificazioni,  da  un lato per rendere plausibili certi eventi diversamente  incomprensibili  e  almeno apparentemente illogici, dall’altro  per  consolarsi  quando  le  situazioni sono tremende e per così dire più o meno insopportabili!
– Vorresti  dire  che  con  ciò si aiutano a sostenere meglio le difficoltà con le quali la vita li assilla…
– A  quanto  sembra…tuttavia  non sono  d’accordo e preferisco che  si  dica  “gioia  alla  gioia e sofferenza alla sofferenza”, perché  credo  che  in  definitiva  la veridicità sia più salubre per  l’essere  umano,  anche se comporta sovente delle innegabili difficoltà!

Vi  fu  una  lunga  pausa  d’ambo  le parti, poi Androman riprese il discorso:
– Riferendomi  all’evento  che abbiamo appena vissuto, ribadisco che   non   sono  d’accordo  e  se  mi  sarà  possibile  cercherò di proporre delle modifiche, delle alternative.
– Ah,  le  modifiche,  le  alternative..! esclamò l’Angelo, non so proprio se ci riuscirai…
– Ma tu, tu che cosa pensi veramente?
– A  dire  il  vero…condivido  il  tuo  punto di vista…ma la cosa  mi  crea delle perplessità…se cominciamo a ritoccare qui, poi là e altrove ancora, dove andremo a finire?
– Vuoi dire che anche a livello cosmico bisogna rimanere a tutti i costi conservatori delle vecchie tradizioni?
– Non  proprio:  credo che, prima di cambiare qualcosa, si debba soppesare molto bene ed essere particolarmente prudenti…
– Sì,  ma  non  troppo! inserì Androman,…visto che l’Universo è  in  continua  trasformazione,  non  vedo  perché  a un livello “superiore”  non  si  dovrebbero  cambiare  delle abitudini che a me  sembrano decisamente contraddittorie: fai nascere un esserino e   appena   nato  già  lo  uccidi,  come  d’altronde  nel  regno animale…scusa…a  me  la  cosa  appare  completamente priva di senso!
– Nel  regno  animale  i  piccoli “uccisi” servono solitamente a nutrire altri animali…
– Grazie…e non si potrebbe fare che si nutrano di altre cose? Presso  noi  uomini,  nessuno  si nutre dei propri piccoli, né di quelli di qualcun altro!
Androman era decisamente esasperato…
– Sì, però vi nutrite di altri animali!
– Io no, concluse Androman in modo tagliente.

– Certo,  ribatté  Metlohim,  ma  l’Universo  non “ragiona” come gli esseri umani…
– A me sembra quasi che non ragioni affatto: ha  i suoi Princìpi, le  sue  Leggi,  all’interno dei quali tutto deve muoversi, punto e  basta.  Talvolta,  perfino  coloro  che cercano d’inserirsi in modo appropriato   in   questa   dinamica,   possono   rimanere penalizzati!
– Non ti sembra d’essere eccessivo?
– Può  darsi…per  ora  vedo le cose in questo modo: forse  con l’esperienza,   l’osservazione   e   la  riflessione  riuscirò  a modificare la mia prospettiva…ma per il momento…
– Va bene, per ora basta, fermiamoci a questo punto…d’altronde sento che mi si chiama, devo andare e ti ritroverò nella prossima borgata   all’alba:  c’è un buon ostello, rifocillati e riposati, ho  il presentimento che domani potrebbe essere un’altra giornata alquanto faticosa…, e l’Angelo scomparve di nuovo.
L’indomani,  mentre  Androman  stava terminando la colazione  con una  pappa  di  miglio  e una brocca di tiglio addolcito con  del miele, Metlohim gli si affiancò:
– Dobbiamo partire, tra poco ci attende un nuovo compito…
– Dove?
– Qua fuori…
Il giovane pagò e uscirono.

In  quel  preciso  istante passò un cavaliere, cavallo al trotto, mentre  un bambino usciva da  una casa di corsa, per  raggiungere un compagno che lo aspettava dall’altra parte della strada.  Il  piccolo incrociò  il  cavallo,  questo s’impennò, il bambino esitò  un  attimo  e il cavallo gli cadde addosso, colpendolo con gli  zoccoli anteriori. Il bimbo si accasciò al suolo e  rimase immobile. L’Angelo dell Morte gli si avvicinò rapidamente stringendogli la mano, prima ancora che Androman, completamente allibito, potesse realizzare pienamente quanto era accaduto.
Il piccolo spirò sotto lo sguardo inorridito della gente che si era raggruppata attorno alla scena, mentre il cavaliere stava per essere aggredito dalla popolazione! Androman intervenne con molta decisione:
– No no, gridò, non è stata colpa sua, è stata una terribile coincidenza…l’ho visto con i miei occhi…, poi s’interpose di forza per proteggere il cavaliere ed evitare un possibile linciaggio. La sua robusta natura ebbe la meglio e il cavaliere riuscì a mettersi in salvo nell’ostello.
Mentre i familiari erano indaffarati attorno al ragazzo, Androman seguì il cavaliere per assicurarsi che almeno lui stesse bene. Questi lo ringraziò calorosamente per l’aiuto offertogli così generosamente e gli volle dare alcune monete d’oro che il giovane rifiutò con garbo:
– Era  il  minimo  che potessi fare…dev’essere già  abbastanza terribile  per  lei…,  ma  Metlohim  riapparve  e lo interruppe insistendo:
– Suvvia, dobbiamo andare..
– Mi  scusi,  ma  sono  di  fretta, disse Androman al cavaliere, devo partire…
– Vieni a trovarmi, abito il castello di Morenstatt, se un giorno tu dovessi passare da quelle parti…
– Forse,  aggiunse,  non  lo  so ancora…ma lo conosco, so dove si trova…, salutò cortesemente e partì con l’Angelo.

Strada facendo, Metlohim si rivolse al giovane:
– Sai,  una  particolarità del nostro compito è che non possiamo soffermarci  e  lasciarci  coinvolgere  da  tutte  le contingenze che  ruotano  attorno  alla  morte di qualcuno. Dobbiamo svolgere la nostra mansione e proseguire: c’è tanto da fare…!
– Lo  capisco,  ma  non  potevo  lasciare che la folla linciasse quell’uomo…,  poi,  dopo  un  attimo  di  riflessione,…oppure ho  sbagliato  perché   pure  lui   era  previsto  nel  piano  di uccisione del bambino?
– No,  non hai sbagliato, quello era il  Cavaliere di Morenstatt e  non  era  previsto  nel  piano  che  però  non  chiamerei  “di uccisione”…
– Io  sì,  interruppe  Androman  seccato,…un bambino pieno di vitalità  che corre gioioso per raggiungere un compagno di gioco, falciato  così  improvvisamente  e assurdamente! Perché non avete preso  il  Cavaliere,  facendolo  cadere  malamente da cavallo, o il  cavallo  stesso,  invece del ragazzo che ha appena cominciato ad assaporare i piaceri della vita…?
– Perché lo avrebbero atteso pesanti, insopportabili sofferenze, aggiunse l’Angelo della Morte.
– A che cosa alludi?
-Tra qualche tempo alcuni briganti trucideranno i suoi genitori e  in  quell’occasione  lui  sarebbe  rimasto  gravemente ferito, invalido e senza familiari!

Per  un  lungo  momento Androman non seppe più che cosa dire, poi si riprese:
– Ma se avevi detto che non sapevi in anticipo chi era di turno, ma soltanto…
– È  vero,  ma  ci  sono delle eccezioni…soprattutto in questo caso,  perché  il  seguito  è  strettamente legato alla morte del bambino…allora  sono  già  informato,  d’altronde  dovrò essere presente a quel terribile evento…
– Anch’io? chiese Androman.
– No,  tu  no…sarà  molto  arduo  e  all’inizio  ti  vogliamo risparmiare   certe  situazioni…procederemo  passo  per  passo: non ti sembra che sia già abbastanza difficile così?  Il  giovane  annuì, perché fino a quel momento, i suoi sentimenti e i suoi pensieri  erano già stati messi a dura prova!
Infatti,  se  qualcuno  lo  avesse  potuto  osservare, si sarebbe reso   conto  che  il  volto  del  giovane  esprimeva   un  certo scoraggiamento,  mentre  l’apprendistato era soltanto agli inizi.  Androman  s’interrogò  sulle proprie   capacità di sopportazione: c’era  troppa  discordanza  tra  come  molta  gente moriva e come lui  pensava che dovesse morire! Comunque non decise nulla, tanto aveva  pattuito  con  l’Angelo  un  periodo  di prova, al termine del  quale  le  due  parti  avrebbero  potuto  disdire l’impegno assunto.

In  realtà,  soprattutto  gli  Arcangeli  avevano avuto qualche  dubbio, perché sembrava loro che il giovane fosse spesso in  disaccordo  con  le morti avvenute in sua presenza. Eccessive riflessioni   e  discussioni  avrebbero  potuto  intralciare   il normale e ben ritmato decorso dei decessi che fino a quel momento erano   avvenuti   senza   impedimenti  particolari  e  si  erano realizzati   secondo  auspici  di  Metielle,   l’Arcangela  della Morte in carica.
Le “statistiche” parlavano chiaro: anche se il numero dei decessi non  raggiungeva  ancora  quello delle nascite, Metielle esortava i  suoi  Angeli  ad essere molto operosi per compensare il lavoro di  Leidelle,  l’Arcangela   delle Nascite che, con la sua coorte di  Angeli  della  Nascita,  otteneva dei risultati straordinari, al  punto  che  il  Cerchio   Nucleare  degli Arcangeli, composto da   Michael,   Gabriel,   Raffael  e  Uriel,   era  preoccupato, contrariamente  a  Metielle,  per  un possibile sovraffollamento del pianeta.

Nel  frattempo,  Metlohim  esortò  Androman  a proseguire, perché lo  avrebbe  ritrovato  al più tardi verso la fine del pomeriggio in un altro villaggio:
– Ci  troveremo  sulla  Piazza Centrale attorno alla quinta ora, nel  frattempo  ho  ancora parecchio da fare…, e come al solito scomparve improvvisamente.
Con  una  marcia  forzata,  da dislocazione di truppe in tempo di guerra,  Androman  giunse  in  tempo  all’appuntamento e l’Angelo della  Morte  che  apparve  subito,  lo precedette in una vecchia casa  un  po’  discosta  dal villaggio dove abitava una coppia di vecchietti, proprio vecchi vecchi.
Lui  era  costretto  a  letto  e si trovava in “zona d’arrivo” ma implorava:
– Non  voglio  morire,  non  voglio…è troppo presto…è troppo presto…!
Lei invece piangeva e supplicava, seduta al suo capezzale:
– Voglio  morire,  voglio  morire  anch’io…cosa  farò senza di lui…abbiamo  trascorso  tutta  la  vita  insieme…non ci siamo mai lasciati…

Metlohim   li  guardò  per  qualche  istante, poi strinse la mano del  vecchietto  che  spirò.   L’Angelo  si girò per uscire dalla stanza, ma fu trattenuto da Androman:
– E lei? chiese quasi in tono di rimprovero…, la lasci così?
– Il  suo  momento  non  è  ancora giunto, sentenziò impassibile Metlohim.
– Come non è ancora giunto…è quasi vecchia come lui…
– Hai detto “quasi”…
– Suvvia,  non  hai  sentito  come  pregava per poter trapassare e seguire il marito?
– Sì,  ma  non  possiamo  tener  conto di tutti i desideri degli esseri umani, ci mancherebbe…creerebbe un caos tremendo!
– Ma  ci  troviamo  già  in un caos terribile, che cosa vuoi più di  così?   Convengo  che  non si potrà tener conto di tutti i desideri,  ma forse stai dicendo che di qualcuno  si potrebbe…ciò che chiamiamo poi fortuna!
– Sì, in via eccezionale…
– Certo…allora?
– Non ho ricevuto ordini in merito…
– Come, anche in casi simili hai bisogno di ordini?
– Certo, non posso agire in modo arbitrario…
– Ma potresti chiedere…non vedi che si tratta di una situazione eccezionale?  Che  senso  ha  per  la  vecchietta il sopravvivere alla morte del coniuge?
– Devo ammettere che non hai tutti i torti…
– Allora? insistette Androman.
– Ora chiedo…

Vi  fu  un attimo di silenzio straordinario: l’Angelo della Morte chiuse  gli  occhi,  si  concentrò in un modo mai visto prima dal giovane.
– Hanno accettato! confermò Metlohim riaprendo gli occhi.
– Finalmente, aggiunse Androman con un sospiro di sollievo.
L’Angelo  si  girò,  riavvicinandosi  al capezzale e questa volta fece  un  gesto  che  Androman  non  si  sarebbe  mai  aspettato: accarezzò  dolcemente  la  testa della vecchia signora che adagiò il  capo  vicino  a  quello  del marito, trapassando serenamente.
– Ti ringrazio di cuore, disse semplicemente Androman.
– Devo ammettere che sei un giovane assai particolare, soggiunse Metlohim,  e  ho  l’impressione  che  anch’io stia imparando cose importanti, come se stessimo facendo uno scambio!

– È  proprio  ciò  che  intendo  per  apprendistato: una via vai d’informazioni  e stimoli vari e non qualcosa che procede a senso unico, affermò il giovane,…ma ora dove andiamo?
– Qui  vicino  e  vorrei  che tu venissi anche se si è già fatto un  po’  tardi…prima  però potresti cenare: ti vengo a prendere dopo.
Androman  era  ben  contento  di potersi sedere e rifocillare. La giornata si prospettava lunga e ardua.
Appena conclusa la cena, Metlohim riapparve:
– Siamo  giusto  in  tempo…sono già stato richiamato due volte e ora non possiamo più tardare!
Androman  si rese conto che l’Angelo aveva protetto il  suo tempo e  il  suo  spazio, per lasciare che si distendesse e ricuperasse le  forze, fatto che   gli  procurò un vero piacere, anche perché aveva  l’impressione  che  l’Angelo  della Morte si stesse un po’ riumanizzando, cosa tutt’altro che scontata!

Dopo  cena  si  recarono   in  una  fattoria  poco  distante  dal villaggio  e  nella  stanza  da letto trovarono una giovane donna in  punto  di  morte.  Le persone attorno al capezzale guardarono dapprima  un po’ stupite Androman, infine, come succedeva  spesso anche  altrove, supposero che si trattasse di un lontano parente, amico  o  conoscente,  venuto  dai  dintorni  per accompagnare la morente  e  non  si occuparono di lui, soprattutto di fronte alla situazione della giovane che si faceva sempre  più critica.  Dopo  pochi  istanti  Metlohim afferrò la sua mano e lei trapassò verso  destinazioni sconosciute.

Usciti  dall’abitazione,  l’Angelo  esortò  Androman  a ritornare al  villaggio  per  passarvi la notte, prendendo appuntamento per l’indomani  mattina,  promettendogli   che  avrebbero  parlato di quanto  era appena successo, poiché in quel momento  era chiamato e impegnato altrove.
Essendo molto stanco, Androman fu soddisfatto di questa promessa, perché  quel  decesso  era  tutt’altro  che così semplice com’era apparso  a  prima  vista,  soprattutto  per    l’età della  donna e desiderava commentarlo a tutti i costi con Metlohim.

L’indomani,  appena  si  ritrovarono,  Androman  affrontò  subito l’argomento:
– Ecco,  disse  quasi con tono di rimprovero, questa è stata una morte che non sono riuscito a capire…
Quale   fu  però  il  suo  stupore  quando,  dopo  un  attimo  di ripensamento, l’Angelo della Morte gli disse:
– A dirti il vero, neppure io…
– Quindi  sei  chiamato ad assolvere  il  tuo compito e non ne conosci le ragioni?
– No,  non  è  sempre  così,  talvolta le capisco, ma non perché me lo si dice, ma perché lo intuisco, lo deduco…
– E questa volta niente, insinuò immediatamente Androman, sembri dunque  sorpreso  quanto  lo  sono  io,  perché  non mi è affatto chiaro  come  mai  questa  giovane donna, d’altronde così carina, con   un’espressione  così  dolce  e  che  non  sembrava  affatto sofferente, ammalata o accidentata, sia dovuta morire!
– Lo  sai  anche tu, soggiunse l’Angelo, che ci sono dei malanni che  colpiscono  gli  esseri  viventi  in  modo  repentino, senza preavviso  e  che  si  concludono  così, come si è spenta ieri la giovane di   cui  stiamo  parlando:  un’emorragia  interna,  un cedimento del cuore o altro…
– Sì  capisco,  ma questa non è una spiegazione…perché proprio lei,   perché   di   questi   tempi,   così improvvisamente   e silenziosamente?
– Forse aveva concluso il suo ciclo terrestre…
– Forse…, ma anche questa non è una spiegazione!

Metlohim cominciava  a sentirsi messo  alle strette e riconobbe:
– Ci  sono  delle  cose che non so e che mi trascendono, ragione per  cui  capisco la legittimità delle tue domande, ma non saprei proprio  che  cosa  risponderti,  senza  incorrere  nuovamente nel tuo  “anche  questa non è una spiegazione”, perché posso soltanto ipotizzare, nulla di più!
– È  ciò  che intendevo, quando affermavo che c’erano delle cose che andavano cambiate, perché non sono “ben organizzate”…
– E tu sapresti organizzarle meglio?
– Forse…,  concluse  Androman  in  modo  evasivo, proponendosi di riprendere l’argomento in un’altra occasione,  soprattutto perché il tema, complicato e arduo, gli creava qualche imbarazzo.

Continuarono  il  loro  cammino,  cambiando  il tema del discorso, perché Androman evocò un altro soggetto che gli stava molto a cuore:
– C’è  chi  afferma  che  vi  siano dei trapassati che ci stanno vicini  in  una  forma  sottile,  invisibile e inudibile, insomma inafferrabile  per  i nostri sensi e che talvolta ci accompagnano durante  la  giornata,  nelle  nostre  azioni o semplicemente nei nostri pensieri, sentimenti e anche durante i sogni…
– E  che  ci  starebbero a fare? chiese Metlohim all’improvviso, lasciando trasparire una certa sorpresa ma pure del disappunto.
– Non lo so, è soltanto per sentito dire…tu ne sai qualcosa?
– Non  mi  risulta…,  e  dopo un momento di ripensamento,…ma per  quanto  tempo  ci  dovrebbero  stare?  ventiquattro  ore  su ventiquattro,  ogni  tanto  un  momento, per tutta la vita…e da che  cosa  dovrebbe  dipendere  la loro “visita”? Per imposizione superiore,  per  scelta  personale,  per necessità e chiamata del vivente, per aiutarlo e  in che cosa? A salvare la propria pelle, per  non  fare  delle  sciocchezze, per aiutarlo ad evolvere come individuo, a trasmettergli dei messaggi?
– In  verità,  mi  sono pure chiesto  attraverso quali strumenti dovrebbero riuscire a comunicare, poiché l’uno è ancora incarnato mentre  l’altro  non dispone più di un corpo con tutto l’apparato fonatorio e senso- motorio.

Androman proseguì molto assorto e preso da questo tema:
– A dire il vero, non ho mai ottenuto un messaggio da chicchessia che  fosse  trapassato  e  anche  se si afferma che questo spesso avviene  tramite  i  sogni,  mi  sono  dovuto convincere che  nei sogni  mi  giungono pure dei messaggi da parte di persone tuttora viventi e che in un  modo o nell’altro sono presenti nella mia consapevolezza, nella mia memoria…ragione  per  cui  non  riuscirei  a distinguere in che cosa queste forme possano essere diverse.
Androman fece un’altra tacita e breve  riflessione, poi proseguì:
– Questo  potrebbe significare che  i messaggi che riteniamo provenienti   dall’esterno,  o  meglio  da  un’altra  dimensione, ci  giungono  semplicemente  dall’interno,  sotto  forma  di un fenomeno apparentemente esteriore.
– È  molto  probabile   che  sia così, confermò provvisoriamente l’Angelo,  ma  in  verità non ti saprei dare una risposta precisa e  attendibile  e  suppongo  che  nessuno  lo  possa  fare…, aggiungendo con una certa enfasi,…neppure gli Arcangeli!

Androman  stava di nuovo pensando che il suo maestro, pur essendo un  Angelo  della  Morte,  non  sapesse   un gran che a proposito di   alcuni  misteri  celati  agli  esseri  umani,  ma  non volle dirglielo perché temeva, forse a torto, di offenderlo.
Metlohim intravide il pensiero del giovane apprendista:
– Sai, gli fece notare, la nostra funzione non è quella di essere dei  sapientoni, bensì quella di svolgere dei compiti ben precisi secondo  le esigenze dei Princìpi, delle Leggi Universali e delle loro  applicazioni.  Quindi  non  ti aspettare da me chissà quali rivelazioni  su  questioni  alle  quali  in verità nessuno sembra saper  rispondere  al  momento  attuale…,  aggiungendo di nuovo con prudenza:
– Almeno nelle dimensioni a noi accessibili…
– Perché, supponi che sarà possibile un giorno?
– Vedi,  anche  questo  non  te  lo so dire, ma posso esprimermi soltanto  come  lo  fai  tu:  “è  possibile”  e  lo  è  perché le possibilità  dell’Universo  sono  per  così dire infinite, sia da un  punto  di vista spaziale che temporale, formale e funzionale, anche  se  ci sono dei limiti a tutto, che si potrebbero definire delle  “impossibilità”:   come  per  esempio quella che in questo momento  tu   possa  trasformarti   in  una  quadriga in grado di percorrere la strada sulla quale stai camminando!

Ma Androman, continuando a riflettere per conto suo, stava invece già  costeggiando  nuove  vie,  anche  perché  gli sembrava ovvia l’impossibilità di una tale trasformazione:
– E come la mettiamo con la reincarnazione?
– La  reincarnazione?  fece  eco Metlohim un po’ come se la cosa gli fosse nuova, ragione per cui ad Androman venne un dubbio:
– Sai cosa voglio dire…
– Sì  sì,  certo,  ma  credo  che  sia  una  delle  vostre belle invenzioni  che  utilizzate quando non trovate più delle risposte ai vostri falsi problemi e cercate di consolarvi.
Credo  di  poter  affermare  categoricamente: l’Universo non è un luogo  di  tipo  consolatorio,  bensì  un  campo di battaglia con feriti,  sofferenti,  eroi  vittoriosi,  magari   degli  illusi e dei  vinti,   tutti  però in attesa  che io giunga presto o tardi per  mutare  radicalmente la loro condizione.
Che poi lo vogliano o no al momento della scadenza è un altro discorso.
– Ma allora questa mutazione, come tu dici, come avviene?

Così argomentando, giunsero nei pressi di un albero:
– È qui che dovevamo venire, lo interruppe l’Angelo della Morte, riprenderemo il tema in un altro momento…
– Non è che vuoi evitarlo? insistette Androman.
– Anzi, m’interessa, ma ora abbiamo altro da fare…
Infatti,  ai  piedi  dell’albero giaceva un uomo sulla quarantina attorno  al quale si stringeva  con affanno un gruppetto di donne e  bambini.  L’uomo  stava  cogliendo  le  ciliege  ed era caduto malamente.
L’Angelo afferrò la mano del contadino e l’uomo spirò.  Le  donne e i bambini si misero a singhiozzare in modo straziante e  Androman non riuscì a contenere il suo disappunto rivolgendosi a Metlohim:
– Scommetto   che   era  un  bravo  agricoltore,  che  svolgeva onestamente  il  suo  lavoro  e  a quanto sembra ci sono moglie e figli da portare avanti…era ancora giovane, sano, robusto…
– Lo  so,  ma  queste  sono  le Leggi e le loro applicazioni…è caduto  malamente  dall’albero  e  il suo corpo non ha sopportato il colpo…
– Ma  allora  perché siamo stati costruiti in modo tale, che per una  caduta  da  un  albero debba rimaner stroncata una vita, per di   più   innocente?  I  gatti,  quando  cadono  da  un  albero, solitamente non muoiono!
– Perché,  preferiresti  essere  un  gatto?  chiese a bruciapelo l’Angelo.
– Ora fai anche lo spiritoso, insinuò Androman un po’ esasperato.
– No  no,  non  è  una  battuta di spirito, è soltanto imbarazzo perché  capisco che ti sia difficile accettare che per così poco: un  ramo  secco,  un  piede  mal  appoggiato,  una  disattenzione qualsiasi,   possa   venir   stroncata  una  vita  promettente  e seriamente impegnata…
– È  proprio  lì  che  ti  voglio…si  dovrebbe cambiare se non certi Princìpi e le loro Leggi, che probabilmente non si potranno mai  modificare, almeno certe  applicazioni. “Lassù” per esempio, e  Androman fece un vago e poco convinto cenno con la testa verso l’alto, si dovrebbe perfezionare la struttura del corpo umano…e suppongo  che  tu  sappia  benissimo che questa  affermazione non corrisponde   all’illusorio  e  perenne  sogno  d’immortalità  di certi  individui!
No,  vorrei  soltanto  che il nostro organismo fosse  un  po’  più  resistente,  in modo da poter sopravvivere a degli incidenti così fasulli…

E dopo un breve, ma eloquente silenzio:
– Vorrei  lasciare  un  po’  di  soldi alla vedova, suppongo che le potrebbero essere utili…
Metlohim intervenne con decisione:
– Prima  di  tutto  non mi sembra il momento più adatto, secondo non  conosci  i  loro  bisogni, e terzo,  soprattutto in tanto in quanto  apprendista,  di  regola  non  puoi fare degli interventi che   io  non  debba  fare.  Ricordatelo,  per  ora  sei  il  mio apprendista  e  con  un ruolo così delicato non puoi fare ciò che ti pare e piace!
– Hai  detto  “di  regola”,  ciò  che  per  me  significa che ci potrebbero essere delle eccezioni…
– Sì,  ce  ne  sono  state  e forse ce ne saranno ancora, ma non in questo caso!
– E come mai proprio non in questo caso?
– Perché sento che non posso concederlo!
– Chiedilo agli Arcangeli…
– Qui non ce n’è  bisogno, questa è la mia parte d’autonomia!

Al   momento   la  discussione  sembrò  chiusa  e  Androman  fece ripiombare  il dialogo in un lunga e pensierosa pausa, interrotta però  da  Metlohim  dopo  qualche  tempo,  perché  non desiderava bloccare la loro comunicazione:
– Forse sono stato un po’ duro con te, ma…
– No  no, ribatté il giovane, ti capisco,  capisco benissimo…è soltanto difficile accettare che sia così!
Se non ti dispiace vorrei riprendere il tema della reincarnazione che  abbiamo  interrotto  poco  fa,  perché m’interessa molto:  è così poco chiaro, pieno di affermazioni svariate e contraddittorie che non collimano, sfidando inoltre ogni logica…
– Lo  so,  disse  sommessamente  l’Angelo, anche per noi il tema è difficile e controverso…, anche se gli aspetti contraddittori e  illogici  non  sono  necessariamente delle prove contrarie nei vari  ordini  di  realtà…ma  dimmi dapprima che cosa hai capito finora.

-Vedi,   riprese  Androman,  se  osservo  quello  che  succede nell’Universo,  sia  da un punto di vista spaziale che temporale, i fenomeni si ripetono, ma non sono  uguali: le cose, gli  eventi sono  simili  ma  non   identici  e questo mi lascia supporre che ci  sia una creatività infinita, a partire dai medesimi Princìpi, che non si ripete mai esattamente allo stesso modo. Ogni fenomeno mantiene  una  sua  unicità  e  poi  scompare, si trasforma, come se  ogni  cosa  unica rientrasse in un calderone, affinché i suoi elementi  costitutivi   potessero  essere di  nuovo  disponibili per altre forme, magari completamente diverse.
– E  se  invece  gli elementi costitutivi fossero utilizzati per incarnare  se  non  forme  identiche, almeno simili: vegetali per vegetali, animali per animali e umani per umani? Intendo incarnare e non reincarnare!
– Si  tratterebbe  di  sapere  che  cosa sarebbero “gli elementi costitutivi” di  cui  hai  parlato…e se questi elementi hanno consapevolezza, memoria, facoltà decisionale e operativa.
– Come?
– Sì,  per  potersi  reincarnare, mi sembra che ci vogliano come minimo  queste  quattro  capacità,  altrimenti  come  si potrebbe tornare per proseguire il cammino, per rettificare e perfezionare il   nostro   modo   di   essere,   in   rapporto  a  un  passato qualitativamente inferiore?

– Quindi, se ti capisco bene, hai dei dubbi in proposito.
– E come, perché molte domande rimangono senza risposta.
– Per esempio? chiese l’Angelo
– Sto  pensando a diversi aspetti: da un lato ci sono pochissime persone  che  affermano  di  ricordarsi  di una vita passata…ma ciò  che  le  poche  ricordano,  è  poi  veramente  una loro vita integrale  passata,  o  sono  dei  “residui di memoria” veicolati da  particelle  sottili  di  altre  personalità  trapassate e che si  sono  inserite   nel  nostro  organismo  già  costituito o in procinto  di  formarsi,  per  esempio  tramite  l’aria,  l’acqua, l’alimentazione, gli atomi insomma?
Inoltre,   abbiamo   già   il  fenomeno  della  procreazione,  che corrisponde  ad  un’incarnazione  dei  Princìpi  della  Vita.  Se osservo  i  bambini  e  tengo  pure  conto   della  mia  vita, ho nettamente  l’impressione  che  in verità si ricominci ogni volta da  capo.  Non  ho  mai avuto l’impressione che la persona che mi stesse  di  fronte,  soprattutto  giovane, avesse importato da un altro  luogo  e  tempo  degli  elementi  estranei  nella sua vita attuale.
La  maggior  parte  dei  fenomeni attuali mi appare spiegabile attraverso la  presente  storia  dell’individuo,  ma  l’imperscrutabilità di certi   dati  vale  per  tutti…e  non si spiega neppure tramite la reincarnazione!

A questo punto intervenne l’Angelo:
– Avrai  notato  le contraddizioni tra le affermazioni degli uni e degli altri anche a questo proposito…
– Certo, confermò Androman, ed è proprio ciò che m’insospettisce e preoccupa: come mai così tante affermazioni disuguali?  Significa  che  non  c’è  sicurezza e che probabilmente si tratta di  considerazioni  soggettive  dei  singoli  che interpretano la realtà ognuno a modo suo.
A Metlohim venne un’idea:
– Forse  si  dovrebbe  chiedere  a  Leidelle,  l’Arcangela delle nascite, lei potrebbe sapere qualcosa più di noi…
– Come,  c’è  anche  un’Arcangela  delle nascite? chiese stupito Androman.
– E  perché  non  dovrebbe  esserci,  visto che c’è quella della Morte!  D’altronde  te ne ho già accennato in un’altra occasione, ma  probabilmente  eri  distratto o assorto da altri problemi.
Affermazione  che  mise  Androman  in  un certo imbarazzo, poiché desiderava essere un apprendista irreprensibile. Metlohim non si attardò su questo dettaglio e aggiunse:
– Nell’Universo il Principio di Antagonismo Complementare è molto importante, direi fondamentale!
– Potresti spiegarti meglio?
– La realtà  opposta alla morte  è la nascita, non la vita poiché le prime due ne fanno parte!
– Quindi questa Leidelle non è più un Arcangelo?
– Infatti è un ruolo che è stato attribuito da poco e rappresenta un’innovazione  nel  Cerchio  degli  Arcangeli.  Dapprima ci sono state  parecchie  opposizioni,  ma  poi  la  Saggezza ha prevalso su aspetti minori…

A questo punto Androman lo interruppe:
– Chiamali minori…, ma Metlohim non si lasciò distrarre:
– Ha  prevalso,  perché  si  ritenne che le nascite appartengono a  un  alto livello, ossia alla Funzione Femminile nell’Universo, chiamato da taluni “l’Aspetto Femminile della Divinità”!
– E  prima  cosa  succedeva?  non  poté trattenersi dal chiedere Androman.
– Prima…prima…la situazione era un po’ abbandonata al caso.
– Al caso?
– Sì, ma poi ci si è accorti che in certi periodi morivano troppi neonati,  mentre  in  altri  ne  nascevano troppi  e si è pensato di regolare maggiormente questa dinamica.
– E ci siete riusciti?
– Fino  a  un  certo  punto.  Va fatto notare che per il momento la  situazione  non  è facile, perché trattandosi di ruoli nuovi, manca    ancora   un   numero   sufficiente   di   collaboratrici dell’Arcangela.
Da  noi  invece  le cose funzionano meglio, siamo in tanti e  più rodati da molto tempo.
– Sì,  me  ne  sono  accorto…, insinuò Androman con un accento decisamente ironico.
– Suvvia,  non  essere  troppo  critico, forse un giorno capirai meglio.
– È ciò che si dice spesso per giustificare qualcosa d’ingiustificabile!
– Ti  stupirò  forse, dicendoti che è prevista pure un’Arcangela dei Matrimoni!
– Dei Matrimoni?
– Si  ritiene  che  troppe coppie vivano sempre più nel dissenso e  si  separino  creando  situazioni traumatizzanti innanzi tutto per  i  bambini,  ma  pure  per la  società;  si è quindi pensato di correre ai ripari, almeno per quanto sarà ancora possibile!
– E chi sarebbe prevista?
– Chatunelle,  finora  un Angelo esemplare alquanto disoccupato: è  stato  trasformato  ed   elevato al  rango  di Arcangela…  d’altronde,  ma  l’avrai  notato,  il  nome  delle  Arcangele  si conclude sempre in “elle”.

Androman  non  si  soffermò  su  quest’ultima precisazione, o non ne fu attratto perché lo preoccupava un altro problema:
– Ma chi le crea?
– Non vengono create bensì elevate…
– Da chi?
– Dagli  Arcangeli Nucleari. Da quelli che già conosci: Michael, Raffael, Gabriel e Uriel.
– D’accordo, ma questi chi li ha creati?
– La Grande Luce…
– La Grande Luce?
– Sì,  la chiamiamo così, trattandosi di  qualcosa di misterioso e  indefinibile,   ma soprattutto perché comprende i Tre Principi Fondamentali dell’Universo.
– Vale a dire?
– Quello  della  Creazione  o  Edificazione,  della  Coesione  o Conservazione  e della Distruzione o Trasformazione.
– E allora?
– È il  Principio  della Creazione con l’aiuto di quello della Coesione    e  Trasformazione  che  produce,  grazie  alla  “Luce Primordiale”,   tutto  ciò  che  esiste,  compresi  gli Arcangeli che  hanno  una  priorità  temporale  rispetto alla maggior parte delle  altre  entità  create  e  di  conseguenza  elevano ciò che ritengono opportuno elevare!

– E i demoni, i diavoli? volle sapere androman
– Vuoi  dire  gli Angeli Ribelli o Antagonisti?…questi vengono creati  dal  Principio  d’Opposizione,  che  è soltanto uno degli aspetti   di  quello  Distruttivo,  indissociabilmente  vincolato agli altri Princìpi Nucleari,  creando costantemente una tensione sottostante  indispensabile  alla  vita,  perché  è  soltanto nel movi-mento  creato  tra  gli  estremi di questa polarizzazione che la vita può sussistere!
Ma  così come  ci  sono  degli  Angeli  elevati dagli Arcangeli, ve ne sono  pure  quelli  che,  se  necessario,  vengono “precipitati”, degradati  a  diavoli…ma  a  dire  il  vero non vengono neppure precipitati,  perché  decadono  da  soli a causa del loro modo di essere!
Qui Androman ebbe l’impressione di aver trasceso le  sue capacità di  comprensione,  anche  se  qualche  scintilla nella  sua mente sembrava  rischiarargli  il  percorso  e per consolarsi si disse, utilizzando  l’abituale  schema  che  aveva  già  criticato   lui stesso, che probabilmente avrebbe capito un po’ più avanti!

Però  volle  chiarire  ancora qualcosa a proposito dell’Arcangela del Matrimonio:
– Ma perché un’Arcangela e non un altro Arcangelo?
– Non hai notato che solitamente sono prevalentemente gli uomini che distruggono i matrimoni?
– Sarà, esclamò Androman, però con l’aiuto di altre donne!
– Cosa vorresti insinuare?
– Mi  sembra  palese  che  se non ci fossero altre donne, spesso magari non  sposate,  a  offrire  delle  occasioni diciamo “collaterali” agli uomini, questi se ne starebbero a casa loro, dove dovrebbero cercare  di  risolvere  i   problemi  in  famiglia,   senza poter sfuggire  a  destra o a manca…, e dopo un attimo di riflessione aggiunse molto seriamente:
– Non  trovo  che sia molto leale da parte delle “consorelle”…e   quindi  le  donne  non  dovrebbero  lamentarsi  soltanto  del comportamento  indecente  degli  uomini:  a  me sembra che per un altro verso, siano parimenti corresponsabili!
Metlohim rimase alquanto stupito da questo punto di vista:
– Temo  che  molte  donne  non  saranno  del  tuo  parere  e  ti contrasteranno  se  esprimerai  loro  questa interpretazione della  realtà!
– Sarà,  ma  io penso che sia così e suppongo inoltre che spesso le  donne  a cui sto accennando, credono con troppa facilità alle lamentele  sulla  presunta  insoddisfazione  di  certi uomini nel loro  matrimonio,  ragione  per  cui  si  sentono quasi investite del  ruolo  di samaritane che devono salvare l’uomo dalle grinfie di  una  qualche  megera,  mentre  risaputamene,  più o meno ogni rapporto  a lungo termine tra uomo e donna è solitamente cosparso di  difficoltà,  insidie,  delusioni,  frustrazioni, oltre che di piaceri e di gioie! Un matrimonio non può essere una lunga catena di  eventi  festosi:  la  vita  è  troppo complicata e i rapporti tra  gli  esseri  umani  sono  troppo  difficili  per  elevare il matrimonio a una consuetudine colma di ore felici…

Così discutendo, giunsero nei pressi del Castello di Morenstatt.  Metlohim aveva ascoltato attentamente il suo giovane apprendista, ma  in  quanto  Angelo della Morte si rese conto che il campo nel quale  era sconfinato Androman non era di sua competenza, ragione per cui tralasciò di avventurarsi oltre  e disse invece:
– Ti  ricordo  che  siamo vicini al Castello di Morenstatt e che il  Cavaliere,  per  il quale eri intervenuto così generosamente, ti  aveva  invitato  nel  caso  tu  ti fossi trovato nei paraggi, potresti dunque passarvi qualche giornata piacevole e riposante.
– Perché, non mi vuoi con te nei prossimi giorni?
– A  dire  il  vero  sarebbe  preferibile,  anzi prudente che tu non  fossi  al  mio  fianco  nei  prossimi giorni,  non so ancora quanti,  perché  non  molto  lontano,  oltre  frontiera, un conte e  un  duca stanno preparando un’assurda battaglia per la contesa di  un  insignificante  territorio  sul  loro confine, che ognuno pretende  essere  stato  quello  dei suoi avi. A nulla sono valse le loro trattative e  nulla hanno potuto le mediazioni dei nobili vicini.  Ora  sono  ai  ferri  corti e tra poco saremo in molti a dover accorrere per assolvere il nostro compito.  Ti  assicuro  che  tra  coloro  che non riescono a morire, quelli che  non  vogliono,  i  soldati  che   stanno per essere uccisi e non  lo  sanno,  i feriti  incurabili, i  prigionieri che vengono rifiutati  come  tali  ed   eliminati  strada  facendo, dopo aver dato  loro  l’illusione  di  una dignitosa prigionia, ci troviamo nella più orrenda delle situazioni che ci possa capitare…  Ti  suonerà  strano  e  soprattutto contraddittorio, ma le guerre sono  le  nostre più implacabili  nemiche e quelle  che ci creano maggiori difficoltà: personalmente le odio!

Questa parola pronunciata dall’Angelo della Morte lasciò Androman senza  parole  e quasi senza fiato. Questa veemenza e soprattutto la parola “odio”, proprio non se l’aspettava. Ma Metlohim continuò:
– È  come  se  ci  trovassimo  in  uno stato di caos totale, non sappiamo  più da che parte girarci, dove andare, a chi  stringere la  mano…è  un  inferno…è  come   una  punizione…tutti quei feriti  moribondi,  morti  imprevisti  e imprevedibili…sono per noi tutti un vero trauma!
Ora  capisci  perché  non  ti  ci posso portare:  per  te sarebbe troppo  pericoloso  e  potresti cadere con i soldati e questo non lo voglio, tu non c’entri!
Non era finita e Metlohim incalzò:
– Osa  affermare  che questa non sia responsabilità vostra e che i “colpevoli” si trovino soltanto “lassù”!
Androman,  pur  conscio  della  responsabilità  umana, insistette come sua consuetudine:
– Ma perché ci hanno concepiti così terribilmente bellicosi?

– Di  questo  e  altro avremo forse ancora occasione di parlare, per  ora  devo  andare  perché  la situazione sta peggiorando, le truppe stanno cominciando ad organizzarsi e  fronteggiarsi.
Androman  comprese  subito  la  situazione  descritta da Metlohim e aggiunse soltanto:
– Va  bene,  andrò  a  visitare  il Cavaliere e aspetterò che tu ti rifaccia “vivo”…
Come al solito l’Angelo scomparve in un istante.

*          *          *

So long, I am around…

Fine del 3° capitolo (continua)


4.

Androman  si  presentò  al  portale  del  castello, chiedendo del Cavaliere.  L’attesa  fu  breve e gli venne incontro il Cavaliere stesso a braccia aperte:
– Mio giovane amico, temevo di non vederti più, mentre desideravo tanto  farti  gli  onori di casa. Senza di  te  avrei passato dei momenti  pericolosi  e  non  escluderei che  tu mi abbia  salvato la vita!
Androman lo salutò con rispetto:
– Non  penso  che  la  gente avrebbe osato tanto. Da tempo ormai il  vostro  casato  è  tra  i  più rispettati della regione e non per   paura,  bensì  per  il  vostro   atteggiamento  corretto  e generoso,   così  come lo è stato quello dei vostri avi nei confronti della popolazione circostante!
– Forse  hai  ragione: sono appena rientrato da oltre frontiera, dove  si  stanno  preparando dei momenti squallidi, forse orrendi a  causa  della  stoltezza  e  della  testardaggine di due uomini che  non sanno controllare la loro avidità e gestire sensatamente i loro territori…
– Ne sono al corrente e temo che le ostilità siano già iniziate!
Il   Cavaliere  era  sorpreso  che  il  giovane  fosse  così  ben informato, ma non chiese altro:
– Vieni, ti faccio visitare il castello, poi pranzeremo insieme. Ti puoi fermare qualche giorno?
– Volentieri…però  non vorrei abusare della vostra ospitalità, o che la mia presenza fosse inopportuna…
– Tutt’altro…farò subito preparare una stanza per te.
Il  Cavaliere  si  allontanò  alcuni istanti per dare  gli ordini voluti e tornò immediatamente.
I  due  visitarono  il castello e il Cavaliere raccontò parecchio del  passato,  della  storia  della  sua  famiglia. Androman ebbe l’impressione  che  gente  come questa scarseggiasse sulla  terra e,  se  fosse  stata  più  numerosa,  il  conflitto  che si stava preparando  oltre  frontiera,  e tantissimi altri, certamente non avrebbero  avuto luogo. Questa famiglia di Cavalieri non sembrava mossa  da  basse  ambizioni,  avida   di fama, possesso e potere, non  erano  tiranni  e  prevaricatori,  ma avevano sempre cercato una  leale collaborazione con la  gente della regione circostante e  comunque  la  comprensione dei loro veri bisogni, anche quando l’attuazione di questi non era sempre possibile.

A  pranzo  vi  fu  una  duplice  sorpresa:  da  un lato perché il Cavaliere  rivelò che era rimasto vedovo da non molto, dall’altro perché aveva una stupenda figliola, suppergiù dell’età di Evenia.
Beldia   fu  particolarmente  affabile  con  Androman,  cosa  che egli  attribuì  al  fatto  che  con  molta probabilità la giovane era  convinta  che  egli  avesse  salvato  la  vita del padre.
Il Cavaliere,   avendo  colto  alcuni  sguardi  molto  significativi della  figlia   destinati  ad  Androman, constatò  che era la prima volta    che   Beldia   sembrava   interessarsi  ad  un  giovane, soprattutto  in modo così manifesto!

A  cena  fu  invece Adroman  ad essere interrogato per descrivere alcuni dettagli della sua vita e della sua provenienza contadina.  Ma  più  tardi durante la serata, ci doveva essere stato un serio scambio d’opinioni  tra  il  Cavaliere  e  sua  figlia,  perché l’indomani a pranzo, quale non fu la sorpresa del giovane quando, dapprima  con  una  certa  circospezione,  ma  poi in modo sempre più deciso il Cavaliere propose ad Androman:
– Sai,  mio  giovane amico, dopo ciò che mi hai raccontato delle tue  esperienze  agricole,  ho  pensato  che potresti assumere il ruolo di soprintendente delle mie terre, visto che il mio fattore si  prepara ad emigrare oltre Oceano per cercar fortuna. Vorrebbe diventare  molto  ricco,  anche  se  ho  seri dubbi che l’impresa gli  possa  riuscire…e   poi…e  poi…
Era facile rendersi conto   delle  difficoltà  che  aveva  il  conte  ad esprimere il seguito:
– E poi, fatto eccezionale, ho notato che mia figlia…è molto interessata alla tua persona!
Androman  lo  guardò  sbalordito  e  senza  parole,  per  cui  il Cavaliere proseguì:
– Ben  inteso,  non devi decidere dall’oggi all’indomani: prendi il  tempo  voluto  per  rifletterci  e  m’informerai se possibile prima  di  partire,  oppure tra qualche tempo, dato che non penso che  il soprintendente voglia andarsene da un giorno all’altro.

Dopo  questa  proposta, Androman si trovò alquanto in difficoltà, soprattutto  perché  si  rese  conto che c’erano alcuni problemi che  lo  assillavano  da  qualche  tempo  e, dopo la proposta del Cavaliere,  pure  un  altro  anche  se  in modo più velato: da un lato  il ruolo d’apprendista dell’Angelo della Morte con il quale si  sentiva  già  molto  impegnato,   seppure  a titolo di prova, dall’altro   l’imprevista  e forte   inclinazione   per  Evenia, infine  il  futuro  della propria fattoria che gli era tutt’altro che indifferente.
Ora si aggiungeva questa offerta indiscutibilmente allettante: diventare  marito di un’affascinante figlia unica  e ricca erede, poi castellano e con il passar del tempo forse anche Cavaliere.  Chi  non  si  sarebbe buttato a capofitto in una tale opportunità senza pensarci due volte?

Androman invece aveva le sue radici altrove.  Egli  scrutò a lungo i suoi sentimenti  e i suoi progetti, infine la  storia  della  sua vita e si rese conto che non sarebbe stato corretto  accettare  l’offerta:  aveva  l’impressione  di tradire la  terra dei suoi antenati,  l’Angelo della Morte, oppure Evenia e infine tutti quanti! Fu una notte tormentata, ma l’indomani a colazione:
– Caro  Cavaliere,  disse, la vostra offerta è indubbiamente una proposta  straordinaria  e  ne  sono  molto  lusingato, ma ho già degli   impegni   che   desidero  rispettare,  ragione  per  cui, anche  se  a  malincuore,  mi  vedo  costretto a rifiutare. Spero soltanto  che  né  lei, né sua figlia  lo consideriate un rifiuto a  carattere  personale,  perché  nel mio cuore e nella mia mente occupate entrambi un posto privilegiato!
Belda  smise  di mangiare, ma  pur lasciando trasparire una certa emozione, mantenne un contegno da vera nobildonna.

Il  Cavaliere  si attardò in un prolungato silenzio che imbarazzò alquanto Androman, ma poi si riprese rapidamente:
– Capisco,  mio giovane amico, capisco…ognuno di noi deve fare le  proprie  scelte e dobbiamo accettare quelle degli altri anche se  talvolta  ci  può  dispiacere.  Sappi comunque che mi sarebbe stato  molto   gradito  averti  al  mio fianco come collaboratore e  forse  anche  a  quello  di  mia figlia,…e qui Belda abbassò lo  sguardo  senza  poter evitare di arrossire…, ma sono sicuro che,  da  come sono riuscito  a conoscerti, se non puoi accettare avrai  indubbiamente  le  tue  valide  ragioni  e  non  voglio né indagare né insistere oltre.
Sappi  soltanto  che  la  nostra  simpatia nei tuoi confronti…, e  qui  volutamente  utilizzò  il plurale, rimarrà immutata, così come  lo  sarà la  mia riconoscenza per il gesto che hai compiuto a mio favore!
Androman  non  sapeva più che dire e riuscì soltanto a borbottare qualche  parola  di  ringraziamento  per l’ospitalità offertagli, nonché  qualche  augurio  per  il  futuro,  finché   il Cavaliere aggiunse:
– Sappi che sarai sempre il benvenuto nella nostra dimora quando i tuoi impegni ti porteranno in questa regione.
Androman  ringraziò  di nuovo, lasciando aperta una  possibilità, anche  se  presagiva  che   non vi avrebbe mai più fatto ritorno: la  situazione  gli  sembrava  troppo  delicata e non  desiderava né suscitare speranze né provocare  delusioni.

Per  tutte  queste  ragioni,  l’apprendista  di Metlohim, preferì congedarsi   dopo   colazione,   senza  aspettare  l’appuntamento stabilito  con  l’Angelo  della  Morte,  sicuro   che   se questi avesse voluto,  lo  avrebbe trovato ovunque e in qualsiasi momento nella regione a lui assegnata dall’Arcangela Metielle.

*          *          *

So long, I am around…

Fine del 4° capitolo (continua)


5.

Infatti, Metlohim gli apparve in un luogo tranquillo in piena campagna, ma sembrava stravolto…era la prima volta che Androman lo vedeva in tale stato e ne fu molto sorpreso:
– Caro  amico,  te  l’avevo  detto che paradossalmente le guerre sono  il  nostro  peggiore nemico: tutto va sottosopra! Qui anche la  benché  minima  logica  del  morire  è completamente spazzata via  e  sono  sicuro che la natura non riuscirà probabilmente mai a  competere  con  voi uomini in questo campo, eccezion fatta per i  grandi  cataclismi dovuti a importanti emergenze terrestri o impatti cosmici,  come  pure  le fasi finali della vita di una  stella  e dei suoi pianeti, eventi molto rari  che avvengono poche volte durante periodi di tempo estremamente estesi.
Sommando  i  risultati  che  riuscite  ad ottenere nell’uccidervi a  vicenda attraverso i millenni, superate qualsiasi quantitativo raggiunto  normalmente  da  Madre  Natura,  talvolta perfino durante le grandi eccezioni alle quali ho alluso poco fa, quindi…
– So  a  cosa  stai  alludendo…, alla nostra responsabilità, e Androman lo sottolineò ripetendo,…la nostra responsabilità!

Poi, quasi per sviare il delicato discorso aggiunse:
– Ti vedo stremato, ciò che mi sorprende assai…
– Anche  noi  abbiamo  i  nostri limiti! Sono stati tre giorni e tre notti d’inferno, in cui si sono feriti e uccisi  senza sosta, lasciando  sul  terreno  buona  parte  delle loro milizie.  Nulla hanno  risolto,  ma  con  ingenti  perdite  sono tornati al punto di  partenza,  come nel “gioco dell’oca”. Il conte e il duca sono rimasti  sulle  loro  posizioni;  nulla  è  cambiato e tutto pare debba  ricominciare  da  capo  tra  qualche  tempo,  poiché  ci è sembrato  che  ai  due  poco  importassero  le  vittime  nei loro schieramenti,  come  se  fossero  dei soldatini di piombo  da far cadere   e   morire  a  piacimento, come nei giochi dei ragazzini o di certi adulti!
Chinò la testa rattristato, esclamando:
– Che  miseria,  che  vergogna,  che  assurdità, che ignoranza e poi,  come  se  non  bastasse,  questi  esseri umani osano ancora puntare   il  dito  verso  il  “cielo”  per  fargli  assumere  la responsabilità dei loro obbrobri!
Androman  non  seppe che cosa ribattere…l’Angelo sembrava avere ragione, ciò nonostante cercò d’insistere:
– Però  è  “lassù”  che  ci  hanno resi tali…, non siamo stati noi  ad  inventarci!  Il  male,  il  far male, deve essere  stato creato quale parte costitutiva di noi stessi…come mai?
Qui  Metlohim  dovette  riflettere  un  istante,  ma  soprattutto raccogliere  le  sue  energie,  perché  pure gli Angeli, anche se in  minor  misura,  registrano  dei  cali  d’energia, soprattutto nei  momenti  bellicosi  dell’umanità,  quando si trovavano sotto stress,  forse  uno  stress non previsto da Madre Natura.
Va pur detto  che  anche  gli Angeli,  con il tempo esaurivano la loro energia, che alcuni cercavano  di ricuperare trasformandosi  consapevolmente,   per  assumere  altri  compiti nell’Universo, a seconda del loro livello evolutivo.

Ma Metlohim non si attardò a lungo:
– Capisco  le  tue  difficoltà…ma  la  situazione  non  è così semplice  come  sei  tentato  di  credere.  Innanzi tutto il bene e  il  male  non  sono  vissuti come tali a livello dell’Universo che  riesce  ad  assorbirli,  integrarli, o se vuoi  “digerirli”, rifonderli  nell’energia  unica  da  cui  prendono inizio. Questo significa  che  per  l’Universo  non  sono   lesivi, come lo sono invece   nella    realtà   che  tocca   l’essere  umano,  la  sua costituzione  e  il  suo  funzionamento.   Hanno  quindi una vita e  una durata relativa all’essere umano e si presentano distinti, con effetti diversi durante il decorso della sua esistenza!
– Ma  perché  dobbiamo  soffrire a causa del male…non potrebbe esserci soltanto il bene?
– Hai  già provato ad inspirare soltanto, quando invece dovresti respirare  per  vivere, oppure a mangiare tutta la giornata senza sosta?
– Ma  questo  cosa  c’entra   con la responsabilità, con il bene e il male?
– Comincia a rispondere…sei o non sei il mio apprendista?
– Va  bene…no, non l’ho mai provato perché so che è impossibile, è ovvio che in quel modo non si potrebbe continuare a vivere!
– Siamo  dunque  d’accordo: avete una certa libertà  (d’altronde che  cosa  sarebbe  la  vita  senza  questa libertà) e la vita si contraddistingue   essenzialmente   attraverso  il  duplice  moto esteriore  e interiore, senza il quale non potreste vivere  molto più di un  attimo  fuggente. Pensa all’uscita dal grembo materno, alle  respirazioni  successive,  al  vostro richiamo per ottenere l’indispensabile calore materno e il  latte. Con questo  richiamo testimoniate  di  essere vivi  e che ci si deve  occupare di voi, per  dare  continuità  alla  vita  appena  creata  e collocata su questa    terra   che,  almeno  per  ora,  rimane  l’unico  punto d’attracco possibile.
Così,  essendo mortali, soffrite per tutto ciò che è in contrasto con  il  vostro  quieto  vivere,  non per ultimo  perché vorreste essere  immortali,  anche  se   questa  non è la sola ragione.
La sofferenza,  ciò  che solitamente chiamate il “male”, e dite pure che  “fa  male”, vi serve al tempo stesso come segnale d’allarme: ciò  significa  che  la vostra vita è in qualche modo, a seconda delle  situazioni,  più  o  meno  in  pericolo.
Questo vale sia per  la  vita  esteriore  che quella interiore.
Se per esempio il piede non vi facesse male, lo brucereste in prossimità del fuoco, oppure se  qualcuno  vi  dovesse  ferire  moralmente  e voi non ve ne rendereste  conto,  rimarreste  vincolati  a  un amico o a un coniuge, che  forse  non  sarebbe  degno  di esserlo e potrebbe continuare a ferirvi e farvi “star male” anche per tutta un vita!
Quindi  i  due  aspetti  vi  servono  per  vivere, anche nel loro apparente contrasto ed è  perciò importante conoscerli entrambi: d’altronde  come credi di potere riuscire a sapere e poi decidere che  cosa  è  il  tuo o il vostro “bene”, se non sperimentando il tuo, il vostro “male”?
È  a  questo  punto  che  puoi  fare una vera scelta: soltanto se li conosci entrambi, altrimenti che scelta sarebbe?

– Ma  quelli  che  fanno  e  continuano a fare soltanto il male?  volle sapere Androman, che cosa hanno sperimentato?
– Vedo almeno tre possibilità, intervenne subito l’Angelo:
primo che  non hanno  forse  mai  avuto  occasione  di  sperimentare veramente  il  “bene”,  un  bene valido per loro;
secondo, magari pensano  che  il  male  che  stanno  facendo sia un bene e quindi fanno  una  confusione  tra  i  due,  oppure  il  male che stanno compiendo  lo  vivono soltanto come un bene per sé stessi;
terzo, scelgono  deliberatamente  il  male,  per  svariate ragioni, come per  vendetta,  per  compensare  torti  subiti, per ricavarne dei sentimenti   di   potenza,  magari  all’interno  d’insopportabili situazioni d’inferio-rità e così via…
Come vedi la costellazione può essere molto complessa e le cause molto variate!
– Sì,  me  ne  rendo conto, aggiunse Androman, tacque per un po’ e infine volle saperne di più:
– A  me  sembra che ci debba essere una ragione più profonda per cui possiamo scegliere il male…
– Forse  c’è,  ma non so se è ciò che intuisci: si potrebbe dire che  a  livello dell’Universo il “bene” e il “male” non esistono, o meglio ancora, che  vengono  come  assimilati, fusi, riassorbiti, risolti, per  così  dire  annullati,  come  se non contassero, mentre sono molto   sentiti   a   livello   umano,   a   causa  della  vostra consapevolezza e della vostra fragilità!

– Appunto, ci risiamo: siamo troppo fragili, troppo vulnerabili, mi  sembra  di  averlo  già  detto: per un sì o un no, ci succede qualcosa  d’increscioso  e  talvolta,  troppo  spesso,  si soffre e muore perfino prematura-mente!
– Lo  so,  ma  per  il  momento il problema è insolubile…forse un  giorno  lontano…,  aggiunse  quasi nostalgicamente l’Angelo e concluse con una lieve e per lui rara sfumatura ironica:
– Allora  avremo  anche  meno  da fare…, come se ciò fosse per lui la cosa più importante.
– E la natura? insistette Androman.
– Solitamente  quella subisce dapprima passivamente le malefatte umane, le trangugia, ma poi un giorno, anche se talvolta lontano, le  risputa o addirittura  le vomita, colpendo magari il mittente per presentargli non di rado un conto alquanto amaro!  Sta quindi a voi esseri umani fare delle vere scelte, soprattutto a  lungo  termine  ed essere in chiaro sugli obiettivi che volete raggiungere e quelli che volete evitare…!
– Però  mi sembra che tu stia dimenticando gli aspetti temibili, addirittura  crudeli  della  natura  stessa,  che  può flagellare gli  esseri  viventi  in modo smisurato, tra l’altro con tempeste e  fulmini,  inondazioni, terremoti, eruzioni vulcaniche, meteore e comete, epoche glaciali ed altro ancora!
– No,  contraddisse  immediatamente  Metlohim,  non lo dimentico, vi ho accennato poc’anzi e devo riconoscere che anche a me crea non pochi problemi…
– Ah, aggiunse Androman, finalmente…!

E  così  discutendo,  quasi impercettibilmente si diressero verso nord:
– Ma  se  continuiamo su questa strada giungiamo a Tronsten, non lontano da casa mia, fece notare Androman.
– Infatti, è pure lì che dobbiamo andare…
– E per chi dobbiamo andarci?
– Non lo so ancora, ho soltanto ricevuto l’ordine di raggiungere la borgata…
– Speriamo  che  sia  un  qualche vecchietto, che per la sua età si  trovi  in  modo naturale  al termine della sua vita, commentò semplicemente Androman.
L’Angelo non reagì, aggiungendo soltanto:
– Dapprima  dobbiamo  costeggiare  il lago che si trova  qui nei paraggi…
– Vuoi dire quello di Sunsival? ma non è una scorciatoia…!
– Lo so, ma mi  stanno chiamando.

Affrettarono  il  passo,  se  per  Metlohim  di  passo  si poteva parlare, e giunsero in poco tempo sulle rive del lago.  A  una  certa  distanza videro una barca capovolta e a  qualche  metro  un  uomo che gesticolava nell’acqua, chiedendo aiuto.
Androman  si  tuffò  immediatamente,  cercando di raggiungerlo il più velocemente possibile…
– Temo  che  non  ci  riuscirai,  gli fece notare Metlohim, però fai bene  a provare…
Androman accelerò le bracciate, ma quando giunse sul luogo l’uomo era  già scomparso sott’acqua. Si tuffò e rituffò ma senza esito.  Tutt’a  un  tratto  notò  che  Metlohim,   scomparso  nell’acqua, riemerse poco dopo.
– Gli hai già stretto la mano? chiese Androman ansioso.
– Sì, fu la semplice risposta di Metlohim, le acque sono melmose e  non  potevi vederlo; d’altronde è stato un uomo poco prudente, ragione per cui  la  sua  barca  si è capovolta,  proiettandolo in acqua…
per di più non sapeva nuotare!
– Ho tentato di tutto, intervenne Androman, quasi mi scoppiavano i polmoni…

– Lo  so,  ed  è  così  che devi fare…credo sia importante che voi  esseri  umani  cerchiate  di  aiutarvi  dov’è possibile e il più  possibile, anche se talvolta gli sforzi possono essere vani.  Penso  sia essenziale sperare e agire, perché gli sforzi  possono dare  buon  esito,  come hai potuto notare con il Cavaliere.  Qui le  circostanze  erano  sfavorevoli  e  così  non hai potuto fare nulla!
Androman  era  alquanto  sorpreso  per questa riflessione: dunque c’erano  delle  situazioni  in  cui  perfino l’Angelo della Morte sperava  e  aspettava  che si facesse qualcosa per salvare un suo candidato!
– Ora cerca di asciugarti meglio che puoi, perché dobbiamo essere a  Tronsten  verso la fine del pomeriggio: aspettami sulla piazza principale, nel frattempo ho ancora altri compiti da svolgere…, e così dicendo scomparve.
Androman,  dopo  aver  tentato  di  asciugarsi,  proseguì di buon passo,  perché  il  percorso  era  tutt’altro  che  breve. Strada facendo  s’interrogò a proposito della persona che sarebbe dovuta trapassare in quella borgata che conosceva piuttosto bene.

Giunto nel bosco che separava il lago Sunsval da Tronsten, scorse da  una  certa distanza un uomo che giaceva per terra, rantolando e  gesticolando  come  se  fosse  in  gravi difficoltà. Androman accorse  immediatamente  e  gli  parve di riconoscere un abitante della regione, di cui non ricordava il nome. Era tutto macchiato di sangue:
– Mi  hanno trucidato per derubarmi…ma non avevo quasi niente, disse il malandato a stento,…ti conosco, sei Androman…avverti la   mia   famiglia,  i  Grunotan…che  vengano  a cercarmi…temo di essere alla fine…
In  quel preciso istante riapparve Metlohim e strinse la mano dell’uomo che lasciò cadere la testa sul fianco.
– Lo  hanno  accoltellato  barbaramente  per  pochi spiccioli…  lo  hanno  ucciso  per  niente…, aggiunse con un certo rammarico  che  sorprese  Androman,…ormai  non c’è più nulla da fare!
– Lo  colloco in un luogo un po’ appartato e più protetto, disse Androman e così fece.
– Devi affrettarti, perché sei già un po’ in ritardo e dovrai ancora avvertire la famiglia Grunotan dell’accaduto…a presto.

Androman  riprese  di  buon  passo  il  cammino e fece quanto gli era stato chiesto.
La  famiglia  Grunotan  rimase  estremamente scossa dal messaggio,  ma  ciò  nonostante riuscì ad organizzarsi rapidamente per  andare a ricuperare la salma del parente in tempo, prima  del  calar  della  notte  e del sopraggiungere dei rapaci.
Il  giovane ebbe la netta impressione che  non  fosse  quella  la  ragione  per  cui  Metlohim lo aveva convocato a Tronsten per la fine del pomeriggio.  La   morte  di  Jan  Grunotan  doveva  essere  stato  un  momento imprevisto,  come  d’altronde  quella  del  pescatore e Androman cominciò  a  preoccuparsi seriamente della costellazione dei morti attorno a Tronsten!

Per  un  attimo  pensò  che  erano  troppe le morti causate dalla mano   dell’uomo,   comprese   quelle   autoinflitte   anche   se involontarie,  come  quelle  del  contadino  caduto dall’albero o del barcaiolo!
Chi sarebbe stato il prossimo e per di più a Tronsten?
Conosceva quella persona? Sarebbe stata una morte giustificabile, oppure “arbitraria” e  per  la  quale  non erano individuabili le ragioni?
Era  evidente  che,  trattandosi  di  un  abitato che gli stava a cuore  e  che  conosceva  bene sin dall’infanzia, fosse  alquanto preoccupato.  D’altra  parte  cominciava  ad  accettare il fatto, anche  se  con  qualche  difficoltà,  che  talvolta  le dipartite rimanevano inspiegabili.
Doveva  ammettere  che, forse soltanto un giorno lontano, avrebbe capito meglio certe situazioni che per ora gli rimanevano oscure.
Assorto  nei suoi pensieri, giunse a Tronsten verso la fine del pomeriggio, recandosi immediatamente al centro del villaggio, come pattuito con l’Angelo della Morte.

Ad  un  certo  punto,   Androman  vide Evenia uscire da una delle botteghe  con  alcuni  pacchi.
“Come al solito avrà fatto  la spesa per la fattoria”, pensò Androman, ma nello stesso momento,   due ragazzi  che  si  rincorrevano  velocemente,  si avvicinarono  al  negozio  e  a   Evenia: il primo dei due riuscì a  scansarla,   ma  il  secondo  la  urtò violentemente. I pacchi volarono da tutte le parti e la giovane cadde malamente, battendo violentemente  il  capo,  dapprima contro il muro, poi per terra, dove rimase immobile, priva di sensi.

Androman,   che   aveva    afferrato   la   situazione,   accorse immediatamente, chinandosi sulla ragazza per tentare di aiutarla.  Nel  medesimo  tempo Metlohim era già sul posto e anche lui stava per chinarsi su Evenia:
– È per lei che sei venuto? ansimò Androman.
– Sì,  annuì  gravemente  l’Angelo  della  Morte,  mentre  stava allungando la mano per stringere quella di Evenia.
– No,  questo  no,  questo  non  me lo puoi fare! urlò Androman, tant’è  che  tutti  si  voltarono  per  vedere  che  cosa  stesse succedendo.
– Questi  sono gli ordini, ribatté  irremovibile l’Angelo, anche se  con  un  velo  di  tristezza  negli occhi,…sono gli ordini, ripeté  Metlohim  quasi  come  se  dovesse convincere sé stesso di compiere il gesto conclusivo.

Ma mentre stava per prendere la mano di Evenia:
– No,  non  puoi,  gridò  di  nuovo Androman, non deve essere…, poi  aggiunse  subito,  come  se gli fosse venuta un’ispirazione, consultati con gli Arcangeli, te ne supplico!
Allora   Metlohim,   già   chinatosi   su  Evenia  si  raddrizzò, raccogliendosi  un  attimo  in  un’immobilità assoluta, chiudendo gli occhi  per riaprirli un istante dopo:
– Hanno  accettato,  però  a  una condizione: devi scegliere tra la  tua  vocazione  e  la  ragazza…,se scegli la giovane donna, l’apprendistato dovrà essere interrotto!
– Risparmiala,  salvala!  non seppe che aggiungere fuori di  sé, lasciala qui tra noi, a qualsiasi costo!
– Va  bene, se questa è la tua scelta…sappi però che a partire da questo istante il tuo  apprendistato dovrà essere sciolto…
– Non ti rivedrò mai più? riuscì a chiedere Androman.
– Verrò   stasera sul tardi a trovarti nella tua fattoria,  devo intrattenermi  con  te  prima  della  nostra separazione: ora  il momento  non  è  adatto,  devi   occuparti di lei…la situazione lo richiede…, e l’Angelo della Morte scomparve repentinamente.

*          *          *

So long, I am around…

Fine del 5° capitolo (continua)


6.

Con  la  scomparsa  di  Metlohim,  Evenia  riaprì gli occhi e colse lo  sguardo  ansioso  di  Androman curvo su di lei, nonché quello dell’altra  gente  conosciuta e sconosciuta che le stava intorno:
– Cosa  è  successo,  dove  sono…? e  poi ancora, quanto mi fa male la testa, che male..! portandosi le mani al capo.
Nel  frattempo  Androman  le  pose  un   giaccone   sotto il capo e  il  negoziante  le  rinfrescò  le  tempie  con  un  fazzoletto inzuppato,  pregando  la gente che stava curiosando di voler fare spazio  in  modo  che  Androman potesse portarla nel retrobottega e adagiarla su un divano.
– Non mi crederai, disse Evenia ad Androman,  l’ho vista proprio brutta…ho   visto…ho  visto…l’Angelo  della  Morte…voleva portarmi  via  con  sé…ma  poi improvvisamente è ripartito…la testa mi fa veramente male…!
– Lo  credo,  hai  fatto  una  caduta tremenda! confermò in modo alquanto  evasivo  Androman,   per rimanere aderente alla realtà osservata da tutti quanti.
– Ma io volevo dire dell’Angelo, insistette Evenia.
– Posso credere che tu l’abbia visto, con una caduta del genere, probabilmente l’avrei visto anch’io…
– Tu non mi credi…, si lamentò Evenia.
– E  come  se ti credo! eclamò il giovane, ma pur usando un tono convincente,  non  riuscì  a persuadere Evenia, ragione per cui cambiò  argomento…,  forse  lo  avrebbe  potuto  riprendere  un giorno:
– Se te la senti, ti riporto a casa…
– Ho  molto  male  alla  testa, ma credo sia meglio che torniamo e  penso  che  ce  la  farò…ho  lasciato  il  carro   dietro il caseggiato.

Il  mercante  si propose per andare a cercarlo, vi caricò i pacchi di  Evenia  e  Androman la depose  con delicatezza  sulle  coperte  che  il  bottegaio  aveva approntato sul fondo del carro.
– Ma non c’è bisogno di tutto questo, cercò di opporsi Evenia.
– Dopo  quello  che  ti  è successo, penso  proprio di sì, disse Androman  molto  deciso,  al  che  Evenia  non osò più ribattere, rilassandosi sulle coperte.
Androman  prese  in mano le redini e sotto lo sguardo preoccupato dei  convenuti,  si  allontanò  lentamente in direzione della fattoria.

Dopo   qualche  miglio  si  fermò  in  un  posto  tranquillo  per accertarsi delle condizioni di Evenia:
– Sto  molto  meglio…potrei  già sedermi accanto a te…non ho più bisogno di rimanere sdraiata!
Androman non era del medesimo parere e la pregò con insistenza di    rimanere    adagiata,   cosa che   la   ragazza   accettò controvoglia,  ma  senza  opporre  più resistenza alle attenzioni del giovane:
– Quando  saremo  nelle  vicinanze  della fattoria, mi metterò a sedere vicino a te…non vorrei che papà si preoccupasse troppo!
Dopo  aver  acconsentito,  Androman  incitò  i cavalli e proseguì verso casa.
Già  da  lontano Tusdan vide arrivare il carro, gli andò incontro e al suo arrivo, salutò Androman con entusiasmo:
– Pensavo  proprio a te, perché c’è un lavoro per il quale avrei bisogno del tuo consenso e se sei d’accordo, anche del tuo aiuto.

Quando  vide  Evenia  scendere  con  un po’ di difficoltà, chiese alquanto preoccupato:
– Non ti senti bene, figlia mia?
– Ho  soltanto  un  po’ di mal di capo e delle vertigini, niente più…
– Forse sarà meglio che ti riposi un poco, dopo l’intenso lavoro di questi giorni…
– Grazie   papà…forse   un  momentino…penso  che  tu  abbia ragione…, ed entrò subito in casa sdraiandosi sul letto.
Androman s’intrattenne ancora per qualche istante con il fattore:
– Devo  concludere  un lavoro nei campi del settore ovest, disse Tusdan, ma sarò di ritorno per cena.
Il  giovane  proprietario  entrò  in  casa per assicurarsi  dello stato di Evenia:
– Grazie,  va  meglio,  non  preoccuparti…stavo  pensando alla fortuna  che  ho  avuto…sei  tornato  proprio nel momento della mia  rovinosa  caduta…credevo  di  morire  e  ho come la strana impressione che c’è mancato poco!
Poi, con uno sguardo molto tenero:
– Ti  sono  molto  grata per l’aiuto che mi hai dato…non avrei voluto che qualcun altro mi avesse portato sulle sue braccia!
Androman  era  imbarazzato:  quel  portarla   era  stato  per lui come   un  atto  di  fidanzamento  e   abbassando gli occhi disse soltanto:
– Ora riposati, alla cena penso io…
– No, no, si oppose Evenia, non posso lasciare che tu…
– Suvvia, per una volta…dirò a tuo padre che per il mio ritorno desideravo  cucinare  e  che  ti  ho  costretta ad  abbandonare i fornelli…
– Furbacchione, osò dirgli la giovane sorridente e compiaciuta.
– Ti  avviserò  quando dalla finestra vedrò sopraggiungere papà, in modo che tu sia alzata quando entrerà in casa.
– Grazie  ancora,  insistette  Evenia  con calore, stringendogli affettuosamente e con insistenza la mano.
Anche  per  lei,  quel  pomeriggio era come se si fosse stabilito un  legame  indelebile  con  Androman e nonostante il gran mal di capo, era felice come non mai!

A  serata  avanzata,  quando  il  giovane era già a letto e stava per addormentarsi, sopraggiunse Metlohim:
– Sono  un  po’  in  ritardo, disse, ma oggi c’era molto da fare e  visto  che  avevo  promesso  di venire a  parlare con te prima di lasciarci…, fece una pausa poi riprese:
– Vedi, poiché ci tenevi  così  tanto che Evenia non morisse, e  questo  lo  posso  capire  perfettamente, da un lato ho dovuto infrangere  le  regole  del  mio  operato,  ma dall’altro  ti sei squalificato in quanto apprendista, perché bisogna saper svolgere questa  funzione  in modo impersonale e  al momento gli Arcangeli sono stati quasi irremovibili.
– Spero    che    con   l’andar   del   tempo   questo   possa cambiare…comunque è una delle cose che avrei voluto modificare, perché penso che la vita vada gestita con maggior flessibilità!
– È  possibile,  ma  non  lo  so  e  non credo molto che le cose cambieranno  in  futuro…
Ciò  che  volevo  dirti  invece,  ed  è soprattutto   per   questo   che   intendevo   parlarti…il  tuo apprendistato potrebbe anche riprendere…
– Ah sì…e come mai?
– Potrebbe  riprendere  dopo  la  tua  morte, ma  soltanto a una condizione…
– Vedo  che  non  potete  fare  a meno delle condizioni, insinuò Androman con una certa ironia e amarezza.
– Certo,  nella  vita  ci  sono e devono esserci delle regole…  nel  caos  nulla  potrebbe  edificarsi…stavo dunque dicendo che l’apprendistato  potrebbe  riprendere  dopo  la  tua  morte se la tua vita sarà stata esemplare…
– Esemplare?…da  un  punto  di  vista  umano  potrei avere una qualche idea in proposito, ma per voi che cosa vorrebbe dire?
– Significa  che  se  continuerai a vivere così come in passato, con  la  tua  abituale dirittura, il rispetto che hai  dimostrato finora  per  te stesso, gli altri e la natura, se sarai un marito affettuoso,  comprensivo  e  fedele,  un  padre  che sa essere un valido   punto  di riferimento per i suoi figli, un vicino leale, disponibile  e  generoso,  un  cittadino   sulla cui affidabilità e  sostegno  la  comunità  potrà  contare,  mi  sarà  concesso di ristabilire  con  te  il  rapporto d’apprendistato al momento del tuo trapasso, qualora tu lo volessi ancora!
– Dovrei diventare quindi almeno un saggio, insinuò di nuovo Androman con una lieve punta d’ironia.
– Forse  di  più,  ribatté  l’Angelo  della Morte, dovrai essere un  saggio  amante  e  virtuoso, cioè che oltre ad essere saggio, saprà amare e concretizzare le conquiste della sua saggezza!
– Hai  detto  niente, aggiunse Androman in tono quasi scherzoso, e io dovrei essere in grado di compiere tutto ciò?
– Non lo so, forse…spero, rispose Metlohim molto seriamente.
– Lo speri addirittura?
– Sì,  francamente  mi  piacerebbe riprendere con te il percorso che abbiamo dovuto interrompere!

Questo Androman non se l’aspettava e ridivenne serio:
– Ne sono veramente lusingato…
– Nonostante  qualche  contrasto, ti ho apprezzato molto e credo che gli scambi avuti con te mi abbiano perfino giovato…
– Giovato? chiese alquanto allibito Androman.
– Sì,  sottolineò  l’Angelo,  mi hai aiutato ad allargare il mio orizzonte  e   a  guardare   certe  realtà  da  un altro punto di vista… e gli Arcangeli te lo hanno accreditato!
– Capisco, aggiunse semplicemente il giovane.
– Ora  ti  lascio: ho detto quanto dovevo e visto che  un giorno dovrai  trapassare, mi rallegrerò se potremo riprendere il nostro rapporto  e  se   non  dovrò  venire soltanto per interrompere la tua   vita   terrena   ed  accoglierti  per  integrarti  in  modo impersonale nella natura dell’Universo!
– Ti  ringrazio  sinceramente per tutto ciò che mi hai concesso, e   spero  di  poter  riprendere  i  nostri  dialoghi,   concluse Androman.
– Va   bene,   auguriamocelo…e   l’Angelo   scomparve  silenziosamente com’era venuto.

*          *          *

So long, I am around…

Fine del 6° capitolo (continua)


 7.

Da  quella  sera  in  avanti,  gli eventi concernenti Androman si succedettero  in  modo  quasi  prevedibile:  la sua vita prese un percorso lineare, non monotono e banale come si potrebbe supporre, bensì  esemplare  come  descritto  dall’Angelo della Morte, quale condizione per riprendere l’apprendistato al momento voluto.
Non  che  Androman lo facesse per raggiungere quel preciso scopo, ma  perché  era  il  suo  modo abituale di essere, anche se con il trascorrere del  tempo la  sua   personalità  maturò, completandosi a poco a poco.

In  poche  parole:  Androman  continuò a dedicarsi alla sua terra come  agricoltore  con  l’aiuto  di  Tusdan,  al  quale chiese il consenso  di  poter  sposare  Evenia  e formò con lei  una coppia invidiabile.   Non  soltanto i due si amavano veramente, ma erano pieni  di  riguardo  l’uno  per  l’altro e si aiutavano a vicenda dove e quando potevano.
A  questo  proposito  è  significativo quanto affermò Evenia, già in  età  avanzata,  parlando  con  i propri figli quando Androman non era già più tra i viventi:
“Vostro  padre  ed  io  abbiamo  dovuto guerreggiare non poco per difenderci,  ma  sempre  verso l’esterno, per assicurare una vita dignitosa alla nostra famiglia.
Non  ci  siamo  combattuti  reciprocamente e non abbiamo disperso le  nostre  energie in dispute sterili o perenni disaccordi, come purtroppo succede in molte famiglie!”

Ebbero  alcuni  figli  che  crearono,  con  il passare del tempo, come  un  piccolo  villaggio  attorno  alla  fattoria, comperando altri  terreni perché nessuno, neppure da sposato, volle lasciare la  regione:   non  soltanto  provavano  il desiderio di rimanere uniti,  perché  stavano  bene  insieme,  ma sentivano  una grande forza che proveniva da questo loro modo di vivere.
Parecchi  anni  dopo  il  decesso  di  Tusdan,  il più anziano di tutti,  venne  anche  per  Androman  il momento di dover lasciare definitivamente i suoi cari.
Furono  delle  scene  commoventi ma serene, perché ognuno accettò l’inevitabile  realtà  che  Androman era  giunto al termine della sua  vita.  Persino  Evenia,  di  una  decina d’anni più giovane, riuscì  a  congedarsi  serenamente dal marito: pensò che quel che c’era  da compiere era ormai compiuto, che la loro vita era stata piena,  edificante  e  armoniosa,  anche se lei avrebbe preferito morire  con  lui, possibilmente tra le sue braccia. Ma da un lato aveva   molti   nipotini  di  cui  occuparsi  mentre  i  genitori lavoravano,  dall’altro   sapeva   ormai della  vocazione  di  Androman che  era  rimasta immutata.
Così  egli spirò serenamente circondato dall’affetto e dalla stima della sua grande famiglia.

*          *          *

So long, I am around…

Fine del 7° capitolo (continua)


8.

Al  suo  capezzale  lo  attendeva  oh,  sorpresa…un  Angelo  che assomigliava  a  Metlohim,  con  un  filo  di luce dorata attorno ai  suoi  tratti,  cosa  che  in  un primo tempo lo stupì, perché era  un  fenomeno  che  non  aveva mai notato durante  il periodo del  suo   apprendistato.   Il  volto  era  senza barba  e Androman ebbe l’impressione che i lineamenti del viso avessero assunto dei tratti femminili. Per un istante pensò: “che strano, ma è  proprio Metlohim, oppure un  altro  Angelo  della  Morte?”,  fino a che, come di consueto, questi gli strinse la mano:
– Ora  sei  morto,  disse  senza  mezzi termini, questa è la tua nuova  realtà  e  sarà  bene  che ti ci abitui sin d’ora, per non cadere  nell’illusione  di trovarti ancora in vita tra gli esseri umani e di esser ancora parte della loro comunità…
Anche  la  voce  di  Metlohim  gli  sembrò più dolce, meno grave, insomma  più  “femminile”…e  infine  Androman si guardò intorno alquanto stupito:
– Ma  non  mi  sembra molto diverso da quanto fosse prima, disse con una certa insistenza.
– No,  ribatté  l’Angelo  della Morte, le cose non sono cambiate molto,  poiché  le  porti  dentro  di te, a parte il tuo punto di vista che d’ora in poi  potrebbe modificarsi, sei soprattutto tu che stai cambiando…
– Ma  il tuo volto, la tua voce, la tua espressione…e poi cosa sarebbe quella luce dorata che ti circonda?

Qui  l’Angelo  sembrò quasi imbarazzato:
– Prima di tutto  c’è  stata  una trasformazione  e sono diventato Arcangela e  anche  se  non  è  abituale, ho voluto riceverti personalmente per chiarire  le  tue  intenzioni,  poiché dopo la vita che hai condotto  sulla  terra,  sei  qualificato  per  proseguire  il tuo apprendistato,  direttamente  sotto  la mia  guida. Abbiamo fatto un’eccezione, visto il nostro precedente rapporto!
– Non ti sarai sbagliato, ho udito bene, hai detto Arcangela?
– Sì,  nel  frattempo  ci sono stati dei cambiamenti nel Cerchio degli  Arcangeli.  Si  è pensato ancor più in termini di funzioni e  si  è  deciso  che la Morte fosse una forma di Grande e Tacita Accoglienza, in un certo senso simile a quella che la Vita dedica ai  bambini  che  nascono  e   che  quindi aveva un carattere più squisitamente femminile…
– Ah,  cominciate  a  fare  delle eccezioni? Significa forse che sta  cambiando  qualcosa  d’importante  nell’ordine  che concerne la Vita, i suoi Princìpi, le sue Leggi?
– Non  i  Princìpi  e  le  Leggi,  corresse  l’Arcangela,  ma le Regole e le loro applicazioni…
– E che differenza ci sarebbe?
– I  Princìpi  sono  immutabili,  le  Leggi  sono  relativamente variabili,   mentre le Regole con le loro applicazioni presentano una certa elasticità e a seconda delle situazioni possono  essere modificate, talvolta con   una  certa  facilità,  purché  non prevarichino  i  Princìpi  e le Leggi, anche se in verità sarebbe molto  ma  molto  difficile,  direi addirittura impossibile… Ma forse  avremo  occasione di riparlarne.
Ora sono venuta soltanto per  informarmi  sulle tue intenzioni: vuoi o non vuoi proseguire il tuo apprendistato?

– Ma certo che lo voglio, confermò subito Androman, e  in  quanto Arcangela, mi sembra che dovresti saperlo!
– Infatti  lo  sapevo,  ma  la  Regola vuole che lo si chieda al candidato   stesso,    per   evitare qualsiasi  interpretazione soggettiva da parte nostra!
– Come   anche  gli  Arcangeli,  scusa…le  Arcangele  possono commettere degli errori?
– E  perché non dovrebbero: nell’Universo anche noi  siamo delle forme transitorie, non assolute!
Androman  sembrava  deluso,  ma  poi  si  ricordò  che  anche gli Arcangeli  e  le  Arcangele  sono  perituri,  devono trasformarsi e  possono  sbagliare  nelle  loro  interpretazioni  della realtà, seppure  molto  più  raramente  dei  comuni mortali, poiché hanno al loro attivo un lungo e arduo lavorio interiore.

L’Arcangela intuì la riflessione del suo discepolo:
– Certo,  anche  noi non siamo eterni e non avendo  il carattere d’eternità,  non  possiamo  comprendere   il  tutto, le sue cause e le sue finalità, qualora ce ne fossero…
– Come, avete pure dei dubbi sulle cause e finalità del tutto?
– Che cosa credevi, è proprio questo uno dei punti più difficili da  capire  nei Misteri dell’Universo:
ci sono o non ci sono cause e finalità  intrinseche?  Ecco la questione…,gli fece notare l’Arcangela  proseguendo subito:
– C’è  un’altra  cosa  che  devo dirti…anche il mio nome è cambiato  con  la  modifica    della  funzione…ora mi si chiama Metielle…e  così dovrai chiamarmi, poiché continuerai ad essere il mio apprendista, come ho espressamente richiesto.  Non so per quanto tempo dovrai esserlo, perché questo lo deciderà il  collegio  degli  Arcangeli,  anche  se con il  mio preavviso.  Ora  il  tempo  ha  meno importanza e ne avrà  ancor meno durante le nostre trasformazioni successive.
Quando avrai terminato l’apprendistato, anche il tuo nome cambierà e riprenderai quello che portavo quando mi hai conosciuto durante la tua vita terrena.
– Ma in che stato siamo attualmente? volle sapere Androman.
– Siamo  un  campo  “andromorfoenergetico”  e  a  seconda  della personalità passata, di maggiore o minor estensione e intensità.
– E che cosa sarebbe un campo “morfogenetico”?
– Non   “morfogenetico”,   quello   è   un’altra   cosa,  bensì “andromorfoenergetico”,  vale  a  dire un raggruppamento di atomi costitutivi  della  nostra  individualità  prima della morte, che sono  rimasti  associati  e  portano  avanti  il  nostro passato, preparando il futuro…
– Una specie di reincarnazione dunque?
– Non reincarnazione bensì trasformazione!
– E  che  cosa  succederà  con noi in futuro? non poté desistere dal chiedere Androman nella sua insaziabile curiosità.
– Al momento so  che dopo essere entrati nel “Regno delle Ombre” e diventati eventualmente Angeli poi degli Arcangeli o delle Arcangele, e ovviamente pochi lo diventano (così  come  non tutti vita natural durante diventano la medesima cosa),  si  è  aspirati  dalla  Grande Luce,  ciò che corrisponde
probabilmente   a   una   fusione   dei   nostri  atomi   che  si spersonalizzano,   per   essere  disponibili  a  un  rinnovamento all’interno   dell’Universo,   o   forse  anche  di  un  Universo parallelo…non lo so di preciso…

Androman  rimase  ammutolito,  una  tale  spiegazione non gli era mai stata data.
– E come fai a saperlo?
– Non  lo  so,  rispose  Metielle con la sua abituale sincerità, è   una  pura  supposizione,  però  basata  su  un  tentativo  di riflessione  analogica,   anche  se  ciò   non  può valere quanto una  certezza: è  soltanto  un’ipotesi  tra le tante e ognuno di noi  tenta  di  avvicinarsi  alla  verità  a  seconda  delle  sue possibilità e soprattutto dei suoi limiti!
– E che cosa sarebbe un tentativo di riflessione analogica?
– Corrisponde  a  un’attenta  osservazione della realtà che cade sotto  i  sensi  e  a  partire dalla quale si cerca di dedurre un ordine  di  realtà  parallelo,  che  sfugge però ai nostri sensi, quindi  all’indagine oggettiva, alla misurazione e alla verifica soprattutto di tipo scientifico: nessuno, per quanto mi è stato dato di conoscere, è riuscito finora a provare le ipotesi di tipo “metafisico”, come per esempio quella  di    prima,  perché  trascendono   il  codificabile e il verificabile…Può  darsi  che  lo  sapremo  quando  cambieremo di stato, oppure non  sarà  più  possibile,  perché  saranno  cancellate le nostre capacità di ricordare,  essere consapevoli e agire.

– Se ti ho capito bene, stai parlando di qualcosa che assomiglia alla   metempsicosi   dell’antica    Grecia,   della  “migrazione dell’anima”  e  sarebbe   il  processo  in  cui ci troviamo ora e che  potrebbe   concludersi  a favore di un rinnovamento radicale dello  spirito-materia,   investendo   infinite  altre  forme  di vita che saranno  create in seguito!
– Qualcosa del genere, ammise pacatamente Metielle.
– Ma  non  lo  trovi  fantastico?  esultò Androman un po’ deluso dalla mancanza di entusiasmo dell’Arcangela.
– Non  lo  trovo né fantastico né non fantastico, ribatté subito Metielle,  potrebbe   forse  essere  così,  che ci piaccia o meno e dobbiamo accettarlo per ciò che è…
– Ed  è  poco?  Tu sapresti inventare qualcosa di più funzionale e sensato? Diversamente come potrebbe funzionare?
– A dire il vero non lo so…
– Vedi,  che  non  hai  da  proporre alternative? Anch’io non ne ho per un progetto così straordinario, ho soltanto delle proposte di dettaglio da fare qua e là, come ho già accennato all’inizio del mio apprendistato…se te lo ricordi…
– Certo  che me lo ricordo…e all’inizio mi dava anche un certo fastidio!

Dopo di che Androman chiese a bruciapelo:
– Ma  se  io dovessi  diventare  un Angelo della Morte alla fine del  mio apprendistato, dovrei continuare ad esserlo fino a quando, e  sottolineo forse, diventerò anch’io  un’Arcangela della morte, oppure  potrei  eventualmente  cambiare…”mestiere”,  se  quello attuale non dovesse più piacermi?
Metielle lo guardò interdetta:
– Come,  non  ti  piace  già  più  l’idea di essere un Angelo, o forse un’Arcangela della Morte?
– No,  non  ho  detto  questo…ho  soltanto avanzato l’ipotesi: se più avanti non dovesse…
– Capisco, ero già preoccupata…
– Mi sembra che ci tieni tanto che io…
– Certo  che  ci tengo, intervenne Metielle, mi sono affezionata a  questo  compito  e  considero importante iniziarti nel miglior modo   possibile  a  questa  funzione  che  d’altronde,  desidero ricordartelo,  hai scelto tu e  non io!
– Sì,  sì,  non  l’ho dimenticato, ma volevo soltanto sondare le possibilità,  l’elasticità dei ruoli, perché anche qui desideravo proporre dei cambiamenti…

– Mio  giovane  amico,   prima  di  pensare  a cambiare l’ordine delle  cose,  ti  suggerisco  d’imparare  bene  il “mestiere” che ti  sei  scelto  per  “l’aldilà” e   che  ormai è diventato un “aldiqua”.  Non  vorrei  essermi  proposta  inutilmente  come tua guida…
– Certo, certo…, si affrettò a rassicurarla Androman, cercherò senz’altro  di fare del mio meglio, ma temo che non potrò evitare di  farti  certe  domande o delle osservazioni che non ti saranno sempre gradite…
– Va bene, già  in passato ho cominciato a prenderci l’abitudine, ma ora muoviamoci e cominciamo…
– Scusa,  ma  prima  vorrei  continuare un attimo il discorso di prima sulla “migrazione dell’anima”…
– E perché mai? chiese Metielle quasi un po’ infastidita.
– Mi   è  sembrato  che  sulla  terra  si  confonda  spesso  la metempsicosi  con la reincarnazione.
– Vale a dire?
– Molti  pensano  che siano la stessa cosa e attribuiscono  alla migrazione   delle   anime   il  medesimo  significato della reincarnazione,  mentre   da  quanto  mi  risulta, quest’ultima è un fenomeno diverso dal primo. Secondo  la  metempsicosi,  così come sono riuscito a capire, non si passa due volte attraverso il medesimo stato. Per esempio: non  ci  si  reincarna  come  essere  umano, ma si passa ad altre dimensioni,  diciamo  per  esempio ed intenderci, stati come il tuo e il mio oppure altri  ancora  che  mi  sono  ovviamente sconosciuti: ciò significherebbe evolvere   attraverso   dei  cosiddetti “stati  multipli  dell’ essere”. Insomma,   un  eterno  migrare, con l’illimitatezza dell’Eternità e  non  un costante ripetersi del medesimo stato umano,  animale, insomma terrestre che sia.

L’apprendista si fermò, come se avesse raggiunto la fine del suo discorso.
– Ti seguo con attenzione…continua…
– Mi sembra di avere concluso…
– Io non ho quest’impressione, sottolineò Metielle.
Androman fece una pausa di riflessione, poi riprese:
– Giusto,  volevo  concludere con il problema dell’incarnazione. Poiché c’è  già  il  fenomeno della procreazione, da un lato mi   sembrerebbe   uno  strano  e  inutile  doppione,  dall’altro qualcosa   di   più   grave:  sto  pensando   all’interpretazione inespressa  che  la  procreazione,  ossia  la  trasmissione di un certo  ammontare  se  pur   di  “materia”, possa essere  privo di animazione.  Ci si troverebbe così di fronte  al vecchio problema della  separazione  materia-spirito,  come se si trattasse di due entità  separate,  per  cui l’ultima  verrebbe ad inserirsi nella prima,  mentre  ritengo  che  si  tratti  semplicemente  di  “due facciate  della  medesima  medaglia”.
Alcuni  pretendono che ciò avvenga  al  momento  del  concepimento, addirittura dopo essersi scelti  i  genitori!    Ti  puoi immaginare la ressa e le dispute allo  “sportello”,  quando  ci sono dei genitori molto ambiti per svariate  ragioni,  come  ad esempio le comodità o sfide esistenziali che potrebbero offrire.  Oppure  e  non   per  ultimo a causa di certe altre “utilità”  che alcune coppie parentali potrebbero rappresentare per  l’evoluzione  dei  “candidati”..,  soggiunse  Androman  con tono  lievemente  ironico.

Poi  proseguì con  serietà  il suo discorso:
– Io non credo alla scissione di una realtà che gli esseri umani insistono  a  voler  separare,  perché  penso che si tratti di un tutt’uno  che  presenta,  a  seconda  dell’angolazione da cui  si osserva, delle sfaccettature diverse! Suppongo  che  con  la  procreazione,  che  è un’incarnazione del patrimonio  degli  avi,  venga  trasmesso  in modo nucleare tutto quanto  sia  necessario  per  sopravvivere  biologicamente  in un primo  tempo  e  poter  costruire  la  propria vita umana poi.  Si possono sviluppare così contemporaneamente l’aspetto somatico e  quello  psichico  a partire dalle basi offerteci dai genitori.

Androman  fece  una  breve pausa per raccogliere i suoi pensieri, poi continuò:
– Dopo  la  morte,  il  corpo  restituisce  a poco a poco i suoi elementi  alla  natura  (come  d’altronde lo fa già durante la vita, anche  se  in  un  altro  modo), mentre l’aspetto psichico, anche quello  già  distribuito  in parte ai singoli e alla collettività umana vita natural durante, continua a sciogliersi e trasformarsi a poco a poco, in relazione al destino dei suoi elementi portanti che  sono  gli  atomi, probabilmente ciò che tu chiamavi i “campi andromorfoenergetici”,   che  altri  interpretano  come  “residui psichici”   o   altri   ancora   “forme  sottili”,  con  svariate appellazioni…
D’altronde  se guardiamo bene, i due termini psichico e spirituale si  equivalgono, essendo il primo di origine greca, il secondo di provenienza latina, mentre  ambedue  si  riferiscono  alla  “respirazione”, soprattutto quella interiore,  che  rappresenta  la  relazione, lo scambio, vale a dire   le  trasformazioni che operiamo in  noi stessi, con gli altri e la Vita nel suo insieme!

– Ora  credo  che  tu abbia concluso e devo riconoscere che ritrovo una  straordinaria  concordanza con la mia visione della medesima realtà.  C’è  però  una  cosa  che  vorrei  aggiungere,  ciò  che ovviamente non significa e lo ribadisco, che corrisponda veramente alla realtà, perché mi potrebbe essere sfuggito qualcosa. Durante la  mia  lunga  esperienza  non  ho  mai osservato  una forma, se pur   sottile,   che   si  potrebbe  definire  “anima”  o  “campo andromorfoenergetico”,  “tornare  indietro”  se così si può dire, per  occupare di nuovo un altro ovulo fecondato, o un feto umano, fenomeno  che,   detto  tra  di noi, corrisponderebbe a una sfida alla  Morte: sarebbe come un voler annullare la Morte, che invece deve avere una  sua precisa funzione…
– E quale? chiese incuriosito Androman.
– Secondo  me,  quella  di  creare  spazio e possibilità ad altre nuove  vite  umane  (o altri esseri viventi mai esistiti) di fare l’esperienza  di  una  vita  personale, estesa o ridotta che sia.  Se  non  ci fosse la Morte, questa possibilità verrebbe annullata con una proliferazione  illimitata di forme viventi sempre uguali o molto simili, che rimarrebbero tali…
La  Morte  pone  dei  limiti,  affinché  “il Vivente possa vivere attraverso le sue infinite variazioni”.

Qui Metielle si fermò un attimo soprappensiero..:
– Inoltre,  l’energia  che  anima  tutto, deve potersi rinnovare costantemente  “per  sopravvivere”  e  senza  la Morte questo non sarebbe   possibile,  visto  che tutte le forme viventi consumano progressivamente  la  loro  energia  fino  all’esaurimento  e che senza  una  trasformazione  radicale  un rinnovamento non sarebbe fattibile!
Senza   il  rinnovamento  che  introduce  la  Morte  grazie  alla trasformazione    dell’energia,    il    cosiddetto “passaggio nell’aldilà”,  questo  processo non sarebbe più possibile e prima o poi  la  vita  dell’Universo si estinguerebbe come una candela che si è consumata.
Metielle  si  soffermò  di nuovo un istante, forse per permettere all’apprendista  di  afferrare  bene  il  concetto,  ma prima che Androman  potesse  intervenire  con  una  delle  sue  inevitabili domande, riprese il discorso:
– Ciò  che posso ammettere come molto probabile, sarebbe  invece che  certe  parti   di  un individuo trapassato, come per esempio degli   atomi o sue particelle,  possano  inserirsi  in  un  organismo  vivente  e svolgervi  una  funzione  di  richiamo,  cedendo  in certi casi i propri  contenuti,  ossia dei  dati appartenenti a tempi passati.  Questo  fenomeno  potrebbe  dar  luogo  all’impressione  del “già visto”,  del “già vissuto”!
Ma  dopo  tutte  queste  congetture,  dobbiamo metterci al lavoro, perché  ci  si chiama  con  una  certa  urgenza, sostituendo per nostro uso  e  consumo  il  vecchio  detto “prima vivere poi filosofare” con  “dapprima  aiutare a morire, poi…”, o meglio ancora “ridar vita alla vita, infine filosofare”!

*          *          *

So long, I am around…

Fine dell’ 8° capitolo (continua)


9.

Per Androman prese così inizio un secondo periodo di apprendistato.
– Andremo  là,  dove  a suo tempo non potevi recarti, perché non ti  avrebbero  lasciato  entrare:  da  qualche  ricco  e  potente signore, visto che nonostante tutto devono morire anche loro…
– Questa è nuova, fece notare Androman, una volta era diverso…  tu  sapevi  dove  andare, ma non sapevi in anticipo per chi e per che cosa esattamente…
– Questi  sono i “privilegi” che spettano alle Arcangele, spiegò un  po’  scherzosamente  Metielle,  ma  ora dobbiamo spostarci in fretta, siamo quasi in ritardo…seguimi…
– Ma come faccio?
– Utilizza  il  pensiero…ti  sposti  pensando…Ma  prima  che dimentichi,  c’è un’altra innovazione che devi conoscere, visto che  d’ora  in  poi  sarai  tu  a compiere il rito del passaggio: non  c’è  più  bisogno  di stringere la mano  nel modo con cui si procedeva  una  volta:  ora  basta  soffiare  lievemente sul viso del morente, come se si volesse spegnere una candela!  Androman   non   poté fare   a   meno   di  commentare  un  po’ scherzosamente:
– Ah,  vi  siete finalmente decisi a cambiare almeno dei piccoli dettagli!
Ma Metielle non reagì.

In  un  attimo  giunsero  al  castello  del duca, colui che a suo tempo  aveva  scatenato  una  guerra  disastrosa con il conte suo vicino,  per  una  banale  zolla  di territorio già ripetutamente contesa dagli antenati.
Trovarono l’uomo ormai  anziano e ammalato a letto, circondato da   alcuni  familiari  che  stavano singhiozzando sommessamente.  La  moglie  ancora  giovane  se  ne  stava  in disparte, come se aspettasse di essere  liberata da un pesante fardello.  Androman  si  soffermò  alcuni  istanti  per considerare la scena e  osservare  quel  potente  con  più attenzione: l’uomo che, con la  sua  avidità  e  arroganza,  aveva  procurato al suo popolo e a quello del vicino, tante inutili sofferenze!
Ora  se  ne  stava lì,  fragile, immobile e senza parole, l’ombra di  sé  stesso,  in  attesa  che la Morte lo  liberasse da quella prigionia e ponesse fine alle sue assurde ambizioni!
Androman  si rese conto che il suo nome sarebbe cambiato soltanto alla   fine  dell’apprendistato,  a  testimonianza  dell’avvenuta mutazione,  ma  che  ciò  nonostante,  a  partire da quel momento aveva una nuova funzione da assolvere.

Si  fece  avanti,  soffiò lievemente sul volto del duca, come gli aveva   indicato  Metielle  e  il  tiranno di una volta, esalando il suo ultimo respiro, fu reso totalmente incapace di volere.  Androman  continuò a osservare la scena, ma soprattutto la moglie del  duca  che,  contrariamente  ai  familiari,  si  ritirò nelle proprie  stanze,  senza  versare  una  lacrima per il defunto: lo aveva  sposato,  anzi  era stata costretta a sposarlo per  i suoi possedimenti  e  il  suo  potere, sacrificando diversi anni della sua  gioventù,   schiava  di  un  uomo  senza  scrupoli, alla cui volontà  tutti  dovevano sottostare senza opposizione, pena gravi ritorsioni.
– Quanto  sono  fragili  e  perituri  anche i più potenti, con i loro atteggiamenti di superiorità che  troppo spesso fanno pesare tragicamente  sugli altri…, non poté trattenersi dal commentare Androman,  pur  rendendosi  perfettamente  conto  della  banalità della sua osservazione.
– Se  fossero  veramente  consapevoli  di   quanto  possa essere effimera  la  loro  esistenza,   quanto  provvisori  e limitati i loro poteri,  come tutto ciò nulla conti al momento del trapasso, forse  riuscirebbero  a comportarsi diversamente, più umanamente, trattando  i  loro  simili  come veri fratelli e non come oggetti da  sfruttare,   manipolare  e sottomettere! sottolineò Metielle, come se le considerazioni di Androman non bastassero.

Però volle sapere qualcosa d’altro:
– Come  ti  senti  dopo  avere esercitato per la prima  volta la tua nuova funzione?
– Mi  è parso qualcosa di molto strano…, fece notare Androman, e  devo  ammettere  che  ho  provato  un  certo piacere nel poter liberare la società da un simile personaggio!
– Il nostro gesto liberatorio non dev’essere legato a un piacere, fece  notare Metielle, è una funzione che dobbiamo saper svolgere in  modo neutro senza essere di parte, perché siamo semplicemente gli strumenti di una “Trascendenza-Immanente”, qualsiasi definizione le  si voglia dare,  anche se tu  volessi chiamarla semplicemente Vita!
– Tu  lo  chiami  “gesto  liberatorio”, ma non mi sembra che  lo sia   sempre,  soprattutto  se  la  persona  colpita  è  giovane, “innocente” e ritiene di avere ancora degli impegni nei confronti della  famiglia, della società, perfino di sé stessa e non prova, forse   a   buon  diritto,  alcun  desiderio  di  essere  accolta dall’ Angelo della Morte!

Dopo una breve esitazione, Metielle riprese l’argomento:
– Devo  però  riconoscere che liberare la società umana da certi personaggi   non    sia   uno  svantaggio,  anche  se  spesso  e sfortunatamente  succede in età assai avanzata,  per  il semplice fatto  che   molti  di  loro  sanno difendere la propria vita con notevole caparbietà!
– Sì, continuò Androman con tono lievemente pessimistico,  anche se   morissero   molto  prima,   i  loro  seguaci  non  avrebbero difficoltà  a  trovare  dei  subentranti,  pare  addirittura  che abbondino! Poi,  come  se  questo  tema  ormai  scontato  non lo interessasse più, s’informò:
– E  il  Cavaliere?  quello sì che era un personaggio…come  se fosse di un’altra razza!
– Il  Cavaliere  l’ho  prelevato  già diversi anni or sono e  la cosa  ti  stupirà,  ma  ora  svolge  la  funzione di Angelo della Morte…Può  darsi  che   un giorno tu lo possa incontrare, anche se  opera  in  un’altra  zona   non  molto  distante:  ogni tanto dobbiamo  sconfinare  quando  la necessità lo impone e più Angeli devono  raggrupparsi  per  compiere  il loro dovere in situazioni particolarmente  critiche  come  le catastrofi o come ricorderai durante le guerre…

Dopo una breve pausa continuò:
– Ma suppongo che vorresti sapere  qualcosa a proposito di Belda che è pur sempre stata una tentazione sul tuo percorso!
– È vero, confermò Androman, mi sono trovato in serie difficoltà: Belda  era  una persona molto attraente da tutti i punti di vista e  le  offerte  del  Cavaliere,  a  parte  la simpatia e la stima che provavo per lui, erano veramente allettanti!
– Ora  Belda  è  vedova;  il  suo  matrimonio  non è stato molto fortunato:  l’uomo  che  aveva  sposato non era all’altezza delle qualità  della  giovane,  perché  era  un  marito  insensibile ai bisogni  della   sposa.  La  prevaricava  in  continuazione e per finire si perse nel bere, nei giochi d’azzardo e, cosa che spesso va di pari passo, anche nei rapporti con altre donne.  Ho  avuto  l’impressione  che  tutto ciò abbia accorciato la vita del  Cavaliere  che,  nella  sua  ineccepibile dirittura, non era mai riuscito ad accettare questo ripugnante stato di cose!
– A  dirti  il  vero  mi  dispiace veramente per entrambi e devo confessarti che se non ci fosse stata Evenia e la mia vocazione, molto probabilmente avrei accettato le proposte del Cavaliere.
– Lo  so,  disse  spassionatamente Metielle, d’altra parte posso darti   una  buona  notizia:  Belda ha avuto due stupendi bambini che  ormai  adulti,  sono   la  gioia e la consolazione della sua vecchiaia!
– Questa sì che è una  notizia rallegrante, per una storia tutto sommato alquanto triste!
– La vita degli esseri umani è fatta così e tu lo sai bene: c’è  la parte di soddisfazioni che non può essere perenne e nello stesso  modo  quella  delle  frustrazioni  che   non  può  essere permanente,  anche  se  sfortunatamente  gli accenti e i tempi si spostano  in  modo  molto volubile a favore degli uni e a sfavore degli  altri,  in  modo  tale  che difficilmente gli esseri umani potranno considerarlo come giusto…
– Sembra   quasi   un   gioco   d’azzardo   che  spesso  rimane incomprensibile:  è  quanto  ho  sempre  affermato e avrei voluto cambiare…, concluse l’apprendista dell’Arcangela.

Dopo una pausa di ripensamento chiese improvvisamente:
– Ma tutto sommato, cosa devo poi imparare?
Si  sarebbe  potuto  supporre  che  fosse una domanda nata lì per lì,  ma  in  verità già da tempo Androman la stava maturando: era emersa  soltanto  ora,  dopo  la prima esperienza della sua nuova funzione,  perché  non  capiva  assolutamente  che  cosa ci fosse da  imparare  se si trattava semplicemente di soffiare  sul volto del morituro,  come se si trattasse di una candela da spegnere!
– A  cogliere  il  momento  giusto…, fu la risposta perentoria di Metielle.
– Ma  a  suo tempo non dicevi che eri chiamato in un certo luogo e  in  un  determinato  momento  per svolgere la tua funzione che consisteva nello stringere la mano del morente?
– Certamente…però  anche  per  cogliere il momento giusto. Non ne   avevamo   ancora   parlato, perché     come  ben  ricordi, improvvisamente  si  era  interrotto  il  tuo  tirocinio e questo aspetto fa  parte  di  un  insegnamento  che  vorrei   definire “superiore”.
– Superiore?…c’è anche un insegnamento superiore?
– Come  in  tutti  gli  apprendistati,  ci sono delle realtà che si  affrontano  prima,  altre poi…, ma torniamo al nostro tema, perché  cogliere  il momento giusto, come potrai  ben immaginare, è tutt’altro che facile…!
Lo  rende  difficile il fatto che da un lato  la sua  “maternità” è  legata  alla  causalità,  mentre d’altra parte la  “paternità” affonda le radici nella casualità. Spesso non è un’incapacità  di vedere e  capire  il  nesso  causale   degli  eventi, come pensano certi esseri  umani,  bensì  un’autentica  realtà  di  tipo caotico. Si tratta  quindi  di  qualcosa  di  casuale  in rapporto all’ordine stabilito  di  certi  fenomeni,  essendo  questi  prima o poi più o meno comprensibili e spiegabili!

Androman  ascoltava  attentamente  e  volle  intervenire  come al solito  con  le  sue  molteplici  domande, ma Metielle non gliene lasciò   il  tempo,  proseguendo  secondo  il  filo  del  proprio pensiero:
– Nell’Universo,  come  avrai  certamente  notato  e come già ti ho accennato, c’è spazio per infinite manifestazioni e ovviamente sia  per  il  caso  che  per  le cause, ossia il caos e l’ordine.
Esiste     quindi      l’imprevedibile    e    il    prevedibile, l’incomprensibile    e   il   comprensibile   che    sono   tutti complementari.   Non  è  pensabile  che  esistano  separatamente: creano  dunque  la  completezza  dell’insieme dove tutto sottostà al rigore del Principio portante…
– Vuoi  dire  che  anche il “Supremo Artefice dell’Universo” non sa  tutto  e  si  troverebbe  periodicamente confrontato, se cosi si può dire, con l’imprevedibile e l’insondabile?
– Credo  proprio  di  sì,  perché i Princìpi sono immutabilmente e  inesorabilmente  quello  che  sono,  ragione  per cui troviamo da  una  parte  il caos che tende verso l’ordine, la costituzione del  cosmo  e  quest’ultimo,  in  senso contrario, tende verso la dispersione,  la  dissoluzione,  lo  sfacelo delle forme…e così di seguito.
È  soprattutto nei momenti di transizione, spesso detti di crisi, che   gli   eventi   possono   assumere  indirizzi  completamente imprevedibili  e  dove   emerge   l’incertezza  alla  quale anche il  “Supremo  Artefice”,  se  così  ti piace chiamarlo, dovrà pur sottostare!

Metielle   si  fermò,  come  se  stesse  ascoltando qualcosa, poi continuò:
– Si  tratta  del Principio di Trasformazione di cui abbiamo già parlato  e,  ti  piaccia  o  no, è quello che ridà vita alla Vita e  senza  il  quale  la  vita dell’Universo si bloccherebbe o  si esaurirebbe  immancabilmente.  Si  tratta  di un processo che non segue  la  logica  abituale,  ma quella del contraddittorio ed è, almeno  da  un  punto  di vista umano, considerato da molti  come irrazionale, dunque inaccettabile!
– Se  ti ho ben capito , intervenne Androman, dovrò tenere conto di  volta  in  volta  sia  del momento causale ossia logico, come pure  di  quello  contraddittorio,  solitamente  irrazionale, per cogliere ciò che tu chiami il “momento giusto”.
– È  proprio  così:  incontrerai spesso, come la definiscono gli esseri   umani  e  alla  cui  realtà  solitamente  si  ribellano, certamente innumerevoli “morti assurde”, come per esempio sarebbe stata per   te  quella  di  Evenia,  del  contadino  che  cadde dall’albero,  della  giovane  donna  di  cui non si sapeva perché fosse   morta,   e  tantissime  altre  ancora,  ma  anche  quelle accettabili  o  addirittura  provvidenziali,  come quella dei due vecchietti,  alla quale hai potuto assistere a suo tempo.

Il loro discorso fece una lunga sosta, dopo di che:
– Ora  ci  chiamano   altri  compiti  durante  i  quali  dovrai progressivamente  intensificare  la  tua capacità di ascolto, per non  mancare  alle  responsabilità  che  richiede la tua funzione e  poter  realizzare  il tuo compito nel miglior modo possibile: dovrai  quindi  imparare  ad ascoltare le persone e le situazioni in  profondità  per  cogliere,  soprattutto  nella  realtà spesso velata,  le  tendenze  verso  la vita o la morte   che sottendono anche inconsciamente l’esistenza degli individui…
– Forse  te  l’avrò  già chiesto, ma non ricordo con precisione: vuoi dire che ci si può sbagliare e creare  ciò che prima abbiamo chiamato delle “morti assurde”?
– Infatti,  mi  pare  di averti già risposto: anche noi possiamo sbagliare,  nessuno è esente da errori, perché  l’errore fa parte di  quelle  coppie  contrastanti  ma complementari di cui abbiamo parlato.  Anche  il  Grande Artefice  sbaglierà,  perché sottostà alle  medesime  Leggi  di  precisione  e  imprecisione  (la prima facente   parte   dell’ordine,   la   seconda  del  caos),  Leggi consustanziali alla sua presenza nell’Universo.
– Consustanziali…e che vorrebbe dire?
– Che  tra  l’Artefice,  l’Universo  e  le  sue  Leggi  non  c’è differenza  fondamentale,  essendo  Tutt’Uno,  anche se questo ci appare via via in modo diversificato…
– Ma insomma, chi sarebbe questo Grande Artefice di cui continui a parlare?
– Ne  hai  parlato  tu  in primis: non è qualcuno, è soltanto un nostro  modo di dire, per cercare di circoscrivere l’Indefinibile Mistero   che   sottende  la  Vita,  quindi  rimane  un  concetto simbolico,  una  metafora  che  sta  per qualcosa d’indefinibile, che taluni riescono talvolta a intuire vagamente…  Forse  é  tutto  ciò che è stato, è e sarà, ma pure il potenziale che  non  si  realizzerà  mai!… concluse Metielle in modo alquanto ermetico.

– Non ti capisco…
– Lo  credo  bene,  non è neppure ben chiaro per me, ma suppongo che  ci  sia  nell’Universo un potenziale  che rimane tale, senza che  si  realizzi  prendendo  forma,  un  po’  come  un  seme che rappresenta  un  potenziale,  ma  non  diventa  mai  pianta, però rappresenta la possibilità del divenire una pianta…
– Ora  basta  col  filosofare,  dobbiamo  dedicarci  al  nostro compito,  siamo  già  in  ritardo..!
Questa  volta  fu Androman a  rendersi  conto  del  dove  recarsi:   le  sue facoltà stavano crescendo.
Giunsero  al  castello del conte, il medesimo che aveva scatenato con  il  duca  quella  disastrosa  guerra  di confine, dove parte delle  loro milizie aveva perso inutilmente la vita,    rimanendo sul  nulla  di  fatto:  nessuno  aveva vinto, nessuno aveva perso e i confini dei loro rispettivi territori erano rimasti immutati.  Il  solo  risultato  raggiunto  erano  le innumerevoli sofferenze di soldati e civili, le distruzioni di case e campi.  Nel  castello  la  situazione  era  diversa,  perché vi era stato un  duello  all’ultimo  sangue  tra  il conte e suo fratello che, a  quanto   s’insinuava,  aveva  offeso  il  primo,  corteggiando sfrontatamente la moglie.

Nonostante  l’età  avanzata,  aveva dovuto chiedere soddisfazione e  quando  Androman  e  Metielle   giunsero  al  castello,  i due fratelli  avevano  già  incrociato  le  spade  e si accingevano a difendere chi il proprio onore, chi la propria incolumità.
Nel  preciso  momento  in  cui  Androman, senza esitazione alcuna si  avvicinò  al  conte,  il  fratello  gli  inferse una tremenda stoccata   nella  regione  del  cuore  in  modo  che   il  nostro apprendista   gli  soffiò  lievemente  sul viso per porre fine al suo percorso terreno.
Nessuna,  ma  proprio  nessuna  delle  persone  circostanti o nel castello,  sembrava  addolorata  per  la  sua  dipartita e non si pianse  per  questo  despota  che per tanti anni aveva soggiogato e  soprattutto  terrorizzato i familiari, i suoi sudditi e quelli dei territori confinanti.

– Credo  che  questa  non  sia  “una  morte  assurda”,  commentò Androman,  riferendosi  alle considerazioni precedenti e Metielle lo confermò con un semplice cenno del capo aggiungendo:
– Considero insensata la lite tra i due fratelli: il  più anziano non  avrebbe  dovuto  ospitare in casa il più giovane  poiché era scapolo  e   questi  non  doveva corteggiare la cognata, anche se molto  bella  e della sua età…
Detto ciò, l’Arcangela concluse salomonicamente:
– Entrambi hanno  giocato con il fuoco!
– Comincio  a  credere,  riprese  Androman,  che la vita ottiene un  senso  particolare,  un  suo  valore,  grazie  alla  presenza incombente   della  morte.  Diversamente  come  ci  si renderebbe conto che si possiede un dono  così straordinario?  Può diventare prezioso proprio grazie alle sue limitazioni,  i tormenti essendo indispensabili  per la presa di coscienza dei piaceri che d’altra parte può procurare!
Mi  sembra che senza queste prese di coscienza,  gli esseri umani vivrebbero   come  degli  animali…con  tutto  il  rispetto  per questi ultimi!

Dopo qualche istante di ripensamento concluse:
– Devo  ammettere  che  sono  stato  volentieri un essere umano, nonostante  tutte  le  difficoltà  incontrate  durante la vita, e se  potessi  scegliere  un’altra  vita  terrena,  non esiterei un istante  a  scegliere  di  nuovo la condizione umana, anche se ci sono  delle morti insensate, anche se mi sembra che la vita umana sia un’invenzione  strana e imperfetta!
– Soprattutto,  disse  Metielle,  perché  subentrano dei fattori come  la  fortuna  e  la sfortuna per complicare le cose. Come ti ho  già  accennato  prima,  sono  gli  aspetti  imprevedibili che interferiscono  nella  vita  per favorire gli uni e sfavorire gli altri,  dove  spesso  nulla   si  può  rimediare,  dove  le buone intenzioni,  la  buona  volontà  e  le buone azioni non hanno più presa  e  dove  il  contrario  non  ha  necessariamente carattere punitivo!  Ripeto:  fortuna  e  sfortuna  spesso non affondano le loro  radici  in  cause  logiche  e reperibili, ma sono, anche se ovviamente    non  sempre,  sudditi  del  caso  e  di  situazioni caotiche!
– Ma  ora  dobbiamo  andare,  fece notare Androman, il lavoro ci chiama…
– Noto  con  piacere  che  riesci  a  metterti  all’ascolto ogni qualvolta   si  è  chiamati  per assolvere la nostra funzione…, ribadì Metielle, dopo di che, i due si diressero verso nord.

In  un  attimo  giunsero  ad  una  piccola fattoria al margine di un  bosco  e  vi  trovarono  una  famiglia molto mesta,  raccolta attorno  al lettino di un bel bambino che poteva avere al massimo un anno e mezzo.
Tutti sembravano rendersi conto che aveva i momenti contati.
– Non  mi  dirai  che  devo  congedare  questo piccolino? chiese Androman molto preoccupato.
– Purtroppo  sì,  è  molto ammalato e non lo si può più guarire! Gli  esseri  umani  non hanno ancora scoperto i mezzi per poterlo fare…
– Ma di che male soffre? volle sapere Androman.
– È  un  “male  maligno”,  rispose  Metielle,  dapprima colpisce un  organo  particolare,  poi  tende  a diffondersi in tutto il corpo  e  a  partire  da quel momento  c’è poco da fare: i dolori aumentano,  possono  diventare  insopportabili  e  solitamente la malattia non regredisce più, come invece può succedere in diverse altre occasioni!
Androman  credette  di  capire che doveva accettare la situazione anche  se  molto  controvoglia: si avvicinò al piccolo di cui non conosceva  neppure  il nome, gli soffiò con delicatezza sul volto e  il  piccolino  si spense come una minuta candela, accompagnato dalla  costernazione  dei  suoi  famigliari  e  dallo  straziante pianto della madre.
– Andiamocene,  pregò  Androman, mi è ancora difficile sopportare queste scene!
– Ti capisco, soggiunse Metielle, anche per me  dopo tanto tempo non   è  facile  sostenere  delle  situazioni  così  drammatiche, soprattutto   quando  la famiglia ama veramente i propri figli…

Dopo  avere  lasciato  la  fattoria, Androman riprese il discorso coerente con i suoi punti di vista:
– Ma  come mai gli esseri umani non hanno ancora trovato rimedio a  una  malattia  così  grave che falcia perfino i piccoli, quasi senza preavviso?
– Il  preavviso  c’è, ma è una malattia molto complicata che può avere  le  sue  radici   nei  problemi ereditari, nelle abitudini di  vita,  nelle  tensioni  e  depressioni che possono creare gli altri  e  le  circostanze,  nei  conflitti che covano all’interno di un individuo e che lui stesso tende ad autoalimentare, nell’atteggiamento di  un’  epoca,  nell’orientamento  esistenziale  di una società, nella  debolezza  di  un  organismo  più  vulnerabile  alle forze distruttive  presenti  al  suo interno e altro ancora.
Sarà molto difficile  che  gli  esseri  umani  trovino  dei  rimedi  e se li troveranno,  ci  vorrà  sicuramente ancora molto, ma molto tempo.  Quando  poi  li  avranno  trovati,  è  possibile  che apparirà un qualche  altro  morbo  e  un  altro  ancora…
Certamente – concluse Metielle – l’essere umano   fa  bene  a  lottare  per  la  sua sopravvivenza,  ma  l’importante  è  che si ricordi che non potrà mai  sfuggire  alla  Morte,  perché  si  tratta dell’applicazione di  uno  dei  tre  grandi principi della Vita, ossia quello della Trasformazione    che   è  e  rimane  eterno,  per  garantire  la continuità della Vita stessa.
È  uno  dei  grandi  paradossi con i quali l’essere umano si vede regolarmente confrontato, che bene o male deve e dovrà accettare.
– Ho  già  detto  che  sono  d’accordo, ribatté Androman, ma non a  qualsiasi  prezzo!  È  lì  che  vi voglio e  insisterò pure in futuro, a costo di irritarvi!
– Vedo  che  ci  stai sfidando, fece notare Metielle,…credi di avere un potere sufficiente per riuscire a farlo?
– Non lo credo, ma non lo so…, disse pensoso Androman, vedremo!

Il  discorso  rimase  in sospeso,  perché in quel preciso momento non  poteva  avere  un  seguito,  a causa   degli evidenti limiti di  Androman  che  aveva  certamente  delle ottime intenzioni, ma che  non  sapeva  come procedere per trasformare ciò che riteneva necessario:  in  questo  periodo  credeva  forse ancora troppo ai suoi  propositi  e  sperava  eccessivamente  nella  forza del suo pensiero.
Proseguendo  l’itinerario, Androman affermò  tutt’a un tratto:
– Dobbiamo  entrare  in  quella   casa bianca sulla destra della strada, ho percepito un richiamo…
Si  trovarono  in  un’abitazione  piena di polvere perché  era in riattazione,  e  mentre  stava  uscendo  un muratore, Androman lo seguì,  come se si trattasse della persona predestinata a morire.  L’operaio  sembrava  molto  robusto,  in  buona salute,   insomma una “roccia” e tutt’altro che  un candidato al trapasso.  Ma  successe qualcosa di strano: il muratore starnutì fortemente, probabilmente  per  tutta  quella  polvere,  barcollò per qualche passo  e  poi  si  accasciò  a terra privo di sensi. Androman gli si  avvicinò,  esitò  un  istante  e poi soffiò sul suo volto, ma rimase perplesso, come se si fosse sbagliato.

Metielle se ne accorse subito:
– Devo  rassicurarti…non  ti  sei  sbagliato! Quest’uomo aveva una  debolezza  congenita  dei  vasi  sanguini  e  uno di loro si è   lacerato  a  causa  dello  starnuto…succede  raramente, ma sfortunatamente può succedere a seconda delle circostanze…
– Ci risiamo, intervenne Androman, un uomo robusto, probabilmente buon  lavoratore,  forse  anche  esemplare  padre di famiglia che deve  morire  per  uno  starnuto  provocato dalla polvere durante il   suo   lavoro   che  probabilmente  eseguiva  con  impegno…sinceramente non trovi la situazione completamente assurda?
Metielle  si  lisciò  a  lungo  il  mento come se vi fosse ancora la barba:
– Mio  giovane  compagno,  non   potrei  affermare che  tu abbia torto,  ma  dimmi,  come  riusciresti  a trasformare un organismo umano per renderlo meno vulnerabile?
– Ma  qualcosa, qualcuno, un’entità, un campo di energia o altro ancora, deve pur avere concepito e creato questi organismi…
– E tu sapresti dirmi come e da chi sarebbero stati realizzati?
– Suppongo  dagli  atomi, rispose Androman come se fosse la cosa più semplice e naturale di questo mondo.
– E  se  così  fosse,  chiese Metielle, come potresti comunicare con    loro   e   forse  anche  imporre l’esecu-zione   di  quei cambiamenti che ritieni necessari?
– Ancora  non  lo  so, ma suppongo che potrebbe avvenire tramite una  forte  presa di coscienza e la nostra immaginazione creativa del mutamento!
– Forse…supponi…credi…speri…desideri…vorresti…
– Basta,  ho  capito…non  è  escluso  che  magari riusciremo a chiarirlo con il passare del tempo…
– Magari…,  aggiunse  Metielle con una velatura di scetticismo che lasciò Androman alquanto perplesso.

Se  Metielle  aveva  dei  dubbi,  probabilmente  dovevano esserci delle buone  ragioni.
Ciò  nonostante  e  in  cuor  suo,  Androman  si  propose  di non accantonare  i  suoi  progetti, anche se la loro concretizzazione gli appariva sempre più difficile!
Metielle percepì lo scoraggiamento del suo apprendista:
– Però  fai  bene  a  insistere  e cercare…visto che in verità non  sappiamo quali potrebbero essere  i percorsi per raggiungere i  tuoi  obiettivi…
Androman si sentì alquanto risollevato:
– I  nostri  compiti  ci  chiamano,  fece  notare,  questa volta dobbiamo spostarci verso meridione…
– Sono  soddisfatta  perché  rispondi  puntualmente agli appelli che  ci  giungono,  lo incitò Metielle, e ho il presentimento che questa volta sarà tutt’altro che facile!

Raggiunsero  una  casa  della  borgata  più  vicina, dove un uomo fuori  di  sé  stava  strangolando  sua  moglie, insultandola con le più abiette parole del linguaggio umano.
Nessuno  dei  vicini  sembrava udire, o voleva intervenire e  sia Androman  che  Metielle, pur  desiderando ardentemente di poterlo fare, nonostante la loro condizione angelica, al di là del potere o non  potere,  non  avevano  alcun  diritto   di farlo. Ambedue avevano  capito  che  il  marito,  morbosamente  geloso, accusava ingiustamente  la  moglie  di tradimento, basandosi semplicemente su  non  meglio  precisate  accuse  di persone estranee, abituate a spargere zizzania.
La  presa  dell’uomo  sulla  gola  della giovane donna era troppo irruente  perché  potesse  resistere  al  soffocamento e Androman si   trovò  in  gravi  difficoltà  nello  svolgere  il  suo  rito conclusivo.
– Devi, insistette Metielle, l’istante fatale è stato raggiunto, devi  intervenire…,  e  mentre  si  sentiva la donna rantolare, insistette ancora…, le prolunghi soltanto l’agonia.  Ma Androman non seppe, non osò decidersi…
– Dovrò  farlo  io…,  soggiunse  Metielle  e  chinandosi sulla poveretta, le spense la vita con un soffio. Androman esclamò affranto:
– Era  innocente,  innocente…,  e  lo ripeté alcune volte, poi fuori di sé,…ma sono terribili questi esseri umani, orrendi!
– Ne facevamo parte anche noi, sottolineò pacatamente Metielle.
– Sì, ma non così, non così…!
– Tante  tragedie  che  non dovrebbero mai  succedere, avvengono per  un  atteggiamento  che  accomuna  molti esseri umani: quello di  accettare  senza verificare ciò che affermano terzi, talvolta perfino  degli  sconosciuti.  Inoltre  e  tra  l’altro: gelosia e invidia,   difficoltà  di  comunicazione,  mancanza di sincerità, incomprensione  e  intolleranza, fanno il resto  e  creano  stati infernali nei rapporti tra gli individui…!

I  due  rimasero  assorti nei loro pensieri durante un prolungato e pesante silenzio:
– Ho  mancato  nei  confronti  del   mio compito! disse Androman con un  certo rammarico.
– Non  per  caso   sei ancora apprendista, fece notare Metielle, …e  gli apprendisti hanno il beneficio dell’errore, soprattutto in situazioni difficili. Ma vedi, anche se ho capito perfettamente le tue esitazioni e le ho trovate perfino giustificate, quando il  momento  cruciale è raggiunto dobbiamo intervenire, talvolta è  perfino  meglio  intervenire,  perché se abbiamo troppi dubbi, e  questo  succede  anche  a  coloro  che  hanno concluso il loro apprendistato, possiamo creare delle complicazioni che peggiorano la  vita di certi individui, se così la possiamo ancora chiamare.  Infatti  si  possono   creare  degli stati comatosi irreversibili e invalidità gravissime!
– Ah, esclamò Androman, di questo non avevo tenuto conto!

– Ora  lo  sai…,  poi  dopo un attimo di ripensamento aggiunse improvvisamente, riprendendo il discorso di poc’anzi:
– Penso che dovremo accogliere il marito quando  sarà condannato e messo a morte!
– Credo che sia ciò che si merita…, affermò Androman.
– Lo  credo  anch’io,  ma in verità non lo so: è molto difficile giudicare,  sia  per noi che per gli esseri umani.  È quasi certo che  la sentenza sarà estrema: forse  più tardi,  nel corso della storia umana, ci saranno dei cambiamenti, un po’ come li vorresti tu…
Ma Androman intervenne immediatamente:
– I  cambiamenti  non  li  pensavo  in questo senso, perché dopo un atto così assurdo e barbaro, non sono sicuro che  un individuo abbia il diritto di continuare a vivere!
– Sei molto severo…, disse Metielle, ma  Androman non le lasciò il tempo di continuare…
– Suppongo  che  in  certe  situazioni  bisogna  esserlo e credo che  lo  strangolatore  di una moglie innocente, dovrà sopportare le estreme conseguenze del suo gesto!

Metielle   decise   di  non  insistere,  perché  ebbe   la  netta impressione   che  incalzando,  avrebbe  arroccato  l’apprendista ancor  più  su  posizioni  estreme  e  forse irreversibili, anche se almeno in parte condivideva il suo punto di vista.  Le  sembrava infatti che dovesse esserci un limite a certi eventi e  che  un’eccessiva  tolleranza  avrebbe  potuto pervertirsi nel suo   contrario:  troppa   condiscendenza  poteva  avere  effetti distruttivi.  D’altronde,  chi  avrebbe  potuto assicurare che un giorno  forse anche lontano, una volta liberato quell’energumeno, non   avrebbe  potuto ripetere il suo folle gesto, mettendo mano alla gola di un’altra donna?

Così  assorta,  Metielle si ricordò repentinamente che era vicino il prossimo equinozio d’autunno:
– Tra  poco,  comunicò  ad  Androman, ci sarà l’incontro con gli Arcangeli!
– E questa volta potrò assistervi anch’io, concluse soddisfatto Androman.
– Sì,  però  da  una  certa  distanza e non avrai ancora voce in capitolo. Come apprendista dovrai soltanto osservare e ascoltare.
– E se dovessi avere qualcosa da dire che mi sembra importante?
– Allora  me  lo dovrai comunicare,  lo vaglierò e se lo riterrò opportuno  lo  trasmetterò  al  Grande  Cerchio:  non dimenticare che  sei  sempre  ancora  apprendista  e  lo  sei  sotto  la  mia responsabilità,  visto  che  ho  dato  la  mia  parola  ai membri permanenti del Grande Cerchio!
– Ci sono dei membri permanenti?
– A  dire  il vero ci sono delle funzioni e dei nomi permanenti, anche  se  le  “personalità”  (se  così si può dire) cambiano. Un giorno  prenderai  forse  tu  il  mio posto, con il medesimo nome e  la  stessa  funzione,   mentre più avanti, lo  scambio avverrà pure  con  te.
Ti  ricordo, qualora fosse ancora necessario, che tutto si trasforma eternamente all’infuori dei  Princìpi Supremi, senza di loro e senza la loro permanenza, anche le trasformazioni non  avrebbe  più  punti  di riferimento e diverrebbero caotiche, trascinando    tutto   verso   la   fine  della  Vita,   sia  per immobilizzazione  che per dispersione  estrema!

Androman  ascoltò  molto  attentamente,  poi  dovette  riproporre la sua domanda per ottenere l’informazione voluta:
– E chi sarebbero i membri permanenti del Grande Cerchio?
– I  quattro  Arcangeli  Cardinali:  Michael, Gabriel, Raffael e Uriel,   nonché  le  quattro  nuove  Arcangele:  Leidelle,  Chatunelle, Briutelle   ed  io.
Più  avanti ti descriverò le loro funzioni, la mia ormai la conosci…
– Non potresti chiarirlo in questo momento?
– Non stai dimenticando qualcosa?
– Hai  ragione, c’è un appello…lo stavo ignorando perché certi fatti m’interessano oltre misura…
– Ho  avuto  modo  di  rendermene  conto…ma la tua curiosità è giustificata e va corrisposta se non trascuri i tuoi compiti…

Androman  e Metielle si affrettarono verso un bosco poco distante e  dovettero  assistere  a  una  scena  orrenda:  un  uomo  stava violentando  una donna che aveva raccolto delle bacche. A conclusione del terribile  gesto,  l’uomo afferrò una grossa pietra e colpì ripetutamente al capo la giovane donna che perse conoscenza.
In  quell’istante  Androman  le si avvicinò e pur esitando ancora un  attimo,  accarezzò  il  dolce  viso  con un tenue soffio, per liberarla da un’insopportabile sofferenza, al tempo stesso fisica e  morale!  Nulla  aveva  fatto  a  quell’uomo o ad altri: la sua unica  colpa  era  quella  di  essere  una  donna  affabile  e di piacevole   aspetto,  che  si  trovava  in  quella   foresta  per arricchire il pasto dei suoi cari con dei frutti di bosco.

Androman  cercò  implorando  lo  sguardo  di  Metielle, ma lei lo tranquillizzò:
– Rassicurati, di fronte a tanta brutalità non ti rimaneva altro da   fare:   non  poteva  rimanere  in  vita.  Tutto  quanto,  ma soprattutto i colpi erano troppo violenti per poter sopravvivere!
– Questo  è  un  altro  di  quegli  uomini  che   sarebbe meglio non  esistessero sulla faccia della terra: spero  tanto che venga scoperto al più presto e condannato al patibolo!
– Dopo  ciò   che  abbiamo  visto,  condivido  pienamente la tua indignazione e forse ti sorprenderà se ti dico che per un istante mi  è  molto  dispiaciuto  di  non  essere stato un uomo in carne ed ossa per intervenire nel modo voluto e dovuto!

Androman  rimase al tempo stesso sorpreso e compiaciuto: il fatto che   pure  l’Arcangela  della  Morte  fosse  ancora  abitata  da sentimenti  di solidarietà umana lo rassicurò. Oppure si trattava forse  di  qualcosa  che  al  tempo  stesso trascendeva la natura umana e aveva a che fare con la Giustizia Universale?
Metielle  si  rese  conto  della  perplessità  in  cui si trovava il suo apprendista:
– Sai,  disse  con  semplicità, credo che vi siano degli aspetti che  non  sono  validi soltanto nell’ambito umano, ma che abbiano valenza  eterna ovunque e per tutte le manifestazioni della vita, quindi  concernono certamente l’individuo umano, ma probabilmente pure altri stati dell’Essere a noi sconosciuti!
“Dunque”,  si  disse  Androman,  “potrebbero esserci delle realtà che  sembrano  avere  significato  soltanto  nella vita umana, ma vanno  invece  ben  aldilà,  affondando  le  radici  nei Principi e   nelle  Leggi  di  carattere  universale,  indipendenti  dall’intendere e dal volere umano!”
Metielle percepì il pensiero dell’apprendista:
– Vedo che hai afferrato il concetto…ora dobbiamo però recarci all’incontro stagionale con il Cerchio degli Arcangeli…
– Come, in questa regione nessuno morirà nel frattempo? chiese Metlohim un po’ ironicamente.
– Ci sono molti Angeli della Morte che non partecipano a questo incontro e subentrano automaticamente a quelli che sono presenti nel Cerchio, anche se i decessi avvengono al di fuori della loro zona: è qualcosa che tra noi rimane sottinteso e non abbiamo mai avuto problemi in questo senso! Seguimi, è assai lontano se confrontato ai nostri spostamenti abituali…

Infatti, Androman ebbe una vaga sensazione dello scorrere del tempo, che dopo il suo decesso sembrava scomparsa e credette di capire  che cosa volesse dire Metielle con il suo “è assai lontano”…
Metielle aveva un’altra percezione della realtà, mentre per Androman si trattava di una lontananza che rappresentava un suo percorso evolutivo per raggiunger forse un giorno il livello degli Arcangeli, un livello ben al di là delle vicissitudini umane, o comunque al loro punto estremo:  per così dire al di là del Bene e del Male, o perlomeno in una zona limitrofa.
Così poté rendersi vagamente conto della distanza che lo separava dal livello degli Arcangeli e, se è concesso dirlo, gli venne il “capogiro”.
Metielle si rese subito conto di questa alterazione:
– Non preoccuparti, le “scalate” di questo genere non si fanno né rapidamente né volutamente, ma sono il risultato di tante esperienze, di un lungo travaglio di chiarificazione e di un’intensa operosità: qui le ambizioni e i tempi non contano…
– Ma allora che cosa conta?
– Soprattutto la qualità dell’essere presente nella Vita!

Questa era un’altra di quelle affermazioni a proposito delle quali Androman aveva dei dubbi, ragione per cui Metielle proseguì senza attendere ulteriori domande:
– Mio caro amico, ciò che intendo per presenza qualitativa nella Vita, è uno stato di Purezza dell’Essere: quando non ti senti né bello né brutto, né buono né cattivo, né grande né piccolo, né ricco né povero, né famoso né sconosciuto, né forte né debole o con tante altre caratteristiche con le quali sono abitualmente alle prese gli esseri umani durante tutta la loro esistenza…
– E se invece mi sento così: invidioso o generoso, avaro o prodigo, orgoglioso oppure umile o altro ancora? non poté fare a meno di chiedere Androman.
– Ciò potrebbe significare che non sei ancora entrato in quello stato di libertà in rapporto alle contingenze che sono mutevoli e passeggere. Dando loro eccessiva importanza, perché  non vengono confrontate con l’Infinito e l’Eternità, diventano delle illusioni, mentre sono soltanto degli aspetti periferici della Vita, ragion per cui non devono assumere un ruolo centrale durante l’esistenza terrena.
Si dovrebbe riuscire ad astrarsi da loro, o perlomeno considerarli come complementari, per giungere al vissuto globale del.., e qui Metielle sottolineò particolarmente il:
– “Io sono”, “sono qui ora”, ”partecipo semplicemente alla Vita”, oppure in sintesi “sono cosciente e partecipe a questa Vita”, e non “io sono questo o quello, ho e posso ben altro ancora e così via di seguito”…
Il vissuto globale, potrebbe avere una funzione purificatoria, forse più di ogni altra cosa, perché rappresenta l’integrità dell’essere: è come una forma di presenza “neutra, intermedia”, in cui non si è implicati in alcunché di particolare e si è senza intenzioni, senza velleità, senza desideri, senza aspettative, senza rivendicazioni, senza presunzioni!
Questo non significa che l’individuo umano, oppure qualsiasi altra forma “sottile” che potrebbe trovarsi in un altro stato dell’Essere, non debba assolvere i propri compiti con i rispettivi valori contingenti  e relativi, no: ciò che non deve fare è di vivere soltanto per loro, sopravvalutandoli e scordandosi della loro natura effimera!

Così filosofando erano giunti in prossimità del “luogo d’incontro”, se di luogo si può parlare e Metielle si sentì in dovere di dare ancora qualche spiegazione:
– Il significato dei quattro Arcangeli, che durante il nostro incontro si posizionano nei quattro punti cardinali, ormai lo conosci. ma forse non ti è abbastanza chiaro quello delle Arcangele che si collocano
tra gli Arcangeli nelle semidirezioni della rosa dei venti.
Tra Michael, situato all’apice nord e Uriel che si trova a levante, c’è Leidelle l’Arcangela delle Nascite, poi tra Uriel e Rafael troviamo Briutelle l’Arcangela preposta alla Salute, mentre tra Rafael e Gabriel c’è Chatunelle l’Arcangela dei Matrimoni, rispettivamente delle famiglie ed infine per chiudere il cerchio ci sono io, prima di ritrovare Michael…
– Che sarebbe un po’ come un vostro capo? azzardò l’apprendista.
– Non capo, non ci sono capi perché siamo dei pari…ma il termine che più gli si addice è quello di coordinatore, di perno ed è la ragione per cui è situato a nord, un po’ come lo è la Stella Polare per i navigatori, o come colui che dà il la al coro, senza necessariamente essere né solista né direttore d’orchestra, questo perché riusciamo ad autogestirci, pur ammettendo che un punto di riferimento stabile può avere una funzione anticaotica.
– Anticaotica? volle sapere Androman.
– Certo, perché abbiamo dei problemi con il Caos, anche se ne riconosciamo l’importanza fondamentale. Noi siamo più che altro dei rappresentanti dell’Ordine, anche se, in particolare per quanto mi concerne, la mia funzione è situata in una zona limite e talvolta sconfina necessariamente nel Caos, poiché nell’Universo non ci sono veramente delle separazioni nette tra un fenomeno e l’altro, tra una funzione e l’altra, ciò che corrisponde d’altronde alla natura integrale del Tutto!
Ora però devo recarmi all’interno del Cerchio, aspettami qui, ci ritroveremo dopo.
Sappi che farò pure richiesta per la conclusione del tuo apprendistato.
– Come, di già?
– Sì, credo di sapere a che cosa alludi: alle tue incertezze e indecisioni occasionali, ma forse è bene che tu diventi più autonomo, perché si può crescere con i compiti, soprattutto quando presentano difficoltà non indifferenti. In ogni modo, “da vicino o da lontano”, ti assisterò ancora, visto che fa parte dei miei compiti.
Così dicendo, Metielle s’inserì nel Cerchio, lasciando Androman allibito.

Questi si sentiva a disagio di fronte a questa improvvisa svolta del suo itinerario. Non se l’aspettava così in fretta.., ma poi ne concluse che molto probabilmente Metielle doveva sapere quel che faceva  e che con questa proposta dimostrava di avere fiducia in lui per il suo futuro ruolo.
Le riflessioni furono però brevi, perché fu affascinato dal Grande Cerchio degli Arcangeli, ma in particolare dalla straordinaria Luce che sovrastava il tutto e faceva da sfondo a quell’eccezionale incontro.
Androman fu colpito dal fatto che gli Arcangeli e le Arcangele non utilizzassero le parole per comunicare tra di loro, bensì lo sguardo e il pensiero, quindi riuscì a carpire soltanto in parte il contenuto dei loro scambi.

Ad un certo momento si accorse che vi fu come un’esitazione tra di loro, dopo la quale Metielle gli fece un cenno con il capo, come per confermare l’accettazione della proposta che lo concerneva.
Gli fu molto difficile valutare il tempo che durò l’incontro ed ebbe la strana sensazione che fosse breve e lungo al tempo stesso, sentendosi più a suo agio quando alla fine, sottolineata da un profondo e prolungato raccoglimento dei Membri del Grande Cerchio, Metielle lo raggiunse immediatamente.
– Penso che tu abbia capito che, anche se con qualche esitazione, per l’esattezza le medesime che hai avuto tu, la mia proposta è stata accettata, soprattutto dopo avere spiegato che meritavi la nostra fiducia, grazie al tuo impegno e alla tua integrità…, e infine aggiunse come per cautelarsi:
– Non ti sto facendo dei complimenti, sto soltanto constatando dei fatti, che d’altra parte sono la premessa minima per lo svolgimento del tuo compito.
Non dimenticare che d’ora in poi ti chiamerai Metlohim, esattamente con il il mio nome al momento del nostro primo incontro e che perciò dovrai assumerti pienamente la responsabilità della tua funzione, anche se in casi estremi potrai sempre appellarti al mio sostegno.

*          *          *

So long, I am around…

Fine del 9° capitolo (continua con il 10° ed ultimo capitolo)


10.

A partire da quel momento, Metlohim (alias Androman), si sentì come abbandonato, perché era ben consapevole del peso che rappresentava il suo compito, quanto fosse difficile e carico di responsabilità.
Nel periodo successivo cercò di assolverlo al meglio e gli occasionali contatti con Metielle lo rassicurarono che i suoi interventi erano solitamente corretti.
C’era però una realtà con la quale si trovava  puntualmente in difficoltà e che periodicamente lo metteva addirittura in crisi.
Durante una di queste, invocò l’aiuto di Metielle che apparve immediatamente:
– Ho percepito il tuo richiamo e mi rendo conto che sei afflitto da una sofferenza non indifferente.
– Sì, confermò Metlohim, alleviato nel suo dolore, vedendola comparire così repentinamente:
– C’è un fatto che mi perseguita e non mi lascia tranquillo…sono le morti premature,in particolare quelle dei bambini e dei giovani, ma ugualmente delle persone di mezz’età, con i loro percorsi incompiuti e gli strazi che provocano attorno a loro…per me sono come delle condanne a morte emanate contro degli innocenti!
Vorrei tanto che tu intervenissi nel Grande Cerchio alla prossima occasione, non fosse che per sondare se non ci sarebbe una qualche possibilità di modificare questo stato di cose!

Vedendo Metlohim quasi disperato, e in cuor suo compiacendosi che il suo exappren- dista non avesse ancora perso alcuni dei suoi migliori tratti umani, lo rassicurò promettendogli che sarebbe intervenuta al meglio, mettendolo però in guardia dal non farsi eccessive illusioni, perché secondo lei il problema era molto più complesso di quanto risultasse a prima vista.
Inoltre, si congratulò esplicitamente con lui, perché non aveva ancora cancellato una delle virtù umane che riteneva di livello molto elevato, come la compassione pura.
– La compassione pura? volle sapere Metlohim.
– Quando si è sinceramente rincresciuti per la malasorte che perseguita qualcuno e si diventa operativi a suo favore, ma in modo neutro, senza che vi sia un’implicazione, un’aspettativa, un tornaconto personale…
Al momento voluto t’informerò della mia intercessione…, e così si lasciarono.
Metlohim rimase assorto per qualche tempo sul concetto della compassione pura, estendendo la sua riflessione alla purezza in generale, rammaricandosi che gli esseri umani l’avessero tanto estraniata dalla loro vita, indubbiamente a loro discapito, creando così innumerevoli situazioni di perversione e sofferenza nelle loro vite personali, nelle relazioni sociali, perfino tra i popoli ed in quelle con l’ambiente naturale.
Dopo di che si affrettò a dar seguito ai numerosi richiami che esigeva la sua funzione…

Poco dopo il prossimo equinozio, Metielle riapparve come aveva promesso:
– È come avevo previsto…la questione che hai sollevato è molto più intricata di quanto possa sembrare. Da un lato c’è senz’altro la natura, con le sue leggi talvolta cieche ed inderogabili, ma pure imprevedibili, che sfuggono ad ogni logica inerente alla natura stessa, come spesso hai potuto osservare: essa reprime il percorso di nascituri appena creati, anche se tutto sommato sono stati proposti per vivere, almeno un certo tempo e non per morire subito…
Dall’altra parte c’è l’essere umano con le sue complicate storie che spesso sfuggono alla nostra visione e comprensione.
Ci sono quindi anche da parte degli esseri umani delle responsabilità non risapute e non volute, che possono influire indirettamente o direttamente in modo nefasto sull’andamento di un destino giovane e spesso innocente: eventi che si potrebbero addirittura definire “degli omicidi voluti da nessuno”!
È in parte nelle mani degli esseri umani cercare e trovare risposte a buon numero dei problemi che la Vita pone loro, poiché sono stati equipaggiati per poterlo fare, anche se ben inteso con dei limiti di capacità e di tempo…
Infine, la collettività umana potrebbe risparmiarsi moltissime sofferenze e morti premature, se smettesse di guerreggiare perennemente con un dispendio enorme di energie e di altri mezzi estremamente onerosi, che potrebbero essere impegnati per elevare il livello della qualità di vita di tutta l’umana specie!

Metlohim rimase assorto e silenzioso: al momento gli mancavano argomenti sufficienti per proseguire il discorso, ma si propose di riprenderlo in momenti successivi, perché questo genere di realtà gli stava particolarmente a cuore.
– Ti vedo molto pensieroso, gli fece notare Metielle, c’è ancora qualcosa di cui vorresti parlarmi?
– No, non per ora…capisco che si tratta di situazioni che sono spesso molto difficili sia da chiarire che da risolvere e che molte vite umane sono dei veri e propri labirinti per così dire insondabili come la Vita stessa!
L’Arcangela annuì, poi concluse:
– Chiamami quando lo ritieni necessario, e svanì nell’apparente nulla.

Metlohim svolse ancora per molto tempo il suo compito con diligenza e secondo le regole del gioco, anche se talvolta con spirito critico e non pochi dissapori interiori.
Ogni tanto invocava Metielle per confidarsi con lei.
L’Arcangela era spesso in grado di attutire e calmare le sue inalterate ambizioni di trasformazione.
Ma nonostante tutte le contraddizioni che gli sembravano inadeguate, continuò imperterrito a svolgere al meglio la sua funzione, sconfinando ogni tanto di poco oltre il limite del lecito.
Quando giunse per Metlohim, alias Androman, il momento della trasformazione, perché Metielle stava per transitare nella Grande Luce, egli pensò di dedicare alcuni momenti ad un consuntivo del passato, partendo dalle sue intenzioni e aspirazioni, in altre parole dai suoi ideali iniziali.

Innanzi tutto si rese conto che avrebbe voluto modificare svariate realtà, ma che almeno a prima vista, poco era cambiato. Guardando però gli eventi un po’ più da vicino, constatò che diverse cose si erano modificate: alcune in meglio, altre in peggio, mentre altre ancora erano rimaste ancorate al passato.
Dovette riconoscere quanto era difficile a tutti i livelli voler modificare leggi, regolamenti, consuetudini, abitudini. Ebbe come una lieve depressione, pensando che tutti gli sforzi fatti per migliorare qualcosa fossero vani…
Ma poi si riprese e improvvisamente gli venne in mente la preghiera di un grande credente
(San Francesco d’Assisi, 1181 o 82 – 1226).
N.B. Se non siete osservanti o perlomeno credenti, mettete al posto del seguente appellativo un’altra, la vostra denominazione: Vita, Innominabile, Immanenza-Trascendente, Supremo Uno, Grande Vuoto, Artefice di tutti gli Universi, Grande Mistero, o quant’altro volete, visto che il nome qui proprio non conta, perché non fa “LA COSA”, ma può al massimo alludervi

” Dio, dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
   il coraggio di modificare le cose che posso cambiare
   e la saggezza di conoscere la differenza tra le due situazioni.”

Prima di scomparire per l’ennesima, ma conclusiva volta, l’Arcangela Metielle, alias Metlohim, alias..,
si rivolse definitivamente al suo apprendista:
– Carissimo amico, è ormai giunto il momento di lasciarci: desidero però esprimerti il mio affetto e la mia stima, ma per dirti inoltre che è stato per me un vero piacere e onore collaborare con te…
Metlohim, era visibilmente commosso e gli si seccarono le parole in bocca (se così si può dire), ma non dovette aggiunger altro, visto che fu Metielle a proseguire e completare il commiato:
– Continua  la  tua  ricerca,  prosegui  nei  tuoi  tentativi di modificare  ciò  che  ritieni  dissonante  o addirittura assurdo.  L’equilibrio,  l’armonia  sono  delle  conquiste  e corrispondono all’atto  creativo  nell’Universo  che  intende  edificare  delle forme  dall’apparente  nulla,  per  poi trasformarle, affinché la Vita possa “sopravvivere”…
Ti  ho  trasmesso  ciò  che  potevo  trasmetterti, nell’ambito di quanto  i  miei  limiti  mi  hanno  concesso, forse meno ma certo non di più, perché sarebbe stata un’altra impossibilità…
Chi  lo sa, forse ci ritroveremo di nuovo in un’altra dimensione, ma  comunque  sia,  ci  tengo  a ribadirlo,  detieni la mia stima e il mio affetto…
Addio!…e  scomparve  nell’Immensa  Luce,  dietro  la quale forse l’aspettava   l’Immensa  Oscurità  e  dietro la quale…dietro la quale…dietro la quale…

Contemporaneamente  prese  inizio  la  trasformazione di Metlohim,   fino  al  punto  che  divenne  Metielle, l’Arcangela della Morte, per assumerne la funzione.
Ma  in  cuor  suo  aleggiava   uno  strano progetto, in contrasto con  la  sua  funzione  attuale:  quello  di  potere   un  giorno trasformarsi  e inserirsi con Evenia al Centro del Grande Cerchio come  Arcangelo  e  Arcangela a difesa delle vite “innocenti” che prematuramente venivano prelevate dagli Angeli della Morte!

Nel  preciso  momento  in  cui  Metielle  (alias  Metlohim, alias Androman,  alias…)  s’inserì nel Grande Cerchio degli Arcangeli e  delle  Arcangele…,si rese però conto che in verità era stato inserito  a  sua  insaputa,  in una storia fantastica che portava il tacito sottotitolo:

“Le   Illusioni  dell’Apprendista  dell’Angelo  e  dell’Arcangela
della   Morte”

e  grande  fu  la sua contentezza di essersene accorto per tempo, perché  considerava  le  illusioni uno degli impedimenti maggiori alla  ricerca  delle  verità  accessibili  all’essere umano, o ad altre   entità  a  lui  affini  o  magari  dissimili  ma  tuttora sconosciute,   così come rimane imperscrutabile il Grande Mistero in cui si tuffò e scomparve il suo Maestro – la sua Maestra…

*          *          *

So long, I am around…

Fine del 10° e ultimo capitolo



About the Author

Beni Sascha Horowitz
Nato e cresciuto a Lugano (Svizzera, per chi non lo sapesse c'è anche una Lugano in Italia), ho studiato a Ginevra musica, psicologia e psicologia del lavoro (efficiency), pedagogia e pedagogia curativa. Ho praticato a Basilea e Lugano psicologia clinica e psicoterapia di tipo psicodinamico (avendo seguito un "Training psicoterapeutico) , ma indipendentemente da "Scuole", all'interno di Servizi Medico-Psicologici. Ho partecipato ai Corsi per Adulti in tanto quanto animatore di alcuni corsi tra il quali il Tai Chi Chuan, Rileggiamo Dante, I Miti del passato e l'uomo moderno, Il Diario personale creativo, Alla ricerca della propria identità, Psicologia e vita quotidiana, ecc. Sono rimasto sensibilmente influenzato dal Taoismo cinese e dallo Zen giapponese, senza pertanto diventare un "fedele seguace". Ho iniziato i tentativi di scrittura dopo il pensionamento. Ora sto cercando di proporre poco a poco alcuni miei scritti... Per eventuali chiarificazioni, sono raggiungibile tramite l'indirizzo e-mail: [email protected]

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