Simbolismo (per coloro che cominciano ad occuparsene)

 

SIMBOLISMO

alcune riflessioni quale pro memoria per coloro che se ne stanno già occupando
ma anche per coloro che cominciano ad occuparsene

PREMESSA

1.     I simboli autentici (non quelli inventati a vanvera, magari a scopo pubblicitario e che più che simboli diventano dei segni, che segnalano delle intenzioni commerciali), sono rappresentanti dei “Principi fondamentali della Vita” e hanno quindi una valenza meta-fisica, al-chemica, quest’ultimo termine d’origine araba è un equivalente di meta-fisica, ossia di ciò che va al di là degli aspetti fisici, materiali, concreti, tangibili, misurabili, quindi una valenza essenziale, esoterica, iniziatica o come dir si voglia e sono un po’ come un “oblò” sull’In-Finito (sull’Ein-Sof = il Senza-Fine dell’ Albero delle Sefirot dei cabalisti, per chi le dovesse conoscere) e con ciò pure sull’Eternità, a parte il fatto che Infinito ed Eternità appaiono come indissociabili, un po’come le due facciate di una stessa medaglia.
Se ben ricordo e salvo errore da parte mia, Albert Einstein ha definito il Tempo come eterno, ma lo Spazio come finito!

Per inciso e prima di procedere, citando Erich Fromm (“socio-psicanalista” di origine germanica, 1900-1980), non ha affermato , anche se in modo un po’ estremo:
“Considero il linguaggio simbolico la sola lingua straniera che ognuno di noi dovrebbe imparare”.

I “Principi” rimangono intangibili, inalterati dalla realtà esteriore, dalle realizzazioni più o meno fortunate, ma possono essere dei punti di riferimento fondamentali che ci permettono di mantenere una “certa distanza neutrale”, un orientamento differenziato nel rapporto con gli eventi: nel lasciarsi coinvolgere meno, nel non abbandonarsi banalmente agli impulsi  o saperli ricuperare più rapidamente, nel non porsi in simmetria con “l’aggressore”, ossia nel cercar di evitare la situazione “dell’occhio per occhio – dente per dente” (perdente!) , nel non reagire semplicemente bensì agire creativamente, nel mantenere una certa distanza dalle agitazioni situazionali, nel non drammatizzare affrettatamente, nel saper sdrammatizzare, relativizzare, nell’evitare il più possibile i pre-giudizi e quant’altro.
Di simboli importanti ce sono alcuni e ne citerò pochi per intenderci:

la Croce Cristiana, ma prima ancora quella Celtica che ha la particolarità di essere inclusa in un cerchio dal quale fuoriescono delle piccole parti di braccia che, almeno così lo interpreto, accennano alla Trascendenza, mentre la parte interna al cerchio dovrebbe rappresentare l’Immanenza;
poi la Svastica orientale con i “piedini” ad angolo retto rivolti a sinistra (da non confondere con la croce uncinata nazista posta in equilibrio precario su un angolo e i “piedini” rivolti verso destra), “piedini” che accennano al moto di rotazione (per cui viene anche nominata “la Ruota del Sole o Ruota del Mondo”) che, almeno in passato, si trovava  anche tra gli indiani dell’Arizona (USA);
inoltre “il Sigillo o la Stella di Davide” con due triangoli in posizione opposta ma che si intersecano al centro, un equivalente del Yin-Yang cinese, come d’altronde anche le croci, ma in forme semplificate, più statiche quindi meno rappresentative della dinamica energetica!
(N.B. Va precisato che spesso viene fatta una confusione tra “Sigillo di Salomone” e “Stella di Davide”, il primo rappresentato da una stella a 5 punte, la seconda con i 2 triangoli che s’interpenetrano e così viene denominata la bandiera nazionale Israeliana, anche se c’è chi procede a un’inversione delle definizioni!)
Insomma quanto basta per raggiungere una certa lucidità e un comportamento adeguato nei confronti delle contingenze, degli eventi più disparati, ma a certe condizioni:

2.     infatti, ridurre il simbolo alla realtà quotidiana, rappresenta una forma di degrado, d’impoverimento, di limitazione del suo potenziale ed è ciò che è ripetutamente successo nella storia del singolo e quella della  cultura umana, soprattutto nei percorsi religiosi che sono tutto sommato delle vie exoteriche (dette pure “essoteriche”) e quindi, a scanso d’equivoci, non sono iniziatiche, ossia non sono autonome, distanziate dal “credo”, da una sottomissione a dei dogmi, a degli insegnamenti ben precisi.
Questo è quanto è avvenuto egregiamente dalle nostre parti sia con la Mitologia greca, l’Antico e il Nuovo Testamento, i cui “miti e simbolismi prepsicologici e storico-geografici” sono  stati presi troppo spesso e semplicisticamente, direi addirittura ingenuamente alla lettera!
Per cercare di essere più chiaro, mi permetto di proporre un esempio, forse superfluo per certuni, ma visto che non lo so a priori…, lo scelgo possibilmente “neutro” per non urtare eventuali sensibilità regionali ossia fuori dall’area giudeo-cristiano-islamica, dove mi è sembrato che le suscettibilità sono particolarmente accentuate, “a fior di pelle”, probabilmente perché le esigenze sia  degli Ego individuali che quelli nazionali o campanilistici sono troppo marcate, troppo elevate, quindi tendono ad “accecare” la ragione!

2.1   Mi riferisco quindi a quello del Tai Ci Tu, che appartiene alla cultura alchemica taoista e quindi cinese, ossia alla “Mappa dei 2 Poli”, che per i non addetti ai lavori è il simbolo cinese del Yin-Yang, che tutti conoscono, poiché lo si trova un po’ dappertutto, dai quadranti degli orologi, ai bicchieri dello Yoghurt, alla pubblicità per certe macchine nonché a certi vessilli nazionali: Yin-Yang che abitualmente viene presentato in bianco e nero (vedi pure l’articolo sul Tai Ci Tu, nella medesima categoria delle “Monografie” > “repetita juvant”).
Ora, la maggior parte delle persone interpellate tendono a definirlo il segno dell’uomo e della donna (del maschile e del femminile), mentre principalmente è il degno rappresentante della bipolarità e della dinamica antagonista ma complementare dell’Energia che pervade l’Universo e con ciò della sua eterna dinamica creativa e trasformativa.

Il maschile e il femminile invece ne sarebbe una delle innumerevoli applicazioni e in tal caso, per esprimerlo, si dovrebbe immettere dei colori, come per esempio il blu e il rosso, colori che come questi o altri, certe nazioni hanno inserito nei loro vessilli nazionali, perché le loro bandiere ne sono un’altra applicazione, anche se di tipo etnico-politico-culturale…
Ma il Yin-Yang originale e oserei perfino parlare di archetipo dei simboli rappresentanti i “Principi Universali”, di per sé rimane impassibile, inalterabile, immacolato, punto di riferimento essenziale, quindi Bianco e Nero.

3.     I Principi sono come un potenziale ed emanano le loro svariate possibilità applicative, ossia le innumerevoli alternative e quindi possono allargare il nostro orizzonte, approfondire le nostre interpretazioni della realtà, estendere il nostro campo d’azione “universalizzandolo”, permettendoci di evitare il più possibile la serie degli –ismi restrittivi, ossia i particolarismi quali: razzismi, esclusivismi, radicalismi, fanatismi o come si preferisce definirli, con la loro non indifferente coorte, questo per poter approfondire invece il “dunque”, il senso, l’essenza al di là delle apparenze, perché queste ultime rappresentano la periferia, la superficie dei fenomeni che spesso ci ingannano, o comunque risultano povere d’informazioni, di contenuti, perché hanno più che altro un carattere periferico, descrittivo, corrispondente appunto a un approccio superficiale a breve termine.

I Principi ci propongono inoltre alcune direzioni operative:
per esempio una verso l’esterno e le sue applicazioni concrete nell’esistenza quotidiana  che tendono a cadere sotto i sensi;
l’altra verso l’interno e la comprensione dei contenuti, del senso, del significato e quindi dell’essenza.
Ma ci consentono pure una scelta tra un percorso evolutivo-costruttivo oppure involutivo-distruttivo. Sta spesso a noi decidere che via intraprendere quando ci troviamo al corrispondente bivio (“croce-via”).

4.     Ora, il lavoro con i simboli, mi sembra essere il “fiore all’occhiello” di un percorso spirituale, evolutivo, una delle sue caratteristiche maggiori, una delle sue metodologie fondamentali e non va dimenticato che ci sono diversi tipi di simboli:
geometrici, verbali, sonori, cromatici, cinetici, numerici, grafici, nonché altri che, contrariamente ai dogmi che sono statici, hanno  in comune un potenziale dinamico in grado di stimolare la nostra facoltà di ricerca creativa in direzione dei significati e il loro approfondimento, ovviamente se siamo sufficientemente recettivi e desiderosi, vedi anche del bisogno di maturare, differenziarci, evolvere, questo per permetterci di distanziarci dalla superficialità periferica e dirigerci verso il centro dell’essere in “media res”, senza servirci di cibi “preconfezionati”, il superfamoso dogmatismo, passando possibilmente dall’acquisizione della conoscenza tramite l’identificazione, quindi diretta, immediata e non indiretta, mediata dalla riflessione, ma autonoma che non sottostà a “certi lavaggi di cervello”!

5.     Per concludere mi viene in mente che c’è ancora qualcosa che vorrei aggiungere, forse un po’ fuori campo, a rischio di tediare un po’, sperando non troppo:
non penso che, per percorrere una via spirituale, evolutiva, l’Io (l’Ego), come si sente affermare da parecchie parti, soprattutto in Oriente, debba essere trasceso o addirittura annichilito.
Ritengo invece, ed è forse perfino più difficile procedere nel modo seguente:
che questa apparente “bestiola nera” vada ridimensionata vita natural durante, assegnando il posto che le spetta all’interno di un equilibrio globale, altrimenti si rischia di cadere in forme spiritualiste, oppure di culto del corpo e della natura, compresa la veterotestamentaria “Danza attorno al Vitello d’Oro”, ossia attorno al demone Mammona, o per parlare in gergo, quello dei “soldini”, della materialità in generale e come risaputo, gli estremismi anche come quest’ultimo, non fanno parte di una via evolutiva, che dovrebbe comportare un equilibrio tra le diverse parti in campo…ciò che definisce in un certo qual modo anche l’armonia.

La Vita stessa si assumerà il compito finale di sciogliere questo tanto discusso Io, probabilmente con la morte (nel senso del famoso “spruzzo d’acqua che deve rientrare e rientra nell’Oceano”), ma che durante la nostra esistenza ha una sua puntuale funzione, che tra l’altro ci aiuta a sopravvivere in questo “Benedetto Mondo”,  ha quindi un suo ruolo da compiere che va rispettato alla pari degli altri aspetti fondamentali come il corpo, la mente, lo spirito, la collettività, la cultura, perché a modo suo, ognuno può contribuire alla nostra armonia, al nostro inserimento armonioso nell’Universo, e sta ad ognuno di noi scoprirlo e attuarlo nell’ambito delle proprie facoltà e anche dei propri limiti.

Il suddetto inserimento lo si può chiamare, ma viene pure denominato tradizionalmente “Processo d’Integrazione” tout court e credo che questo percorso e il tentativo di realizzarlo sia probabilmente uno degli attributi maggiori di un percorso “alchemico, esoterico” e diciamo pure “filosofico” (nel senso etimologico del termine, ossia l’amico, l’amante della Sofia, della Luce che illumina le nostre visioni della realtà), se non addirittura la caratteristica per eccellenza di questo percorso che, oltre che integrativo si vorrebbe pure umano, ciò che non va mai dimenticato, per non cadere nel subumano, nel disumano come la storia ce lo ha ripetutamente insegnato

 rimanendo ben inteso autonomi, creativi e olistici
(con una visione della realtà integrale e integrata)

*          *          *

So long, I am around…

Fine della “Monografia”


 

About the Author

Beni Sascha Horowitz
Nato e cresciuto a Lugano (Svizzera, per chi non lo sapesse c'è anche una Lugano in Italia), ho studiato a Ginevra musica, psicologia e psicologia del lavoro (efficiency), pedagogia e pedagogia curativa. Ho praticato a Basilea e Lugano psicologia clinica e psicoterapia di tipo psicodinamico (avendo seguito un "Training psicoterapeutico) , ma indipendentemente da "Scuole", all'interno di Servizi Medico-Psicologici. Ho partecipato ai Corsi per Adulti in tanto quanto animatore di alcuni corsi tra il quali il Tai Chi Chuan, Rileggiamo Dante, I Miti del passato e l'uomo moderno, Il Diario personale creativo, Alla ricerca della propria identità, Psicologia e vita quotidiana, ecc. Sono rimasto sensibilmente influenzato dal Taoismo cinese e dallo Zen giapponese, senza pertanto diventare un "fedele seguace". Ho iniziato i tentativi di scrittura dopo il pensionamento. Ora sto cercando di proporre poco a poco alcuni miei scritti... Per eventuali chiarificazioni, sono raggiungibile tramite l'indirizzo e-mail: [email protected]

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