A. PREMESSA A UN SEGNO DELLA CROCE INNOVATIVO
Da tempi immemorabili e talvolta in luoghi molto lontani gli uni dagli altri (basta pensare all’India e agli Indiani dell’Arizona, i “Pellerossa”), la Croce è stata ed è tuttora uno dei simboli fondamentali della cultura umana, indipendentemente dal cristianesimo, di cui non è per nulla “proprietà privata ed esclusiva con i rispettivi copyright”, anche perché è apparsa ben prima del cristianesimo!
Si potrebbe dire che la Croce rappresenta i due aspetti fondamentali dell’energia che però è unitaria, unità espressa soprattutto dal centro della Croce, nell’intersecazione dei due assi, dove “si separano ma pure si uniscono”, secondo i famosi punti di vista relativizzanti:
l’asse verticale rappresenta quello prevalentemente attivo (|), l’asse orizzontale quello prevalentemente passivo (–).
Un po’ come vale per il Tai-Ci-Tu, ossia la mappa dei due poli, detto comunemente lo Yin-Yang, rappresentante rispettivamente pure dell’aspetto dell’energia attiva, centrifuga e passiva, centripeta, soltanto che quest’ultimo simbolo ha il vantaggio di essere più specifico, più duttile, più dinamico ed è inoltre compreso in un cerchio che vuole essere spiraliforme e che sottolinea ancora maggiormente la sua universalità, per rapporto alla Croce, prevalentemente statica, a meno di aggiungere, come in certe tradizioni i “piedini” all’estremità di ogni asse, oppure di presentarla inclusa in un cerchio i cui limiti vengono però trafissi dalle estremità della Croce, se non vado errato come nella croce celtica, che tra l’altro intendono da un lato esprimere il movimento rotatorio, dall’altro lato l’universalità del simbolo le cui dimensioni trascendono, con il trapasso delle estremità, il mondo sensibile, la quotidianità commensurabile, il cosmo sondabile, comprensibile, penetrando e proiettandosi nel mistero della Vita (credo che certuni la definiscono anche come la “Rota Mundi”).
Ora, in un’area prevalentemente cristiana come la nostra, e credo senza urtare la sensibilità fondamentale dei credenti, si potrebbe inserire, per individui interessati, ma meno o affatto credenti, un rinnovamento nel formare e nel dare un contenuto alternativo alla Croce.
Questo per non accantonare un simbolo di questa portata, per cosiddette ragioni “religiose ipotecate”, ma per ripristinarlo e ricuperarlo pur sempre con certi suoi valori fondamentali, che trascendono dogmi e appartenenze religioso-ecclesiastiche, nonché liberandolo da certi pregiudizi che possono impedirne l’applicazione!
B. L’ASPETTO INNOVATIVO RISIEDE SIA NEL GESTO CHE NELL’ATTRIBUZIONE DEI CONTENUTI
Trattandosi di un simbolo, le spiegazioni che seguiranno saranno soltanto una tra le tante possibilità interpretative e non vogliono essere altro che uno stimolo in una direzione diversa da quella abituale, particolarmente in auge tra certi credenti cristiani, quindi è sì un segno della croce, ma sui generis.
1. Il gesto
Con le dita raggruppate attorno al pollice, per aumentare la precisione del gesto:
1 appoggiare la mano destra (sinistra per i mancini) “al centro”, nella regione cardiaca,
2 scendere verso la regione ombelicale (punto connettivo che ci ha permesso di crescere nel grembo materno, ad uscirne per respirare, vedere la luce e poi poppare) insomma “Vivere”,
3 risalire al centro,
4 spostare la mano verso sinistra, suppergiù al centro del seno,
5 ritornare al centro,
6 spostare la mano verso destra, nella regione simmetricamente opposta,
7 tornare al centro,
8 salire verso l’alto, nella regione centrale della fronte (del “terzo occhio”),
9 per concludere al centro (con il palmo che “si adagia sul cuore”, si rilassa, lascia perdere tensioni, conflitti).
8
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(sin.) 4– – – – – – -(1,3,5,7,9)- – – – – – –6 (des.)
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2
È forse interessante notare che i numeri centrali, all’incrocio, alla “sorgente”, ossia i numeri primi risultano dispari (“attivi”, la “creatività”), mentre quelli pari (“passivi”, il “creato”) sono periferici: semplice coincidenza…?
N.B. Dovete scusare l’eccessiva stilizzazione della Croce, ma nel copia-incolla dalla piattaforma di Word a quella del Blog, non sono riuscito a fare di meglio: questi essendo per il momento i miei limiti informatici!
2. I contenuti
1 Mi rivolgo e parto dal centro, rendendo omaggio all’Essere, all’Essenziale, alla sorgente della Vita, tenendo conto del fatto che è la ragione per la quale sono nello stato in cui mi trovo ora in tanto quanto individuo umano;
2 sposto l’attenzione verso la “terra”, la natura, l’aspetto “materiale” quotidiano, la corporeità, il sostrato necessario, inevitabile per poter realizzare la propria presenza su questo globo terracqueo;
3 (ma pure per 5,7,9) torno e passo costantemente dal centro per ricordare, consapevolizzare, rinforzare in me la realtà intrinseca dell’Essere, dell’Essenziale, del “Cuore della Vita, dell’Universo e delle sue Leggi”, di cui siamo sì parte, ma i fragili ospiti e ambiziosi fruitori;
4 mi sposto sull’asse orizzontale della nostra storia individuale e collettiva, dapprima verso sinistra, verso il passato per arricchire la comprensione di ciò che è successo, di ciò in cui siamo riusciti a realizzare qualche vettore qualitativo o abbiamo fallito, per cercare di chiarire ciò che magari rimane ancora all’oscuro, questo per eventualmente migliorare il presente, poi
5 ritorno al Centro e
6 mi sposto verso destra, per preparare, costruire un futuro possibilmente migliore, più umano, più consone alle nostre possibilità creativo-costruttive, tutto ciò per
7 ritornare al Centro e
8 elevare il nostro livello evolutivo al di là degli egocentrismi umani, delle barbarie, delle assurdità, delle perversioni che tendono puntualmente ad invadere e sommergere i nostri ideali, le nostre aspirazioni sublimi (appoggiando le dita sul centro della fronte), per tornare
9 al Centro dell’Essere da cui siamo partiti, ma al quale torniamo consapevoli della molteplicità dei fenomeni nell’unità della Vita e del lungo percorso necessario per realizzare un processo trasformativo.
Adagiando la mano aperta sul cuore, rimettiamo il nostro intendere e volere alla Provvidenza, ossia a quel Mistero che da sempre ha provveduto e sempre provvederà che nell’Universo succeda ciò che, secondo le sue leggi ha da succedere e che poco o nulla ha a che vedere con i nostri desideri, le nostre intenzioni, il nostro bene o mal volere.
3. L’esercizio (l’esecuzione vera e propria)
Segue una proposta approssimativa per l’esecuzione durante la quale si tratta di soffermarsi su ogni punto per approfondirlo, prenderne coscienza, perché penso che non basti eseguire correttamente soltanto il gesto che rischia di diventare meccanico e privato della nostra dedizione, nell’attardarci sul significato del suo contenuto, quindi privo della nostra vera comprensione e giustificazione: se non erro René Guénon la definiva “superstizione”, ossia ciò che “sta”, la forma che rimane quando si è perso il contenuto, il senso.
Propongo quindi l’esempio di una specie di monologo interiore personale che ognuno creerà, secondo i propri bisogni, i propri vissuti, ma che terrà possibilmente conto sia dei principi elencati nei contenuti, sia del loro ordine, della loro successione, quindi:
1 – mi trovo nella situazione umana (“in media res”) e da questa parto, anzi devo partire per il mio percorso, anche se scaturisce da una sorgente “lontana”, imperscrutabile, da un centro e da cause misteriose sulle quali non ho avuto presa alcuna e che quindi si tratta di accettare per quelle che sono: tralascio certe ipotesi reincarnazioniste che hanno punti vista diversi, come ad esempio e tra molte altre, che “siamo noi a scegliere i nostri genitori”, a cui personalmente non credo anche se per correttezza scientifica ammetto l’1% di “possibilità”, ma pur sempre improbabili!
Posso considerare questa situazione come una benedizione o una maledizione, ma pertanto, almeno parzialmente, rimane una mia scelta, perché di per sé è improbabile che da un punto di vista universale vi possa essere un’attribuzione di valori: “la Cosa è” punto e basta e può rappresentare simbolicamente il cuore creativo e pulsante dell’Universo che sforna perennemente forme che trasforma per riciclare i suoi contenuti e mantenere così la realtà permanente dell’Eternità e dell’Infinito, senza attribuzione di valori specifici;
2 – come secondo passo posso constatare che sono inevitabilmente dipendente da elementi indispensabili per la mia presenza in questo stato umano:
la terra all’interno del sistema solare che mi ospita, mi nutre, mi mette a disposizione il corpo con la natura che lo circonda e lo abilita, con tutto il materiale necessario per organizzare concretamente la mia vita personale;
3 – torno al centro per non dimenticare la sorgente dalla quale provengo, l’essenza della vita stessa, ciò che trascende gli investimenti e le preoccupazioni quotidiane, anche per poterle ridimensionare, sdram-matizzare, disantropomorfizzare, ciò che vale anche per i passi successivi (5 e 7);
4 – mi rivolgo verso sinistra, verso il vettore del passato, il processo storico, sia individuale che collettivo, per capire meglio me stesso e l’evoluzione dell’umanità, ciò che ha portato ad insuccessi, ma pure ciò che è riuscito e che può essere rinforzato, continuato sia nel presente (ritorno al centro 5), che elaborato in futuro e qui mi rivolgo perciò verso destra;
6 – perché sulla base delle esperienze e conoscenze acquisite in passato cercherò di farne tesoro e progettare un eventuale, possibile futuro, un futuro di cui cercherò di abbozzare almeno le grandi linee o magari anche le intuizioni immediate che si presenteranno alla mia mente e sembrano rientrare nell’ambito delle mie possibilità, dopo di che (rientro al centro 7);
8 – per elevare l’acquisito a un livello che si può considerare come una possibilità dell’essere umano, che può tendere ed aspirare ad alti ideali, quali la corresponsabilità, giustizia, solidarietà, dirittura, trasparenza, generosità, equità, libertà e quant’altro, che vanno ben al di là del tornaconto individuale, spesso sommerso dall’egocentrismo di tipo naturale-animale-infantile; infine e per concludere torno al centro
9 – da cui sono partito, per concludere simbolicamente il percorso, il ciclo sia esistenziale che essenziale di cui sono diventato consapevole, conscio pure delle difficoltà e degli sforzi che comporta la sua percorrenza;
a questo punto, restituendomi consapevolmente al centro, sciolgo l’assetto specifico assunto dalla mano con le dita unite, adagiandola aperta sul cuore nella sua distensione, rimettendo la mia ulteriore destinazione alla Provvidenza…*
(vedi pure sotto 2.9, alcune indicazioni a proposito della Provvidenza)
* * *
So long, I am around…
APPENDICE I
Ci sarebbe pure un’alternativa per “non credenti” utilizzando i 4 punti cardinali (ovviamente ognuno può creare una versione personale):
1. partendo dal centro (“nel nome delle Leggi dell’Universo”)
con la medesima posizione delle dita come prima, raccolte attorno al pollice
2. puntando poi verso la fronte (nel nome del Padre)
3. verso l’ombelico (della Madre),
4. verso sinistra (del Figlio)
5. verso destra (della Figlia)
6. verso il centro (delle Leggi universali e così sia)
Fine della monografia “La Croce”
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