“Sto cercando…” : brevi scene di un gruppetto di giovani

“Sto  Cercando…”

L’ambiente iniziale

Immaginatevi una piazza semplice, addobbata molto semplicemente, con poche case semplici, di un semplice villaggio provinciale.
Accanto al portone di una casa centrale, c’è una panchina oblunga ma semplice, costruita in granito semplice, sulla quale stanno seduti tre giovani che conversano semplicemente: un giovane e due giovani donne.

Prima parte

Improvvisamente si affaccia sulla piazza, ma prudentemente, un altro giovane che sembra alquanto smarrito e si guarda intorno in modo circospetto…ha l’aria di qualcuno che sta cercando qualcosa…per cui:
– Stai cercando? chiede la prima giovane che lo ha visto arrivare.
– Sì infatti…ed è per questo che…sono qui…, risponde lo straniero farfugliando un poco.
– Va bene, ma che cosa stai cercando? gli chiede il giovane seduto sulla panchina.
– Forse è più un lui o una lei che una cosa!
– Abbiamo capito, intervenne la seconda giovane in modo alquanto impaziente, ma vorremmo sapere chi o che cosa stai cercando?
Lo straniero fece una lunga pausa……………..e sembrò alquanto imbarazzato:
– A dire il vero non lo so neppure io!
I tre sulla panchina si guardarono un po’ allibiti e pur volendo, tralasciarono il gesto poco cortese che erano in procinto di attuare, lanciandosi soltanto degli sguardi significativi, come per dire “ma questo qua…”
Lo straniero afferrò la situazione:
– Sì, capisco, vi potrà sembrare un po’ strano, ma ho scoperto che talvolta si può cercare senza sapere bene che cosa si stia cercando…è un po’ come un malessere che ti spinge a farlo perché senti un certo disagio, indefinibile, insomma che ti lascia scontento e riflessivo al punto da metterti in moto, alla ricerca di ciò che potrebbe forse lenire questo disagio!

Questa volta i tre sulla panchina non pensarono per nulla di fare il gesto che avrebbero voluto mettere a esecuzione poco fa, ma si protesero in avanti, desiderosi di ascoltare maggiormente ciò che per loro era uno strano e nuovo messaggio, anche perché recepirono al tempo stesso una lieve risonanza-dissonanza nel loro intimo…
– Forse sto cercando qualcuno, un lui o lei che sia, che mi rischiari e possa aiutarmi a cercare, ma non banalmente e a vanvera, ma in modo più mirato, qualora ciò fosse possibile…
Un lungo silenzio………………………………., poi improvvisamente il volto della prima giovane s’illuminò:
– Credo di aver trovato..! e s’interruppe pensosa come per rivedere il passato…
Tutti sembravano molto interessati e si raggrupparono attorno a lei, ma la giovane si fece desiderare…:
– Vai, su, dillo, cosa ti dilunghi, non far aspettare l’ospite…sgorgò un po’ da parte degli altri…
– Eh, andateci piano…, e fece un’altra pausa, vi ricordate quello strano tipo che sta un po’ fuori dal villaggio e che non si vede quasi mai?
– Sì, e allora?
– Orbene una volta l’ho incontrato, quando Giacomo mi aveva lasciata e tornavo a casa piangendo…lui si fermò e chiese:
– È grave ragazzina? E io non potei che annuire con il capo…
– Ti è morto qualcuno?
– Quasi… sono riuscita a dirgli tra le lacrime, ma sapete che cosa fece?
Mi prese semplicemente e amorevolmente tra le braccia, rimase in silenzio non so più per quanto tempo, poi mi disse sempre tenendomi tra le braccia:
– Sai, così come ci sono dei momenti di sole e di pioggia, nella nostra vita ci sono dei momenti di sorrisi e di lacrime : perché se ci fosse soltanto il sole, tutto prosciugherebbe, se ci fosse soltanto la pioggia tutto si allagherebbe…per vivere bisogna accettare i due aspetti, altrimenti si vive male! Quindi bisogna imparare a gestire questi due “bestioni”.
Poi riprese fiato un istante…
– Sì, proprio così disse: “Bisogna imparare a gestire questi due bestioni”!
Dopo di che, non so neppur io bene perché, me ne tornai a casa tranquilla, senza lacrime, pensando che oltre a Giacomo, c’erano anche Franco, poi Ivan e anche Rocco che si erano sempre interessati a me! Perché doveva esserci soltanto quel benedetto Giacomo?

Nel frattempo il giovane straniero aveva ascoltato molto attentamente ed esclamò:
– Ah, ma allora potrebbe essere proprio lui…come si chiama?
– Non lo so, riprese la prima giovane…
– Ma dove abita, dove lo posso trovare?
– Dove abita lo sappiamo, ma se riesci a trovarlo è un altro discorso, risuonò dal coro del gruppetto.
– Come mai?
– Eh, non sappiamo bene che cavolo faccia e poi è sempre in giro…
– Ma potreste almeno farmi vedere dove abita?
– Questo sì, però non ti possiamo garantire che lo troverai!
– Va bene lo stesso…
– Allora andiamo, disse il gruppetto, tanto abbiamo tempo, siamo disoccupati!

E il gruppo s’incamminò verso nord, oltrepassando i limiti del villaggio e dopo non molto si vide, alla fine della stradina in terra battuta, una specie di casupola, al che la prima giovane:
– Ecco vedi, è quella la casetta del “tuo uomo”…noi ti lasciamo qui e se non lo trovi, sappi che in serata ci riuniamo nell’osteria del villaggio, dove se del caso potrai trovare un buon pasto e una stanza decente per la notte…
– Grazie, disse lo straniero, vi ringrazio veramente tanto…
– Ma non c’è di che, è stato un piacere, disse il giovane del terzetto…

E il gruppetto s’incamminò sulla via del ritorno per il villaggio:
– Però è un bel tipo, e pensare che non gli abbiamo neppure chiesto il nome…fece osservare il giovane, ma subito intervenne la prima giovane:
– A me lo ha detto!
– Come, quando? volle sapere la seconda giovane, e non hai detto niente!
– Ma, sai…era un po’ commosso dopo la storia di Giacomo e un po’ in disparte mi disse che si chiamava…, e qui esitò un istante…si chiama Erik!
– Cos’è questa storia? Adesso non mi dirai che te ne sei innamorata?
– Perché, sarebbe proibito e me lo proibiresti tu? Noi siamo amici, voi siete i miei amici, i miei migliori amici e allora dovreste darmi voi il permesso di che cosa posso o non posso fare dei miei sentimenti?
E la seconda giovane, in modo molto perentorio:
– Ecco, si è innamorata, l’ho detto, si è innamorata, riaffermò la seconda giovane come se l’avesse sempre saputo! Aggiungendo come per rincarare la dose:
– E addio Giacomo…
– Guardate che è lui che mi ha lasciata, non sono stata io!
– Sì, sì, va bene…intervenne il giovane del gruppetto in modo tranquillizzante, adesso non cominciamo a bisticciare per qualcosa per cui non vale veramente la pena e rivolgendosi alla seconda giovane:
– Ma dimmi un po’ cara, non sarai mica gelosa per caso?
– Io, ma che ti prende?
– Mi stavo chiedendo, sai così per caso…non sarebbe la prima volta…!
E così, in parte giocherellando, ma con qualche sottotono veritiero, continuarono il percorso verso il villaggio.
Proprio all’entrata:
– Questa sera non vengo all’osteria! affermò all’improvviso la seconda giovane.
– E dai, adesso oltre che la gelosa fai anche l’offesa, non è proprio da te…insinuò il giovane, siamo o non siamo amici…accentuando…siamo o non siamo amici?
– Va bene, riuscì a mormorare la seconda giovane, hai ragione, come al solito!
– Così mi piaci, soggiunse la prima giovane.
E il loro scambio si concluse a quel punto.

Nel frattempo Erik aveva bussato alla porta del “suo uomo” di cui non conosceva neppure il nome, ma nessuno rispose e nulla si mosse né dentro né fuori casa. Si sedette quindi sulla panchina di legno vicino all’entrata e decise di attendere.
Aspettando si assopì e quando si svegliò si trovò davanti all’improvviso un uomo alto, biondo, sulla cinquantina, con una corporatura di tutto rispetto, che lo fissava.
Trasalì, ma poi si alzò di botto e alquanto imbarazzato gli tese la mano:
– Sono Erik, la stavo aspettando.
– Ma io non ti conosco, come mai sei qui?
– Una giovane del villaggio…e raccontò brevemente l’accaduto…
– Ora capisco, quella era Angela, una gran cara ragazza! e fece una pausa:
– Da me che cosa ti aspetti? ma scusa…e tendendogli la mano aggiunse:
– Mi chiamo Uriel…
– Come uno degli Arcangeli?
– Sì, ma come mai sai che è un nome di un Arcangelo?
– Infatti è poco o comunque meno conosciuto, mentre lo sono molto gli altri tre: Michael, Rafael, Gabriel, anche se Uriel, almeno secondo me, è altrettanto importante, poiché è relazionato alla luce e simbolicamente lo si può interpretare almeno in due modi principali: primo = ” l’Elevato, se preferisci Dio, anche se quel “El” non corrisponde al termine Dio, è la mia luce”, oppure secondo:
– “È con la mia luce che posso raggiungere l’Elevato, Dio”, però non mi suona tanto bene.
– Però, esclamò Uriel, sembri saperne di cose, come mai?
– È proprio per questo che sono qui, perché pur sapendo certe e forse non poche cose, sto cercando qualcosa, ma mi manca la chiarezza per poter procedere nella mia ricerca, per poter forse trovare ciò che sto cercando…
– E sarebbe? lo interruppe Uriel.
– È proprio ciò che non mi è chiaro!
– E ti aspetti che sia io ad aiutarti…
– Infatti…, lei o magari qualcun altro, oppure un qualche evento significativo, rilevante…
– Vedremo che cosa posso fare per te, ma ora si fa tardi ed è forse preferibile che tu torni al villaggio…ci possiamo vedere domani.
– Quando?
– Quando vuoi, sono in casa tutto il giorno…
– La ringrazio molto e…, ma Uriel lo interruppe:
– Però ti accompagno almeno per il primo pezzo di strada, visto che si sta facendo buio!
Uriel entrò un attimo in casa e ne uscì con una vecchia lampada al petrolio e i due si avviarono in silenzio…ma a un certo punto:
– Ecco, penso che da qui in avanti ce la farai da solo senza problemi, quindi ti auguro una buona notte e a domani!
Erik ringraziò nuovamente e rispose cortesemente all’augurio…

Fine della prima parte


“Sto  cercando”

Seconda parte

Sull’imbrunire Erik trovò facilmente l’Osteria in quel piccolo villaggio.
Entrando si guardò d’intorno per vedere se il terzetto degli amici era già arrivato.
Ma non c’era nessuno a parte alcuni ospiti che sembravano starci in pianta stabile.
Si sedette quindi a un tavolo in fondo all’Osteria, ma di fronte all’entrata per vedere il gruppetto nel caso fosse giunto come previsto.
Ma i tre tardarono, ragione per cui Erik riservò una stanza e comandò un pasto leggero composto da un’ insalatina, del formaggio locale di capra e un piatto di riso alle verdure.

Durante la cenetta, la prima ad entrare fu Angela:
– Ah, eccolo…e immediatamente si diresse verso di lui, come se volesse raggiungerlo prima degli altri.
– L’avevo detto che si è innamorata…insinuò Clara di nuovo, la seconda giovane rivolgendosi all’amico, il quale sembrò non farci caso, ma raggiunse Erik per tendergli la mano:
– Scusami, ma ho trascurato di presentarmi…sono Francesco…
Nel frattempo Angela si era già seduta senza esitazioni vicino a Erik:
– Allora, l’hai potuto incontrare, hai potuto parlargli, sei riuscito a chiarire qualcosa?
– Ohe! Quante domande…lo stai bombardando! intervenne Clara, ma si beccò subito una gomitata significativa da parte di Francesco…
– Disse che era un po’ tardi e che ci potevamo ritrovare l’indomani perché era in casa tutto il giorno.
– Dunque non ti ha rifiutato, come sospettavo…fece notare Francesco.
– No no, per niente, anzi mi è sembrato molto disponibile.
– L’avevo detto che era un tipo speciale: con Giacomo mi ha aiutato veramente!

Erik terminò il suo pasto, i tre presero una piccolezza e tra uno scambio e l’altro, dopo poco, egli dichiarò di essere stanco per la lunga e faticosa giornata e volle andare a letto, al che Angela senza mezzi termini:
– Perché non verresti a casa mia, abbiamo molto posto…
– Sai, ho già riservato una stanza qui, come d’altronde me l’avevate suggerito, e ora non vorrei disdirla all’ultimo momento!
Angela volle insistere, ma Francesco:
– Suvvia, lasciamo le cose così, mi sembra più semplice e funzionale, semmai ci rivedremo domani.
E ognuno del terzetto se ne tornò a casa propria…lasciando però delusa Angela.

Erik si disse che, anche se Angela gli piaceva molto, non era il caso di cominciare una relazione sentimentale, ora che si trovava all’inizio della sua ricerca, travisando il fatto che la ricerca avrebbe magari potuto continuare favorevolmente attardandosi con Angela, ma questo non lo sapeva, così come nessuno poteva saperlo in anticipo!

L’indomani mattina, dopo colazione, Erik si avviò verso la casupola di Uriel e lo trovò che stava preparando la legna per l’inverno.
– Ecco il nostro giovane amico…fu il saluto, hai già fatto colazione?
– Sì, la ringrazio…
– Sai, con me non è necessario essere formali, puoi darmi tranquillamente del tu…poi dopo un istante e senza mezzi termini:
– Se ieri ti ho ben capito, stai cercando senza sapere bene che cosa stai cercando…e così dicendo depose l’ascia.
Erik annuì.
– Quindi sarà forse utile cominciare un po’ dall’inizio, per esempio da quando e come mai hai provato questo bisogno di “cercare”?

Erik rimase pensieroso per alcuni momenti:
– Con esattezza non te lo saprei dire, ma credo sia stato quando ho terminato gli studi, che ho trovato un posto invidiabile, ben retribuito in un ambiente piacevole, con dei colleghi disponibili e collaboranti!
– Scusa, ma che attività svolgi?
– Ah sì, dimenticavo di dirtelo, sono un insegnante di storia e geografia e mi sono laureato all’Università di Losten…
– Storia e geografia, disse quasi tra sé e sé Uriel, una classica copia nell’insegnamento, e…ma tu sai che si possono insegnare anche un po’ diversamente da ciò che si fa abitualmente?
– E come?
– Puntando più sui contenuti, sui significati, sui nessi causali che sulle forme esteriori, sia in storia che in geografia.
– Ne ho già sentito parlare, ne avevano accennato all’Università, ma di questo mi occuperò più avanti, quando avrò risolto un po’ i miei dubbi e interrogativi!
– Di che tipo?
– Mi sono chiesto se ciò che facevo era ciò che dovevo fare, se corrispondeva veramente alla mia natura intima, anche se tutto sembrava evolvere nel migliore dei modi…però provavo un certo disagio, un po’ come se qualcosa fosse fuori posto, oppure mancasse per “arrotondare il quadro”.
– Capisco, soggiunse Uriel, stai un po’ cercando la “quadratura del cerchio”, lisciandosi il mento come se avesse la barba che però non aveva, poi continuò:
– E i tuoi rapporti sentimentali?
– Infatti avevo pensato che ne potessero essere la causa, ma non è neppure questo, perché ero legato a una splendida ragazza, con la quale c’era una bellissima intesa, ma poi appunto per questi miei dubbi, direi anche scrupoli oltre che continui interrogativi, guastai tutto, lei si stancò e se ne andò per i fatti suoi!
– Ah!, fece Uriel, quindi ci troviamo di fronte a qualcosa di fondamentale che sembra andare al di là dei problemi abituali, quotidiani che possiamo avere…
– Credo proprio di sì e mi sono chiesto se non avrei dovuto sottopormi a una psicanalisi.
– Io credo proprio di no…quella non ti risolve problemi di questo genere, perché sono problemi che normalmente vanno oltre i limiti della psicanalisi.
Erik lo guardò quasi esterrefatto:
– Ma allora…è grave, non si può fare granché?
– Suvvia, non allarmarti subito…è un fenomeno solitamente travisato, ma alquanto frequente soprattutto tra i giovani, soprattutto in un’epoca così travagliata come la nostra…
In ogni modo continua la tua ricerca, ma facendoti magari aiutare da coloro che si occupano di questi problemi, che sono edotti in questo campo…
– E sarebbero?
– Non sono molto conosciuti dalle nostre parti perché si tratta dei terapeuti transpersonali…
– Che significa?
– Che si occupano di fenomeni che hanno più che altro delle caratteristiche di tipo mistico, esoterico, legati ai Principi fondamentali della Vita e che cercano di radicarti in questi, aventi una natura più che altro impersonale, universale e non soltanto egocentrica e sociale, come quelle che mi hai descritto, le quali hanno indiscutibilmente la loro importanza, ma che per alcuni individui non bastano per l’autorealizzazione, a parte il fatto che spesso questi bisogni vengono interpretati in modo riduttivo come se si trattasse di situazioni patologiche, soprattutto perché sono stati d’animo che non vengono sempre capiti a dovere!

Uriel si fermò per un buon momento a quel punto, perché si rese conto che Erik si trovava alquanto in difficoltà per l’elaborazione di tutto ciò che gli aveva detto!
Ma poi fu invece proprio Erik che riprese il discorso, che d’altronde sembrava aver ben capito quanto Uriel gli aveva trasmesso:
– E dove li trovo?
– Questo non è facile e dovrai dirigerti più verso Oriente…ma rassicurati, tra loro ho alcuni eccellenti amici e ti potrei dare i loro indirizzi, raccomandandoti con un qualche adeguato pensierino…
– Ed è ciò che faresti?
– Ma certo…quando si può aiutare qualcuno…
Uriel lo invitò ad entrare in casa e, sedutosi alla scrivania, annotò alcuni indirizzi e scrisse qualche riga di raccomandazione…
– Ecco, disse, con queste non dovresti avere eccessive difficoltà…
– Non so come ringraziarti, borbottò Erik…quanto ti devo?
– Ma stai scherzando? guarda che non c’è di che, per me è stato un vero piacere vedere un giovane che sta cercando di capire seriamente il decorso della propria vita e spero molto che i miei amici ti possano aiutare, ma comunque sia tu continua a cercare seriamente e vedrai che una qualche “luce” entrerà pure nella tua vita!
– Perché nella tua è entrata?
– Credo proprio di sì, ma per te questo non deve essere importante, bensì ciò che la Vita, le circostanze e la tua ricerca ti offriranno.

Ci fu come una pausa d’imbarazzo, perché in certi momenti i distacchi e se ne sentiva uno distintamente nell’aria, non sono sempre facili, ma poi quasi a bruciapelo Uriel, che sembrava aver concluso il suo discorso:
– E Angela?
Erik rimase allibito, come mai tutt’a un tratto Uriel gli ricordò Angela che aveva quasi dimenticata, tanto era preoccupato per il proprio futuro?
– Non capisco…
– Suvvia, quando hai raccontato di Angela, si poteva vedere che c’era del tenero sotto sotto…, ed Erik farfugliando:
– Passerò dal villaggio…e le dirò che…tornerò a vederla…dopo il mio…viaggio in Oriente!
– Bene, bene…aggiunse Uriel, lisciandosi nuovamente il mento imberbe, mentre Erik partì in direzione del villaggio.

*          *          *

So long, I am around…

Fine del racconto



About the Author

Beni Sascha Horowitz
Nato e cresciuto a Lugano (Svizzera, per chi non lo sapesse c'è anche una Lugano in Italia), ho studiato a Ginevra musica, psicologia e psicologia del lavoro (efficiency), pedagogia e pedagogia curativa. Ho praticato a Basilea e Lugano psicologia clinica e psicoterapia di tipo psicodinamico (avendo seguito un "Training psicoterapeutico) , ma indipendentemente da "Scuole", all'interno di Servizi Medico-Psicologici. Ho partecipato ai Corsi per Adulti in tanto quanto animatore di alcuni corsi tra il quali il Tai Chi Chuan, Rileggiamo Dante, I Miti del passato e l'uomo moderno, Il Diario personale creativo, Alla ricerca della propria identità, Psicologia e vita quotidiana, ecc. Sono rimasto sensibilmente influenzato dal Taoismo cinese e dallo Zen giapponese, senza pertanto diventare un "fedele seguace". Ho iniziato i tentativi di scrittura dopo il pensionamento. Ora sto cercando di proporre poco a poco alcuni miei scritti... Per eventuali chiarificazioni, sono raggiungibile tramite l'indirizzo e-mail: [email protected]

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